Tratto da www.megachip.info
Tratto da 'La favola dell'Auditel' - di Roberta Gisotti - Ed. Riuniti,
2002
Che cos'e' l'Auditel
Per 16 anni la Casa di Vetro è stata inespugnabile. Un malaugurato patto
stretto nel 1986 tra i protagonisti della scena televisiva - la Rai, l'
allora Fininvest oggi Mediaset e l'Upa gli utenti di pubblicità - ha
cambiato in Italia le regole della comunicazione, non più pensata per
informare, educare, intrattenere, divertire, ma finalizzata a vendere
pubblico per il mercato pubblicitario.
Per un clamoroso equivoco l'Auditel, nato per dare un prezzo agli spot
pubblicitari, si è trasformato in giudice insindacabile dell'intera
programmazione televisiva e sempre più anche dell'informazione
giornalistica, con gravissimo danno per la stessa vita democratica. Si è
infatti creata una pericolosa sovrapposizione tra società mediatica e
società politica, laddove i dati Auditel hanno assunto la valenza di
consenso. Senza che nessuno lo abbia pubblicamente dichiarato siamo
passati
da un'economia di mercato ad una società di mercato.
Dunque una vera e propria tirannia dell'Auditel che ha regnato finora in
regime di totale monopolio. Chiunque abbia tentato di contestare questa
impostura è stato ridotto al silenzio.
Ma i tempi cambiano ed anche i tiranni decadono dal loro trono quando i
sudditi prendono coscienza del loro stato e si ribellano. I sudditi
siamo
tutti noi cittadini italiani, che l'Auditel ci ha incasellati a fini
pubblicitari in 16 ridicole categorie: noi donne siamo colleghe,
massaie,
raffinate, appartate 1, appartate 2, appartate 3.e voi uomini siete
liceali,
delfini, avventati, accorti, esecutori. E questa sarebbe la
stratificazione
scientifica del campione Auditel per rappresentare la popolazione di un
Paese civile. Ma finiamola con questa buffonata! E che dire del bambino
Auditel che nasce a 4 anni, perché solo a quell'età è capace di scelte
autonome negli acquisti, e prima non interessa il mercato della
pubblicità.
E che dire degli anziani Auditel, fino a 100 anni e più, che davanti
alla Tv
dormono ma non importa perché l'audio resta accesso ed il messaggio
promozionale si fissa a livello subliminale.
Il campione Auditel, formato da 5075 famiglie - erano 2420 fino a luglio
del
'97 - serve infatti a disegnare la mappa dei consumatori in Italia, e
non il
riferimento per valutare il vero ascolto televisivo, tantomeno il reale
gradimento dei programmi, né le attese di visione dei cittadini. E' un
campione di consumatori e non di cittadini utenti, dove non si entra se
si
dichiara di vedere la Tv meno di 3-4 ore al giorno, perché in questo
caso
non si è rilevanti per la pubblicità ; ed è un campione che rappresenta
solo
il 10 per cento della popolazione, perché su 10 famiglie contattate solo
1
accetta di porre il meter sul proprio televisore, e nulla sappiamo sul
restante 90 per cento che rifiuta di essere campionato. Inoltre è
dimostrato
che per il 40 per cento del tempo in cui un apparecchio Tv è acceso non
viene guardato o solo distrattamente, e non vi è alcuna garanzia che le
famiglie campione, che restano tali mediamente per 5 anni - ma alcune lo
sono state per 10-12 anni - si sottopongano con diligenza a svolgere un
vero
e proprio oneroso lavoro, in cambio di un piccolo elettrodomestico ogni
anno.
