Youtuber, ecco carte e perizie sull'incidente di Matteo Di Pietro: «Nessuna frenata, la Smart trascinata per 21,5 metri»
Secondo le prime perizie la Smart della mamma del bambino è stata trascinata dal Suv per quasi 22 metri, tale è stata la violenza dell'impatto in seguito alla velocità della supercar. Il giallo della freccia per girare a sinistra
Alle 15,45 del 14 giugno una Lamborghini Urus noleggiata alla cifra di 3.500 euro giornalieri (per tre giorni dice il contratto) sfreccia a una velocità che supera nettamente il limite dei 50 all’ora: 124 kmh secondo gli investigatori.
L’urto con una Smart Forfour è talmente impari che, secondo M.A. L.L. passeggera di una Mercedes diretta sulla Cristoforo Colombo, la Lamborghini «trascinava la Smart Forfour bianca fin sul marciapiede».
A bordo della Smart viaggiano Elena Uccello e i suoi due figli, il piccolo Manuel di 5 anni e la sorellina.
L’impatto è devastante.
Le conseguenze drammatiche: alcuni operai, assieme agli abitanti della zona, rompono il vetro posteriore della Smart «per prestare aiuto ai bambini estraendo con grande cautela prima la bambina poi il piccolo, infine la donna che era alla guida».
Sulla Lamborghini color azzurro metallico viaggia Matteo Di Pietro, 22 anni, youtuber di professione: gira un video, sponsorizzato dalla Sony, che ha il format di una sfida estrema, restare in auto per 50 ore consecutive. Quel video, si scopre, ha un suo mercato.
Due settimane dopo l’incidente le carte processuali consentono di ricostruire che cosa è avvenuto attraverso i rilievi, le testimonianze e gli esami tecnici.
La telecamera a bordo
Le riprese sono importanti per Di Pietro e per gli altri passeggeri, i giovani Alessio Ciaffaroni, Gaia Nota, Simone Dutto e Vito Ramon Lo Iacono. Così importanti che, a bordo della vettura è stata montata una piccola telecamera che riprende l’abitacolo
Tutti, eccetto Nota, partecipano all’attività dei «TheBorderline», società che promuove contenuti per i social e incassa finanziamenti dagli sponsor. Spesso si tratta di simulazioni. Esempio? La sfida («challenge») delle 50 ore in auto è «una fiction» e Lo Iacono è un attore, ingaggiato per recitare come «personaggio nei video girati per i loro canali». Come scrive la gip Angela Gerardi nell’ordinanza che porterà ai domiciliari per omicidio stradale Di Pietro, si tratta di un «insieme di scene registrate e poi montate simulando la permanenza all’interno della Lamborghini per tutto il periodo soprindicato». Tuttavia sono sufficienti a fare clic per un pubblico non troppo esigente.
Emerge anche che «al momento dell’incidente alcuni degli occupanti (della Lamborghini, ndr) stavano registrando video conversazioni tra loro», senza coinvolgere tuttavia il conducente. La situazione è chiara: a bordo del Suv ciascuno si ingegna di registrare contenuti destinati ai social.
La velocità
I quattro amici dello youtuber finiscono per confermare la velocità della vettura. Nota, in particolare, si accorge che la Smart che proveniva dalla direzione opposta stava svoltando a sinistra senza frenare né aspettare e «aveva chiuso gli occhi per la paura». La Smart non avrebbe inserito la freccia. L’auto, dice la ragazza, viaggiava «leggermente veloce». Il più deciso appare Lo Iacono che «si era rivolto a Matteo chiedendogli di andare piano».
Il test di «non negatività»
Nel frattempo i soccorsi sono arrivati e il piccolo Manuel viene traportato all’ospedale G.B. Grassi dove morirà alle 16,50.
Di Pietro viene testato e risulterà negativo all’alcol ma «non negativo» alla cannabis.
A parte ciò annota la gip «l’assoluta inconsapevolezza da parte dell’indagato (Di Pietro, ndr) della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne neopatentato e come tale tenuto ad applicare una maggiore prudenza».
