Europei di calcio 2021: I CAMPIONI SIAMO NOI!

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  • Sean
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    L’Italia vince l’Europeo battendo in finale l’Inghilterra ai rigori, straordinario Donnarumma che para il rigore decisivo e porta gli azzurri in trionfo. 53 anni dopo l’unico Europeo vinto, quindici anni dopo il Mondiale vinto in Germania, e quattro dopo quello fallito in Russia. Una grande festa di colori ne cielo di Wembley, con gli inglesi che pensavano di aver già vinto in lacrime. Un Europeo giocato e vinto alla grande, come squadra migliore e più sorprendente, davanti a tante altre grandissime nazionali, dalla Francia alla Germania. Insomma un trionfo giusto e meritato. Il grazie va tutto a Mancini, che ha aperto un nuovo capitolo del calcio italiano: ha costruito una squadra di uomini forti, l’ha convinta a crederci e le ha dato anche una semplice parola d’ordine: “divertirsi”. Il ct si riprende a 56 anni quello che non era riuscito a conquistare negli anni 80 e 90 da calciatore azzurro con delle Nazionali straordinarie. Proprio da un calcio depresso è cominciata una nuova epoca


    L’Italia campione d’Europa fa scintille su Wembley. Dal tetto dello stadio mito escono i fuochi artificiali, le nostre urla, la gioia, la felicità e il pianto commosso dei giocatori, le notti magiche, il più grande spettacolo dopo il big bang e le canzoni di Raffa. E ovviamente prima di cominciare non sarebbe mai potuta mancare l’Italiano di Cotugno. Quello strano, assurdo, irrispettoso, folcloristico mix nazional popolare che ci portiamo etichettati addosso da sempre. Ma che adesso in fin dei conti ci godiamo e che adesso tutti gli altri ci invidiano. Perché nel calcio siamo una potenza europea e mondiale, oh sì possiamo dirlo e l’Italia di Donnarumma e Mancini, ma non solo loro, certo, lo ha dimostrato. Lasciateci cantare…

    L’unico rammarico forse è davvero dover scrivere e raccontare, lavorare (lavorare?), mantenere un minimo di lucidità e non ballare anche noi sui desk della tribuna stampa, sui computer e sui resti di tutto quello che abbiamo divorato travolti dalla tensione e da una partita che non finiva mai. Volano bottiglie, ci tiriamo acqua addosso facendo finta che sia champagne, partono uova, resti di tramezzini al tonno, insalate, i badge degli accrediti sventolano come vessilli, e poi yogurt, fogli di carta, borse, spuntano bandiere italiane di carta tenute nascoste in borsa. Italia, oh yes! Un meraviglioso indimenticabile caos.

    E’ successo. E’ successo perché il calcio è uno sport, anzi più che uno sport un’avventura, un pezzo di vita, che non segue la logica, il nostro modo di ragionare. E’ bizzarro e illogico per definizione e quindi eccoli qui i nostri ragazzi che alzano la Coppa nel cielo grigio e fresco di Wembley. Uno stadio meraviglioso, il tempio del football, ribollente di 70.000 inglesi scatenati e convinti di aver già vinto e di essere finalmente usciti da quella maledizione che li vede costretti a un solo successo internazionale in oltre un secolo di storia, il Mondiale del 1966. E invece no, la maledizione continua per loro e il calcio sorride a noi evitandoci la mortificazione di un’altra finale persa ai rigori. Dovessi ricominciare da capo, chiederei che questo tormento dei rigori finisca e che per favore almeno in finale si assegnino nell’eventualità due Coppe.

    Figuriamoci poi cosa era successo dentro Wembley quando l’Inghilterra era poi andata subito in vantaggio – un tizio tre o quattro file davanti a noi aveva preso a farci ripetutamente il gesto dell’ombrello – e l’Italia aveva dovuto lentamente ma con cocciutaggine e una fede eccezionale ricostruire tutta la partita.