Basta il buon senso per capire l'infondatezza di una metodologia di
rilevamento che presuppone la registrazione di ogni cambiamento avvenga
davanti al video: bambini e non solo cui scappa la pipí, telefoni e
citofoni
che squillano, pietanze sul fuoco in cucina, faccende domestiche da
sbrigare, figli, mariti, mogli, suocere e zii che chiamano dalle altre
stanze; tutti comportamenti che inducono ad abbandoni repentini dalla
visione tv e che dovrebbero essere sempre, dico sempre, segnalati sul
telecomando Auditel. Immaginiamo che stress per queste famiglie, che
devono
gestire non solo il telecomando della Tv - quanto spesso conteso tra i
vari
componenti - ma contemporaneamente devono pure registrarsi sul
telecomando
dell'Auditel, anche quando fanno zapping, sí perché basta restare
sintonizzati per 31 secondi su un canale, per ritrovarsi il giorno dopo
conteggiati negli ascolti di quel programma. Chissà che rimorsi avranno
questi campioni Auditel quando si addormentano con la Tv accesa - io
conosco
tantissime persone che lo fanno abitualmente - e figurano come migliaia
di
persone che avrebbero visto quella trasmissione. E poi chissà quanti di
questi campioni 'barano' con il telecomando Auditel per prendersi gioco
del
sistema, per superficialità, per negligenza, o anche per interessi
personali
verso questo o quel programma, o di scelta di campo in una situazione -
quella italiana - di duopolio televisivo e politico. Allora si accenderà
la
Tv su una rete Rai o Mediaset e si lascerà sintonizzata anche quando
nessuno
la vede o si esce di casa. E' certo un modo per sostenere l'uno o
l'altro
polo televisivo o politico che dir si voglia. C'è da dire ancora che l'
Auditel controlla 1 o al massimo 2 televisori a famiglia - sono 8 mila i
meter, dislocati in genere sulla tv del soggiorno, perché la più
frequentata, e in seconda battuta della cucina o del tinello - e nulla
sappiamo sugli ascolti degli altri apparecchi accesi in casa, nelle
camere
da letto, negli studi, dove in genere si fa un ascolto più mirato.
Alle distorsioni del campione e alla macchinosità del rilevamento, si
aggiungono i limiti tecnici, per cui i dati Auditel paradossalmente sono
più
affidabili - fatte salve le riserve sopra elencate - sui grandi numeri,
nelle ore di maggiore ascolto, per cui un emittente minore come La Sette
può
maturare errori di stima fino al 70 per cento al mattino. C'è poi il
problema delle sovrapposizioni di frequenze tra le Reti. Nelle ore
serali
solo Rai 1, Canale 5 e La Sette non si sovrappongono, e al pomeriggio
solo
Rai 2 e La Sette, mentre tutte le altre emittenti si confondono ed è
impossibile attribuire con certezza le audience dei vari canali.
Per anni ci è stato detto che l'Auditel era materia per addetti ai
lavori ed
invece scopriamo che è materia per una riscossa civile - forse anche
attraverso le vie legali - se davvero siamo stati ingannati da uno
strumento
tanto fallace, che è stato accreditato come rilevatore degli ascolti
televisivi della popolazione italiana.
------------------------------------
Le elaborazioni dell'Auditel: Audience, Share, Penetrazione, Contatti
netti,
Minuti visti, Permanenza. La matematica dell'Auditel
Le elaborazioni dell'Auditel - viene puntualizzato - permettono diversi
livelli di lettura. Audience: numero medio di ascoltatori di
un'emittente
nell'intervallo considerato. Share: rapporto tra il numero medio di
ascoltatori di un emittente e numero medio di ascoltatori del totale
delle
emittenti nell'intervallo considerato. Penetrazione: rapporto tra numero
media di ascoltatori di un emittente nell'intervallo considerato e l'
universo di riferimento. Contatti netti: numero di individui che hanno
visto
per almeno 1 minuto i programmi dell'emittente nell'intervallo
considerato
Minuti visti: numero medio di minuti visti di un'emittente da parte
degli
ascoltatori di almeno un minuto nell'intervallo considerato. Permanenza:
rapporto tra numero medio di minuti visti e il numero di minuti di
durata
dell'intervallo considerato.
La "matematica" dell'Auditel è dunque fatta di somme di spettatori che
per
mezzo minuto arrotondato ad 1 minuto formano il pubblico, ma le persone
vere
che nelle case guardano la Tv sono ben altra cosa: si soffermano a lungo
su
un programma mirato o cambiano canale quando sono delusi, irritati,
annoiati, o cercano invano per breve o lungo tempo una trasmissione di
loro
gradimento o spengono la Tv per i più vari motivi. Ecco tutti questi
comportamenti sono uniformati sul telecomando del meter, che di ogni
presenza davanti al video, vera o presunta, fa un fascio indistinto di
pubblico, un artificio ad uso di chi ha bisogno di numeri e non di
persone.