I testimoni
Con sfumature differenti le dieci persone ascoltate confermano che la velocità della Lamborghini era superiore al limite consentito, ricostruiscono lo scenario nell’abitacolo del Suv e testimoniano gli istanti dell’impatto. Fra i tanti c’è anche M.B., conducente dell’autobus 016, il quale conferma che la «Lamborghini procedeva ad una velocità sicuramente superiore ai limiti, approssimativamente intorno agli 80-90 km/h», aggiungendo che forse la guidatrice della Smart, non si era accorta dell’arrivo della Lamborghini «che a sua volta non aveva tentato di frenare».
Tracce di scarrocciamento
In questo senso è eloquente la conclusione di uno dei vigili urbani che con i carabinieri indagano sulla dinamica dello schianto: sulla base dei danni sulle carrozzerie della Lamborghini e della Smart, e dell'esame del fondo stradale, emerge come «la velocità eccessiva della Lamborghini e la violenza dell'impatto contro la Smart sono avvalorate dall'assenza di tracce di frenata prima dello stesso, e dalla presenza invece di segni di scarrocciamento dopo la collisione, impresse dalla Smart per metri 21,70», così da evincere sportamento-trascinamento ricevuto dalla city car da parte del Suv.
La precedenza
Via di Macchia Saponara è una carreggiata rischiosa quanto lo sono le strade romane, a bassa manutenzione. Chi aveva diritto, allora, alla precedenza? La testimonianza di Gaia Nota appare cruciale, la ragazza non ha notato alcuna freccia inserita da parte della Smart che si sarebbe immessa nella corsia di sinistra irregolarmente. Altri la sconfessano, come l’autista dello 016 il quale «notava che la Smart azionava l’indicatore di direzione sinistro e avviava la manovra di svolta».
Dopo l'incidente
Qui le testimonianze divergono. Tuttavia F.F. fa mettere a verbale un dettaglio inquietante.
Racconta infatti di avere udito «un ragazzo dell’età di circa 20/25 anni con i capelli castano scuro e maglia scura il quale avvicinatosi gli aveva detto “Non ti preoccupare pagheremo e sistemeremo tutto”».
CorSera
Secondo le prime perizie la Smart della mamma del bambino è stata trascinata dal Suv per quasi 22 metri, tale è stata la violenza dell'impatto in seguito alla velocità della supercar. Il giallo della freccia per girare a sinistra
Alle 15,45 del 14 giugno una Lamborghini Urus noleggiata alla cifra di 3.500 euro giornalieri (per tre giorni dice il contratto) sfreccia a una velocità che supera nettamente il limite dei 50 all’ora: 124 kmh secondo gli investigatori.
L’urto con una Smart Forfour è talmente impari che, secondo M.A. L.L. passeggera di una Mercedes diretta sulla Cristoforo Colombo, la Lamborghini «trascinava la Smart Forfour bianca fin sul marciapiede».
A bordo della Smart viaggiano Elena Uccello e i suoi due figli, il piccolo Manuel di 5 anni e la sorellina.
L’impatto è devastante.
Le conseguenze drammatiche: alcuni operai, assieme agli abitanti della zona, rompono il vetro posteriore della Smart «per prestare aiuto ai bambini estraendo con grande cautela prima la bambina poi il piccolo, infine la donna che era alla guida».
Sulla Lamborghini color azzurro metallico viaggia Matteo Di Pietro, 22 anni, youtuber di professione: gira un video, sponsorizzato dalla Sony, che ha il format di una sfida estrema, restare in auto per 50 ore consecutive. Quel video, si scopre, ha un suo mercato.
Due settimane dopo l’incidente le carte processuali consentono di ricostruire che cosa è avvenuto attraverso i rilievi, le testimonianze e gli esami tecnici.
