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Lavorare nelle FFOO in Italia, se lavori per strada specialmente, è vomitevole per 1000 motivi.
Guadagni poco per il rischio e gli orari che fai, non hai tutele, non ti difende nessuno, non puoi permetterti errori manco banali, ogni giorno hai enormi rischi legali, etc etc.
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Oltre a essere odiato e schifato dal 90% delle persone
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Oltre a essere odiato e schifato dal 90% delle persone
E preso anche per il culo.
Proprio perché non hanno il "potere" che dovrebbero avere, sempre rimanendo nella legalità chiaramente.
Quanti video ci sono di gente che sbeffeggia spudoratamente le forze dell'ordine, consce del fatto che con tutta probabilità per non mettersi nei casini, non gli faranno nulla.
E non bisogna necessariamente andare negli USA per trovare un valore diverso conferito alle FFOO, basta andare in Inghilterra, Spagna, Francia, etc. etc...
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
MAFIAIl boss Pietro Aglieri chiede i danni allo Stato: "Io detenuto senza acqua e luce in condizioni disumane"
Il mafioso di Santa Maria di Gesù, condannato all'ergastolo per le stragi di Capaci e via D'Amelio, voleva un risarcimento per tutti gli anni trascorsi in carcere al 41 bis dal 1996. "Negato anche il diritto allo studio perché non mi sono stati forniti i testi gratuitamente". La Cassazione ha però bocciato l'istanza
Dal suo soprannome, "u signurinu", si desume che sia stato abituato all'eleganza e al lusso che certamente non ha potuto poi ritrovare nelle carceri in cui è stato ininterrottamente detenuto al 41 bis dal 16 giugno 1997. Pietro Aglieri, boss tra i più "mistici" e spietati di Cosa nostra, a capo della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù e fedele alleato dei Corleonesi, condannato all'ergastolo anche per le stragi di Capaci e via D'Amelio, si è effettivamente lamentato delle condizioni inumane e degradanti alle quali sarebbe stato sottoposto in cella per ben 23 anni e ha chiesto per questo allo Stato di risarcirlo.
Una richiesta che era stata respinta l'anno scorso dal tribunale di Sorveglianza di Roma, ma il mafioso non si era arreso e ha fatto ricorso in Cassazione, che ora è stato giudicato inammissibile dai giudici della prima sezione, presieduta da Luigi Fabrizio Augusto Mancuso, che lo hanno anche condannato a versare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.
Aglieri, 64 anni, con un'istanza molto articolata formulata il 30 novembre del 2020, aveva messo in evidenza come nei vari penitenziari in cui era stato recluso negli anni avrebbe dovuto fare i conti con condizioni igieniche e logistiche inadeguate e come sarebbe stato anche privato del diritto allo studio perché non gli sarebbe stato consentito di avere gratuitamente i testi. Un grande lettore, Aglieri, perlatro, e chi si è stupito dei libri ritrovati nel covo del boss Matteo Messina Denaro non ricordava evidentemente le centinaia di opere scoperte nel suo, di Kierkegaard, di Santa Teresa di Lisieux, nonché di Edith Stein, la carmelitana eliminata ad Auschiwitz, solo per citarne alcuni. Un covo in cui era stata realizzata pure una cappella con altare e inginocchiatoio.
Il mafioso chiedeva di essere risarcito perché, per esempio, a Caltanissetta la sua cella sarebbe stata in condizioni fatiscenti, senza acqua e senza luce, e sarebbe stato costretto ad un assoluto isolamento, mentre a Palermo gli sarebbero state negate la luce e l'aria naturale. A Rebibbia, invece, il bagno non sarebbe stato separato dalla stanza e non ci sarebbe stata acqua calda.
La Cassazione ha però ritenuto corretta la decisione del tribunale di Sorveglianza, secondo cui "non era riscontrabile alcuna compromissione dei diritti del detenuto" sotto nessun profilo, né logistico, né igienico, né ricreativo. Era stato rimarcato, peraltro, come sia a Tolmezzo che a Roma, Aglieri "era stato ristretto in spazi pro capite molto superiori a 4 metri quadrati (nel tempo: 7 e mezzo, 11, 14 e mezzo e 15 e mezzo) e come a Rebibbia gli era stata garantita "una fruizione riservata ed esclusiva" del bagno, e inoltre la doccia era all'esterno della cella e con acqua calda. In più erano state previste attività ricreative e rieducative, che però erano state "rifiutate dal condannato all'ergastolo". Nessuna compromissione poi del diritto allo studio, secondo i giudici, perché Aglieri "poteva acquistare i libri attraverso la direzione del carcere anche, concorrendo requisiti di reddito e di merito, attraverso diverse agevolazioni, comuni a tutti gli studenti". Non ci sono state quindi carenze così gravi durante la detenzione del mafioso da integrare condizioni detentive inumane e degradanti, come sosteneva lui. Che, anziché essere risarcito, dovrà invece pagare 3 mila euro allo Stato.