    Ricominciarla da capo. Afferrare il pareggio con Bonucci e dopo pilotare la partita fino ai rigori dove Gigio Donnarumma si è dimostrato ancora una volta Superman. La sua partita era stata fino ad allora normale, nessun miracolo. E’ stato lui, così giovane ma anche già così esperto (quasi 300 partite tra club e Nazionale) a parare due rigori di Sancho e Saka e dare realtà al sogno.

    L’ultimo e anche unico Europeo l’Italia lo aveva vinto nel 68, 53 anni fa. Non vincevamo un grande torneo dal Mondiale 2006, e nel novembre 2017 avevamo raggiunto uno dei punti più bassi della nostra storia con la non qualificazione al Mondiale di Russia. Abbiamo attraversato anni di calcio depresso, abbiamo visto emergere altri campionati e altre realtà, abbiamo finito col fustigarci noi stessi. E soprattutto col non credere più in noi stessi. Da questo punto di vista la Nazionale ci ha dato anche una grande lezione di vita.

    In questo panorama grigio in poco più di tre anni Mancini ha ricostruito una Nazionale dal nulla, le ha dato corpo e anima, ha fatto un mix perfetto di giovani e anziani, trovato tanti giocatori che noi non pensavamo potessero essere così bravi. E’ stato oggettivamente migliore e più fiducioso di noi, ha creduto in un’impresa che tutto il resto del mondo nemmeno prendeva in considerazione. Quando rinviarono l’Europeo lo scorso anno, causa pandemia, disse che poteva essere un’occasione per migliorare ancora la Nazionale e avere qualche chance in più di vittoria. E’ vero, ha avuto ragione lui. Ha costruito una squadra fissa – Donnarumma, Di Lorenzo o Florenzi, Bonucci, Chiellini, Spinazzola o Emerson, Barella, Jorginho, Verratti, Berardi o Chiesa, Immobile e Insigne – ma ha dato spazio veramente a tutti. Anche ad Acerbi e Bastoni, Locatelli e Bernardeschi e via così. Ha fortemente creduto nel gruppo, senza farne filosofia vuota e spicciola. E soprattutto la squadra ha creduto in lui, ha visto l’ex grande giocatore che non si metteva sul piedistallo e comandava con superbia.

    Il grande pregio di Mancini è quello di aver dato leggerezza alla squadra, averle dato un gioco ma non averla tormentata con gli schemi, lasciata libera la fantasia, fosse quella di Chiesa o Insigne. Parola d’ordine “divertirsi”. Ecco credo che Mancini abbia riscritto un pezzo di calcio italiano, ispirato una nuova filosofia, più moderna e più vicina ai giocatori: crederci sempre e soprattutto giocare per divertirsi. Possiamo vincere e non dobbiamo vincere. L’ossessione di vincere spesso uccide. Il calcio non è materia indispensabile alla vita, non c’è alcun motivo per non divertirsi se si gioca a pallone. Altrimenti facciamo altro.

    Sono contrario a stracaricare le grandi vittorie di significati eccessivi e soprattutto molto trascendentali, che perdono aderenza con la realtà. Lo sport è spesso un mondo a parte, che non segue le stesse regole e la stessa logica della vita sociale. E poi perché si fa troppo presto a dimenticare che la differenza tra vincere e perdere è veramente minima. Guardate negli occhi gli inglesi che piangono – come del resto in passato è capitato a noi – e lo capirete. Io non godo affatto nel vedere gli altri così, guardate ammirate anche il lungo abbraccio tra Messi e Neymar e capirete che lo sport e’ veramente un’altra dimensione mentale. In questo caso tra noi e l’Inghilterra c’è un rigore azzeccato o sbagliato di differenza. Che cosa vogliamo costruire sulla straordinaria parata di Donnarumma? Lasciamola tutta a lui e alla sua squadra, non approfittiamone per svelare chissà quali verità. Non ergiamoci subito a epici invincibili.

