Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Sean
    Csar
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    Onu: “Morti 30 studenti delle scuole gestite dalle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza”

    Oltre agli undici dipendenti dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), ci sono 30 studenti delle scuole gestite da questa agenzia che sono rimasti uccisi sabato nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato il portavoce del segretario generale dell'Onu. "Undici membri del personale dell'UNRWA" e "30 studenti" di queste scuole sono stati uccisi sabato, quando Israele ha iniziato a bombardare l'enclave in risposta all'offensiva senza precedenti del gruppo islamico palestinese Hamas sul suo territorio, ha dichiarato Stéphane Dujarric. Tre insegnanti e otto studenti sono rimasti feriti, ha aggiunto. Tra gli 11 dipendenti dell'Onu uccisi ci sono "cinque insegnanti delle scuole dell'UNWRA, un ginecologo, un ingegnere, un consulente psicologico e tre membri delle squadre di sostegno", ha detto in un comunicato a Gaza Jenifer Austin, funzionaria di questa agenzia. "Alcuni sono stati uccisi nelle loro case con le loro famiglie", ha aggiunto. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, da parte sua deplorando che “i colleghi abbiano pagato il prezzo più alto”, ha invocato la “protezione dei civili”. Ha detto che circa 220.200 palestinesi si sono rifugiati in 92 stabilimenti dell'UNRWA in tutta la Striscia di Gaza. "Invito tutti i partiti e tutti coloro che hanno influenza su di essi a evitare qualsiasi ulteriore escalation", ha aggiunto alla stampa. Il segretario generale, che lunedì si è detto "profondamente turbato" dall'annuncio dell'assedio di Gaza da parte di Israele, ha chiesto "un accesso umanitario rapido e senza ostacoli". “Le forniture vitali, compresi carburante, cibo e acqua, devono essere consentite a Gaza”, ha insistito.

    ​Repubblica
    ...ma di noi
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    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • marcu9
      Bodyweb Advanced
      • May 2009
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      Gaza senza elettricità e sotto le bombe, uccisi più di 1.100 palestinesi dalle bombe israeliane




      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      • Irrlicht
        Bodyweb Senior
        • Aug 2021
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        [Attacco ucraino nel Belgorod.
        2 morti.

        Gli Usa annunciano un pacchetto militare di 200 milioni d dollari.
        Zelensky a Bruxelles esorta la Nato a non "lasciare da solo il popolo israeliano".
        Poi catalizza l'attenzione sulla guerra, chiedendo diplomaticamente di non smorzare gli aiuti.
        Il segretario alla difesa Austin: " Aiutare Israele e Kiev? "Possiamo certamente fare entrambe le cose e faremo entrambe le cose. Siamo la nazione più forte al mondo e faremo ciò che è necessario".

        Putin è in Kirghizistan.
        Primo viaggio dopo il mandato d'arresto del CPI]
        (Riassunto fonti Ansa)
        Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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        • M K K
          finte ferie user
          • Dec 2005
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          Come stanno i gatti palestinesi oggi ?
          Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
          Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
          Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            Prima conversazione tra leader iraniani e sauditi
            I leader iraniani e sauditi tengono la prima conversazione telefonica da quando hanno rinnovato i rapporti diplomatici. Lo riporta la Cnn. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman hanno avuto la loro prima telefonata durante la quale i due leader hanno discusso del conflitto a Gaza, della "necessità di porre fine ai crimini di guerra", e dell'unità islamica.

            Colloquio Bin Salman-Raisi, stop crimini verso Palestina
            Mohammed bin Salman ha avuto una conversazione telefonica con Ebrahim Raisi a proposito della crisi tra israelo-palestinese, primo contatto dopo il riavvicinamento a sorpresa dello scorso marzo. Oggetto del colloquio, gli sviluppi della guerra in corso tra Hamas e Israele. Bin Salman ha spiegato al presidente iraniano che Riad sta dialogando con gli altri soggetti internazionali e regionali per fermare l'escalation in corso, ed ha confermato il fermo sostegno alla causa palestinese. L'agenzia di stampa iraniana Irna informa invece che i due hanno convenuto sulla necessità di fermare i crimini di guerra contro la Palestina.

