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L’Emilia Romagna è quel pezzo di terra voluto da Dio per permettere agli uomini di costruire la Ferrari. Gli Emiliani-Romagnoli sono così. Devono fare una macchina? Loro ti fanno una Ferrari, una Maserati e una Lamborghini. Devono fare una moto? Loro costruiscono una Ducati. Devono fare un formaggio? Loro si inventano il Parmigiano Reggiano. Devono fare due spaghetti? Loro mettono in piedi la Barilla. Devono farti un caffè? Loro ti fanno la Saeco. Devono trovare qualcuno che scriva canzonette? Loro ti fanno nascere gente come Dalla, Morandi, Vasco, Liga. Devono farti una siringa? Loro ti tirano su un’azienda biomedicale. Devono fare 4 piastrelle? Loro se ne escono con delle maioliche. Sono come i giapponesi, non si fermano, non si stancano, e se devono fare una cosa, a loro piace farla bene e bella, ed utile a tutti.. Ci saranno pietre da raccogliere dopo un terremoto? Loro alla fine faranno cattedrali.
"Finalmente una persona intelligente, lei donna del futuro, anche esteticamente. Meloni donna del passato": Oliviero Toscani si è detto parecchio entusiasta per la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd. Ai microfoni de La Zanzara su Radio24, ha detto: "La Schlein è una mia amica, la conosco da tanti anni e l’ho sostenuta. Vuole la liberalizzazione delle droghe leggere? Evviva, sono un radicale vero. Libera circolazione di canne, uomini e donne”.
"Finalmente una persona intelligente, lei donna del futuro, anche esteticamente. Meloni donna del passato": Oliviero Toscani si è detto parecchio entusiasta per la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd. Ai microfoni de La Zanzara su Radio24, ha detto: "La Schlein è una mia amica, la conosco da tanti anni e l’ho sostenuta. Vuole la liberalizzazione delle droghe leggere? Evviva, sono un radicale vero. Libera circolazione di canne, uomini e donne”.
Sono anni che il pd ce lo promette ma io le cannette legali ancora non posso farmele
Cazzari
Originariamente Scritto da Lorenzo993
non nominare cristo che se ti avesse incontrato avrebbe mandato a mignotte la bibbia e ti avrebbe preso a calci in culo
"Finalmente una persona intelligente, lei donna del futuro, anche esteticamente. Meloni donna del passato": Oliviero Toscani si è detto parecchio entusiasta per la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd. Ai microfoni de La Zanzara su Radio24, ha detto: "La Schlein è una mia amica, la conosco da tanti anni e l’ho sostenuta. Vuole la liberalizzazione delle droghe leggere? Evviva, sono un radicale vero. Libera circolazione di canne, uomini e donne”.
Toscani è un grandissimo Artista , se ci vede esteticamente la donna del futuro significa che siamo messi male. Molto male.
Interessante poi come possa apprezzare la netralura di genere a livello estetico , con persone senza caratterizzazione sessuale , lui che sui contrasti ( razziali) ha fatto le sue campagne più famose e apprezzate.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Art, sento che stai diventando monomaniaco della Schlein.
Si prevedono fuochi d'artificio su FB.
è riuscita a rendermi insopportabile anche il pd, che fino a ieri mi era indifferente. E' bastato trasformarlo in m5s.
Ma lei è una ex sardina e se ricordi non li sopportavo
è riuscita a rendermi insopportabile anche il pd, che fino a ieri mi era indifferente. E' bastato trasformarlo in m5s.
