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Cronaca e politica estera [Guerra Ucraina-Russia] Thread unico.
Si sta buttando in caciara il tutto a forza di voli pindarici, paragoni insensati, 56 post a raffica e per finire (ci mancava) il pippone moralista.
Io ho onestamente perso di vista l'argomento di discussione
Mi prendo la mia parte di responsabilità nell'aver favorito, citando l'omosessualità come argomento di potenziale censura sulle piattaforme social, questa deviazione dal filone principale, che è quello di Trump, del suo ban dai social, di quanto sta accadendo in America.
Torniamo lì che tanto il resto è carne già arrostita, mentre l'attualità ne ha messa sullo spiedo di nuova, abbondante e cruda.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Lukino comunque te lo dico con sincerità anche perchè, con mia sorpresa, questo 2021 ci ha portato a fare delle discussioni interessanti.
Dovresti rispettare il tuo avversario. Io, ad esempio, concordo con la metà, forse meno, di quello che scrive Sean. Eppure gli riconosco l' onore delle armi e lo rispetto. Non gli voglio ne posso fargli cambiare idea e lui, certamente, non vuole imporre a me il suo modo di vedere le cose.
Capisco quello che dici e io avrò le mie colpe essendo una persona "intensa" nel modo di fare, ma probabilmente anche il mio stomaco ha dei limiti, quindi vi aguro buon weekend e vado
Indonesia, precipita Boeing 737 della Sriwijaya Air con a bordo 62 persone «Ritrovati rottami in mare».
Il governo indonesiano ha confermato che un Boeing 737-500 della compagnia Sriwijaya Air si è inabissato in mare dopo il decollo da Giakarta. Era diretto a Pontianak nell’isola di Borneo. Avviate le ricerche: tra i passeggeri c’erano anche dieci bambini.
Il governo indonesiano ha confermato che un Boeing della Sriwijaya Air è precipitato in mare pochi minuti dopo il decollo da Giakarta. L’allarme era stato dato dall’ autorità aeroportuale quando si erano persi i contatti con un Boeing 737-500 della compagnia Sriwijaya Air diretto verso Pontianak, sull’isola di Borneo. Il ministro dei Trasporti, Budi Karya Sumadi, ha spiegato che il volo SJ182 era partito con un’ora di ritardo alle 14.36. L’ultima volta che il pilota aveva interloquito con la torre di controllo era stato per chiedere l’autorizzazione a salire a una quota di 8.839 metri. Dopo quattro minuti, secondo la ricostruzione del ministro, è scomparso dai radar e sono immediatamente partite le attività di ricerca e soccorso in coordinamento con l’Agenzia nazionale di ricerca e salvataggio e con il Comitato nazionale per la sicurezza dei trasporti. La Marina ha determinato le coordinate del punto di inabissamento dell’aereo e le ha diffuse a tutte le navi che si trovano nella zona. Sumadi ha detto che attualmente sono dispiegate nell’operazione una dozzina di imbarcazioni fra cui quattro navi da guerra nello specchio di mare fra l’isola di Lancang e quella di Laki.
La ricostruzione
A bordo, secondo quanto detto da un funzionario dell’Agenzia nazionale di ricerca e salvataggio c’erano 56 passeggeri, tra cui nove bambini, un neonato, oltre a sei membri dell’equipaggio. L’aereo avrebbero dovuto raggiungere la capitale della provincia indonesiana della Kalimantan Occidentale, posizionata proprio sulla linea dell’equatore, dopo 90 minuti dal decollo avvenuto a Giacarta. Invece, il Boeing 737-500 è scomparso dai radar, pochi minuti dopo essersi alzato in volo. Per il sito specializzato Flight Radar 24 il velivolo ha perso oltre 10 mila piedi (circa 3.000 metri) di quota in meno di un minuto a quattro minuti dalla partenza. Un pescatore ha raccontato alle televisioni indonesiane di aver visto un aereo schiantarsi in mare dopo una picchiata.
Il ritrovamento
Intanto il sito Air Live, ha mostrato un video dei soccorritori che estraggono dal mare alcuni rottami attribuendoli all’aereo scomparso. Secondo l’agenzia Xinhua, il capitano della guardia costiera, Eko Surya Hadi, ha dichiarato: «Abbiamo individuato parti di corpi, giubbotti di salvataggio e rottami dell’aereo». Molto più prudenti i funzionari dell’Agenzia nazionale di ricerca e salvataggio che parlano di «sospetti rottami». Intanto, le riprese hanno mostrato anche parenti e amici dei passeggeri in lacrime o raccolti in preghiera mentre attendono notizie ufficiali sia all’aeroporto di Giakarta sia in quello di Pontianak. «Siamo a conoscenza dei resoconti dei media da Giakarta — ha detto una portavoce della Boeing — e stiamo lavorando per raccogliere maggiori informazioni monitorando attentamente la situazione».
