Tra un pò come in Minority Report, ma senza i Precogs.
Cronaca Italiana [Thread unico]
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Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza MessaggioSi ma qui stiamo sbarellando proprio,a generalizzazioni e mettersi patriarcato in bocca ogni 2*3 dove pensano di arrivare?
Vogliono addossare colpe individuali trasformandole in collettive,stanno costruendo un pregiudizio
E oggi è colpa di tutti i maschi,domani subiranno queste lo stesso trattamento se cominceranno i bambinicidi da parte delle madri o la prossima minchiata che investiranno di emergenza
che ribrezzo
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Originariamente Scritto da The_Shadow Visualizza MessaggioIn questi giorni su linkedin stanno fioccano le proposte di coloro che contribuiscono a "decostruire il machismo".
un social spazzatura come gli altriOriginariamente Scritto da Pescalei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
ma in teoria quel porcaio non doveva servire a " trovare lavoro " ?
un social spazzatura come gli altri
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Originariamente Scritto da MarcoT Visualizza MessaggioHa ragione arturo su questo, il problema di questi casi è che questi sono malati mentali, non che sono persone ineducate o incivili
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Originariamente Scritto da M K K Visualizza MessaggioOgni forma e variate di violenza è sbagliata e va assolutamente condannata.
però se una donna uccide una donna ok , se uccideun uomo lo avrà fatto per difendersi dai soprosi, se un mamma uccide il figlio sedandolo per uscire a scopare vabbe... è pazza, se una donna butta il figlio di poche settimane dalla finestra ehhh ha disturbi post partum, se medico e infermiere uccido pazienti della RSA in cui lavorano a caso sono mele marcie tra migliaia di eroi
Se un uomo uccide una donna è totale cultura della stupro e del maschilismo , allarme sociale , misure straordinarie della politica .
Ripeto, Ogni forma e variate di violenza è sbagliata e va assolutamente condannata.oer il resto si capisce quanto sia tutto come sempre strumentalizzato
solo che tra i femminicidi ci mettono di ogni cosa, anche la rapina o quella dottoressa uccisa da un paziente.
Come gli uomini, anche le donne vengono uccise per diversi motivi, magari legati a interessi economici oppure vittime di delinquenza comune, invece ogni cosa è femminicidio
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E' una deriva di questi tempi depravati che tutto venga ideologizzato, persino tragedie simili. Il giornalismo (giustamente definito becero) invece di offrire cronaca ed analisi cavalca l'onda ideologica, per cui un approfondimento od un dibattito serio, come ogni cosa ormai in questo paese e direi in questo mondo (occidentale) è pure utopia.
La sorella della povera Giulia (una ragazza che comunque ha perso in poco tempo la mamma e la sorella, per cui la mia vicinanza umana a quella famiglia, cioè alla sorella stessa, al fratello minorenne, al padre è totale) non si rende forse conto di essere una veterofemminista preda di slogan ammuffiti, andavano 50 anni fa...e non si rende conto che prendersela con le etichette (il patriarcato, il maschio "bianco", "etero" e dunque "fascio") è proprio la miglior maniera per non mettere a fuoco la situazione.
Se l'assassino è uno spostato mentale, forse lo è anche perchè, come tanta e tanta parte di gioventù, vive entro un vuoto di senso e di scopo, quello spazio esistenziale desertico dove poi crescono indisturbati i fantasmi ed i turbamenti, che diventano ossessioni, diventano "tutta la vita".
E' semmai proprio la mancanza di una vita sotto all'influsso e al percorso di una autorità (familiare, scolastica, e dunque poi sociale e statale) che di necessità è formativa ed educativa, a favorire questi vuoti.
Non importa di che stampo è l'autorità, purchè essa sia. E' necessaria all'uomo (e alla donna) per ordinare rettamente quella che si definisce "libertà", altrimenti quella libertà (che altro non è che le plurime possibilità di svilupparsi ed essere, imboccando poi la propria, perchè da qualche parte dovrai poi "agganciarti" per elevarti ad uno stato più maturo e compiuto) diventa soltanto materia informe, puro caos interiore e poi esteriore - il caos non impera forse su e dentro questi tempi? Basti guardare in che babele di atroce nonsenso si sta battibeccando dopo la tragedia della povera Giulia.
Cambierebbe forse qualcosa per le veterofemministe se l'autorità fosse matriarcale? In fondo nella storia ci sono state anche civiltà basate sul matriarcato: tutti i culti antichissimi richiamanti la Dea Madre e pregnanti divinità femminili riportano eco di quelle strutture sociali...quindi se l'uomo capace non è più, ben venga l'autorità della donna, purchè ci sia un ordine che promani da un qualcuno o da un qualcosa.