    L’Italia però non ha vinto per caso, questo sì. Ha vinto perché viene da una lunghissima sequenza di vittorie, è stata la migliore e la più costante durante l’Europeo, migliore di tante nazionali assai più quotate e pubblicizzate come modelli, vedi la Francia e la Germania, anche se le ultime due partite l’Italia ha dovuto strapparle ai rigori, ma anche quello lo ha fatto con fiducia e sicurezza. Certo un po’ di fortuna c’è stata, ma è difficile è veramente raro vincere da sfigati.

    Giovane talento anche abbastanza irregolare e fuori ordinanza, Mancini si riprende giustamente quello che la sua carriera azzurra non gli ha dato fino in fondo. Lo fa suddividendo la sua vittoria insieme all’amico di una vita Gianluca Vialli: la vera, grande vittoria è stato dare a lui una notte così. Ho visto Vialli, prima della partita, restare alcuni minuti sul cerchietto di centrocampo meditare, guardare il cielo, lo stadio, i tifosi e l’erba. Ho la presunzione di poter capire cosa pensasse e quanti sentimenti lo attraversassero.

    Mancini è stato un grandissimo calciatore, uno dei più raffinati e talentuosi degli anni 80 e 90, ma purtroppo con la Nazionale non era riuscito a vincere niente. Né con la meravigliosa Under 21 di Vicini in cui si aggregò tutto il suo clan di amici (Vialli, Mancini, Zenga etc) né con la successiva Nazionale che arrivò terza a Italia ’90. In quegli anni ero là con quella bellissima squadra di talenti, ricordo come se fosse ora l’amarezza e i pianti della notte di Valladolid. I rigori sbagliati da quella squadra, quei mesti ritorni in aereo che sembra non ci sarà mai un’altra possibilità. “Spero di riuscire a ottenere ora quello che da calciatore con la Nazionale non ho avuto pur avendo giocato con squadre bellissime” aveva detto Robi alla vigilia. Arrivato a 56 anni è stato accontentato. O meglio quello che non ha avuto se lo è ripreso. E lo ha regalato anche a noi.

    U L'Italia campione d'Europa fa scintille su Wembley. Dal tetto dello stadio mito escono i fuochi artificiali, le nostre urla, la gioia, la felicità e il pianto commosso dei giocatori, l'inno di Mameli ma anche le notti magiche, il più grande spettacolo dopo il big bang e le canzoni di Raffa. E ovviamente prima di cominciare non sarebbe mai potuta mancare l'Italiano di Cotugno. Quello strano, assurdo,, folcloristico mix nazional popolare che ci portiamo etichettati addosso da sempre. Ma che adesso in fin dei conti ci godiamo e che adesso tutti gli altri ci invidiano. Perché nel calcio siamo una potenza europea e mondiale, oh sì possiamo dirlo e l'Italia di Donnarumma e Mancini, ma non solo loro, certo, lo ha dimostrato. Lasciateci cantare… L'unico rammarico forse è davvero dover scrivere e raccontare, lavorare (lavorare?), mantenere un minimo di lucidità e non ballare anche noi sui desk della tribuna stampa, sui computer e
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Sean
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      Italia-Inghilterra, l’analisi di Sconcerti: così gli azzurri sono entrati in un’altra epoca

      Il gol di Bonucci è nato spontaneo quando il gioco ha cominciato a crescere: è stato allora che si è capito che era passata un’epoca, con l’Inghilterra che, in casa, non poteva fare nient’altro che difendersi

      di Mario Sconcerti

      Siamo Campioni d’Europa, la conquista di una grande squadra. Capiremo a mente fredda cosa vuol dire, cosa cambia della nostra estate e del calcio italiano. Questo è il momento di essere liberi e ringraziare tutti. Non tanto Mancini, che è stato sempre il più ringraziato, quanto i ragazzi, quelli insoliti come Di Lorenzo e Emerson, quelli sfiniti come Barella e Verratti. Quelli che ci hanno salvato tante volte come Chiesa e quelli che ci sono sempre stati come Bonucci e Chiellini, la nostra anima. Ringraziare l’estro di Insigne, l’errore inutile di Jorginho.