            Repubblica
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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            • Luke91
              Bodyweb Senior
              • Apr 2014
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              • Zimbabwe [ZW]
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              Stavo pensando di scendere a Porto Recanati per un caffè con Sean, mi piacerebbe tanto sapere cosa pensa degli israeliani senza filtri e magari capire cosa sta realmente accadendo in Palestina
              Originariamente Scritto da huntermaster
              tu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.
              Originariamente Scritto da luna80
              Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?

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              • M K K
                finte ferie user
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                Salutami matteohs
                Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
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                  La «trappola» di Hamas e Iran a Israele e cosa dovrebbe fare Israele per evitarla, secondo Friedman

                  Hamas e l’Iran vogliono attirare Israele in una trappola, chiamata Gaza, scrive Thomas Friedman, uno dei massimi esperti del conflitto israelo-palestinese, sul New York Times: riuscirà Israele a evitarla?

                  Se Israele farà un strage a Gaza, farà esattamente quello che si aspettano e desiderano i suoi peggiori nemici: Hamas e l’Iran. Sarà inevitabilmente una strage di bambini, perché nella Striscia oltre metà della popolazione ha meno di 18 anni, il 40% meno di 14. I bambini superano abbondantemente il milione e colpire massicciamente Gaza vuol dire colpire certamente i civili e massicciamente i bambini. Se, come ormai pare probabile, Israele farà questa scelta, il suo sarà un autogol morale. Ma se la questione morale va facilmente in secondo piano quando si combatte per la propria sopravvivenza, è l’autogol politico che dovrebbe preoccupare Israele e chi la ama davvero. L’autogol politico è quello che hanno architettato i suoni nemici. E Israele sta cadendo nella trappola.

                  Queste cose le scrive Thomas Friedman, che dovrebbe essere la bussola morale e politica di chiunque si avventuri a scrivere un articolo sul conflitto israelo-palestinese. Non solo perché quel conflitto il grande giornalista americano lo conosce meglio di chiunque, avendolo seguito sul campo per tutta la vita, ma anche perché è un esempio di come la passione debba sempre animare questo mestiere. E passione vuol dire (anche) non nascondere cosa si pensa ma argomentarlo con onestà e conoscenza dei fatti. Anche Tom Friedman ha Israele nella sua biografia e — inossidabilmente — nel cuore: ha passato la gioventù nei kibbutz come quelli profanati dalla violenza jihadista. Ma Tom Friedman ha dei valori precisi, non mescola mai i fatti a suo piacimento, non omette parti di verità. La verità la conosce e non si improvvisa tuttologo. Per questo il suo mix di passione e conoscenza dovrebbe essere di esempio a ogni commentatore. Ma siccome questo è un auspicio troppo ottimistico, perlomeno Tom Friedman ci aiuta a disintossicarci dal mix di cinismo e ignoranza dei fatti che contraddistingue molti commenti italici. Tom Friedman è un diboscatore, un debunker che elimina gli errori di programmazione di certa pubblicistica, che programma più propaganda che informazione. Facciamoci quindi guidare da questo grande giornalista, un ebreo americano liberal, progressista, con Israele davvero nel cuore. Punto per punto.

                  • Il paragone storico
                  «Mi occupo di questo conflitto da quasi 50 anni e ho visto israeliani e palestinesi fare molte cose terribili gli uni agli altri: attentatori suicidi palestinesi che fanno saltare in aria discoteche e autobus israeliani; caccia israeliani che colpiscono quartieri di Gaza che ospitano combattenti di Hamas, ma che causano anche ingenti vittime tra i civili. Ma non ho mai visto qualcosa di simile a ciò che è accaduto lo scorso fine settimana: singoli combattenti di Hamas che radunano uomini, donne e bambini israeliani, li guardano negli occhi, li uccidono e, in un caso, fanno sfilare una donna nuda per Gaza al grido di “Allahu akbar”».

