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Non credo, chiudere un occhio sarebbe creare un precedente.
Poi magari mi sbaglierò, vedremo quante donne ci saranno sugli spalti e se quelle occidentali potranno andare allo stadio vestite come vogliono e con i capelli al vento.
Originariamente Scritto da BLOOD black
per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....
Immobile-Belotti, Italia ha il problema centravanti: Ciro contro la Spagna può riprendersi
Ciro ha perso certezze. L’involuzione è più psicologica che tecnica. In semifinale contro gli spagnoli in un colpo solo può prendersi l’azzurro e cancellare l’ironia e le polemiche
L’Italia del pressing, del fraseggio corto e veloce, delle ripartenze e dei cambi di gioco, che ha stupito l’Europa e conquistato la corona della più bella del reame, ha un solo cruccio: il centravanti. Pensandoci bene è lo stesso di tre anni fa, quando Roberto Mancini stava provando a tirarci fuori dal baratro in cui eravamo finiti dopo il Mondiale mancato.
L’allenatore già allora convocava Ciro Immobile e Andrea Belotti, ma confidava nel recupero del figliol prodigo Balotelli. Mario rispose entusiasta all’appello del suo vecchio mentore, ma si presentò in ritiro oltre i cento chili e non ha mai dato l’impressione di voler rinascere insieme alla Nazionale.
Così il ballottaggio del numero nove è diventata un’abitudine, una regola un po’ perversa. Il visionario Mancini, l’uomo che ci ridato il gioco e l’orgoglio, non ha mai trovato una soluzione definitiva. Ciro e il Gallo, compagni di squadra e amici per la pelle, non riescono a prendersi, in maniera definitiva, la maglia più prestigiosa, quella dei sogni dei bambini. Una specie di maledizione che pesa sulla squadra.
Immobile e Belotti amano incondizionatamente l’azzurro e non si sono sottratti alla tortura dell’incertezza. Mancini è andato avanti senza scegliere sino all’Europeo, stuzzicato dal giovane Raspadori, immaginando un’altra intuizione come lo era stato Zaniolo e sperando che il giovane del Sassuolo potesse diventare durante il cammino un altro Paolo Rossi o magari Schillaci visto che accostiamo sempre questa avventura alle notti magiche di Italia ‘90.
Non è andata proprio così. Immobile, segnando due gol contro Turchia e Svizzera e mostrando finalmente di trovarsi a proprio agio negli schemi della squadra che sono molto diversi da quelli della Lazio, sembrava aver chiuso la questione e messo alle spalle la concorrenza. Ma una volta lontano dall’Olimpico, il teatro di casa,si è di nuovo smarrito, ha perso certezze e acuito i difetti che fanno arrabbiare Mancini. Un’involuzione improvvisa e preoccupante. Ciro sbaglia i controlli, perde i contrasti, non lega il gioco. Un corpo estraneo. Contro la Spagna toccherà ancora a lui perché Belotti è acciaccato.
Finora il Gallo ha giocato una sola partita da titolare, contro il Galles ed è entrato altre tre volte per un totale di 151 minuti senza una vera occasione da gol. Le difficoltà del compagno di stanza contro il Belgio avrebbero forse rilanciato la sua candidatura ma sabato, nell’allenamento riservato ai rincalzi, Belotti ha accusato un fastidio muscolare e ieri ha lavorato in palestra. Così toccherà ancora al laziale. Raspadori, in tribuna contro il Belgio, sarà promosso in panchina.