      Grazie a tutti quelli che hanno preso questo treno così strano e colorato da non pensare fosse il nostro. È stata un’impresa difficile. Siamo rimasti i primi trenta minuti in balia dell’invenzione di Southgate, un cambio improvviso di modulo che aggiunge un difensore e finisce per schierare la squadra con il 3-5-2. Trippier al posto di Saka, prudenza in più, un omaggio all’Italia che non abbiamo capito. Così quando Shaw ha seguito la prima azione dell’Inghilterra, con la partita ancora nella fase ingenua, e ha calciato in porta in grande solitudine, il suo avversario diretto, Chiesa, era a quaranta metri da lui.

      Il problema di chi marcava chi, non si è mai del tutto risolto su quella fascia perché Di Lorenzo tendeva a stringersi al centro per dare un’occhiata a Mount, motore ultimo dell’Inghilterra. Tutto per liberare Jorginho da un compito di marcatura e lasciarlo libero di pensare. Così ci siamo incastrati in una confusione suggestiva che ha portato molti fuori ruolo. L’Inghilterra non ha fatto di più, ha giocato all’italiana, aspettando e ripartendo pochissimo.

      Lentamente l’Italia è tornata in partita nel senso del possesso palla, non in quello del tiro in porta. Per quello bisogna aspettare il vero cambiamento, quando a inizio ripresa Cristante subentra a Barella. Troppo leggeri Verratti e Barella insieme per gli inglesi, Cristante porta fisico e soluzioni diverse. L’uscita contemporanea di Immobile per Berardi ha portato spazi e liberato Chiesa, via via salito fino a dominare.

      È cresciuto anche Insigne, è cresciuta l’Italia che si è aiutata con lo spavento degli altri, incapaci di cambiare la loro partita.Il gol di Bonucci è nato faticoso ma spontaneo, una conseguenza dovuta alla crescita del gioco italiano. È partito da Cristante, è stato chiuso da Bonucci, due piccoli giganti in mezzo alle torri inglesi. È stato in quel momento che si è capito che era passata un’epoca, con l’Inghilterra che nella sua cattedrale non poteva fare nient’altro che difendersi. E noi a stringerla d’istinto fino in fondo alla sua area. Southgate si è reso conto dell’involuzione, ha messo Saka, è tornato sulla vecchia strada, ma l’Inghilterra non è cambiata, ha continuato a difendersi. Fino ai rigori, dove non era più possibile difendersi.

      CorSera
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • Françis1992
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        • Jun 2009
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        • L.A.
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        Quando dicevo che sta nazionale pisciava in testa a molte nazionali precedenti, mi avete deriso
        la verità è che il gruppo c’era ed i parallelismi con il 2006 erano evidenti.


        Tessera N° 7

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        • robybaggio10
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          • Dec 2011
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          • Franciacorta
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          I numeri sono tutti dalla nostra parte...
          I SUOI goals:
          -Serie A: 189
          -Serie B: 6
          -Super League: 5
          -Coppa Italia: 13
          -Chinese FA Cup: 1
          -Coppa UEFA: 5
          -Champions League: 13
          -Nazionale Under 21: 19
          -Nazionale: 19
          TOTALE: 270

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          • Zbigniew
            Valens in bibacitate
            • Oct 2009
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            Originariamente Scritto da Sean
            mò sono cazzi questo è sicuro.
            Originariamente Scritto da bertinho7
            ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

            Originariamente Scritto da Giampo93
            A me fai venire in mente il compianto bertigno
            Originariamente Scritto da huntermaster
            Bignèw

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            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
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              Mancini, il pianto e l’abbraccio con Vialli per la rivincita di Wembley

              La vittoria degli Europei è il capolavoro del c.t. che ha fatto rinascere il nostro calcio. E con gli ex sampdoriani si è preso la rivincita di Wembley 1992

              La maledizione di Wembley è spezzata. La notte del trionfo Europeo è la stessa del Mondiale del 1982: 11 luglio. La vittoria ha sempre lo stesso eccezionale sapore. La visione di Roberto Mancini era giusta, la rivoluzione compiuta. Il c.t. ci ha creduto dal primo giorno, l’aveva detto appena arrivato in Nazionale che l’Europeo si poteva vincere. Ci è riuscito. Questo trofeo, nato a Roma e conquistato a Wembley, è soprattutto suo, l’uomo della rinascita. A fine gara ha solo lacrime, di gioia. Le stesse rigano i volti del fratello Gianluca Vialli e di Lele Oriali.

