non avete scritto nulla riguardo alla sparatoria in USA ? è ormai considerata roba abituale ?
Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
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Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggionon avete scritto nulla riguardo alla sparatoria in USA ? è ormai considerata roba abituale ?
Ogni volta il Presidente promette nuove regolamentazioni che, ovviamente, sono poi un nulla di fatto.
E la frequenza di questi "massacri-scolastici" può solo aumentare, di pari passo con le problematiche psicologiche.- 1927 - Stati Uniti, Massacro della Bath School (45 morti e 58 feriti)
- 1989 - Canada, Massacro del Politecnico di Montréal (15 morti e 14 feriti)
- 1999 - Stati Uniti, Massacro della Columbine High School (15 morti e 24 feriti)
- 2007 - Stati Uniti, Massacro al Virginia Polytechnic Institute (33 morti e 23 feriti)
- 2012 - Stati Uniti, Massacro alla Sandy Hook Elementary School (28 morti[4] e 2 feriti)
- 2015 - Stati Uniti. Sparatoria all'Umpqua Community College (10 morti e 8 feriti)
- 2018 - Stati Uniti, Massacro alla Marjory Stoneman Douglas High School (17 morti e 17 feriti)
- 2022 - Stati Uniti, Massacro alla Robb Elementary School (22 morti[4] e più di 18 feriti)
- 2023 - Stati Uniti, Massacro della Covenant School (7 morti[4] e 1 ferito)
- Climber
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Ucraina, la piaga della diserzione. Kiev apre un ministero per richiamare esuli e disertori
Sempre più soldati abbandonano il fronte mentre il Paese ha perso metà della popolazione
Fuggono. Via dalle trincee infide, i fanti non ne possono più. Nei primi 4 mesi dell’anno, in Ucraina sono stati avviati oltre 10.584 procedimenti per “Abbandono di unità militare o luogo di servizio”, e 7.306 per “diserzione”. Entrambi sono puniti con il carcere, rispettivamente fino a 10 e a 12 anni.
Sempre meglio che morire uccisi dai droni e dai carri, dalle mine e dalle mitraglie; sbertucciati nei video che il nemico (poveri i fanti, su entrambi i clivi del fronte) pubblica su internet, con il sottofondo martellante delle musiche da videogioco. Tra bandierine e slogan, i social grondano del loro sangue. Giubilo e incitamento, non è cambiato molto dai tempi di Spartaco: «Iugula», sgozzalo, urlavano ai ludi nel Colosseo facendo il pollice verso. E se nelle serate a Kiev non mancano le ostriche — due euro l’una, e di prima scelta — né lo Champagne, è difficile sorprendersi se il morale di qualche fante si è così fiaccato che diserzioni e fughe sono diventati una gran gatta da pelare per lo Stato maggiore e il governo. Puoi avere gli F16 e gli Himars, ma senza i kalashnikov e chi li imbraccia le guerre non si vincono e neppure si pareggiano. E ben pochi si candidano a imbracciarli: meglio pulire le latrine in cella a Kiev, che servire il Paese in trincee battute dai mortai.
Un comandante di battaglione, Roman Kovalev, ha detto al Telegraph ucraino che nelle unità di fanteria il fenomeno della fuga può riguardare «fino al 30 per cento dei soldati». Ma non c’è stabilità del fronte né controffensiva senza uomini da inviare all’assalto, o da blindare sotto le bombe e i droni russi. E dunque che fare? Consapevole della gravità della situazione, la Verkhovrna Rada (il parlamento) ha depenalizzato il primo tentativo di fuga dal fronte. Ma solo a patto che il soldato si penta, e torni nei ranghi. Tutti sanno che è solo un palliativo.
La minaccia demografica
La crisi di vocazioni al martirio in prima linea si sposa con un’altra minaccia esistenziale per l’Ucraina: quella demografica. Dall’inizio della guerra, il Paese ha perso 14 milioni di cittadini — da 42 a 28 milioni — in gran parte fuggiti o riparati all’estero. Un’emorragia che include donne, minorenni e disertori, e rischia di lasciare l’Ucraina con una carenza di forza lavoro e una crisi sociale a lungo termine.
