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    #61
    Giù può essre anche peggio in Calabria mi è successa una cosa simile a quella di Socio...cmq come la giri di solito i meridionali ci sono nel mezzo

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      #62
      Originally posted by porfido
      Giù può essre anche peggio in Calabria mi è successa una cosa simile a quella di Socio...cmq come la giri di solito i meridionali ci sono nel mezzo
      ecco le solite assurde generalizzazioni.

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        #63
        Originally posted by porfido
        ...cmq come la giri di solito i meridionali ci sono nel mezzo

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          #64
          Originally posted by porfido
          cmq come la giri di solito i meridionali ci sono nel mezzo



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            #65
            Io sono di Reggio e so come funziona sia giù che quà di risse ne ho passate è al 90% ci sono i meridionali di mezzo daltronde abbiamo il sangue più caldo tutto qua

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              #66
              Originally posted by porfido
              Io sono di Reggio e so come funziona sia giù che quà di risse ne ho passate è al 90% ci sono i meridionali di mezzo daltronde abbiamo il sangue più caldo tutto qua
              più che altro c'è sempre gente che vuole fare "il terrone" che è una cosa diversa

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                #67
                cmq mi è arrivato un messaggio da parte del mio ex-amico...meglio che non lo scriva prima che mi incazzi di più

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                  #68
                  la penso come Uappolo..
                  Punk hai fatto bene,ritieniti orgoglioso di te stesso,forse conoscendomi avrei fatto come te,pi ovvio ogni situazione e' particolare e diversa.Cerca di capire il tuo amico,non e' abituato magari a cose del genere,la prossima volta,dopo aver riflettuto bene su quello che e' successo,magari ti aiutera'....queste cose vengono piu' facili a chi come me e' cresciuto in mezzo alla strada.

                  riguardo al fatto dei meridionali,tutto il mondo ora e' diventato paese..una volta questa differenza era piu' evidente,ora penso che si sia omologato un po' da tutte le parti il modo di comportarsi..escludo pero'alcuni paesini del sud,dove veramente e' un mondo a parte,...poi non e' forse vero che al nord siano tutti ex meridionali?quindi un unica identita' credo che si sia formata.

                  ecco come andavano le cose da me,e che piu' o meno la mentalita' romana e' questa,ovviamente i tempi so cambiati ora le cose si risolvono diversamente pero' e' una lettura interessante
                  _________________

                  Ancora alla fine dell’Ottocento si combattevano fra rione e rione furiose battaglie con i sassi. Era uno sfogo, una valvola di sicurezza per calmare i bollenti spiriti dei bulli e bulletti romani, dai più piccoli, ai giovanotti, agli uomini maturi. La sassaiola, per i romani di allora, era il corrispettivo della partita di calcio domenicale, sembrava che non se ne potesse fare a meno, serviva a scaricare gli sitinti di violenza e di potenza di un popolo focoso e fiero, dal temperamento aggressivo, che non poteva stare tanto tempo senza attaccare “buglia”, senza menar le mani. Le squadre rivali si affrontavano come in un campo di battaglia, si circondavano, catturavano ostaggi da una riva all’altra del Tebro.
                  Ma il campo di battaglia preferito per le sassaiole dei bulletti di Trastevere, Regola, Monti, sempre in guerra fra loro come cani e gatti. era sempre il Foro Romano, detto “Campo Vaccino”, intorno a un abbeveratoio ricavato da un’enorme vasca di granito, trovata sotto la statua di Marforioo, conservata oggi in Campidoglio e famosa come “statua parlante”, interlocutrice di quella, più celebre, di Pasquino La pregevole vasca di granito fu poi destinata da Pio VII a vasca di fontana sotto i cavalli dei Dioscuri, sul Quirinale. Queste sassaiole però avvenivano anche a S. Cosimato, a vicolo del Cedro, al Testaccio, al Mattatoio.


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                  IL SANGUE D'ENEA
                  Non si può capire il complesso di superiorità del bullo, che si sentiva “sangue troiano”, “sangue d’Enea”, depositario della gloria dell’antica Roma, se non si pone mente al complesso di superiorità di tutto il popolo romano, un popolo su cui scrissero nei loro diari e resiconto di viaggio i maggiori letterati e scrittori d’Europa, Goethe, Stendhal, Gregorovius, Gogol’ .... il popolano di Roma, con tutti i suoi difetti e la sua rozza e vioenta indole, affascinava lo straniero, che ne ammirava la dignità dei gesti e la scultorea bellezza dei tratti, così bene illustratied esaltati dal bulino di Bartolomeo Pinelli. E fra tutti eccellevano, per austerità di portamento e prestanza fisica, i trasteverini, depositari di una tradizione millenaria di fierezza e orgoglio municipale, che dava i loro movimenti e ai loro gesti una sorta di teatralità istintiva, come se recitassero una loro parte drammatica dinanzi al forestiero ammirato e compiaciuto.

