Eccome se fu epica quella partita
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Alcaraz trasformato dal ritorno di Sinner: «Ma non batterò Jannik per sempre»
Carlos si è scatenato da quando l'azzurro è tornato nel circuito al Foro Italico: 18 vittorie consecutive. Su terra ed erba è dominante, mentre il numero 1 cerca di eliminare le scorie del Roland Garros
Goditi il viaggio. Il consiglio di Roger Federer, estratto al migliore come una pepita d’oro dalla miniera nei giorni della Laver Cup 2024, deve essere tornato in mente a Carlos Alcaraz durante i settanta giorni ruggenti che l’hanno portato da Montecarlo a Londra (sponda Queen’s), dalla terra all’erba, da Musetti a Lehecka passando due volte attraverso la strettoia della sfida con Jannik Sinner (Roma e Parigi), l’arcirivale da cui ora lo separano 1.130 punti nel ranking Atp alla vigilia di Wimbledon, lo Slam in cui l’italiano difenderà 400 punti, contro i 2.000 dello spagnolo. «Chiesi a Roger come aveva fatto a rimanere motivato per tanti anni, mi ha risposto di divertirmi ogni volta che posso, ai tornei, ovunque io vada. Attività, amici, cose da fare fuori dal tennis, fosse anche una sera al cinema...».
Alcaraz granitico dopo il rientro di Sinner
L’ha preso in parola, Carlitos: dalla vacanza in Messico a marzo per farsi scivolare addosso la brutta sconfitta con Goffin a Miami, ha infilato una striscia di 27 vittorie su 28 match (kappò solo in finale a Barcellona con Rune), consolidando il primato nella Race verso le Atp Finals di Torino, la classifica che, dopo aver superato Lehecka in tre set nelle prove tecniche di Wimbledon, domina con 2.240 punti di vantaggio su Sinner, eliminato ad Halle dalla versione deluxe di Bublik che ieri si è annesso il torneo su Medvedev. Non sfugge a nessuno che l’andamento on/off di Alcaraz durante i mesi di sospensione dell’azzurro (15-4 il bilancio dello spagnolo in contumacia dell’avversario) è diventato un granitico 18-0 da quando Jannik è tornato nel circuito, cioè dal Foro Italico, a conferma che il guerriero ha bisogno di ritrovarsi di fronte (o comunque nei paraggi) il toro più feroce per usare al meglio le banderillas.
Anche al Queen’s, sulla strada della conquista del quinto titolo stagionale, 21° in carriera, il quarto sul verde a 22 anni, un mese e 17 giorni, Harry Carlitos Potter ha alternato magie a rasoiate violente (un suo dritto contro Bautista Agut ha viaggiato a 175 km all’ora), il servizio sembra cresciuto (otto ace nei primi tre game al servizio in semifinale), l’87% di punti vinti sulla prima con Lehecka ieri in finale (18 ace in totale) lo dimostra. Gli sono bastati tre giorni a Ibiza con gli amici per recuperare le fatiche dell’epica finale del Roland Garros con Sinner, mentre le tossine sedimentavano nel sistema di Jannik, che si è portato le scorie di Parigi in campo con Bublik, concedendosi un fisiologico stop con il futuro vincitore di Halle. È con la delicatissima transizione terra-erba già metabolizzata che Alcaraz si presenta in Church Road da campione uscente. Oggi scattano le qualificazioni del torneo maschile con sette azzurri al via; il sorteggio del tabellone, venerdì, indicherà ai due fuoriclasse il percorso verso il titolo: il sogno, naturalmente, è la rivincita di Parigi sull’erba più pregiata del Regno, un palcoscenico che impreziosirebbe il confronto più alto che il tennis contemporaneo possa proporre.
Alcaraz: «Sinner tornerà più forte»
Dominante in una fase della stagione in cui Sinner sta ancora cercando di eliminare dagli ingranaggi i granelli di ruggine dello stop forzato, Alcaraz è abbastanza saggio da non pensare di aver guadagnato sul suo alter-ego un vantaggio psicologico decisivo. «Non credo che il Roland Garros sia stato una svolta nella nostra rivalità — ha spiegato —. Sono sicuro che Jannik abbia imparato da quella partita, che stia facendo i compiti a casa e che si ripresenterà al prossimo incrocio più forte». Per il principio dei vasi comunicanti e in base alla regola degli avversari che si migliorano l’un l’altro, però, lo stesso ragionamento vale per Carlitos, capace per il terzo anno di fila di vincere su tutte le superfici del tennis, a riprova di una completezza totale: «Anche io posso fare meglio — dice, infatti —, tatticamente posso provocare danni maggiori». Con un titolo Slam stagionale a testa, sarà Wimbledon a indirizzare il resto della stagione: «Vengo da cinque successi ma non batterò Jannik per sempre. Quindi devo continuare a imparare dalle nostre sfide». L’erba è già elettrizzata al pensiero. See you in London.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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