La telecamera a bordo
Le riprese sono importanti per Di Pietro e per gli altri passeggeri, i giovani Alessio Ciaffaroni, Gaia Nota, Simone Dutto e Vito Ramon Lo Iacono. Così importanti che, a bordo della vettura è stata montata una piccola telecamera che riprende l’abitacolo
Tutti, eccetto Nota, partecipano all’attività dei «TheBorderline», società che promuove contenuti per i social e incassa finanziamenti dagli sponsor. Spesso si tratta di simulazioni. Esempio? La sfida («challenge») delle 50 ore in auto è «una fiction» e Lo Iacono è un attore, ingaggiato per recitare come «personaggio nei video girati per i loro canali». Come scrive la gip Angela Gerardi nell’ordinanza che porterà ai domiciliari per omicidio stradale Di Pietro, si tratta di un «insieme di scene registrate e poi montate simulando la permanenza all’interno della Lamborghini per tutto il periodo soprindicato». Tuttavia sono sufficienti a fare clic per un pubblico non troppo esigente.
Emerge anche che «al momento dell’incidente alcuni degli occupanti (della Lamborghini, ndr) stavano registrando video conversazioni tra loro», senza coinvolgere tuttavia il conducente. La situazione è chiara: a bordo del Suv ciascuno si ingegna di registrare contenuti destinati ai social.
La velocità
I quattro amici dello youtuber finiscono per confermare la velocità della vettura. Nota, in particolare, si accorge che la Smart che proveniva dalla direzione opposta stava svoltando a sinistra senza frenare né aspettare e «aveva chiuso gli occhi per la paura». La Smart non avrebbe inserito la freccia. L’auto, dice la ragazza, viaggiava «leggermente veloce». Il più deciso appare Lo Iacono che «si era rivolto a Matteo chiedendogli di andare piano».
Il test di «non negatività»
Nel frattempo i soccorsi sono arrivati e il piccolo Manuel viene traportato all’ospedale G.B. Grassi dove morirà alle 16,50.
Di Pietro viene testato e risulterà negativo all’alcol ma «non negativo» alla cannabis.
A parte ciò annota la gip «l’assoluta inconsapevolezza da parte dell’indagato (Di Pietro, ndr) della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne neopatentato e come tale tenuto ad applicare una maggiore prudenza».
I testimoni
Con sfumature differenti le dieci persone ascoltate confermano che la velocità della Lamborghini era superiore al limite consentito, ricostruiscono lo scenario nell’abitacolo del Suv e testimoniano gli istanti dell’impatto. Fra i tanti c’è anche M.B., conducente dell’autobus 016, il quale conferma che la «Lamborghini procedeva ad una velocità sicuramente superiore ai limiti, approssimativamente intorno agli 80-90 km/h», aggiungendo che forse la guidatrice della Smart, non si era accorta dell’arrivo della Lamborghini «che a sua volta non aveva tentato di frenare».
Tracce di scarrocciamento
In questo senso è eloquente la conclusione di uno dei vigili urbani che con i carabinieri indagano sulla dinamica dello schianto: sulla base dei danni sulle carrozzerie della Lamborghini e della Smart, e dell'esame del fondo stradale, emerge come «la velocità eccessiva della Lamborghini e la violenza dell'impatto contro la Smart sono avvalorate dall'assenza di tracce di frenata prima dello stesso, e dalla presenza invece di segni di scarrocciamento dopo la collisione, impresse dalla Smart per metri 21,70», così da evincere sportamento-trascinamento ricevuto dalla city car da parte del Suv.
La precedenza
Via di Macchia Saponara è una carreggiata rischiosa quanto lo sono le strade romane, a bassa manutenzione. Chi aveva diritto, allora, alla precedenza? La testimonianza di Gaia Nota appare cruciale, la ragazza non ha notato alcuna freccia inserita da parte della Smart che si sarebbe immessa nella corsia di sinistra irregolarmente. Altri la sconfessano, come l’autista dello 016 il quale «notava che la Smart azionava l’indicatore di direzione sinistro e avviava la manovra di svolta».
Dopo l'incidente
Qui le testimonianze divergono. Tuttavia F.F. fa mettere a verbale un dettaglio inquietante.
Racconta infatti di avere udito «un ragazzo dell’età di circa 20/25 anni con i capelli castano scuro e maglia scura il quale avvicinatosi gli aveva detto “Non ti preoccupare pagheremo e sistemeremo tutto”».
CorSera
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