Il guaio è noto, la soluzione meno. Nei giorni scorsi il poeta nazionalista e di estrema destra Dmytro Korchynskyi è arrivato a proporre di «vietare la partenza dei bambini dall’Ucraina. Dovrebbero crescere qui, nell’odio del nemico». Il presidente Zelensky e il suo capufficio Yermak hanno deciso invece di ricorrere a una misura più bizantina: creare un ministero tutto nuovo per ammaliare gli ucraini all’estero convincendoli al dietro front. «Ministero del ritorno», lo hanno chiamato. Il capo fazione Arakamia dice che si sta già selezionando il ministro. Ma secondo il politologo Vladimir Fesenko, almeno il 50% di coloro che hanno lasciato il Paese ha preso il biglietto di sola andata: addio, e a mai più.
E così mancano gli esseri viventi per combattere ma anche quelli che dovranno ricostruire il Paese; e mentre calano gli adulti attivi, e quindi le rimesse fiscali, aumentano i costi pubblici: quelli per assistere i soldati feriti al fronte e le famiglie di chi non tornerà, e quelli per prendersi cura dei mutilati e di chi richiederà assistenza a vita. Senza contare che il peso sulle casse dello Stato, già esaurite dal conflitto con un budget che da qui a fine anno è corto di 12 miliardi di dollari, si caricherà presto delle pensioni e dei programmi di assistenza ai veterani.
Le stime delle diserzioni
Le stime sulle diserzioni nell’esercito ucraino variano, ma non di molto. Ruslan Gorbenko — deputato dei “Servi del popolo” di Zelensky — sostiene ci siano già stati oltre 80mila casi di abbandono non autorizzato di unità. Secondo il politologo ed ex deputato Oles Donii, nel 2022 ci sono state novemila diserzioni, nel 2023 sono salite a 21 mila e nel 2024 sono già 37 mila. Alcuni sono così disperati che pur di non combattere fuggono attraversando confini pericolosi: nei giorni scorsi hanno trovato l’ultimo cadavere nel fiume Dniester, che separa l’Ucraina in guerra dalla Moldavia in pace. Il Tibisco, che divide dalla Romania, è già un cimitero. E ora i ragazzi in fuga puntano persino sulla Bielorussia: la guarda di frontiera ha appena salvato la vita a un gruppo che preferiva sfidare il campo minato che il fronte. Arrestati, ma (per ora) salvi.
Soldati o no, il morale caricato a patriottismo all’inizio del conflitto si sta erodendo. Un sondaggio della Democratic Initiatives Foundation ha rivelato che tra calo dei redditi e disillusione quasi il 40% degli ucraini ha smesso di donare alle forze armate. La corruzione nel reclutamento non giova, il senso di ingiustizia alimenta evasioni e diserzioni. A Odessa funzionari della migrazione sono stati arrestati perché vendevano rinnovi dei passaporti agli ucraini all’estero, disposti a pagare pur di restare lontani dall’anagrafe e dal reclutatore che li attende.
Il nuovo Ministero del Ritorno arginerà la crisi? La questione irrisolta è come persuadere i fuggitivi a tornare, e magari pure a riprendere le armi. Il governo ci ha provato con le minacce, ora ritenta blandendo con il nuovo ministero. Ma l’esito è per lo meno incerto.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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La situazione complessiva dell'Ucraina va disgregandosi ogni giorno di più: sull'orlo di un collasso generale, Zelensky sta portando alla rovina irreparabile la sua nazione ed il suo popolo.
Trasformatosi in dittatore(llo), cancella elezioni, sostituisce vertici militari, cambia il governo, si diverte ad interpretare la parte del padrone incurante del fatto che l'Ucraina per come era prima già adesso non esiste più, l'economia è distrutta, la gente stanca, le diserzioni, le fughe, gli uomini che cominciano a mancare.
La bella pensata di tentare una sortita nella regione del Kursk ha regalato per qualche giorno dei riflettori mediatici ma sul campo ha prodotto nulla in Russia e un sottrarre importantissime forze ucraine dal Donbass, da dove i russi non hanno tolto un soldato e continuano ad avanzare, lentamente ma inesorabilmente.
Zelensky continua nei suoi tour in occidente da una parte promettendo fantasiosi piani di pace e dall'altra chiedendo ancora, sempre, continuamente armi...mentre gli uomini scappano, i soldati mancano.
Nel delirio sta restando solo, al resto dovrà pensarci il suo popolo, di solito lo sbocco è quello....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioLa situazione complessiva dell'Ucraina va disgregandosi ogni giorno di più: sull'orlo di un collasso generale, Zelensky sta portando alla rovina irreparabile la sua nazione ed il suo popolo.
Trasformatosi in dittatore(llo), cancella elezioni, sostituisce vertici militari, cambia il governo, si diverte ad interpretare la parte del padrone incurante del fatto che l'Ucraina per come era prima già adesso non esiste più, l'economia è distrutta, la gente stanca, le diserzioni, le fughe, gli uomini che cominciano a mancare.