Il mafioso di Santa Maria di Gesù, condannato all'ergastolo per le stragi di Capaci e via D'Amelio, voleva un risarcimento per tutti gli anni trascorsi in carcere al 41 bis dal 1996. "Negato anche il diritto allo studio perché non mi sono stati forniti i testi gratuitamente". La Cassazione ha però bocciato l'istanza
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
MAFIAIl boss Pietro Aglieri chiede i danni allo Stato: "Io detenuto senza acqua e luce in condizioni disumane"
Il mafioso di Santa Maria di Gesù, condannato all'ergastolo per le stragi di Capaci e via D'Amelio, voleva un risarcimento per tutti gli anni trascorsi in carcere al 41 bis dal 1996. "Negato anche il diritto allo studio perché non mi sono stati forniti i testi gratuitamente". La Cassazione ha però bocciato l'istanza
Dal suo soprannome, "u signurinu", si desume che sia stato abituato all'eleganza e al lusso che certamente non ha potuto poi ritrovare nelle carceri in cui è stato ininterrottamente detenuto al 41 bis dal 16 giugno 1997. Pietro Aglieri, boss tra i più "mistici" e spietati di Cosa nostra, a capo della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù e fedele alleato dei Corleonesi, condannato all'ergastolo anche per le stragi di Capaci e via D'Amelio, si è effettivamente lamentato delle condizioni inumane e degradanti alle quali sarebbe stato sottoposto in cella per ben 23 anni e ha chiesto per questo allo Stato di risarcirlo.
Una richiesta che era stata respinta l'anno scorso dal tribunale di Sorveglianza di Roma, ma il mafioso non si era arreso e ha fatto ricorso in Cassazione, che ora è stato giudicato inammissibile dai giudici della prima sezione, presieduta da Luigi Fabrizio Augusto Mancuso, che lo hanno anche condannato a versare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.
Aglieri, 64 anni, con un'istanza molto articolata formulata il 30 novembre del 2020, aveva messo in evidenza come nei vari penitenziari in cui era stato recluso negli anni avrebbe dovuto fare i conti con condizioni igieniche e logistiche inadeguate e come sarebbe stato anche privato del diritto allo studio perché non gli sarebbe stato consentito di avere gratuitamente i testi. Un grande lettore, Aglieri, perlatro, e chi si è stupito dei libri ritrovati nel covo del boss Matteo Messina Denaro non ricordava evidentemente le centinaia di opere scoperte nel suo, di Kierkegaard, di Santa Teresa di Lisieux, nonché di Edith Stein, la carmelitana eliminata ad Auschiwitz, solo per citarne alcuni. Un covo in cui era stata realizzata pure una cappella con altare e inginocchiatoio.
Il mafioso chiedeva di essere risarcito perché, per esempio, a Caltanissetta la sua cella sarebbe stata in condizioni fatiscenti, senza acqua e senza luce, e sarebbe stato costretto ad un assoluto isolamento, mentre a Palermo gli sarebbero state negate la luce e l'aria naturale. A Rebibbia, invece, il bagno non sarebbe stato separato dalla stanza e non ci sarebbe stata acqua calda.
La Cassazione ha però ritenuto corretta la decisione del tribunale di Sorveglianza, secondo cui "non era riscontrabile alcuna compromissione dei diritti del detenuto" sotto nessun profilo, né logistico, né igienico, né ricreativo. Era stato rimarcato, peraltro, come sia a Tolmezzo che a Roma, Aglieri "era stato ristretto in spazi pro capite molto superiori a 4 metri quadrati (nel tempo: 7 e mezzo, 11, 14 e mezzo e 15 e mezzo) e come a Rebibbia gli era stata garantita "una fruizione riservata ed esclusiva" del bagno, e inoltre la doccia era all'esterno della cella e con acqua calda. In più erano state previste attività ricreative e rieducative, che però erano state "rifiutate dal condannato all'ergastolo". Nessuna compromissione poi del diritto allo studio, secondo i giudici, perché Aglieri "poteva acquistare i libri attraverso la direzione del carcere anche, concorrendo requisiti di reddito e di merito, attraverso diverse agevolazioni, comuni a tutti gli studenti". Non ci sono state quindi carenze così gravi durante la detenzione del mafioso da integrare condizioni detentive inumane e degradanti, come sosteneva lui. Che, anziché essere risarcito, dovrà invece pagare 3 mila euro allo Stato.
I risultati delle elezioni in Abruzzo, ormai definitivi: Marco Marsilio, il governatore uscente candidato dal centrodestra, ha vinto con il 53,4 per cento dei voti; Luciano D’Amico, candidato dal centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle, si ferma al 46,5%. FdI primo partito, poi c’è il Pd. Exploit di Forza Italia; forte calo di Lega e M5S
La domanda, adesso, è se l’unità delle opposizioni sopravviverà alla sconfitta di ieri in Abruzzo. Di colpo, le parti si sono invertite. Dopo l’affermazione del «cartello» Pd-M5S in Sardegna, due settimane fa, sembrava che contraddizioni e errori fossero franati nel campo di una destra traumatizzata. Ma stavolta il trauma riguarda le opposizioni. Mette a nudo divergenze profonde tra il partito di Elly Schlein, il Movimento di Giuseppe Conte e Azione di Carlo Calenda, che la speranza di una replica del successo sardo aveva velato.