I dati di ascolto prodotti dall'Auditel- è specificato - vengono
classificati, ogni giorno attraverso 16 target psicografici, ovvero
"stili
di vita", centrati su caratteri di età e di reddito, valori individuali,
attività sociali, utenza dei mezzi, tempo libero, modelli di consumo e
regimi alimentari L'iniziativa, svolta in collaborazione con l'Eurisko,
risponde alle esigenze di un mercato sempre più orientato, allo scopo di
ottimizzare gli investimenti verso gruppi riconosciuti attraverso
atteggiamenti e comportamenti. Abbiamo cosí i target giovanili: liceali,
delfini e spettatori; i target superiori: arrivati ed impiegati; i
target
centrali maschili: organizzatori ed esecutori; i target centrali
femminili:
colleghe, massaie, commesse, raffinate; i target marginali: avventati,
accorti e appartate P1, appartate P2 e appartate P3.
Dunque l'intera popolazione italiana viene compresa nel campione Auditel
in
16 sibilline categorie del tipo raffinate, appartate 1,2,3, delfini,
avventati. sembra un gioco estivo da fare al mare sotto l'ombrellone per
capire dove ognuno può collocarsi per contentare gli sponsor
pubblicitari.
Per la sua stessa natura costitutiva - conclude l'opuscolo - l'Auditel
intende essere una Casa di vetro. Perciò, ogni fase della costruzione
del
progetto è passata attraverso il più severo e completo esame preventivo
del
Comitato tecnico e, naturalmente, l'approvazione del Consiglio di
amministrazione. La credibilità di un organismo delicato come l'Auditel,
d'altra parte, non può derivare da un "atto di fede", ma da una continua
verifica tecnico- scientifica. Pertanto i nodi cruciali del sistema sono
stati sottoposti al giudizio e al controllo di docenti universitari o
istituti di auditing. Ogni passo di Auditel poggia sul terreno solido di
una
validità, preventivamente "testata" da certificatori di indiscutibile
reputazione. Quando si pone il falso problema della credibilità
dell'Auditel, le verifiche sono la risposta e la sostanza, il resto è
rumore.
Peccato che in 15 anni la Casa di Vetro sia rimasta inaccessibile ad
ogni
estraneo all'Auditel: chiunque ha bussato alla sua porta è stato infatti
garbatamente ma fermamente respinto nei migliori casi o malamente
scacciato
e minacciato nei peggiori. Basti citare il professor Rodolfo de
Cristofaro,
ordinario di Statistica all'Università di Firenze, che già nell'84 aveva
riscontrato l'inattendibilità delle rilevazioni Auditel e che per 17
anni ha
cercato inutilmente spazio sulla stampa per una denuncia pubblica.
Tratto da 'La favola dell'Auditel' - di Roberta Gisotti - Ed. Riuniti,
2002
Che cos'e' l'Auditel
Per 16 anni la Casa di Vetro è stata inespugnabile. Un malaugurato patto
stretto nel 1986 tra i protagonisti della scena televisiva - la Rai, l'
allora Fininvest oggi Mediaset e l'Upa gli utenti di pubblicità - ha
cambiato in Italia le regole della comunicazione, non più pensata per
informare, educare, intrattenere, divertire, ma finalizzata a vendere
pubblico per il mercato pubblicitario.
Per un clamoroso equivoco l'Auditel, nato per dare un prezzo agli spot
pubblicitari, si è trasformato in giudice insindacabile dell'intera
programmazione televisiva e sempre più anche dell'informazione
giornalistica, con gravissimo danno per la stessa vita democratica. Si è
infatti creata una pericolosa sovrapposizione tra società mediatica e
società politica, laddove i dati Auditel hanno assunto la valenza di
consenso. Senza che nessuno lo abbia pubblicamente dichiarato siamo
passati
da un'economia di mercato ad una società di mercato.
Dunque una vera e propria tirannia dell'Auditel che ha regnato finora in
regime di totale monopolio. Chiunque abbia tentato di contestare questa
impostura è stato ridotto al silenzio.
Ma i tempi cambiano ed anche i tiranni decadono dal loro trono quando i
sudditi prendono coscienza del loro stato e si ribellano. I sudditi
siamo
tutti noi cittadini italiani, che l'Auditel ci ha incasellati a fini
pubblicitari in 16 ridicole categorie: noi donne siamo colleghe,
massaie,
raffinate, appartate 1, appartate 2, appartate 3.e voi uomini siete
liceali,
delfini, avventati, accorti, esecutori. E questa sarebbe la
stratificazione
scientifica del campione Auditel per rappresentare la popolazione di un
Paese civile. Ma finiamola con questa buffonata! E che dire del bambino
Auditel che nasce a 4 anni, perché solo a quell'età è capace di scelte
autonome negli acquisti, e prima non interessa il mercato della
pubblicità.