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                  LI MORTI AMMAZZATI
                  "Era tanta e accusì intartarita, a Roma, l’usanza de scannasse come crapetti, che, speciarmente la festa, in ogni Uriòne, ce scappaveno diversi ammazzati, sei, sette, otto.... Tant’è vero che se metteveno in un locale de la parocchia che se chiamava “lo sfreddo” -, e tutti pe’ curiosità se l’annaveno a gustà.
                  M’aricordo che infinenta li regazzini diceveno ar padre: "A Tata, me porti a vedé quanti so’ stati oggi l’ammazzati?".
                  Appena succedeva una lite, se lì accanto c’era un fornaro, annisconneva subbito li cortelli sotto ar bancone: perché si uno de li litiganti nun se trovava er cortello in saccoccia, co’ la scusa de fasse da’ un sordo de pane, lo sfilava da le mano der fornaro, e scappava.
                  Quello che ammazzava, ci aveva sempre raggione: er morto se l’era sempre meritato. Un proverbio nostro, infatti, dice:
                  Nun dite pover’uomo a chi more ammazzato:
                  perché si ha fatto er danno l’ha pagato.
                  Quanno arrivava la giustizia sur posto, gnisuno sapeva gnente, gnisuno aveva visto gente. Nemmeno quelli che avevano aiutato l’assassino a fugge, e che magari j’avevano dato ricètto a casa. Guasi sempre er padre, er fratello, er fijo, o er zio der morto, se faceveno giustizia da loro ammazzanno, lì pe’ lì, quello che aveva ammazzato, e tutto finiva pe’ la mejo. Nun s’ammazzava mai antro che pe’ gelosia de donne, p’er gioco, per odio o pe’ vennetta, per una parola mar capita, per un gnente. Ma nun c’era caso che s’ammazzava mai quarcuno pe’ rubballo. Li ladri ereno perseguitati e mar visti puro da li popolani.
                  De notte, a qualunque ora, potevio anna’ in giro pe’ li vicoli più anniscosti de li Monti e de Trastevere, portanno addosso tutto l’oro der monno, che gnisuno ve diceva gente".
                  (Tradizioni popolari romane, Giggi Zanazzo, Torino-Roma, 1907)

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                  ER CORTELLO
                  "Er cortello, pe’ li Romani der mi’ tempo, era tutto, era la vita! Se lo tieneveno in saccoccia, magari assieme a la corona, e ogni tanto se l’attastaveno pe’ vede si c’era sempre, e se l’accarezzaveno come si fussi stato un tesoro.
                  Pe’ loro er cortello era un amico che nu’ li lassava ma nì la notte, nì er giorno. La notte sotto ar cuscino, er giorno in bèrta [in tasca]. De quanno in quanno lo cacciaveno fòra, l’opriveno, l’allustraveno, l’allisciaveno, e magari se lo baciaveno.
                  E se lo baciaveno davero, si su la lama sbrilluccicante, ce stava scorpito er nome de l’innamorata, come presempio: "Nina, ‘Nunziata, Rosa, Crementina", oppuramente: "Amore mio", "còre mio", "stella mia", "pensiero mio".
                  Perché allora c’era l’usanza che, ammalappena una regazza se metteva e fà l’amore, la prima cosa che arigalava ar su’ regazzo era er cortello. Anzi, a ‘sto preposito, sempre a tempo mio, veh!, una Trasteverina, una Monticiana, una Regolante, sposava controggenio un giovinotto che in tempo de vita sua nun avesse avuto che fa’ co’ la giustizia o nun avesse mai messo mano ar cortello. Era un vijacco, una carogna. Era ‘na cosa nun troppo pe’ la quale, voi me direte: ma che ce volete fa’? La moda era accusì! "
                  (Tradizioni popolari romane, Giggi Zanazzo, Torino-Roma, 1907)