                  Friedman paragona il massacro compiuto dagli islamisti palestinesi il 7 ottobre a quello subito dai palestinesi laici nel 1982, nei campi profughi libanesi di Sabra e Chatila, quando circa 3.500 persone furono trucidate dalle milizie cristiano-maronite, con l’esercito israeliano che le fece entrare e dall’alto illuminò i campi per facilitare il lavoro. Scrive dunque: «Pur non facendomi illusioni sull’impegno di lunga data di Hamas per la distruzione dello Stato ebraico, mi chiedo oggi: da dove viene questo impulso simile a quello dell’Isis per l’omicidio di massa come obiettivo primario? Non la conquista del territorio, ma il semplice omicidio? C’è qualcosa di nuovo che è importante capire».

                  •Il fattore saudita
                  La spiegazione è l’avvicinamento in corso tra Israele e Arabia Saudita, che decreterebbe — stavolta davvero — la fine di ogni speranza di autodeterminazione per i palestinesi. «Sebbene questa operazione sia stata sicuramente pianificata dai leader di Hamas mesi fa, credo che le sue origini emotive possano essere spiegate in parte da una fotografia apparsa sulla stampa israeliana il 3 ottobre. Alcuni ministri del governo israeliano si erano recati a Riad, in Arabia Saudita, per la loro prima visita ufficiale in assoluto, per partecipare a conferenze internazionali tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, e la stampa israeliana ne ha parlato molto».

                  Nella foto, si vede un delegato israeliano alla conferenza delle Nazioni Unite sulle poste in corso nella capitale saudita. È in una pausa di preghiera, con addosso il tradizionale scialle ebraico e la kippah, e regge un rotolo della Torah. Dalla finestra, spunta lo skyline di Riad.

                  «Per gli ebrei israeliani, questa foto è un sogno che si avvera, la massima dimostrazione che si è finalmente stati accettati in Medio Oriente, più di un secolo dopo l’inizio del movimento sionista per costruire un moderno Stato democratico nella patria biblica del popolo ebraico. Poter pregare con una Torah in Arabia Saudita, luogo di nascita dell’Islam e sede delle sue due città più sacre, La Mecca e Medina, è un livello di accettazione che tocca l’anima di ogni ebreo israeliano».

                  Per i palestinesi, soprattutto quelli affiliati ai movimenti islamisti, ma non solo per loro, quella foto ha il significato esattamente contrario: la fine della loro causa, che anche il più influente Stato arabo — l’epicentro dell’Islam sunnita, il Paese che custodisce i luoghi santi, l’alleato di cui l’America ha provato a fare a meno senza riuscirci — decide di smettere di difendere per coltivare il proprio esclusivo interesse geopolitico ed economico, quello di una normalizzazione dei rapporti con l’eterno nemico sionista. E dunque, è anche il trionfo di Benjamin Netanyahu, la realizzazione del suo progetto più importante: «Dimostrare a tutti i detrattori, anzi sbattere loro in faccia, che può fare la pace con tutti gli Stati arabi — persino con l’Arabia Saudita — senza dover cedere un solo centimetro di terra ai palestinesi».

                  È — sarebbe — il completamento del disegno del sionismo revisionista, la corrente di destra del movimento nazionale ebraico. La prima tappa era stata realizzata dall’antenato politico di Netanyahu, Menachem Begin, capace alla fine degli anni ‘70 di fare la pace con l’Egitto, la nazione araba militarmente più potente e minacciosa. Pace separata, raggiunta marginalizzando i palestinesi e proseguendo nel frattempo l’annessione strisciante degli ultimi territori rimasti sotto i loro piedi, attraverso una colonizzazione sempre più massiccia. Un disegno proseguito con l’altro Paese chiave, la Giordania, sulla spinta degli illusori Accordi di Oslo, quelli con cui i palestinesi speravano di ottenere il loro Stato. E arrivato fino agli anni nostri con la regia di Donald Trump, gli «Accordi di Abramo» con Emirati arabi e Bahrein.