              «Dentro quelle lacrime c’è l’emozione per aver fatto una cosa incredibile, c’è il lavoro di tre anni e di questi 50 giorni, di un gruppo per bene che ha creato qualcosa di indivisibile. Era una cosa impossibile da pensare. I ragazzi sono stati straordinari, non ho parole. Un titolo meritato, ci ho sempre creduto. Uomini veri che hanno sofferto e vinto, esprimendo un grande gioco».

              È stata una partita durissima. «Non c’è stata una gara facile, quella con l’Inghilterra per come si era messa è stata difficilissima, poi l’abbiamo dominata. Ai rigori è andata così e mi dispiace anche per gli inglesi. Meritavamo di chiuderla prima. Siamo felici per gli italiani, anche per chi vive all’estero: abbiamo dato un mese di soddisfazione e di gioia. La squadra è cresciuta tantissimo, credo possa migliorare ancora. È stato un Europeo faticosissimo. Il Mondiale? Godiamoci questo trofeo, ha qualcosa di meraviglioso».

              Il successo dell’Europeo è un diamante purissimo nella carriera del Mancio, capace dopo 53 anni di riportare in Italia la coppa. Conquistare il trofeo a Wembley, dove prima della finale risuonavano quasi come un presagio le note del Vincerò e Notti Magiche, vale doppio.

              Qui ventinove anni fa, il 20 maggio 1992, Mancini era in campo e arrivò a un passo da un traguardo storico, la Coppa Campioni con la Sampdoria: la punizione di Koeman e il Barcellona strapparono quel quadro. La ferita di Wembley è rimarginata, per lui e per l’amico Gianluca Vialli. «Trent’anni fa eravamo insieme e abbiamo sofferto molto. Con lui c’è un’amicizia che va al di là di ogni cosa, ma una cosa così bella nessuno di noi l’aveva mai fatta. Con la Samp fummo sfortunati, oggi si è chiuso un cerchio. Un pezzo di questa coppa la voglio dedicare a Paolo Mantovani, era qua con me, quando perdemmo la finale di Coppa dei Campioni. La dedico anche a tutti i sampdoriani: un pezzo di questa Coppa d’Europa è anche loro. Trent’anni fa ho pianto lacrime amare a Wembley, oggi erano lacrime di gioia. Poi erano anche quelle di due un po’ anziani».

              Mancini si è ripreso anche quello che in Nazionale non ha avuto da calciatore. «Ho avuto la fortuna di giocare in una grande squadra nel 1990 e con l’Under prima: perdemmo entrambe le volte ai rigori, qualcosa la sorte mi doveva. Donnarumma? Ero sicuro avrebbe parato un paio di rigori».

              Mancini ha cavalcato e compiuto una rivoluzione culturale. Ha preso un’Italia sbandata dopo la mancata qualificazione al Mondiale di Russia, l’ha rimessa in piedi. Un esempio da seguire, questo è diventato per i giocatori, stupiti dal rapporto speciale con Vialli. Alessandro Florenzi, porta il pensiero della squadra. «Se devo parlare di due persone di questo gruppo dico Sirigu che ci ha mandato un fogliettino prima della partita con 25 pensieri diversi e l’altra persona è Gianluca Vialli. Abbiamo un esempio di come si deve vivere e come ci si deve comportare in qualsiasi ambiente ti trovi. Per noi è speciale. Questa vittoria non ci sarebbe stata senza di lui, è un esempio vivente. Se lo merita». Il trionfo di Mancio e Vialli, 29 anni dopo. Il trionfo dei Fratelli d’Italia

              CorSera
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Csar
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                Southgate cade ancora ai rigori: "Siamo devastati"


                L'Inghilterra è una squadra giovane, avrà tante opportunità di rifarsi, a cominciare dal Mondiale in Qatar. A guidarla, a meno di sorprese, ci sarà Southgate, il tecnico del Tre Leoni che deve nuovamente fare i conti con una gara degli Europei persa ai rigori. Da giocatore, da mister.