E che dire degli anziani Auditel, fino a 100 anni e più, che davanti
alla Tv
dormono ma non importa perché l'audio resta accesso ed il messaggio
promozionale si fissa a livello subliminale.
Il campione Auditel, formato da 5075 famiglie - erano 2420 fino a luglio
del
'97 - serve infatti a disegnare la mappa dei consumatori in Italia, e
non il
riferimento per valutare il vero ascolto televisivo, tantomeno il reale
gradimento dei programmi, né le attese di visione dei cittadini. E' un
campione di consumatori e non di cittadini utenti, dove non si entra se
si
dichiara di vedere la Tv meno di 3-4 ore al giorno, perché in questo
caso
non si è rilevanti per la pubblicità ; ed è un campione che rappresenta
solo
il 10 per cento della popolazione, perché su 10 famiglie contattate solo
1
accetta di porre il meter sul proprio televisore, e nulla sappiamo sul
restante 90 per cento che rifiuta di essere campionato. Inoltre è
dimostrato
che per il 40 per cento del tempo in cui un apparecchio Tv è acceso non
viene guardato o solo distrattamente, e non vi è alcuna garanzia che le
famiglie campione, che restano tali mediamente per 5 anni - ma alcune lo
sono state per 10-12 anni - si sottopongano con diligenza a svolgere un
vero
e proprio oneroso lavoro, in cambio di un piccolo elettrodomestico ogni
anno.
Basta il buon senso per capire l'infondatezza di una metodologia di
rilevamento che presuppone la registrazione di ogni cambiamento avvenga
davanti al video: bambini e non solo cui scappa la pipí, telefoni e
citofoni
che squillano, pietanze sul fuoco in cucina, faccende domestiche da
sbrigare, figli, mariti, mogli, suocere e zii che chiamano dalle altre
stanze; tutti comportamenti che inducono ad abbandoni repentini dalla
visione tv e che dovrebbero essere sempre, dico sempre, segnalati sul
telecomando Auditel. Immaginiamo che stress per queste famiglie, che
devono
gestire non solo il telecomando della Tv - quanto spesso conteso tra i
vari
componenti - ma contemporaneamente devono pure registrarsi sul
telecomando
dell'Auditel, anche quando fanno zapping, sí perché basta restare
sintonizzati per 31 secondi su un canale, per ritrovarsi il giorno dopo
conteggiati negli ascolti di quel programma. Chissà che rimorsi avranno
questi campioni Auditel quando si addormentano con la Tv accesa - io
conosco
tantissime persone che lo fanno abitualmente - e figurano come migliaia
di
persone che avrebbero visto quella trasmissione. E poi chissà quanti di
questi campioni 'barano' con il telecomando Auditel per prendersi gioco
del
sistema, per superficialità, per negligenza, o anche per interessi
personali
verso questo o quel programma, o di scelta di campo in una situazione -
quella italiana - di duopolio televisivo e politico. Allora si accenderà
la
Tv su una rete Rai o Mediaset e si lascerà sintonizzata anche quando
nessuno
la vede o si esce di casa. E' certo un modo per sostenere l'uno o
l'altro
polo televisivo o politico che dir si voglia. C'è da dire ancora che l'
Auditel controlla 1 o al massimo 2 televisori a famiglia - sono 8 mila i
meter, dislocati in genere sulla tv del soggiorno, perché la più
frequentata, e in seconda battuta della cucina o del tinello - e nulla
sappiamo sugli ascolti degli altri apparecchi accesi in casa, nelle
camere
da letto, negli studi, dove in genere si fa un ascolto più mirato.
Alle distorsioni del campione e alla macchinosità del rilevamento, si
aggiungono i limiti tecnici, per cui i dati Auditel paradossalmente sono
più
affidabili - fatte salve le riserve sopra elencate - sui grandi numeri,
nelle ore di maggiore ascolto, per cui un emittente minore come La Sette
può
maturare errori di stima fino al 70 per cento al mattino. C'è poi il
problema delle sovrapposizioni di frequenze tra le Reti. Nelle ore
serali
solo Rai 1, Canale 5 e La Sette non si sovrappongono, e al pomeriggio
solo
Rai 2 e La Sette, mentre tutte le altre emittenti si confondono ed è
impossibile attribuire con certezza le audience dei vari canali.
Per anni ci è stato detto che l'Auditel era materia per addetti ai
lavori ed
invece scopriamo che è materia per una riscossa civile - forse anche
attraverso le vie legali - se davvero siamo stati ingannati da uno
strumento
tanto fallace, che è stato accreditato come rilevatore degli ascolti
televisivi della popolazione italiana.