Ciro ha l’occasione di scacciare i fantasmi. Le qualità ci sono. Non ha vinto la Scarpa d’oro per caso nel 2020. L’involuzione è più psicologica che tecnica. «Con Mancini i rapporti prima erano buoni e adesso ottimi», ha raccontato prima del viaggio a Monaco. Ma i risultati non si vedono. E l’Italia continua ad avere lo stesso problema del primo giorno: il centravanti.Immobile deve risolverlo. E in fretta. In un colpo solo può prendersi l’azzurro e cancellare l’ironia e le polemiche, soprattutto social, in occasione del gol di Barella quando dolorante a terra si è alzato di scatto per festeggiare il compagno. Morata, il suo rivale, sta persino peggio visto che non gli sono state risparmiate neppure le minacce. La Spagna è l’esame per la finale. Non basteranno il gioco e il coraggio. Servono anche il guizzo del centravanti. Al Bernabeu, nel 2017, Ciro era in campo. Nessuno, più di lui, avrà voglia di prendersi la rivincita.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Italia-Spagna e Inghilterra-Danimarca, quattro destini per un Europeo
di Paolo Condò
Le quattro semifinaliste dell’Europeo hanno in comune il girone eliminatorio casalingo: l’Italia ha giocato tre partite a Roma, la Spagna non si è mossa da Siviglia, l’Inghilterra ha usato soltanto Wembley e la Danimarca è rimasta a Copenaghen. Questo ci dice qualcosa sulle fatiche logistiche di un torneo itinerante (la povera Svizzera ha fatto due volte rotta sull’affascinante ma lontanissima Baku), e sui suoi effetti sul recupero dei giocatori. Le magnifiche quattro hanno anche tratto giovamento dallo slittamento del torneo al 2021, perché l’esperienza internazionale aggiunta in un anno si è sentita di più nelle squadre “nuove”. Inoltre, le quattro hanno anche in comune storie trascendenti di generazioni, di allenatori, di riscatti e di paure. Lette così, sembrano tutte destinate alla vittoria finale. Sembrano. Ingannevole è il calcio più di ogni passione.
Italia
Non lo diciamo mai ad alta voce, perché le vergogne sono altre e l’enfasi è una compagna di viaggio pericolosa. Però la mancata qualificazione al Mondiale 2018 è un non-evento che ha lavorato in profondità nella psiche di tutti noi, la sottrazione di un rito che evidentemente sarebbe durato poco — il valore di quel gruppo era quello che era — ma sarebbe stato comunque preparato e condiviso e sofferto e in qualche modo vissuto. Restarne fuori è stata una ferita che Roberto Mancini ha iniziato a curare tre anni fa, praticamente in parallelo alla disputa del Mondiale russo, con idee precise di redenzione: giovani, fiducia, gioco, coraggio. Il primo gol del nuovo ciclo — di Mario Balotelli! — fu un’estrema illusione presto denudata, la chiamata di Zaniolo un manifesto programmatico, la vittoria in Polonia la chiave d’avviamento, la lunga serie di risultati positivi una scalinata la cui cima era avvolta nelle nuvole, e che giunti a questo punto ti pare quasi di poterla toccare. L’Italia di Mancini è una macedonia di età e caratteri, ma un blocco monolitico di stile ed efficacia: e per quanto la classifica Fifa possa essere un parametro friabile, contro di noi per lunghi tratti i numeri uno (da tre anni) del Belgio non hanno proprio capito a quale gioco stavamo giocando. Sono soddisfazioni. Sono risalite da un precipizio. Capisci cosa perdi solo quando non ce l’hai più, certo. La Nazionale ben dentro l’estate, per esempio. È tornata, evviva.
Spagna
Per descrivere la rapidità con la quale il portiere Unai Simon ha dimenticato il fragoroso errore contro la Croazia, diventando con le sue parate un uomo chiave dell’approdo in semifinale, Luis Enrique ha citato la memoria (brevissima) del pesce rosso con la quale Nadal, a sua volta, è solito spiegare l’impermeabilità emotiva a un match-point mancato. Saper dimenticare è dote fondamentale di ogni campione: rimuginare sulle occasioni fallite non solo non serve a nulla, ma risveglia dubbi che è più saggio mantenere in sonno. Per traslato, il discorso sul portiere può allargarsi all’intera comitiva, una Spagna che pur mantenendo la fiducia nel suo tradizionale fraseggio è riuscita a scordarsi il peso dei trofei portati da quel gioco, e soprattutto che razza di campioni parteciparono all’impresa. Questo è il primo torneo senza Sergio Ramos, Piqué, Silva e Iniesta, e a poco vale ricordare che dal 2012 la generazione d’oro non ha più vinto nulla: i singoli assi hanno continuato a farlo da protagonisti nei loro club, rimandando di biennio in biennio la necessaria rivoluzione. Alla fine l’ha realizzata Luis Enrique, l’unico ad averne la forza per il carattere ispido e il drammatico curriculum umano: ha rinunciato agli ultimi totem per creare un gruppo nuovo. Da difendere in ogni elemento, fino a quando i vari Morata si sono sbloccati. La Spagna è costruita per il Mondiale del prossimo anno, ma occhio: si è già dimenticata che l’Europeo era solo un passaggio.