                Nel 1996 fu lui a sbagliare il penalty decisivo in semifinale contro la Germania, ora sono i suoi gioielli a cancellare il sogno, nuovamente in casa, in terra inglese. Dura da digerire, davanti al proprio pubblico, davanti ad un popolo ancora ancorato ad un solo trofeo, il Mondiale del 1996.

                A fine gara Southgate è distrutto:"Siamo devastati da come è andata, è difficile trovare parole adesso ma abbiamo dato tutto".

                Southgate non può che ringraziare i suoi ragazzi:"Hanno dato tutto in questa gara e in tutto il torneo. Sono una squadra che hanno dato alla Nazione grandi emozione".

                Il ct inglese si prende la responsabilità dei rigori:"Li abbiamo provati in allenamento, è una mia decisione, i rigori si segnano o sbagliano. Abbiamo tirato coi migliori rigoristi in campo. I rigoristi in campo alla fine? Abbiamo fatto questi cambi perché li avevamo già preventivati. I ragazzi possono andar via stasera da Wembley a testa alta".

                I complimenti, doverosi, all'italia:"E' dura, siamo arrivati vicini. Queste opportunità sono rare ma anche la Nazionale azzurra è stata straordinaria. Hanno tenuto la palla meglio di noi, sono stati bravi dietro a fermarci sempre".

                La festa deve attendere:"Volevamo il più grande party di sempre, non ci siamo riusciti, ma abbiamo dato grandi ricordi al paese. Siamo orgogliosi".


                Goal.com

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                  Gigio Donnarumma, l’eroe della finale Italia-Inghilterra che ora vuole il Pallone d’Oro

                  Protagonisti anche Bonucci e Chiesa: Dopo aver patito il colpo inglese all’inizio il difensore scuote i suoi con il pareggio, l’attaccante si conferma un pericolo prima di cedere. E Donnarumma: «Noi non muoriamo mai»


                  Le lacrime di gioia degli azzurri si confondono con l’ultima impercettibile pioggia di Wembley, il gigante silenzioso che non parla più.

                  Gli inglesi sono muti, Southgate guarda fisso nel vuoto, Mancini alza le braccia al cielo. Parte «A far l’amore comincia tu» della Carrà, poi «Notti Magiche» di Bennato e la Nannini. Spinazzola salta con le stampelle, Jorginho non smette più di correre, vorrebbe abbracciare tutti.

                  Tutti a rincorrere Donnarumma, che schizza via, sotto il naso dei tifosi di casa, incapaci di credere a ciò che sta succedendo sotto ai propri occhi. È lui, Gigio, l’eroe di questa notte, l’eroe di questo Europeo. Dopo la Spagna, ai rigori ferma anche l’Inghilterra.

                  Prima Sancho, poi Saka. La respinta decisiva, quella che regala l’Europeo all’Italia a distanza di 53 anni, è una scossa elettrica che accende i seimila italiani e manda in black out i sessantamila inglesi. È il capolavoro di Gigio, la sua rivincita. Nell’estate più difficile, quella in cui a stare sentire qualcuno avrebbe avuto la testa altrove, al Psg, ai soldi, alla Champions. Altro che la testa altrove. Lui l’aveva detto: «Guardate che io sono concentratissimo», con la sua solita faccia da bambinone al quale non puoi voler male neanche se t’impegni. Pensavano scherzasse, invece diceva sul serio. E l’ha dimostrato coi fatti, una volta di più. Tanto che a fine partita è stato votato miglior giocatore del torneo.