Ma lei è una ex sardina e se ricordi non li sopportavo
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
“Pochi operai e tecnici”: il Veneto senza figli ora chiede più migranti
Le imprese del Nordest fanno fatica a trovare personale e soffrono il calo demografico. Servono cinque mesi per un profilo qualificato e si cerca nel raggio di 50 km. E tutti, dal turismo all’edilizia ai trasporti, chiedono più stranieri BASSANO (vicenza) - «Per trovare una persona da assumere ci vogliono anche cinque mesi. Nel frattempo il ritmo di ricambio del personale è raddoppiato: vale per gli ingegneri e i tecnici, ma anche per gli operai». Nello stabilimento di Bassano, dove la pianura veneta sbatte sulle Alpi, Baxi produce caldaie: ha mille dipendenti di trenta nazionalità, un tetto di pannelli solari, una nuova linea di macchinari 4.0 e sperimentazioni avanzate con l’idrogeno. Il Veneto che investe sul futuro. Solo che senza il fattore produttivo più importante, cioè il lavoro, l’ingegnere Alberto Favero, direttore generale di Baxi, fatica a immaginare un domani: «Prima cercavamo i candidati in un raggio di 20 chilometri, ora siamo a 50. La carenza di figure di tutti i livelli ha completamente sbilanciato il mercato di lavoro», spiega senza giri di parole, come si usa da queste parti. E anche la soluzione che propone è lineare: «Bisogna aumentare i flussi di lavoratori stranieri e rivedere le logiche anacronistiche che li regolano. Senza ideologie». Più immigrazione: in Veneto lo chiedono tutti gli imprenditori. Dagli albergatori di Jesolo, che non trovano camerieri, agli agricoltori del veronese, senza personale per raccogliere le fragole. E poi i trasporti, mancano camionisti, l’edilizia, operai, la sanità, infermieri e badanti. Stupisce? Solo chi si ferma all’immagine del Veneto ultraleghista, quella del “vestirli da leprotti” per far sparare i cacciatori (Gentilini dixit). La realtà è che fin dagli anni ’80, quando mani del Nordafrica salvarono le concerie del Vicentino, produzione troppo dura e sporca per mani italiane, il miracolo Nordest è stato costruito con tanto lavoro straniero: marocchino, albanese, rumeno.
E il principio molto basico dell’integrazione alla veneta — “basta che lavorino” — ha a suo modo funzionato. Stupisce altro, però: la richiesta di allargare i flussi, specie da parte degli industriali, nasce dalla consapevolezza di una crisi strutturale, non certo dovuta ai presunti “divanati” del Reddito di cittadinanza («Non c’entra un cavolo», dicono tutti), né riducibile alla ripartenza post-Covid. «I primi effetti del declino demografico sono arrivati con una rapidità spiazzante», dice Favero.
BASSANO (vicenza) - «Per trovare una persona da assumere ci vogliono anche cinque mesi. Nel frattempo il ritmo di ricambio del personale è raddoppiato: vale per gli ingegneri e i tecnici, ma anche per gli operai». Nello stabilimento di Bassano, dove la pianura veneta sbatte sulle Alpi, Baxi produce caldaie: ha mille dipendenti di trenta nazionalità, un tetto di pannelli solari, una nuova linea di macchinari 4.0 e sperimentazioni avanzate con l’idrogeno. Il Veneto che investe sul futuro.
Solo che senza il fattore produttivo più importante, cioè il lavoro, l’ingegnere Alberto Favero, direttore generale di Baxi, fatica a immaginare un domani: «Prima cercavamo i candidati in un raggio di 20 chilometri, ora siamo a 50. La carenza di figure di tutti i livelli ha completamente sbilanciato il mercato di lavoro», spiega senza giri di parole, come si usa da queste parti. E anche la soluzione che propone è lineare: «Bisogna aumentare i flussi di lavoratori stranieri e rivedere le logiche anacronistiche che li regolano. Senza ideologie».
Più immigrazione: in Veneto lo chiedono tutti gli imprenditori. Dagli albergatori di Jesolo, che non trovano camerieri, agli agricoltori del veronese, senza personale per raccogliere le fragole. E poi i trasporti, mancano camionisti, l’edilizia, operai, la sanità, infermieri e badanti. Stupisce? Solo chi si ferma all’immagine del Veneto ultraleghista, quella del “vestirli da leprotti” per far sparare i cacciatori (Gentilini dixit). La realtà è che fin dagli anni ’80, quando mani del Nordafrica salvarono le concerie del Vicentino, produzione troppo dura e sporca per mani italiane, il miracolo Nordest è stato costruito con tanto lavoro straniero: marocchino, albanese, rumeno.
E il principio molto basico dell’integrazione alla veneta — “basta che lavorino” — ha a suo modo funzionato. Stupisce altro, però: la richiesta di allargare i flussi, specie da parte degli industriali, nasce dalla consapevolezza di una crisi strutturale, non certo dovuta ai presunti “divanati” del Reddito di cittadinanza («Non c’entra un cavolo», dicono tutti), né riducibile alla ripartenza post-Covid. «I primi effetti del declino demografico sono arrivati con una rapidità spiazzante», dice Favero.
