I genitori di Filippo Turetta: «Non siamo una famiglia patriarcale. Dovevamo preoccuparci perché dormiva con l’orsacchiotto?»
Nicola ed Elisabetta Turetta, papà e mamma di Filippo: «Possesso o maschilismo non c’entrano, crediamo che nostro figlio sia impazzito. Per Giulia proviamo un dolore immenso»
«Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto di mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza di genere. Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto».
Nicola Turetta e la moglie Elisabetta, papà e mamma di Filippo, in carcere in Germania con l’accusa di avere ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 21 novembre, sono entrati nella canonica della chiesa di Torreglia, sui Colli Euganei. Abiti scuri e volti segnati dalle lacrime, hanno avuto un lungo dialogo con don Franco Marin, cercando, forse, di trovare una risposta al gesto del figlio. «Dove abbiamo sbagliato?» si chiede la coppia mentre percorre a piedi i pochi metri che dividono la loro casa dalla chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Nicola ed Elisabetta camminano lenti, con lo sguardo basso, lungo le vie buie del paese. È Nicola a parlare, Elisabetta non ce la fa. Troppo il dolore, fa cenno con gli occhi gonfi dal pianto.
Migliaia di persone, in questi giorni, stanno scendendo in piazza per dire no ai femminicidi. Come vi sentite guardando queste immagini?
«Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso in casa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dalla scuola... Ora, non sappiamo davvero darci una spiegazione».
Qualcuno si concentra sul rapporto tra la madre e il figlio maschio…
«È stato un altro colpo al cuore. Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento».
Filippo soffriva molto per la fine del rapporto con Giulia, ve ne eravate accorti?
«Sì, soffriva. Ma continuavano a vedersi. I ragazzi a quell’età si lasciano, si mettono assieme. Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo. In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?».
Secondo lei Filippo aveva premeditato di uccidere Giulia?
«Mi sembra impossibile. Ma poi dicono dello scotch, del coltello, non so cosa pensare... Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Non so darmi una risposta».
La laurea di Giulia è stato secondo voi il motivo scatenante del suo terribile gesto?
«Non ci aveva raccontato molto al riguardo, erano andati assieme a scegliere il menu della festa, forse voleva offrire lui il buffet. Lui l’aveva anche aiutata con la tesi. Tutto sembrava normale».
Perché vostro figlio ha ucciso Giulia? Che idea vi siete fatti?
«Secondo noi, ripeto, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato».
Filippo aveva amici? Si confidava con qualcuno?
«Aveva due amici, ma credo non parlasse tanto con loro. Sarebbe stata una fortuna se si fosse confidato con qualcuno. Tutto questo, forse, non sarebbe successo».
Lo avete sentito da quando è stato arrestato?
«No, non ci hanno fatto ancora parlare con lui. Ci hanno detto che è molto provato. Se non lo riporteranno in Italia nei prossimi giorni, ci organizzeremo per andare noi in Germania».
Lo hanno trovato fermo in autostrada senza carburante…
«Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea».
Pochi giorni fa, Nicola, lei ha detto che avrebbe preferito finisse diversamente per suo figlio…
«Sì, sono cose che si pensano. Ma è pure sempre nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori».
Avete anche un altro figlio. Come sta?
«Non è facile, soffre molto. Ieri sera era a tavola e ha sentito al telegiornale che “il killer” era stato fermato in Germania. È dura sentir parlare così di un fratello. Filippo in casa non è mai stato un ragazzo violento. Siamo tutti sgomenti».
Cosa vorreste dire alla famiglia di Giulia?
«Siamo devastati dal dolore. Pensiamo in continuazione a lei». Poi anche Nicola scoppia in lacrime.
CorSera
Nicola ed Elisabetta Turetta, papà e mamma di Filippo: «Possesso o maschilismo non c’entrano, crediamo che nostro figlio sia impazzito. Per Giulia proviamo un dolore immenso»
«Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto di mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza di genere. Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto».
Nicola Turetta e la moglie Elisabetta, papà e mamma di Filippo, in carcere in Germania con l’accusa di avere ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 21 novembre, sono entrati nella canonica della chiesa di Torreglia, sui Colli Euganei. Abiti scuri e volti segnati dalle lacrime, hanno avuto un lungo dialogo con don Franco Marin, cercando, forse, di trovare una risposta al gesto del figlio. «Dove abbiamo sbagliato?» si chiede la coppia mentre percorre a piedi i pochi metri che dividono la loro casa dalla chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Nicola ed Elisabetta camminano lenti, con lo sguardo basso, lungo le vie buie del paese. È Nicola a parlare, Elisabetta non ce la fa. Troppo il dolore, fa cenno con gli occhi gonfi dal pianto.
Migliaia di persone, in questi giorni, stanno scendendo in piazza per dire no ai femminicidi. Come vi sentite guardando queste immagini?
«Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso in casa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dalla scuola... Ora, non sappiamo davvero darci una spiegazione».
Qualcuno si concentra sul rapporto tra la madre e il figlio maschio…
«È stato un altro colpo al cuore. Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento».
Filippo soffriva molto per la fine del rapporto con Giulia, ve ne eravate accorti?
«Sì, soffriva. Ma continuavano a vedersi. I ragazzi a quell’età si lasciano, si mettono assieme. Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo. In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?».
Secondo lei Filippo aveva premeditato di uccidere Giulia?
«Mi sembra impossibile. Ma poi dicono dello scotch, del coltello, non so cosa pensare... Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Non so darmi una risposta».
La laurea di Giulia è stato secondo voi il motivo scatenante del suo terribile gesto?
«Non ci aveva raccontato molto al riguardo, erano andati assieme a scegliere il menu della festa, forse voleva offrire lui il buffet. Lui l’aveva anche aiutata con la tesi. Tutto sembrava normale».
Perché vostro figlio ha ucciso Giulia? Che idea vi siete fatti?
«Secondo noi, ripeto, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato».
Filippo aveva amici? Si confidava con qualcuno?
«Aveva due amici, ma credo non parlasse tanto con loro. Sarebbe stata una fortuna se si fosse confidato con qualcuno. Tutto questo, forse, non sarebbe successo».
Lo avete sentito da quando è stato arrestato?
«No, non ci hanno fatto ancora parlare con lui. Ci hanno detto che è molto provato. Se non lo riporteranno in Italia nei prossimi giorni, ci organizzeremo per andare noi in Germania».
Lo hanno trovato fermo in autostrada senza carburante…
«Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea».
Pochi giorni fa, Nicola, lei ha detto che avrebbe preferito finisse diversamente per suo figlio…
«Sì, sono cose che si pensano. Ma è pure sempre nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori».
Avete anche un altro figlio. Come sta?
«Non è facile, soffre molto. Ieri sera era a tavola e ha sentito al telegiornale che “il killer” era stato fermato in Germania. È dura sentir parlare così di un fratello. Filippo in casa non è mai stato un ragazzo violento. Siamo tutti sgomenti».
Cosa vorreste dire alla famiglia di Giulia?
«Siamo devastati dal dolore. Pensiamo in continuazione a lei». Poi anche Nicola scoppia in lacrime.
CorSera
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