                  Dunque Netanyahu voleva — vuole — sublimare questo percorso e «dimostrare a tutti che Israele può avere la sua torta — accettata da tutti gli Stati arabi circostanti — e mangiare anche il territorio dei palestinesi». Nota bene: sarebbe un pasto definitivo. I sauditi, ancora nel 2002, avevano proposto a Israele una pace vera, che cioè coinvolgesse anche i palestinesi: rinuncia a una parte significativa dei Territori conquistati nel 1967 e nascita di una Palestina indipendente, in cambio del riconoscimento dello Stato ebraico da parte di tutti i Paesi arabi. Pace vera, pace in cambio di terra, definitiva, non pace finta, alle spalle dei palestinesi. Finta perché, com’era già evidente prima del 7 ottobre, prima o poi i palestinesi si ribellano, e di imprevedibile c’è solo la modalità.

                  • Il disegno di Hamas
                  Ecco dunque la mossa sconvolgente del movimento islamista, la carneficina che nessuno si aspettava. Siamo al passaggio decisivo del ragionamento di Friedman, che tutti i commentatori italiani dovrebbero stamparsi in mente: «Credo che uno dei motivi per cui Hamas non solo ha lanciato ora questo assalto, ma ha anche apparentemente ordinato che fosse il più omicida possibile, sia stato quello di scatenare una reazione eccessiva di Israele, come un’invasione della Striscia di Gaza, che avrebbe portato a massicce vittime civili palestinesi e in questo modo avrebbe costretto l’Arabia Saudita a fare marcia indietro dall’accordo mediato dagli Stati Uniti». Non solo i sauditi: la contro-carneficina metterebbe a rischio anche gli Accordi di Abramo.

                  Era questa, dunque, «l’essenza del messaggio di Hamas a Netanyahu e alla sua coalizione di governo di estrema destra, composta da suprematisti ebrei e ultraortodossi: non sarete mai a casa vostra, non importa quanta terra vi venderanno i nostri fratelli arabi del Golfo. Vi costringeremo a perdere la testa e a fare cose folli a Gaza che costringeranno gli Stati arabi a evitarvi».

                  C’è poi il lato che ricorda davvero gli assassini del Bataclan: come quelli, Hamas ha colpito l’anima progressista di Israele, la più lontana dagli integralisti, la più attraente per i palestinesi che vorrebbero una vita normale, senza nemici che ti privano della terra e senza fanatici che ti privano della libertà: a subire l’assalto terroristico sono state «le case degli abitanti dell’Israele pre-1967, dell’Israele democratica, dell’Israele progressista, che viveva in kibbutz pacifici o andava a una festa in discoteca, la tipica festa di chi ama la vita», ha detto al giornalista lo scrittore Ari Shavit. In questo senso, per Hamas «la sola esistenza di Israele è una provocazione».

                  •La domanda che Israele dovrebbe farsi
                  È semplicemente questa:

                  «Cosa vogliono che faccia i miei peggiori nemici e come posso fare il contrario?».

                  Stamparsi anche la risposta, per favore: «Ciò che vogliono i peggiori nemici di Israele — Hamas e l’Iran — è che Israele entri a Gaza e si impegoli in un’invasione strategica che farebbe sembrare il coinvolgimento dell’America a Falluja (la città irachena che costrinse le forze Usa a durissimi combattimenti tra il 2003 e il 2004, ndr) una festa di compleanno per bambini. Stiamo parlando di combattimenti casa per casa che minerebbero qualsiasi simpatia Israele abbia raccolto sulla scena mondiale, distogliendo l’attenzione del mondo dal regime omicida di Teheran e costringendo Israele a estendere le sue forze per occupare permanentemente Gaza e la Cisgiordania. Hamas e l’Iran non vogliono assolutamente che Israele si astenga dall’entrare a Gaza in profondità o a lungo».