                  «Siamo stati straordinari e ora siamo felicissimi — ha detto alla Rai —. Non abbiamo mollato di un centimetro, perché siamo una squadra fantastica e tutto questo ce lo meritiamo. Sapete bene da dove siamo partiti, quanta strada abbiamo fatto. Quel gol preso a freddo poteva ammazzarci, ma quelli non siamo noi. Noi siamo quelli che non mollano mai». L’ostinazione e l’orgoglio con i quali lui e gli azzurri sono rimasti attaccati alla partita sono lì a dimostrarlo.

                  «Mani d’oro» lo ha ribattezzato nei giorni scorsi l’Équipe. Difficile trovare una definizione migliore. Ha fatto un affare, il Paris. E con questo Europeo c’è stata solo l’ennesima conferma di ciò che sapevamo già: Gigio è un campione. E in questa pazza estate ha trovato la sua consacrazione a livello internazionale. «Sogno di diventare il numero uno dei numeri uno e di vincere il Pallone d’oro», aveva confessato in una recente intervista. Può farcela, Gigio, eccome se può. Chissà che quel «Mani d’oro» non sia anche un segno per il miglior giocatore dell’Europeo. L’unico portiere a riuscirci nella storia fu il russo Lev Yashin nel 1963. Da italiani sarebbe stato infinitamente bello vedere continuare a rincorrere il suo sogno sui nostri campi della serie A. Ma così va il mondo. Era una sua scelta e va rispettata.

                  Come Gigio, a crederci fino in fondo è stato Leonardo Bonucci, autore del gol del provvidenziale pareggio. E anche Federico Chiesa, che sotto di una rete ha tenuto in scacco da solo mezza Inghilterra. Anche per lui, un Europeo straordinario: due gol, contro Austria negli ottavi e Spagna in semifinale, entrambi a Wembley, per spingere gli azzurri fino all’ultimo atto dell’Europeo. Partito nell’ombra, da seconda scelta alle spalle di Berardi, ha saputo aspettare il suo momento, sfruttandolo alla grande, riuscendo a cambiare le gerarchie di Mancini. Anche contro gli inglesi «Fede» ha tenuto fede al proprio nome, non ha mollato un metro, ha corso pallone su pallone. E forse è proprio per questo che qui impazziscono per lui, non solo per come parla la lingua, da studente di college , ma per i suoi scatti, per la sua capacità di non arrendersi, anche quando le cose non stanno andando verso il verso giusto. Bene fa la Juventus a tenerselo stretto. Sono in tanti a volerlo, specie qui in Premier, dove il Liverpool farebbe carte false per avere un’ala del suo talento.

                  Federico, Gigio. Ma anche Leo, Lorenzo, Giorgio e tutti gli altri. Godiamoceli tutti, questi magnifici ragazzi. Perché una notte così, con «Notti magiche» che rimbomba dentro Wembley muto, chi se la sarebbe immaginata mai?


                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
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                    • In piedi tra le rovine
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                    Col tempo ci si renderà conto che è stata compiuta una impresa gigantesca, che ha quasi (anzi togliamo il quasi) del leggendario. Questa non era e non è in partenza una nazionale fatta, tranne poche eccezioni, di grandissimi nomi; non è una nazionale con un attacco di livello internazionale (Berardi, Belotti, Immobile sono tre provinciali, la loro caratura è bassa); questa non è una nazionale con una panchina che scoppia di ricambi di livello: eppure ha vinto.

                    Ha vinto in casa degli inglesi, la squadra "predestinata", che tutti elogiavano. Mancini ha messo nel sacco Southgate, che si celebrava come un nuovo "maestro" del calcio, e lo ha messo nel sacco con un gioco meraviglioso, mentre Southgate si divendeva in 9 (ad un certo punto giocavano con un 5-4-1).

                    E tutti gli altri celebratissimi finti predestinati, i Kane, gli Sterling, i Maguire, gli Shaw e compagnia cantante? A non capirci niente, a sperare che il destino confermasse la promessa che si erano illusi ci fosse, e invece il destino aveva deciso già tutto da tempo, da prima che i fumi e gli incensi degli inglesi annebbiassero le loro menti.

