Sindacato polizia circa l'episodio di Verona, che svela senza mezzi termini tutto il disagio in cui sono costretti ad operare come forze dell'ordine:
«C'è una differenza sostanziale tra l'azione del collega della Polfer di Verona e il 26enne del Mali morto questa mattina. Il collega si è semplicemente difeso perché rischiava di beccarsi qualche coltellata, il 26enne invece voleva uccidere e avrebbe potuto colpire chiunque, visto che ha devastato le vetrine all'interno della stazione» commenta Fabio Conestà, segretario generale del Movimento Sindacale di Polizia. «Sulla vicenda indaga ora la magistratura e non ci sorprenderebbe affatto se il collega venisse iscritto nel registro degli indagati per “atto dovuto”. Oramai siamo abituati in quegli attimi concitati a scegliere se finire a processo o al campo Santo. Abbiamo fiducia nella magistratura - dice Conestà - ma ci auguriamo che la nostra Amministrazione supporti il collega e che non parta la solita gogna mediatica. Servono protocolli operativi idonei e non ci stancheremo mai di dirlo. Non possiamo pagarci l'avvocato e i periti solo perché abbiamo deciso di tornare vivi dalle nostre famiglie».
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