La bella pensata di tentare una sortita nella regione del Kursk ha regalato per qualche giorno dei riflettori mediatici ma sul campo ha prodotto nulla in Russia e un sottrarre importantissime forze ucraine dal Donbass, da dove i russi non hanno tolto un soldato e continuano ad avanzare, lentamente ma inesorabilmente.
Zelensky continua nei suoi tour in occidente da una parte promettendo fantasiosi piani di pace e dall'altra chiedendo ancora, sempre, continuamente armi...mentre gli uomini scappano, i soldati mancano.
Nel delirio sta restando solo, al resto dovrà pensarci il suo popolo, di solito lo sbocco è quello.
Per quanto riguarda gli armamenti, l'abbiamo sempre detto, uno ti può dare tutte le armi che vuoi, ma se ad utilizzarle non hai uomini, nel senso di persone fisiche, la polvere non farà altro che segnare il passare del tempo.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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L’«onda» di Kamala Harris si è già esaurita?
L’ultimo sondaggio dà Donald Trump di nuovo in vantaggio, seppur di poco. Il dem Pfeiffer: corsa strettissima
A luglio, quando la vicepresidente Kamala Harris ha preso il posto di Joe Biden in corsa per la Casa Bianca, nessuno ignorava le sue vulnerabilità: una campagna fallimentare nelle primarie del 2020; da vicepresidente (come spesso accade) si era parlato poco di lei, ma quando se ne era parlato era stato in negativo, per interviste poco convincenti sull’immigrazione o per la tendenza del suo staff ad abbandonarla. Gli americani l’hanno riscoperta da candidata, ma l’entusiasmo generato dal sollievo per la sostituzione di Biden e dalla sensazione di poter battere Trump mostra ora alcuni limiti.
Già nelle scorse settimane era chiaro che l’«onda» di Kamala Harris, il cosiddetto «convention bump» registrato nei sondaggi subito dopo la convention democratica era lieve e i dati erano stati accompagnati da mille corollari sulla capacità o meno di mantenere il vantaggio. Harris ha guadagnato in gruppi come le donne, i giovani e minoranze che Biden stava perdendo, ma con i latinos, per esempio, è indietro rispetto a tradizionali campagne democratiche. Ora un sondaggio nazionale del New York Times/Siena College ha ridimensionato l’esuberanza dei democratici perché è il primo da un mese circa a dare Trump in testa: con il 48% contro il 47% (e di due punti se si considerano i candidati indipendenti). È solo un sondaggio — la media dei sondaggi vede ancora Harris in vantaggio di 1-3 punti — ma è molto rispettato.
«Per me il risultato è un po’ sorprendente», ha detto Nate Cohn, sondaggista del New York Times, «anche se non è difficile da spiegare che ci sia un calo dopo un mese esaltante culminato nella convention ad agosto». La campagna di Harris dice di non essere stupita. «Trump otterrà il 46-48% dei voti, non scenderà al 42 o al 44%», diceva già a margine della convention David Plouffe, stratega di Harris (e prima di Obama). «Niente panico», commenta lo stratega democratico Dan Pfeiffer: «Il messaggio di tutti i sondaggi è che la sfida sarà di strettissima misura». E Steven Shepherd del sito Politico: «Lo slancio di Harris si è arrestato ma non rovesciato: sta ancora acquistando popolarità e gli elettori democratici sono tuttora molto più motivati di quando il candidato era Biden. È un testa a testa, come dimostrano i sondaggi negli Stati in bilico».
Al di là della distanza tra i due rivali, che è all’interno del margine di errore, i problemi principali di Harris sono due. Primo: il 28% degli elettori dice che ha bisogno di saperne di più della candidata (solo il 9% dice lo stesso di Trump). Cohn, vi vede la prova che il tentativo di Harris di correre «come generica candidata democratica, in assenza di una piattaforma precisa» porta il rischio che venga definita dal suo avversario: «Sta rinunciando all’opportunità di definirsi lei stessa agli occhi del pubblico».