                    L'Italia, superando anche la perdita di Spinazzola lungo il torneo, così come quella di Chiesa (lui sì un vero predestinato, lo si vede dai suoi occhi) nella finale, ha avuto dalla sua l'immensa bravura di tutto il gruppo e del condottiero-CT (un Mancini che a 56 anni è come si fosse completamente trasformato, anche caratterialmente) e una mano invisibile e gentile, che ha spinto la nazionale oltre l'Austria, oltre il Belgio, oltre la Spagna e oltre l'Inghilterra a casa sua.

                    Non ho mai sentito nessuno del gruppo pontificare su vittorie certissime e indefettibili destini; non ho visto nessuno in Italia organizzare "il più grande party della storia" o questionare su giorni di vacanza per il dopo partita: oggi gli italiani sono tutti al lavoro, magari con un'ora di sonno. Gli inglesi stanno tutti ubriachi e collassati in quei tuguri che chiamano casa, sfogata o annegata nell'alcol quelle violenza repressa che sola può nascere da frustrazioni che vanno ben al di là del semplice motivo calcistico.

                    La vittoria, il destino, la storia non potevano che arridere a noi.
                    Last edited by Sean; 12-07-2021, 09:36:42.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • marcu9
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                      Ce la siamo meritata davvero a mani basse.
                      Abbiamo fatto un cammino molto più arduo del loro.
                      Il nostro scoglio più grande fu la Spagna, lì è stata veramente dura.
                      Ma nelle altre partite, ieri sera compresa, siamo stati superiori a tutti.

                      Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                        finte ferie user
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                        Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
                        Ce la siamo meritata davvero a mani basse.
                        Abbiamo fatto un cammino molto più arduo del loro.
                        Il nostro scoglio più grande fu la Spagna, lì è stata veramente dura.
                        Ma nelle altre partite, ieri sera compresa, siamo stati superiori a tutti.

                        Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
                        Giocavi anche tu ?
                        Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                        Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                        Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                        • Arturo Bandini
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                          non li tolleri proprio gli inglesi Sean, poveracci, manco fossero i francesi

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                          • Venkman85
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                            Per il gioco espresso ieri ci saremmo meritati di vincere già prima dei rigori, avessimo avuto un centravanti all'altezza sarebbe andata così.
                            Immobile e Belotti stiamo ancora aspettando si sblocchino

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                            • Sean
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                              • In piedi tra le rovine
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                              Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                              non li tolleri proprio gli inglesi Sean, poveracci, manco fossero i francesi

                              Poveracci proprio no. Sono degli sgraziatissimi bruti sperduti in città bruttissime, alienanti, con una carica di violenza inespressa e barbara e animi abbruttiti da una società feroce e refrattaria al bello.

                              Una massa incivile in cui ancora comandano gli istinti primitivi e belluini. E poi non sanno ancora mangiare e non si sanno ancora vestire...e quel poco o tanto che c'è nei musei viene non da loro ma da secoli di predazioni.

                              Hanno sì inventato le regole del calcio, ma si sono dimenticati i fondamentali, ad esempio il rispetto per l'avversario. Pure nel calcio manca loro ancora l'abc.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • marcu9
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                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Poveracci proprio no. Sono degli sgraziatissimi bruti sperduti in città bruttissime, alienanti, con una carica di violenza inespressa e barbara e animi abbruttiti da una società feroce e refrattaria al bello.

                                Una massa incivile in cui ancora comandano gli istinti primitivi e belluini. E poi non sanno ancora mangiare e non si sanno ancora vestire...e quel poco o tanto che c'è nei musei viene non da loro ma da secoli di predazioni.

                                Hanno sì inventato le regole del calcio, ma si sono dimenticati i fondamentali, ad esempio il rispetto per l'avversario. Pure nel calcio manca loro ancora l'abc.
                                Annientati.

                                [emoji23]

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                                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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