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Sanremo 2022 - LXXII Festival della Canzone Italiana
L’anno di Malika era il 2010
Quello in cui vinse Scanu e in cui arrivó secondo il trio Pupo Filiberto Canonici
Che mi hai ricordato...
Avevo completamente rimosso il fantastico trio.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Il vero capolavoro di quell'album è "Con il nastro rosa", canzone di un notturno inquieto, con un assolo di chitarra nel finale che ha fatto storia. E' l'ultimo album scritto con Mogol...e in questo album si inizia proprio a notare un principio di stanchezza di scrittura da parte di Mogol, un inaridirsi della penna, anche se un paio di zampate ancora le piazza (qui e appunto in Con il nastro rosa).
C'è una certa pesantezza diffusa, complici anche i sovraccarichi arrangiamenti di Westley. I provini della canzoni, spogliati di tutti quei suoni, sono molto migliori. La stessa Con il nastro rosa, che ha una produzione molto più misurata, si erge svettante, proprio perchè la voce, la musica non sono soffocate.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Alle medie scrivevo roba migliore per le ragazze...
Sean
Esprimiti sul testo degli Stadio, please.
Il problema (tuo) è che quel testo non vuole essere una roba per le ragazze.
Può essere benissimo dedicato ad una figlia o figlio.
Lasciamo perdere Sylvè... resta tranquillamente della tua e siamo apposto così.
Il vero capolavoro di quell'album è "Con il nastro rosa", canzone di un notturno inquieto, con un assolo di chitarra nel finale che ha fatto storia. E' l'ultimo album scritto con Mogol...e in questo album si inizia proprio a notare un principio di stanchezza di scrittura da parte di Mogol, un inaridirsi della penna, anche se un paio di zampate ancora le piazza (qui e appunto in Con il nastro rosa).
C'è una certa pesantezza diffusa, complici anche i sovraccarichi arrangiamenti di Westley. I provini della canzoni, spogliati di tutti quei suoni, sono molto migliori. La stessa Con il nastro rosa, che ha una produzione molto più misurata, si erge svettante, proprio perchè la voce, la musica non sono soffocate.
si IMHO un lavoro “arrivato”.
Non e’ tra i miei favoriti, ma e’ rimarcabile la poetica di “con il nastro rosa” (che e’ la sola che ho piacere a riascoltare detto tra noi).
La cosa positiva e’ che quel capitolo si e’ concluso e non si e’ trascinato.
Mogol in qualche passaggio la poesia l'ha sfiorata sì. Però il testo di Pensieri e Parole, o della stessa Emozioni, se lo scardini dall'impalcatura musicale, si sbriciola, non suscita quella emozione che descrive...perchè non è poesia, non è letteratura, deve stare in strofe, metriche, è parola che senza note non "suona".
Il testo di "Ti amo" di Bigazzi per Tozzi...se lo togli dalla musica che resta?
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La bravura dell'autore dei versi è nel trovare le parole più adatte ad una musica. Il genio (di Mogol, ad esempio) è lì. Quando le drammatiche strofe de I giardini di marzo si aprono in quel ritornello sconvolgente, arioso, che davvero va a lambire o partorire gli universi interiori di ciascuno di noi, la somma bravura di Mogol è nel trovare le frasi adatte....nel dipingere i "fiumi azzurri e colline e praterie" (gli spazi aperti), nello spaesamento spazio-temporale (che anno è, che giorno è?) fino alla chiusa-capolavoro: l'universo trova spazio dentro me/ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è.
Ha quella sensibilità lì, di cogliere e sottolinerare e tradurre in versi quanto la musica suscita, in quel caso gli sconfinati e conturbanti universi interiori, indicibili, che Mogol risolve con immagini della natura panica, fino alla fusione con l'intero tutto cosmico.
Ma provate a recitarli da soli e poi noterete le differenze.
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99 volte su 100 i testi si scrivono sulla musica, l’opposto e’ difficilissimo (vedi appunto il,caso di cui sopra).
La Canzone e’ testo+musica+interpretazione, per quello che poi interpretare testi altrui su arrangiamenti stravolti e’ manovra rischiosa, talvolta ai limiti della blasfemia
Pure Fratelli d'Italia, se gli togli la musica, rimane un temino un temino sull'amor patrio. Idem per il Va Pensiero: senza la musica di Verdi le parole di Solera sono un esercizio di retorica:
Va' pensiero, sull'ali dorate
Va', ti posa sui clivi, sui colli
Ove olezzano trepide e molli
L'aure dolci del suolo natal
Del Giordano le rive saluta
Di Sionne le torri atterrate
Oh mia patria, sì bella e perduta
Oh, membranza sì cara e fatal
Arpa d'or dei fatidici vati
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi
Ci favella del tempo che fu
O t'ispiri, il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù
Che ne infonda al patire virtù
Che ne infonda al patire virtù
Al patire virtù
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