Così nel triangolo del Pil tra Vicenza, Padova e Treviso la demografia sta diventando l’ossessione numero uno degli imprenditori, più dell’energia e al pari delle tasse. Nel rapporto 2022 della Fondazione Nord Est il professor Gianpiero Dalla Zuanna ha fatto un calcolo: da qui al 2030 nel Nordest “allargato”, compresa l’Emilia Romagna, verranno a mancare 50 mila lavoratori ogni anno.
«I figli del baby boom, molti con la licenza media, vanno in pensione — spiega il demografo dell’Università di Padova — e i giovani che dovrebbero rimpiazzarli sono pochi e quasi tutti diplomati. In una regione di manifattura significa non avere lavoratori sufficienti soprattutto per gli impieghi base». Morale: per tenere accesa la fabbrica Veneto, in attesa di un’improbabile inversione della natalità, i flussi dall’estero dovranno crescere, e tanto. «Ma si sa — aggiunge Dalla Zuanna — la demografia guarda alla generazioni future, la politica al telegiornale della sera».
Ora però i tiggì sono pieni di aziende che si lamentano. Non a caso qualche giorno fa il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, vicinissimo alla premier Meloni, ha parlato di 500 mila ingressi in due anni. Da queste parti, mentre le imprese attendono il famigerato “click day” del decreto flussi (27 marzo) già sapendo che le quote di permessi di soggiorno non basteranno, le sue parole hanno acceso aspettative: in fondo — si ragiona — se c’è un governo che può mettere mano all’immigrazione senza essere impallinato da destra, è questo.
Ma quale anima del governo Meloni vincerà: quella pragmatica o quella ideologica? «La legge Bossi-Fini è figlia di un’altra epoca: è il momento di riprendere tutto in mano, la speranza è che prevalga il pragmatismo», dice dal suo quartier generale di Campodarsego, nel Padovano, Enrico Carraro, presidente della multinazionale dei sistemi di trasmissione e leader degli industriali veneti. «A meno che non vogliamo chiudere bottega e trasformarci in una riserva Wwf abbiamo bisogno di accogliere persone».
Cita quello che ha fatto la Germania, con i turchi e poi con i profughi siriani. E non è solo una questione di quantità: «Si potrebbero creare reti per formare i migranti nei Paesi d’origine e farli arrivare già preparati. Qui ci sono aziende pronte a mettere a disposizione case anche per le famiglie», dice Carraro. «Ma per ora c’è solo tanta buona volontà dei singoli. Gli strumenti per governare il fenomeno mancano».
Dall’”aiutarli a casa loro” al “formarli a casa loro”: sembra essere anche uno degli obiettivi del governo, un passo avanti. L’imbarazzo seguito alle parole di Lollobrigida però mostra come il tema immigrazione sia minato anche per questa maggioranza, dopo anni passati ad agitare spauracchi. D’altra parte, se il pragmatismo degli imprenditori ha una logica economica chiara — avere forza lavoro a disposizione, magari con basse pretese salariali — l’impatto politico e sociale di un aumento dei migranti resta un’incognita.
«Non siamo stracci usa e getta», dice Abdallah Khezraji, 57 anni, arrivato dal Marocco trent’anni fa con le valigie di cartone e oggi imprenditore dell’accoglienza, con una cooperativa che gestisce due centri per richiedenti asilo a Treviso. Di lati oscuri l’integrazione alla veneta ne ha parecchi. Il caporalato c’è, e non solo nei campi, come ha dimostrato la storiaccia dei lavoratori pachistani sfruttati nel subappalto delle stamperie di Grafica Veneta. E se molti stranieri negli anni sono diventati partite Iva o “padroncini”, la gran parte forma un proletariato del lavoro non qualificato sparso tra piccole e microimprese, poco sopra la povertà.
Prima o poi arriveranno anche periodi di recessione e minore occupazione, quando il “basta che lavorino” torna “ci rubano il lavoro”: in passato in Veneto perfino la Cgil e la Caritas hanno detto “basta immigrati”. «Ci vogliono nuove politiche dell’immigrazione contro l’illegalità», dice Khezraji, che però chiede anche politiche dell’integrazione. «Molti dei ragazzi che escono dai nostri centri, con gli stipendi che prendono, non possono permettersi neppure una casa. I corsi di italiano non esistono. Per avere la cittadinanza servono anni». Se il futuro del Veneto passa da loro, è un futuro che va riscritto da zero.
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