Originariamente Scritto da Arturo Bandini
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qualche giorno fa guardavo un alveare abbandonato. Quando un alveare è abbandonato lo capisci, diventa come grigio, morto, senza quel brusio interno e lo scintillare del miele e della cera. Al tempo stesso sembrava in qualche modo vivo, brulicante. Ho visto una fila di formiche in entrata e uscita: se l'erano preso, era diventato un formicaio.
Come lo devo chiamare quindi? è di certo un alveare, ne ha l'orientamento nello spazio, la struttura, la composizione cerea creata dalla secrezioni delle api. Ma nelle cellette esagonali, che hanno lo scopo di ottimizzare gli spazi adoprando meno cera possibile, seguendo una conoscenza innata che le api hanno, adesso si aggirano incongrue e inconsapevoli delle formiche. Funziona benissimo, il formicaio: questi insetti sono socialmente ancora più evoluti delle api e hanno un'intelligenza collettiva ammirevole. Tuttavia, quello non è indubbiamente più un alveare, pur se della materia e della forma dell'alveare ha tutto.
Leggo adesso una pagina su Londra. Una ragazza di origine pakistana esulta: quest'anno abbiamo 1,2 M di londinesi non bianchi in più e 600.000 londinesi originari in meno. Stiamo vincendo.
Un vecchio le risponde: non stai vincendo niente perchè quella che vi state prendendo, senza noi inglesi non è più londra, e aprendo la porta di casa ti ritroverai nei bassifondi sporchi e disordinati che i tuoi genitori hanno portato dagli slum di Lahore.
Ecco, io mi domando: Londra è ancora Londra senza il suo volto umano? quelle strade, quelle archiitetture sono espressione della Storia, dell'ingegno e del modo di rapportarsi all'ambiente di persone che un tempo erano lì e ora sono quasi estinte. Certo, la città rimane quella, i palazzi restano quelli e anche i nomi delle strade che i vecchi inglesi diedero perchè avevano un significato per loro. Ma Trafalgar e Wellington, che significato hanno per un londinese i cui avi erano in Ghana?
Milano, con la madunina che svetta tra le guglie, con la sua pessima cucina fatta da persone che sono troppo indaffarate per perderci tempo, con i vecchi tram ancora in circolazione, gli stessi che vedi in "Miracolo a Milano". L'alveare Milano ora è fomicaio.
Chi cammina per le strade rinascimentali di Firenze è ancora l'erede, non già di Dante e Machiavelli, ma almeno degli "amici miei"?
Queste riflessioni sono molto importanti, perchè continuiamo a parlare degli stati e delle regioni e delle città, a cercare di farli progredire e migliorare. Ma ha senso che si cerchi di far funzionare Montecatini, se Montecatini non esiste più, perchè non ha più l'anima, l'essenza, la ragione spirituale e ancestrale da cui proviene?
Montecatini è finita per sempre perchè per come è nata, non esisterà mai più: è alveare brulicante formiche. Non sono la nuova Montecatini, quelle persone: sono la morte di Montecatini.
Io non capisco quelli che esultano per le decisioni dei giudici e che chiedono più immigrati, perchè quando cammino per le strade che erano mie e vedo solo stranieri mi prende un senso di fine, di morte.
Ecco, quelli che vogliono l'immigrazione questo sono, anche se si sentono di essere dalla parte del bene, nella società multietnica: sono seguaci di un culto di morte, sono la malvagità del non esistere.
Come lo devo chiamare quindi? è di certo un alveare, ne ha l'orientamento nello spazio, la struttura, la composizione cerea creata dalla secrezioni delle api. Ma nelle cellette esagonali, che hanno lo scopo di ottimizzare gli spazi adoprando meno cera possibile, seguendo una conoscenza innata che le api hanno, adesso si aggirano incongrue e inconsapevoli delle formiche. Funziona benissimo, il formicaio: questi insetti sono socialmente ancora più evoluti delle api e hanno un'intelligenza collettiva ammirevole. Tuttavia, quello non è indubbiamente più un alveare, pur se della materia e della forma dell'alveare ha tutto.
Leggo adesso una pagina su Londra. Una ragazza di origine pakistana esulta: quest'anno abbiamo 1,2 M di londinesi non bianchi in più e 600.000 londinesi originari in meno. Stiamo vincendo.
Un vecchio le risponde: non stai vincendo niente perchè quella che vi state prendendo, senza noi inglesi non è più londra, e aprendo la porta di casa ti ritroverai nei bassifondi sporchi e disordinati che i tuoi genitori hanno portato dagli slum di Lahore.
Ecco, io mi domando: Londra è ancora Londra senza il suo volto umano? quelle strade, quelle archiitetture sono espressione della Storia, dell'ingegno e del modo di rapportarsi all'ambiente di persone che un tempo erano lì e ora sono quasi estinte. Certo, la città rimane quella, i palazzi restano quelli e anche i nomi delle strade che i vecchi inglesi diedero perchè avevano un significato per loro. Ma Trafalgar e Wellington, che significato hanno per un londinese i cui avi erano in Ghana?
Milano, con la madunina che svetta tra le guglie, con la sua pessima cucina fatta da persone che sono troppo indaffarate per perderci tempo, con i vecchi tram ancora in circolazione, gli stessi che vedi in "Miracolo a Milano". L'alveare Milano ora è fomicaio.
Chi cammina per le strade rinascimentali di Firenze è ancora l'erede, non già di Dante e Machiavelli, ma almeno degli "amici miei"?
Queste riflessioni sono molto importanti, perchè continuiamo a parlare degli stati e delle regioni e delle città, a cercare di farli progredire e migliorare. Ma ha senso che si cerchi di far funzionare Montecatini, se Montecatini non esiste più, perchè non ha più l'anima, l'essenza, la ragione spirituale e ancestrale da cui proviene?
Montecatini è finita per sempre perchè per come è nata, non esisterà mai più: è alveare brulicante formiche. Non sono la nuova Montecatini, quelle persone: sono la morte di Montecatini.
Io non capisco quelli che esultano per le decisioni dei giudici e che chiedono più immigrati, perchè quando cammino per le strade che erano mie e vedo solo stranieri mi prende un senso di fine, di morte.
Ecco, quelli che vogliono l'immigrazione questo sono, anche se si sentono di essere dalla parte del bene, nella società multietnica: sono seguaci di un culto di morte, sono la malvagità del non esistere.
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