Italia, le pagelle di Sconcerti: Insigne ultimo 10 classico, Jorginho insostituibile
In 50 anni di Europei e Mondiali poche volte ho visto un’Italia migliore di questa e mai l’ho vista recuperare palla in pochi secondi nella metà campo degli altri. Mai ho visto avversari cancellati come adesso
di Mario Sconcerti
Mancini ha sfiorato la civetteria mandando tutti in campo entro la fine del girone. Donnarumma sostituito da Sirigu sull’uno a zero, è una scommessa molto personale, quasi privata, quindi sconsigliabile alla responsabilità di un comandante. Avessimo preso un gol con Sirigu si sarebbe aperto un crocevia di polemiche che avrebbe compromesso tutto. Detto questo il voto all’Italia è altissimo. È stata la miglior squadra del torneo per il gioco espresso e la capacità di recuperare subito il pallone. Abbiamo spostato trenta metri avanti la linea del nostro calcio. Difendiamo in sette, ma nel campo degli altri. In area non arrivano azioni, solo palloni casuali che non acquistano mai senso.
Così Donnarumma diventa uno a cui è impossibile dare un voto, anche se la sua presenza tiene sempre tranquilla la difesa. A destra Mancini ha cambiato tre giocatori in tre partite: Florenzi (voto 6), Di Lorenzo (6.5) e Toloi (6.5). Il migliore è Di Lorenzo, ma credo andrà avanti Toloi, perché dall’altra parte, nella diagonale, Toloi diventa il terzo centrale naturale. Spinazzola (voto 7.5) è giocatore strano, fa benissimo la fase difficile del gioco, saltare l’uomo, è quello che copre meglio gli attacchi di Spinazzola scolastico nella parte facile. Ha un cross lento, spesso a campanile e sempre a difesa schierata. Deve imparare a usare il sinistro. Ha fatto una gran partita Bastoni su Bale, ma la coppia resta Bonucci-Acerbi. Bonucci (6.5) si agita molto, ma incide meno. L’idea è che guidi ancora la difesa, ma c’è aria di novità tra la progressione di Acerbi (6.5) e l’avanzare di Bastoni. È ancora improprio il contributo di Emerson Palmieri (voto 6). Non è il suo tempo buono. Ha giocato bene Chiesa contro il Galles, ma nell’Italia non è ancora un titolare. È l’uomo che cambia le partite, non che le imposta. È uomo da mettere nel secondo tempo quando devi segnare un gol decisivo.
La squadra ha più bisogno della diversità di Berardi (7) che aiuta a tenerla insieme e ha uno spunto simile. Chiesa (voto 6.5) ha la profondità di una linea retta, Berardi assomiglia a un cerchio, tiene molte cose dentro di sé. Si deve sempre partire con Berardi. Chiesa verrà poi. Parole a parte merita Insigne (voto 8), la nostra vera differenza. È rimasto l’ultimo numero 10 latino, vecchia maniera. È un soggetto unico in Europa. Questo è il tempo di Foden, di Grealish, di Havertz, di Pedri, gente velocissima che dribbla col pensiero, attraverso spostamenti o triangoli, non saltando l’uomo. Insigne è l’ultimo sudamericano d’Europa. Spinazzola se lo tiene alle spalle quando avanza o lo spinge al centro. Così Insigne diventa l’artista da ultimo passaggio o da destro a giro in porta. Questo Europeo è il suo teatro. Avrà poi il Mondiale tra un anno. È come se il calcio avesse fatto un passo indietro per aspettarlo. Ora è il suo tempo. Più di Insigne solo Jorginho (voto 8.5) perché non è sostituibile e fa benissimo quello che serve. È l’allenatore in campo. E essere l’altro Mancini non è facile. Poi Verratti (8). Credo sia con De Bruyne la miglior mezzala sotto i trent’anni d’Europa. Sopra c’è solo Modric, Kroos non più. È vezzoso e pratico, a forza di infortuni si è fatto anche cattivo. È una delle nostre differenze reali.
Barella (voto 7) deve ancora entrare in pieno nel torneo. Non è da brevi distanze e stare fuori per far giocare gli altri lo ha disturbato. Chiude con Jorginho e Verratti un centrocampo leggero e perfetto. Locatelli (voto 8) è più inglese, più ordinato e completo, è il centrocampista dei prossimi dieci anni, non della prossima settimana. In questa squadra colta sta bene perfino Bernardeschi (6) perché ha classe e sa nelle intenzioni copiare Insigne nei movimenti e negli spostamenti. Giocherà poco, ma è un’idea che nei cinque cambi ha un senso. Il centravanti è Immobile (voto 7). Belotti (6.5) serve per cambiare partita quando una sola non basta. Raspadori (6) è un omaggio di Mancini a se stesso. Sembra lui una quarantina di anni fa. Va da sé che il voto più alto tocca a Mancini (9). Tralascio l’entusiasmo facile e ricordo che partimmo così in Argentina per poi arrivare quarti e ancora meglio nel ’90 per poi arrivare terzi. Quando si gioca a dentro o fuori c’è una buona ragione per ogni evenienza. Ma in cinquant’anni di Europei e Mondiali poche volte ho visto un’Italia migliore di questa e mai l’ho vista recuperare palla in pochi secondi nella metà campo degli altri. Mai ho visto avversari cancellati come adesso. Resto prudente, ma felice di aver imparato qualcosa di nuovo.