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Le elaborazioni dell'Auditel: Audience, Share, Penetrazione, Contatti
netti,
Minuti visti, Permanenza. La matematica dell'Auditel
Le elaborazioni dell'Auditel - viene puntualizzato - permettono diversi
livelli di lettura. Audience: numero medio di ascoltatori di
un'emittente
nell'intervallo considerato. Share: rapporto tra il numero medio di
ascoltatori di un emittente e numero medio di ascoltatori del totale
delle
emittenti nell'intervallo considerato. Penetrazione: rapporto tra numero
media di ascoltatori di un emittente nell'intervallo considerato e l'
universo di riferimento. Contatti netti: numero di individui che hanno
visto
per almeno 1 minuto i programmi dell'emittente nell'intervallo
considerato
Minuti visti: numero medio di minuti visti di un'emittente da parte
degli
ascoltatori di almeno un minuto nell'intervallo considerato. Permanenza:
rapporto tra numero medio di minuti visti e il numero di minuti di
durata
dell'intervallo considerato.
La "matematica" dell'Auditel è dunque fatta di somme di spettatori che
per
mezzo minuto arrotondato ad 1 minuto formano il pubblico, ma le persone
vere
che nelle case guardano la Tv sono ben altra cosa: si soffermano a lungo
su
un programma mirato o cambiano canale quando sono delusi, irritati,
annoiati, o cercano invano per breve o lungo tempo una trasmissione di
loro
gradimento o spengono la Tv per i più vari motivi. Ecco tutti questi
comportamenti sono uniformati sul telecomando del meter, che di ogni
presenza davanti al video, vera o presunta, fa un fascio indistinto di
pubblico, un artificio ad uso di chi ha bisogno di numeri e non di
persone.
I dati di ascolto prodotti dall'Auditel- è specificato - vengono
classificati, ogni giorno attraverso 16 target psicografici, ovvero
"stili
di vita", centrati su caratteri di età e di reddito, valori individuali,
attività sociali, utenza dei mezzi, tempo libero, modelli di consumo e
regimi alimentari L'iniziativa, svolta in collaborazione con l'Eurisko,
risponde alle esigenze di un mercato sempre più orientato, allo scopo di
ottimizzare gli investimenti verso gruppi riconosciuti attraverso
atteggiamenti e comportamenti. Abbiamo cosí i target giovanili: liceali,
delfini e spettatori; i target superiori: arrivati ed impiegati; i
target
centrali maschili: organizzatori ed esecutori; i target centrali
femminili:
colleghe, massaie, commesse, raffinate; i target marginali: avventati,
accorti e appartate P1, appartate P2 e appartate P3.
Dunque l'intera popolazione italiana viene compresa nel campione Auditel
in
16 sibilline categorie del tipo raffinate, appartate 1,2,3, delfini,
avventati. sembra un gioco estivo da fare al mare sotto l'ombrellone per
capire dove ognuno può collocarsi per contentare gli sponsor
pubblicitari.
Per la sua stessa natura costitutiva - conclude l'opuscolo - l'Auditel
intende essere una Casa di vetro. Perciò, ogni fase della costruzione
del
progetto è passata attraverso il più severo e completo esame preventivo
del
Comitato tecnico e, naturalmente, l'approvazione del Consiglio di
amministrazione. La credibilità di un organismo delicato come l'Auditel,
d'altra parte, non può derivare da un "atto di fede", ma da una continua
verifica tecnico- scientifica. Pertanto i nodi cruciali del sistema sono
stati sottoposti al giudizio e al controllo di docenti universitari o
istituti di auditing. Ogni passo di Auditel poggia sul terreno solido di
una
validità, preventivamente "testata" da certificatori di indiscutibile
reputazione. Quando si pone il falso problema della credibilità
dell'Auditel, le verifiche sono la risposta e la sostanza, il resto è
rumore.
Peccato che in 15 anni la Casa di Vetro sia rimasta inaccessibile ad
ogni
estraneo all'Auditel: chiunque ha bussato alla sua porta è stato infatti
garbatamente ma fermamente respinto nei migliori casi o malamente
scacciato
e minacciato nei peggiori. Basti citare il professor Rodolfo de
Cristofaro,
ordinario di Statistica all'Università di Firenze, che già nell'84 aveva
riscontrato l'inattendibilità delle rilevazioni Auditel e che per 17
anni ha
cercato inutilmente spazio sulla stampa per una denuncia pubblica.
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