Inghilterra
A proposito di memoria, dopo la vittoria sulla Germania la giornalista della Bbc ha chiesto a Gareth Southgate se quel successo lo ripagasse del famoso errore dal dischetto nella semifinale del 1996. Difficile dimenticare un incubo quando te lo ripropongono a ogni intervista, pure nei momenti felici, eppure Southgate non ha derogato al suo stile: le ha risposto che aveva appena visto passare sul maxischermo il volto in tribuna di David Seaman, il portiere di quella sera, e di essere consapevole che quel ricordo farà male per sempre a lui e ai compagni di allora; ma di essere anche lieto per aver regalato agli inglesi un’altra partita contro la Germania da ricordare. In definitiva, di aver concluso il suo percorso di espiazione. È stato ascoltando quelle parole che Alan Shearer, «non certo un tipo sentimentale» secondo la definizione che lui stesso dà di sé, si è spezzato. Il giorno dopo ha scritto una magnifica lettera aperta al suo vecchio amico invitandolo a «lasciar finalmente andare quel rigore», perché né lui né alcuno dei compagni di allora ha mai pensato di aver perso per colpa sua, e perché Gareth sta interpretando il ruolo del ct con la solidità della quercia che possedeva fin da giocatore. Se l’Inghilterra è in semifinale il merito va anche alle sue scelte, specie quelle impopolari, «and we are so proud of you», includendo nell’orgoglio di quel noi non soltanto l’Inghilterra intera, ma anche e soprattutto i compagni del ’96.
Danimarca
Sono stati quei minuti terribili, a creare la Danimarca. È stata l’unione ordinata da Kjaer per proteggere la dignità di Eriksen nel momento estremo. Mentre i medici lavoravano col defibrillatore alla loro fantastica impresa, i compagni si sono presi a braccetto e — chi tremando, chi piangendo, chi pregando — hanno eretto un muro davanti allo sguardo morboso del mondo. Se quelli dovevano essere gli ultimi momenti di Christian, che almeno fossero privati: niente spettacolo, nessun replay. Una volta accertata la salvezza dell’amico, l’inevitabile crollo nervoso ha portato alla sconfitta con la Finlandia; ma da lì in poi, la Danimarca è diventata quasi ingiocabile. Il Belgio l’ha battuta, sì, ma è stato il risultato più bugiardo del torneo. Poi la squadra del ct Hjulmand ha segnato quattro gol alla Russia, altri quattro al Galles e due nei quarti alla Repubblica Ceca, la cui vittoria aveva tolto di torno l’Olanda. Lassù qualcuno ama la Danimarca, e pare deciso a ricompensarla per la saldezza morale di quei momenti. Molta parte della suggestione, com’è ovvio, ricalca la favola del 1992, quando i danesi ripescati a una settimana dal via per il dissolvimento della Jugoslavia incredibilmente vinsero il torneo. C’era una storia tremenda anche allora, la spola che Kim Vilfort — centrocampista in gol nella finale — era costretto a fare tra la Svezia e Copenhagen, dove la figlioletta Line, malata di leucemia, si stava spegnendo. Nessun danese l’ha mai dimenticata.
A Wembley le semifinali: storie trascendenti di generazioni, di riscatti e di paure legano le nazionali ancora in gioco
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
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Fabio Capello: «Mancini, il bel gioco un regalo per l’Italia. La Spagna proverà ad addormentarlo»
«Jorginho la vera svolta, Spinazzola che perdita. L’Inghilterra ha cambiato modo di giocare ed è forte in ogni reparto. Kane non si discute, ma occhio a Wembley»
Conosce il calcio come pochi Fabio Capello. Nella lunga carriera da allenatore ha messo in bacheca ogni tipo di trofeo. Oggi è uno dei commentatori di punta di Sky e l’altra sera era a Roma dove ha visto l’Inghilterra, di cui è stato c.t.