Due terzi di coloro che vorrebbero saperne di più, chiedono più informazioni sulle sue posizioni politiche. Inoltre, quasi la metà afferma che è «troppo a sinistra», l’accusa principale che le rivolge Trump. E due terzi degli interpellati la ritiene in parte responsabile per i problemi al confine con il Messico, altra linea d’attacco del rivale. «Nonostante il suo discorso alla convention fosse centrista e mirasse agli uomini (una buona idea) nel suo passato ci sono indubbiamente posizioni molto progressiste sia nella campagna del 2019 che al Senato», osserva un altro influente sondaggista, Nate Silver (dice pure che in quanto «donna nera», anche se presentasse le stesse esatte politiche di Biden, verrà giudicata più di sinistra). Trump ha molte debolezze: l’aborto, il Project 2025, gli attacchi alla democrazia. Eppure solo il 55% nel sondaggio dice che eleggere lui è più rischioso che eleggere Harris (il 52% pensa che sia più un rischio lei).
Il secondo problema della candidata è che in un’elezione in cui il «cambiamento» è una priorità (il 60% degli interpellati vuole voltare pagina rispetto a Biden), è Trump ad essere percepito come il candidato del cambiamento (dal 53%). Solo il 25% dice che Harris rappresenta il cambiamento, mentre il 55% vede in lei «more of the same» (un ripetersi del passato), slogan affibbiato a John McCain da Obama nel 2008.
Larry Jacobs, politologo dell’Università del Minnesota, osserva che «Harris vuole prendersi il credito per i miglioramenti dell’economia e dell’occupazione, ma non le colpe per la frustrazione per l’inflazione. Rivendica il manto del cambiamento, ma è strano perché di solito spetta all’opposizione, non al partito al potere». Whit Ayres, sondaggista e consulente politico, ribatte che in quanto donna di origini giamaicane e indiane «incarna il cambiamento anche se non lo sottolinea esplicitamente».
CorSera
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Il procuratore della Cpi invita la Camera preliminare a emettere con «la massima urgenza» mandati di arresto per Netanyahu e Gallant
Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI) Karim Khan invita la Camera preliminare della corte a emettere «con la massima urgenza» i mandati di arresto richiesti per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Yahya Sinwar. Khan, che ha presentato la sua richiesta di mandati a maggio, afferma che i mandati sono necessari a causa della «criminalità in corso» da lui denunciata nella sua richiesta iniziale e di quella che ha definito «la situazione in peggioramento in Palestina». Lo riporta il Times of Israel.
CorSera...ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioIl procuratore della Cpi invita la Camera preliminare a emettere con «la massima urgenza» mandati di arresto per Netanyahu e Gallant
Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI) Karim Khan invita la Camera preliminare della corte a emettere «con la massima urgenza» i mandati di arresto richiesti per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Yahya Sinwar. Khan, che ha presentato la sua richiesta di mandati a maggio, afferma che i mandati sono necessari a causa della «criminalità in corso» da lui denunciata nella sua richiesta iniziale e di quella che ha definito «la situazione in peggioramento in Palestina». Lo riporta il Times of Israel.
CorSeraLast edited by X3me; 10-09-2024, 23:51:44.- Climber
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Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
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Originariamente Scritto da SimoneBW Visualizza MessaggioStanotte c'è stato il confronto tra Trump e Harris. Qualcuno che l'ha seguito conferma la brutta figura di Trump? Dobbiamo rassegnarci a vedere il mondo distrutto?Originariamente Scritto da Pescalei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
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Che la Harris abbia avuto la meglio nel confronto per adesso se lo dicono da soli i media sinistri e i personaggi (nani e ballerine) già dalla sua...sono gli stessi che: "la Harris è in vantaggio nei sondaggi" e poi si scopre che negli stati decivisi, quelli in bilico, è avanti Trump.
Arrivati a questo punto il dibattito è polarizzato e i confronti tv non so a quanto potranno servire. L'unica cosa a cui bisogna realmente fare attenzione è la quota di indecisi negli stati chiave, perchè il resto è già tutto deciso....ma di noi
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Originariamente Scritto da X3me Visualizza Messaggio
ma non serve a niente, Israele non è (legalmente) vincolato e non riconosce la giurisdizione della CPI. Nemmeno gli US.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioChe la Harris abbia avuto la meglio nel confronto per adesso se lo dicono da soli i media sinistri e i personaggi (nani e ballerine) già dalla sua...sono gli stessi che: "la Harris è in vantaggio nei sondaggi" e poi si scopre che negli stati decivisi, quelli in bilico, è avanti Trump.
Arrivati a questo punto il dibattito è polarizzato e i confronti tv non so a quanto potranno servire. L'unica cosa a cui bisogna realmente fare attenzione è la quota di indecisi negli stati chiave, perchè il resto è già tutto deciso.
quindi la vittoria di Trump potrebbe essere meno scontata di quel che si pensava 1 mese faOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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