Il guaio vero invece è che per la sorella della vittima, per tanta politica, per tanti maschietti (in primis quelli che scrivono sui maggiori giornali italiani) e per molto del pensiero occidentale, non è questione di che genere debbaessere l'autorità ma il fatto stesso che ci sia, perchè la sua sola presenza (si estrinsechi poi nella famiglia, nella scuola, nella società e nello stato) è "limitativa della libertà", che non deve conoscere confine o struttura: per questo poi i giovani vengono su con dentro materie oscure che generano o si rovesciano in mostri e gli adulti hanno perduto ogni ruolo, dedicandosi agli aperipizza.
In fondo una società che arriva a riassumere ideologie di riflusso, ed elegge a maestri di vita gli "influencer" (che la politica vorrebbe inviare nelle scuole per "sensibilizzare" sui femminicidi...) è già di per se stessa una mostruosità, e qui l'uomo, preda di pulsioni indisciplinate, divora ormai se stesso, come in un verminaio.Last edited by Sean; 20-11-2023, 19:42:09....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggiocontinuano a dire è una strage, 150 femminicidi da inizio anno
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Originariamente Scritto da Sergio Visualizza MessaggioMa scusa in comparazione i maschicidi sono 2 o sono forse 200?
uomini uccisi da uomini invece, bè siamo nell'ordine di 100 volte di più di quanto uccidano le donne
se poi ci mettiamo pure le guerre diventano 100k volte di più
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mettiamoci anche quello che freud definì pulsione di morte, che probabilmente nella donna, generatrice di vita, è meno presente che nell'uomo
Pulsione di morte
un concetto controverso
L’esistenza dell’istinto di vita e di morte, entrambi presenti nell’individuo, è stata discussa ampiamente nella letteratura psicoanalitica con opinioni divergenti.
Freud nel 1920 in Al di là del principio del piacere, partendo dalla tendenza umana a ripetere le esperienze spiacevoli, ipotizza l’esistenza della pulsione di morte che agisce insieme alla pulsione di vita ma è più potente di questa. La pulsione di morte, secondo la visione di Freud, non sarebbe psichicamente rappresentabile e si legherebbe alla pulsione di vita che la modera e la contiene. Il suo scopo distruttivo si manifesta quando le due pulsioni si slegano, come ad esempio nelle perversioni. Freud presenta la pulsione distruttiva in due modi apparentemente incompatibili: da una parte come un’evenienza distruttiva o auto-distruttiva per l’Io, dall’altra come un quieto ritorno al Nirvana. Non è facile capire se questi due punti di vista implichino fenomeni differenti o se indichino diversi aspetti dello stesso fenomeno.
Nella letteratura analitica esistono due principali posizioni rispetto alla pulsione di morte.
La prima, che la considera un istinto primitivo e autonomo, è stata inaugurata da Freud e sviluppata poi ampiamente da Melania Klein e dai suoi seguaci. Nella visione della Klein esiste un conflitto permanente tra le due pulsioni che dà origine nel mondo interno alla contrapposizione tra oggetto buono e oggetto cattivo.
Un secondo gruppo di analisti pensa invece che l’aggressività non derivi da una pulsione distruttiva primaria quanto da esperienze carenziali o traumatiche: questa è la posizione di Anna Freud, Fairbairn, Winnicott e Kohut.
Aggressività e distruttività
Mentre l’aggressività può essere considerata come un’emozione, e in certe situazioni come una difesa utile alla sopravvivenza, la distruttività si volge contro le radici stesse della vita. La differenza tra l’aggressività reattiva e distruttiva non risiede tanto nell’intensità dell’odio, che può essere estremo in entrambe le situazioni, quanto nel carattere e nella qualità dell’oggetto attaccato. L’odio è difensivo quando è diretto verso un oggetto cattivo, è distruttivo se si volge verso un oggetto buono.
Il piacere perverso non è caratterizzato dall’aggressività o dall’intensità dell’odio ma dall’assenza di amore ossia dall’indifferenza. La distruttività compiaciuta che si accompagna all’indifferenza e alla mancanza di passione costituisce il nucleo della perversione. Quando la distruttività si coniuga con il piacere esiste il pericolo di una progressione senza limiti.
Il trauma
La nozione di un trauma primitivo e prolungato può aiutarci a capire come un bambino, prematuramente esposto a sfavorevoli condizioni, può sviluppare una particolare tendenza a distruggere l’istinto di vita. Riflettendo sulle storie di molti pazienti in terapia siamo diventati sempre più consapevoli dell’importanza per la crescita mentale delle risposte empatiche degli adulti che si prendono cura del bambino. Quando queste mancano si creano condizioni che interferiscono con il potenziale sviluppo del bambino e possono produrre importanti conseguenze psicopatologiche. Anche se non ha subito chiare violenze, il bambino può aver sofferto di un trauma che può essere chiamato emotivo e che deriva dalle risposte mancate o distorte di chi si prende cura di lui.
