Originariamente Scritto da Testa
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EDF il colosso dell'energia francese che gestisce le centrali nucleari dopo una capitalizzazione in borsa pari a 3,1 miliardi di euro e la nazionalizzazione del restante 16% di azioni pari a 9 miliardi di euro, ha subito nel primo semestre 2022 una delle perdite più pesanti della sua storia, 5,3 miliardi di euro. In Francia su 58 reattori nucleari una buona parte sono ferme a causa della corrosione e della siccità
Sulla questione azioni e perdite, EDF è per oltre l'80% di proprietà statale. Di fronte alla crisi energetica, il governo le ha imposto di vendere elettricità di origine nucleare a prezzo calmierato. Questa è una manovra corretta per contrastare l'inflazione e diminuire l'impatto della crisi. Il problema è che EDF è per un 15% di proprietà privata. Costringerla a vendere sottocosto ha portato a una perdita di utili, da cui una contrazione del prezzo delle azioni in borsa.
Questo non è un problema se l'azienda è totalmente statale; ma essendo parzialmente privata, la manovra del governo ha ingiustamente colpito l'investimento dei possessori di azioni. Il governo francese ha quindi annunciato l'intenzione di comprare tutte le azioni presenti sul mercato in modo da statalizzare completamente EDF e poter operare liberamente per sussidizzare l'energia nucleare.
Insomma, l'articolista presenta la perdita di EDF come un danno per lo stato, mentre è esattamente il contrario. E' una manovra finanziaria consapevole, fatta per ridistribuire a livello statale l'incremento del prezzo dell'energia in modo da mantenere attivo il circular flow of income. Per la collettività è un vantaggio, non uno svantaggio.
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