                  •Il fattore Autorità nazionale palestinese
                  La screditata entità nata dagli Accordi di Oslo e rimasta una crisalide incompiuta, una patria ridotta allo Stato larvale, un non-Stato: ecco l’altro obiettivo della strage di sabato. Hamas sapeva che, nel suo realismo disperato, l’Anp era pronta ad accettare la pace tra Israele e i sauditi, ma in cambio di concessioni di un qualche significato da parte di Israele, e su cui l’ultradestra aveva già sbarrato la strada a Netanyahu. Il classico gioco in cui gli opposti estremismi — i fascisti teocratici delle due parti — si danno una mano. Ma Netanyahu — che pure è la migliore destra israeliana possibile — non è innocente nemmeno qui. Friedman: «Ha sempre preferito trattare con un Hamas ostile a Israele piuttosto che con il suo rivale, l’Autorità palestinese più moderata, che ha fatto di tutto per screditare, anche se l’Anp ha lavorato a lungo a stretto contatto con i servizi di sicurezza israeliani per mantenere la Cisgiordania tranquilla, e Netanyahu lo sa».

                  L’analisi è di una nitidezza meravigliosa: «Netanyahu non ha mai voluto che il mondo credesse che esistono “palestinesi buoni” pronti a vivere in pace accanto a Israele e a cercare di coltivarli. Per anni ha sempre voluto dire ai presidenti degli Stati Uniti: Cosa volete da me? Non ho nessuno con cui parlare da parte palestinese». Lo ha scritto bene anche Chuck Freilich, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale israeliana, in un saggio pubblicato domenica su Haaretz: «Per un decennio e mezzo il primo ministro ha cercato di istituzionalizzare la divisione tra la Cisgiordania e Gaza, di minare l’Autorità palestinese, e di condurre una cooperazione de facto con Hamas, il tutto per dimostrare l’assenza di un partner palestinese e per garantire che non ci potesse essere un processo di pace che avrebbe potuto richiedere un compromesso territoriale in Cisgiordania».

                  •Democrazia contro teocrazia
                  Il presidente Biden deve dire a Netanyahu che l’America «farà tutto il possibile per aiutare la democratica Israele a difendersi dai fascisti teocratici di Hamas e dai loro fratelli di anima di Hezbollah in Libano, se dovessero entrare in lotta. Ma in cambio Netanyahu deve ricollegarsi all’Israele democratica e liberale, in modo che il mondo e la regione vedano questa non come una guerra di religione, ma come una guerra tra la prima linea della democrazia e la prima linea della teocrazia. Ciò significa che Netanyahu deve cambiare il suo gabinetto, espellere i fanatici religiosi e creare un governo di unità nazionale con Benny Gantz e Yair Lapid». Proprio oggi, il premier ha seguito il suggerimento ma solo in parte: dentro Gantz — che farà parte con lui e con il ministro della Difesa Gallant del Consiglio di sicurezza, quello che farà le scelte decisive sulla guerra — ma non Lapid, che chiedeva la cacciata totale dell’ultradestra. Il che sembra dare ragione a Friedman (anche) quando scrive che «purtroppo Netanyahu continua a dare priorità alla sua coalizione di fanatici, di cui ha bisogno per proteggersi dal suo processo per corruzione e per completare il suo colpo di Stato giudiziario, che azzererebbe la Corte Suprema di Israele. Questo è un vero pasticcio» .

                  •Cosa ha distratto Israele
                  A distrarla è stato proprio il «colpo giudiziario», contro il quale si è sollevata (democraticamente) gran parte delle forze armate: «Vi assicuro che se e quando ci sarà un’inchiesta su come l’esercito israeliano abbia potuto non accorgersi di questo rafforzamento di Hamas, gli investigatori scopriranno che i vertici dell’esercito israeliano hanno dovuto dedicare così tanto tempo a evitare che i piloti e gli ufficiali di riserva dell’aeronautica boicottassero il loro servizio per protestare contro il colpo di stato giudiziario di Netanyahu, per non parlare del tempo, dell’attenzione e delle risorse che hanno dovuto dedicare a impedire ai coloni estremisti e ai fanatici religiosi di fare cose folli a Gerusalemme e in Cisgiordania, che hanno distolto lo sguardo dalla palla».