Il distacco bruciante del sette-otto per cento tra il candidato di sinistra e i grillini e quello della destra riporta impietosamente indietro le lancette politiche degli avversari del governo. Di nuovo, si pone il problema di amalgamare una forza come il Pd con le ambizioni dei Cinque Stelle; di armonizzare il «pacifismo» neutralista di Conte con l’atlantismo e la linea filo-Ucraina di Schlein. E soprattutto, di capire chi guiderà l’opposizione. Forse non è scontato. Ma è prevedibile che dopo la delusione di ieri, tra Pd e M5S la competizione, se non il conflitto per il primato politico ricomincerà. E sovrasterà i loro rapporti, restituendo l’incompatibilità di un «campo largo», o «giusto» che vada da Conte e Fratoianni, di Avs, fino a Calenda. La speranza di una vittoria in Abruzzo aveva oscurato questa realtà. La sconfitta la ribadisce, più cruda di prima.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Arturo, da quanto scrive Calenda si evince che i 5S sono più a "destra" della (finta) destra al governo, visto che, secondo Calenda, "si inchiodano alle ragioni di Putin" e "flirtano con Trump"...ciò vuol dire che Calenda è pro Biden e pro Zelensky, ovvero pro UE, pro progressisimo, e quindi pro tutto quel portato ideologico spinto fino alle sue estreme conseguenze...e cioè chi si dichiara di (finta) destra, dovrebbe semmai guardare con "simpatia" ai 5S e non certo ad un Calenda.
Tutto questo cortocircuito ideologico in cui annaspa la politica italiana ci fa capire che non esistono più campi netti e definiti nella politica, perchè sui temi essenziali, quelli che dovrebbero definire una "identità" politica, sono tutti uguali, tutti cioè a seguire il corso del fiume delle ideologie occidentali, senza il minimo segno di distinzione o differenziazione che tenti un "contrasto", una opposizione anche con dighe di legno.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Arturo, da quanto scrive Calenda si evince che i 5S sono più a "destra" della (finta) destra al governo, visto che, secondo Calenda, "si inchiodano alle ragioni di Putin" e "flirtano con Trump"...ciò vuol dire che Calenda è pro Biden e pro Zelensky, ovvero pro UE, pro progressisimo, e quindi pro tutto quel portato ideologico spinto fino alle sue estreme conseguenze...e cioè chi si dichiara di (finta) destra, dovrebbe semmai guardare con "simpatia" ai 5S e non certo ad un Calenda.
Tutto questo cortocircuito ideologico in cui annaspa la politica italiana ci fa capire che non esistono più campi netti e definiti nella politica, perchè sui temi essenziali, quelli che dovrebbero definire una "identità" politica, sono tutti uguali, tutti cioè a seguire il corso del fiume delle ideologie occidentali, senza il minimo segno di distinzioni o differenziazione che tenti un "contrasto", una opposizione anche con dighe di legno.
i 5s non hanno ideologia, se non quella della poltrona conquistata elargendo fondi pubblici in bonus sussidi e truffette.
Non sono realmente proputin, non sostengono la russia per ragioni idealistiche ma perchè probabilmente pagati da putin, e poi per assecondare la grtta mentalità degli elettori grillini "i soldi per le armi all'ucraina invece dateli a noi per stare sul divano"
Ah beh se prendiamo come paladino il figlio di papà incapace Calenda stiamo a posto.
uno che se non era figlio di papà sarebbe a fare il magazziniere da qualche parte
Originariamente Scritto da Marco pl
i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
La vittima, 47 anni, è stata soccorsa dal consorte, poi picchiato dall'aggressore. Sul posto, a Roma, è intervenuta la polizia
Prima la rapina, poi la violenza sessuale. È successo ieri (domenica 10 marzo) nella zona di Tomba di Nerone, a nord di Roma, dove una donna di 47 anni uscita di casa di buon mattino, alle 6.30, è stata avvicinata da un uomo, un cittadino della Repubblica Dominicana, che le ha strappato il Rolex e ha abusato sessualmente di lei. Il marito della vittima, sentite le grida dalla moglie, si è fiondato in sua difesa ma è stato picchiato dall'aggressore, scrive RomaToday.
Originariamente Scritto da Marco pl
i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
Andare in giro, uscire di casa ormai è diventato come entrare in una zona di guerra o zona "aliena". Questo vero e proprio allarme sociale (bande di albanesi, per dire, tirano fuori le pistole nei bar del pieno centro come niente fosse) è completamente ignorato da tutte le forze politiche, in primis da quelle che stanno al governo.
La Meloni continua con le sue passerelle (l'ultima per il rugby), nella incosistenza fattuale della azione politica. Adesso poi che la maggioranza si è salvata in Abruzzo, tutt'appost e si può tornare a dormire tranquilli.
...ma di noi
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