E’ possibile pensare che la sofferenza prolungata di un piccolo bambino che non riceve un risposta empatica dalla madre possa generare un nucleo di auto-distruttività.
In questi casi l’attacco al sé vitale e libidico può essere una difesa paradossale tesa a mettere fine a una sofferenza intollerabile. La rabbia e l’odio diretti all’inizio contro la madre vengono spostati contro il sé libidico ritenuto responsabile della sofferenza. E’ possibile che questa dinamica che si sviluppa nelle prime fasi della vita sia destinata ad esplodere più avanti quando si creano situazioni traumatiche analoghe. La rabbia inconsapevole può annullare la pulsione di vita e spingere alcuni individui a idealizzare la morte in uno stato d’animo euforico.
Da questo punto di vista la fascinazione verso la morte rappresenta una risposta inconscia, paradossale e drammatica, al trauma e ad una sofferenza precoce e indicibile. Si formano in questi casi aree mentali cariche di impulsi auto-distruttivi che rimangono silenti nella personalità, ma pronte ad esplodere nei momenti di crisi. Non sempre l’attrazione verso la morte si manifesta in termini drammatici; in pazienti meno gravi, che incontriamo più frequentemente in terapia, l’attrazione verso la morte può essere rappresentata nei sogni con immagini di bei paesaggi nei quali un cimitero sembra particolarmente suggestivo per i suoi brillanti colori.
Il pericolo di realizzare la propria morte psichica e fisica rappresenta un’evenienza possibile nelle condizioni di seria psicopatologia. Questo pericolo è immanente nello stato melanconico quando l’odio per la vita e per lo stesso individuo è intenso al punto tale che Freud ha parlato del Super-io melanconico come pura cultura della pulsione di morte. La distruttività sostiene le patologie gravi come le perversioni, l’anoressia, alcune sindromi borderline e le dipendenze tossicofiliche.
Conclusioni
Il mio punto di vista è che il concetto di pulsione di morte, come pulsione originaria, non trova una conferma convincente nell’esperienza clinica. E’ invece possibile considerare la spinta verso la morte come una potenzialità trasformativa della mente umana quando la vita diventa soggettivamente e oggettivamente intollerabile.
La mia idea è che la distruttività umana non deriva da un patrimonio innato (la pulsione distruttiva) ma necessita per la sua azione di uno sviluppo lungo e complesso, spesso favorito da una complementare violenza da parte dell’ambiente. Da questo punto di vista sembra importante supporre l’esistenza di un’organizzazione patologica che si forma gradualmente e cerca di conquistare la parte sana della personalità come avviene nelle perversioni.
Il potere acquisito dall’organizzazione patologica distruttiva dipende anche dal ruolo del Super-io che coincide con una struttura perversa che ha un carattere seduttivo o intimidatorio.
Dal mio punto di vista il problema del piacere auto-distruttivo è molto complesso. Il piacere non è solamente ricercato come difesa dalle difficoltà della realtà esterna o come scarico della pulsione libidica. In certi casi l’attacco diretto contro la vita produce una soddisfazione intensa pari a quella che si ottiene mediante l’affermazione di sé e la scarica delle pulsioni.
La distruttività, distinta dall’aggressività, è legata al piacere che si ricava dal male. Io penso che, per ottenere questo scopo e per trasformare l’aggressività in distruttività, sia necessario un lungo processo in cui le disposizioni originarie si incontrano con stimoli ambientali negativi in modo da formare quel tipo di costellazione perversa che presenta, a chi lo agisce, l’atto distruttivo come capace di conferire potere, superiorità e onnipotenza.
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Originariamente Scritto da Sergio Visualizza MessaggioNoo, non cascare nella trappola, intendo uomini uccisi, generalmente.
Ecco, 100 volte tanto, allora di che ca55o parlano? Par condicio. Quando uccidi qualche d'uno lo fai per odio, denaro, mille motivi, ma non perchè è donna o uomo, che distinzione fanno e per quale motivo?Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.Originariamente Scritto da Bob TerwilligerDi solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
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Originariamente Scritto da Sergio Visualizza MessaggioNoo, non cascare nella trappola, intendo uomini uccisi, generalmente.
Ecco, 100 volte tanto, allora di che ca55o parlano? Par condicio. Quando uccidi qualche d'uno lo fai per odio, denaro, mille motivi, ma non perchè è donna o uomo, che distinzione fanno e per quale motivo?
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