                  •Il meglio e non il peggio
                  Che cosa si può aggiungere a queste note così limpide e veritiere? Altre note limpide e veritiere, perché questo articolo è un pozzo inesauribile. Conclude infatti Tom Friedman: «L’America non può proteggere Israele nel lungo periodo dalle minacce reali che deve affrontare, a meno che Israele non abbia un governo che rifletta il meglio, e non il peggio, della sua società, e a meno che questo governo non sia pronto a cercare di forgiare compromessi con il meglio, e non il peggio, della società palestinese».

                  Sono pepite preziose a disposizione di tutti. Molti commentatori italiani, pseudo esperti o improvvisati, potrebbero attingervi con un semplice copia e incolla: Friedman non si offenderebbe, e loro farebbero una figura migliore.


                  CorSera




















                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Sean
                    Csar
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                    E' un pò lungo quell'articolo ma, come si spiega, è ripreso da una analisi di un famoso ed importante giornalista ebreo, che non fa sconti a nessuno...in specie a Netanyahu, fanatico fondamentalista che vorrebbe veder sparire i palestinesi: è talmente accecato dalla volontà di potenza e dal suo egocentrismo da aver spaccato, per mesi (e fino a questa, per lui "benedetta", crisi) il suo stesso paese, la società civile, le sue forze armate.

                    Un guerrafondaio della peggiore specie, purtroppo con consistente seguito (elettorale) in Israele.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • zuse
                      Macumbico divinatore
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                      Zelensky a sorpresa al vertice Nato: “Non vi dimenticate di noi”. E accusa Mosca: “Sostiene Hamas”. L’ambasciata israeliana: “Assurdità”



                      Pagliaccio



                      Originariamente Scritto da Sean
                      mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola




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                      • Sergio
                        Sergio commented
                        Editing a comment
                        Pagliaccio, esatto.
                    • Sean
                      Csar
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                      • In piedi tra le rovine
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                      Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
                      Zelensky a sorpresa al vertice Nato: “Non vi dimenticate di noi”. E accusa Mosca: “Sostiene Hamas”. L’ambasciata israeliana: “Assurdità”



                      Pagliaccio
                      Sta raschiando il fondo. Il suo tentativo di infilarci la Russia, nella crisi palestinese ed israeliana, è più che patetico, e infatti per quel sentiero ormai nessuno lo segue. Pare (è) lo scemo del villaggio che, in una piazza vuota, ulula alla luna.

                      Preghi piuttosto in ginocchio che a dimenticarsi (o stancarsi) di lui non siano gli americani.
                      Last edited by Sean; 12-10-2023, 10:30:02.
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • LARRY SCOTT2
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                        • marcu9
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                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

                          Sta raschiando il fondo. Il suo tentativo di infilarci la Russia, nella crisi palestinese ed israeliana, è più che patetico, e infatti per quel sentiero ormai nessuno lo segue. Pare (è) lo scemo del villaggio che, in una piazza vuota, ulula alla luna.

                          Preghi piuttosto in ginocchio che a dimenticarsi (o stancarsi) di lui non siano gli americani.
                          Davvero penoso ed imbarazzante.
                          Originariamente Scritto da Sean
                          Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                          • Virulogo.88
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                            Originariamente Scritto da LARRY SCOTT2 Visualizza Messaggio
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                            se ne sono accorti solamente con qualche decennio di ritardo.
                            Originariamente Scritto da Pesca
                            lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

                            Commenta

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                              Secondo me entro una settimana inizierà a scemare tutto... Israele non ha bisogno di aiuti , in più c'è da considerare la possibilità di cellule terroristiche dormienti nelle città europee, se andiamo a fare gli eroi poi è un attimo tornare alle bombe nelle metropolitane o assalti di chissà quale tipo .... Quindi conviene a tutti tornare a pensare all'Ucraina .
                              Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                              Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                              Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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