CorSera
In 50 anni di Europei e Mondiali poche volte ho visto un’Italia migliore di questa e mai l’ho vista recuperare palla in pochi secondi nella metà campo degli altri. Mai ho visto avversari cancellati come adesso
di Mario Sconcerti
Mancini ha sfiorato la civetteria mandando tutti in campo entro la fine del girone. Donnarumma sostituito da Sirigu sull’uno a zero, è una scommessa molto personale, quasi privata, quindi sconsigliabile alla responsabilità di un comandante. Avessimo preso un gol con Sirigu si sarebbe aperto un crocevia di polemiche che avrebbe compromesso tutto. Detto questo il voto all’Italia è altissimo. È stata la miglior squadra del torneo per il gioco espresso e la capacità di recuperare subito il pallone. Abbiamo spostato trenta metri avanti la linea del nostro calcio. Difendiamo in sette, ma nel campo degli altri. In area non arrivano azioni, solo palloni casuali che non acquistano mai senso.
Così Donnarumma diventa uno a cui è impossibile dare un voto, anche se la sua presenza tiene sempre tranquilla la difesa. A destra Mancini ha cambiato tre giocatori in tre partite: Florenzi (voto 6), Di Lorenzo (6.5) e Toloi (6.5). Il migliore è Di Lorenzo, ma credo andrà avanti Toloi, perché dall’altra parte, nella diagonale, Toloi diventa il terzo centrale naturale. Spinazzola (voto 7.5) è giocatore strano, fa benissimo la fase difficile del gioco, saltare l’uomo, è quello che copre meglio gli attacchi di Spinazzola scolastico nella parte facile. Ha un cross lento, spesso a campanile e sempre a difesa schierata. Deve imparare a usare il sinistro. Ha fatto una gran partita Bastoni su Bale, ma la coppia resta Bonucci-Acerbi. Bonucci (6.5) si agita molto, ma incide meno. L’idea è che guidi ancora la difesa, ma c’è aria di novità tra la progressione di Acerbi (6.5) e l’avanzare di Bastoni. È ancora improprio il contributo di Emerson Palmieri (voto 6). Non è il suo tempo buono. Ha giocato bene Chiesa contro il Galles, ma nell’Italia non è ancora un titolare. È l’uomo che cambia le partite, non che le imposta. È uomo da mettere nel secondo tempo quando devi segnare un gol decisivo.
La squadra ha più bisogno della diversità di Berardi (7) che aiuta a tenerla insieme e ha uno spunto simile. Chiesa (voto 6.5) ha la profondità di una linea retta, Berardi assomiglia a un cerchio, tiene molte cose dentro di sé. Si deve sempre partire con Berardi. Chiesa verrà poi. Parole a parte merita Insigne (voto 8), la nostra vera differenza. È rimasto l’ultimo numero 10 latino, vecchia maniera. È un soggetto unico in Europa. Questo è il tempo di Foden, di Grealish, di Havertz, di Pedri, gente velocissima che dribbla col pensiero, attraverso spostamenti o triangoli, non saltando l’uomo. Insigne è l’ultimo sudamericano d’Europa. Spinazzola se lo tiene alle spalle quando avanza o lo spinge al centro. Così Insigne diventa l’artista da ultimo passaggio o da destro a giro in porta. Questo Europeo è il suo teatro. Avrà poi il Mondiale tra un anno. È come se il calcio avesse fatto un passo indietro per aspettarlo. Ora è il suo tempo. Più di Insigne solo Jorginho (voto 8.5) perché non è sostituibile e fa benissimo quello che serve. È l’allenatore in campo. E essere l’altro Mancini non è facile. Poi Verratti (8). Credo sia con De Bruyne la miglior mezzala sotto i trent’anni d’Europa. Sopra c’è solo Modric, Kroos non più. È vezzoso e pratico, a forza di infortuni si è fatto anche cattivo. È una delle nostre differenze reali.
Barella (voto 7) deve ancora entrare in pieno nel torneo. Non è da brevi distanze e stare fuori per far giocare gli altri lo ha disturbato. Chiude con Jorginho e Verratti un centrocampo leggero e perfetto. Locatelli (voto 8) è più inglese, più ordinato e completo, è il centrocampista dei prossimi dieci anni, non della prossima settimana. In questa squadra colta sta bene perfino Bernardeschi (6) perché ha classe e sa nelle intenzioni copiare Insigne nei movimenti e negli spostamenti. Giocherà poco, ma è un’idea che nei cinque cambi ha un senso. Il centravanti è Immobile (voto 7). Belotti (6.5) serve per cambiare partita quando una sola non basta. Raspadori (6) è un omaggio di Mancini a se stesso. Sembra lui una quarantina di anni fa. Va da sé che il voto più alto tocca a Mancini (9). Tralascio l’entusiasmo facile e ricordo che partimmo così in Argentina per poi arrivare quarti e ancora meglio nel ’90 per poi arrivare terzi. Quando si gioca a dentro o fuori c’è una buona ragione per ogni evenienza. Ma in cinquant’anni di Europei e Mondiali poche volte ho visto un’Italia migliore di questa e mai l’ho vista recuperare palla in pochi secondi nella metà campo degli altri. Mai ho visto avversari cancellati come adesso. Resto prudente, ma felice di aver imparato qualcosa di nuovo.
CorSera
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