La Nazionale di Southgate è quella da battere? «L’ho vista molto bene. È compatta, gioca un calcio attento in difesa e a centrocampo. Sono aggressivi e letali sui calci piazzati. All’Ucraina hanno segnato due gol da palla inattiva e tre di testa. Vanno tenuti in grande considerazione, sono in un ottimo momento. Sugli esterni hanno gente veloce e rapida».
Nel gioco è un’Inghilterra più europea e meno british? «Southgate ha capito che continuare con la linea dei difensori che arretrava quando gli avversari avevano la palla non portava risultati: ora i due centrali vanno ad aggredire l’attaccante che riceve il pallone. Non subire gol è un cambio di mentalità. Poi il portiere Pickford gioca bene con i piedi: un’arma in più».
Il recupero di Kane è lo scatto in più dell’Inghilterra? «Non si può discutere. Si è sentito penalizzato perché aveva detto di voler andare via, ma è un grande giocatore, al di là dei due gol fatti e di quel tiro al volo magistrale».
La Nazionale di Southgate ha una difesa di ferro, è l’unica a non aver preso un gol. «Non ne prende perché vanno subito a recuperare palla. Hanno preso il meglio di quel che fa Guardiola».
Inghilterra favorita? «Si, con un fattore avverso: la pressione di Wembley, i giovani possono risentirne».
La Danimarca può metterli in difficoltà in semifinale? «È una Nazionale che ha qualità e umiltà, si aiutano molto e sono buoni giocatori. Il caso Eriksen li ha prima sfaldati, poi ricompattati. Era la star della squadra. Stanno facendo cose interessanti, ora è il momento di osare. Sono spensierati, rispetto alle altre più leggeri. La guida è Kjaer, anche per quel gesto bellissimo nel dramma di Eriksen».
Si aspettava un’Italia capace di arrivare in semifinale? «L’Italia l’ho sempre messa nelle quattro finaliste. Ho visto la crescita della squadra, un’evoluzione che può portare benefici al nostro movimento. Direi una cosa al calcio italiano, spero non si guardi più a cosa facevano altri 10 anni fa, guardiamo a quel che fa Mancini».
Le qualità migliori espresse dagli azzurri all’Europeo? «L’Italia è una squadra che gioca un bel calcio, veloce. Sono attenti e aggressivi, il tutto accoppiato a una certa qualità, direi che ci sono tutti i presupposti per fare bene».
Cosa c’è da temere di più nel confronto con la Spagna? «Che non ci addormenti. La Spagna gioca un calcio lento, se ci adattiamo a quel ritmo rischiamo di soffrire».
Come si fa a non cadere nella loro trappola? «La Spagna ha grandi qualità tecniche, ottimo possesso palla. Per contrastare questa loro caratteristica a noi serve rapidità e lucidità quando recuperiamo palla: subito ripartire e aggredire. Abbiamo qualità e poi la difesa spagnola non è affatto imbattibile».
Italia e Spagna sono due Nazionali che hanno iniziato un percorso di ricostruzione. Siamo più avanti noi o loro? «Mancini è partito in anticipo, ha fatto le scelte giuste, ha trovato lo spirito di squadra e alcuni giocatori della vecchia guardia (Chiellini, Bonucci, Jorginho) che lo hanno aiutato».
Quanto perde l’Italia con l’infortunio di Spinazzola? «Perde uno che cambia ritmo. Sono quelli con velocità e dribbling che rompono la difesa avversaria, lo abbiamo visto. In questo Europeo c’è stata la rinascita del dribbling. Velocità e dribbling sono doti naturali, non si insegnano. La bellezza del torneo sono questi cambi di ritmo violenti».
In Inghilterra i commentatori hanno deriso Immobile che si è rialzato di colpo dopo il gol di Barella. Un brutto vizio del calcio italiano quello di stare a terra a lamentarsi? «Non do la colpa al giocatore. La prima responsabilità è degli arbitri italiani. Ci hanno abituato in questa maniera e allora uno si chiede: perché non lo devo fare? Certo non è onesto sotto l’etica sportiva. Agli arbitri italiani manca la capacità di capire se è una finta, un inganno. Continuano a fischiare ogni falletto, perché vogliono tenere in mano la partita, ma il match deve essere solo giocato. È questione di personalità. Un altro problema è essere giudicati solo dagli arbitri, bisognerebbe allargare la platea al di fuori del loro mondo. È un po’ come il pubblico ministero che fa anche il giudice, non va bene».