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                  "FORA ER CORTELLO!"
                  Basta un’occhiata “storta”, o il guardare dritto negli occhi, o un minimo urto con il gomito, o una parola di troppo, o la voce appena un po’ troppo su di tono, o il vino versato "a tradimento", cioè alla rovescia, o la stretta di mano un po’ "moscia", e anziché gettare il guanto, l’"offeso" gettava lì due parole: "Fora er cortello". La sfida era lanciata, non si poteva tornare indietro, né lo sfidante né lo sfidato. Chi si ritirava, e non accettava la sfida, era finito per l’"onorata società" dei bulli. Il "codice d’onore" dei bulli era sacro, chi non osservava la legge dell’omertà, che imponeva al bullo di non rilevare mai il nome di chi lo aveva accoltellato, poiché poi ci avrebbe pensato lui a regolare i conti, era segnato a dito, e, specialmente se faceva "la luna co’ la giusta", cioé la spia, pagava con lo sfregio sulla faccia, che lo avrebbe bollato per tutta la vita come "spione". Giurare sull’onore valeva più di qualsiasi garanzia, e chi mancava di parola era bollato. Qualsiasi gesto, o frase, o allusione che ledesse l’"onore" di un bullo, dovevano essere lavati col sangue.

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                  ER DUELLO
                  Lo svago festivo dei bulli erano proprio le schermaglie al coltello con i bulli degli altri rioni.
                  Anziché la partita a pallone si faceva la partita al coltello, naturalmente con la "sicura": una cordicella che avvolgeva la lama fino a lasciarne scoperta solo la punta, appena un centimetro per la "puncicata", per la "toccatina".
                  Con la "raspa" (giacca) avvolta sul braccio, a mo’ di scudo, i bulli rivali si affrontavano in questi duelli sportivi al primo sangue, mentre gli amici facevano circolo e contrappuntavano con mormorii di approvazione le mosse e le stoccate ben riuscite.
                  Ma l’università del coltello era Regina Coeli, dove i bulli in catività, per non perdere l’allenamento, si esecitavano ogni giorno, nell’ora d’aria, dello "spasseggio" alla "puncicata". Usavano a mo’ di coltello gli scopettoni delle latrine o le spazzole, la cui punta veniva intinta nella calcina delle sputacchiere, perché ogni colpo andato a segno lasciasse l’impronta bianca. E ogni segno di calce era un sigaro toscano per il "feritore".Una giuria faceva da arbitro agli incontri, mentre uno di loro segnava i punti.
                  In questo modo i bulli carcerati per rissa non perdevano l’allenamento e quando tronavano in libertà erano pronti per altri scontri, per altri duelli.
                  Uno dei divertimenti più plateali di un bullo in vena di prepotenze era l’"abbottata". Se qualcuno gli stava sul naso o gli era antipatico, o gli aveva fatto un torto presunto, davanti a tutti, gli ingiungeva minaccioso: "Abbottete". E il poveretto, se non era uomo da competere con lui con il coltello, doveva... abbozzare, cioè "abbottare" le gote, gonfiandole in modo che il bullo gliele potesse sgonfiare con uno sganassone, fra le risate dei presenti. E così,, dopo averlo “sbottato” lo lasciava andare.
                  Fino agli anni ‘50 erano ancora vivi a Roma i più bei nomi delle "ghenghe" di Monti, Trastevere, Regola, Testaccio: er Porchetta, la Rosina, er Gringa, Toto detto Botti, er Cechetta, Pallone er Fagocchio, Arfredone, Brugnoletto, Er Porpo, Giggiotto, er Zeppa, Morbidone, Otello de San Lorenzo, Mignottella, Umbertone. Ansermuccio, er Cicoriaro, Serafino, er Pomata, er Pingiotto. E, fra i bulli più rinomati, Augusto Negri detto er Manciola.