Il giocatore che l’ha più impressionata? «Mi ha sorpreso Pedri della Spagna: a 18 anni gioca come uno di 30. Mi è piaciuto Doku del Belgio, ma scelgo Jorginho. Una continuità impressionante. Sempre secondo tra i man of the match: significa che non ha sbalzi, garantisce un livello di altissima costanza».
L’Italia deve temere Wembley? «Il tabù Wembley lo abbiamo superato. Non mi chieda se andiamo in finale e se possiamo vincere. Non diciamolo». No, però speriamolo.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
questo è il caso tipico di una cagata che purtroppo capita e può capitare a tutti in qualsiasi contesto, peraltro in questo caso da un soggetto abbastanza decente. non è che a ogni errore bisogna azzannare, stiamo calmi. poi se il contesto generale è mediocre, pensate come lavorano quelli bravini.
no peach
non può capitare se le domande te le sei preparate
può capitare in diretta
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
domanda idiota:
pur non avendo alcun rispetto per i diritti umani ecc. come kazzo hai fatto a far crepare 6500 persone per realizzare stadi e infrastrutture? di che sono morti?
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
no peach
non può capitare se le domande te le sei preparate
può capitare in diretta
È così
Originariamente Scritto da Alberto84
Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debe
Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
Originariamente Scritto da Zbigniew
Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
L'ultima goccia paga per tutto il vaso che trabocca
La Rai è una sentina di incompetenti. La natura stessa della domanda, converrai, è una idiozia. Cosa vai a chiedere a Barella (anche fosse nato ai tempi) delle "notti magiche" (che poi magiche de che, visto come finirono quei mondiali)? Questi vivono nelle catacombe, mettono angoscia.
Inoltre non può trattarsi di un lapsus, perchè le domande sono scritte; ti puoi appuntare l'età. Se leghi la domanda di Italia '90 a Barella, se hai intenzione di farla proprio a lui, vuol dire che non sei nemmeno andata a controllare quando è nato, dando per scontato che ai tempi ci fosse.
Massì la storia è questa:
sta tardona, che, ricordiamolo, fotte il mestiere a qualche giovine super competente, ha visto il video nella storiiiss sull'internette dei nostri "amati ragazzi che ci fanno sognare" mentre cantavano notti magiche sul bus di ritorno. O meglio, l'ha visto nel sesto servizio calcistico di fila del tg nazionale (che per ora si è dimenticato di politica, salute ed altre cazzate che non ci interesseranno fino a lunedì prossimo, quando la seconda notizia tornerà ad essere quella del caldo e dei vecchi sulle panchine che si idratano alle fontane)
Allora ha voluto fare la simpa facendo una gaffe con uno che ha 24 anni e la faccia da 17enne
Poi questa sono capaci di invitarla in qualche trasmissione perché, in quanto donna in un ambiente di uomini, è stata vittima di offese pesanti. E non perché incompetente
E quella trasmissione, come il Tg nazionale, come , soprattutto, lei...Sono pagati da noi
Massì la storia è questa:
sta tardona, che, ricordiamolo, fotte il mestiere a qualche giovine super competente, ha visto il video nella storiiiss sull'internette dei nostri "amati ragazzi che ci fanno sognare" mentre cantavano notti magiche sul bus di ritorno. O meglio, l'ha visto nel sesto servizio calcistico di fila del tg nazionale (che per ora si è dimenticato di politica, salute ed altre cazzate che non ci interesseranno fino a lunedì prossimo, quando la seconda notizia tornerà ad essere quella del caldo e dei vecchi sulle panchine che si idratano alle fontane)
Allora ha voluto fare la simpa facendo una gaffe con uno che ha 24 anni e la faccia da 17enne
Poi questa sono capaci di invitarla in qualche trasmissione perché, in quanto donna in un ambiente di uomini, è stata vittima di offese pesanti. E non perché incompetente
E quella trasmissione, come il Tg nazionale, come , soprattutto, lei...Sono pagati da noi
Perfetto.
Ogni volta che penso che mi prendono i soldi per darli a quei "simpa" lì sto male a livello fisico.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
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