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                  "TE METTO LE BUDELLA 'N MANO"
                  Sia i registri degli Ospedali di S. Spirito e della Consolazione, sia i verbali dei Commissariati di Pubblica Sicurezza erano pieni zeppi di referti e rapporti su ferimenti, ammazzamenti e vere stragi, che avvenivano a Roma, specialmente nelle osterie o nei loro pressi, e specialmente di Sabato. Certi referti medici parlano di laparotomia, di budella fuoriuscite dallo squarcio inferto da una coltellata di operazioni chirurgiche in extremis effettuate dagli abili medici del Pronto Soccorso, ormai abituati a questi interventi, per ricucire alla bene e meglio le spaventose ferite da coltello e da pugnale, o da punteruolo, che questi energumeni si procuravano nei continui duelli e "questioni".Non c’era giorno, si può dire, che i chirurghi non avessero qualche lavoretto da fare, per strappare alla morte qualche bullo che aveva avuto una "questione". E non c’era bullo che si rispetti che non avesse avuto in vita sua, vita breve per lo più, almeno una mezza dozzina di duelli e "questioni", quando non erano trenta come nel caso di Pietro, scalpellino della Regola, morto eccezionalmente a 55 anni per una coltellata più precisa delle altre.
                  Da un elenco di morti ammazzati della Domenica si possono tirar fuori, in tanti anni di epopea dei bulli, centinaia di nomi e soprannomi, che sembrano inventati da uno sceneggiatore di film sulla malavita: er Torello, er Facocchio, er Barbieretto, er Pizzuto, er Pittoretto, Jabbanda, er Burinello, er Tarmato, Cajo de Ponte, er Gramicetta, er Musetta, er Capo Rabbino, er Cercina, er Capoccione, er Zeppa, er Pajetta, er Ciripicchiola, Stivalone, er Framicitto, Nino er Boja, Ettorone dell’Ammazzatora, di Testaccio, e mille altri ... tutti, più o meno, morivano giovani, a 30, a 35, a 40 anni, per una "questione" nata da un futile motivo, o da un puerile puntiglio
                  Last edited by Ospite; 09-01-2004, 18:09:44.

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                    #69
                    Originally posted by Punk84
                    più che altro c'è sempre gente che vuole fare "il terrone" che è una cosa diversa
                    Be certo i terroni sono tutti settentrionali di nascita e di origine

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                      #70
                      Originally posted by Max_79
                      Magari era solo terrorizzato...

                      Bye
                      Esatto terrorizzato anche secondo me è normale,quella gente gioca su questo .

                      Ragazzi se siete 1 o 2 o sapete davvero il fatto vostro oppure secondo me in ogni caso è meglio cercare di evitare : CORRETE ! in un posto dove c'è gente eventualmente,quindi anche un allenamento di resistenza aerobica puo servire

                      Meglio sempre usare il cervello,non fate la figura dei cacasotto a mio avviso non è cosi che si ragiona, evitate come potete!

                      Se poi non potete evitare allora ragazzi se volete cavarvela ragazzi NESSUNA VIA DI MEZZO ,usate l'adrenalina del momento come arma non fatela diventare panico, MAZZATE A TUTTO SPIANO con tutta la RABBIA e tenete le distanze per evitare i colpi ed anche le coltellate.
                      Se vi va bene prendete il primo lo massacrate come delle bestie infuriate e gli altri scappano perche vi credono pazzi .

                      Altra cosa contro dei coltelli avvolgete la giacca sull'avambraccio e usatela per pararvi

                      Se trovate na mazza USATELA poi se ne parla!
                      TUtto questo SOLO se non si puo proprio evitare in qualche modo.
                      Last edited by weboy; 09-01-2004, 18:29:49.

                      Commenta


                        #71
                        Originally posted by weboy
                        Esatto terrorizzato anche secondo me è normale,quella gente gioca su questo .

                        Ragazzi se siete 1 o 2 o sapete davvero il fatto vostro oppure secondo me in ogni caso è meglio cercare di evitare : CORRETE ! in un posto dove c'è gente eventualmente,quindi anche un allenamento di resistenza aerobica puo servire

                        Meglio sempre usare il cervello,non fate la figura dei cacasotto a mio avviso non è cosi che si ragiona, evitate come potete!

                        Se poi non potete evitare allora ragazzi se volete cavarvela ragazzi NESSUNA VIA DI MEZZO ,usate l'adrenalina del momento come arma non fatela diventare panico, MAZZATE A TUTTO SPIANO con tutta la RABBIA e tenete le distanze per evitare i colpi ed anche le coltellate.
                        Se vi va bene prendete il primo lo massacrate come delle bestie infuriate e gli altri scappano perche vi credono pazzi .

                        Altra cosa contro dei coltelli avvolgete la giacca sull'avambraccio e usatela per pararvi

                        Se trovate na mazza USATELA poi se ne parla!
                        TUtto questo SOLO se non si puo proprio evitare in qualche modo.

                        insegni difesa personale ??

                        Commenta


                          #72
                          quando "vincono" i "buoni"...

                          9-7-2006 CAMPIONI DEL MONDOOOOOOO!!!!!!!
                          viola forever

                          "Il successo altrui non deve essere vissuto come un insuccesso nostro-prima regola per imparare a vivere"

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