Il governo indonesiano ha confermato che un Boeing 737-500 della compagnia Sriwijaya Air si è inabissato in mare dopo il decollo da Giakarta. Era diretto a Pontianak nell’isola di Borneo. Avviate le ricerche: tra i passeggeri c’erano anche dieci bambini
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Comunqnue, provo a tornare in topic e rispondere a Bob che mi chiedeva cosa ne pensassi della politica di Trump rispetto a Obama e Clinton.
Essendo giovane (a metà dei 30) di Clinton ricordo ben poco se non che in politica estera non riusci a far vesire agli USA la divisa di gendarme del mondo (non ci sarebbe riuscito nessuno) e che ebbe responsabilità gravi nell'innescare la crisi dei subprime nel 2008, cancellando il Glass-Steagall Act. Ha avuto anche la colpa di non aver catturato Bin Laden quando avrebbe potuto, nel 1998. Quindi bene, ma non benissimo. Però dal punto di vista comunicativo era molto bravo e questo, dato che la politica è anche percezione , è un dato molto importante (c'è anche un bellissimo Sketch di Chappelle di Clinton vs Bush che è mille volte più profondo di quanto possa spiegare)
Il discorso Trump vs Obama è molto più interessante. Secondo me è stato tutto sommato meglio Obama, principalmente perchè è riuscito ad agire meglio per gli interessi nazionali americani rispetto a Trump. La politica estera di Obama, che noi dall' Europa guardiamo con repulsione (giustamente) è stata funzionale a frammentare o creare sfere di influenza in medio Oriente/Europa, sottraendole alla Russia e all'Iran senza sparare un colpo, se non per procura. Questo è importantissimo perchè tra una proxy war e un bombardamento aereo o un intervento armato con boots on the ground ci passano il giorno e la notte, e nel primo caso hai sempre dalla tua il diritto internazionale e la plausible deniability. Allo stesso tempo è riuscito a fare un accordo sul nucleare con l' Iran poco dopo aver cospirato con gli Israeliani per lanciare un virus informatico progettato (con successo) per rallentarne il programma di arricchimento nucleare (il famoso virus Stuxnet). Questo gli aveva anche concesso un bel po' di leverage nei confronti della Korea del Nord.
Dal punto di vista interno non ne so molto dato che non mi sono informato sull' Obamacare, ma la mia percezione è che Obama sia stato fortemente limitato dal non avere la maggioranza mai ne alla camera ne al senato, e dall' avere ereditato la situazione disastrosa in termini economici e di soft power creata dall' amministrazione Bush. Questo ha avuto ripercussioni sul piano mediatico, perchè prima si è generato un hype assurdo intorno ad Obama (guardati i suoi comizi, sembra uno stregone che ipnotizza le folle al grido di Yes we Can), il quale ha sua volta ha generato aspettative irrealistiche che non si sono realizzate perchè, oggettivamente, non erano realizzati. Quindi al posto di Black Jesus si è 'solamente' avuto un buon presidente, che non è stato in grado di fermare la polarizzazione e le divisioni largamente fomentate nell' era di Bush figlio. Quindi Obama è stato vittima, paradossalmente, del suo essere mediaticamente anche troppo bravo a parlare e troppo di classe, cosa che gli riconoscerai.
Trump, anche se ha governato per 4 anni, ha secondo me cercato di porsi in maniera troppo isolazionista su alcuni aspetti, come ad esempio sul ruolo della NATO, sui rapporti con l'Iran, la Russia e la Nord Korea. Ha avuto il merito di appoggiare Israele nelle sue scelte strategiche ma non penso che a livello globale abbia chiuso più fronti di quanti ne abbia aperto. Adesso Biden dovrà cercare di ricucire i rapporti con l' Iran al quale è stato assassinato un generale di spicco, provare a rinegoziare un accordo sul nucleare e provare a limitare nuovamente la Korea del Nord (e non so come, dato che i nord koreani non accetteranno mai un accordo sul nucleare se prima non ne viene negoziato uno con Teheran). La colpa grave di Trump è tutta a livello mediatico, ed è quella di aver soffiato sul fuoco della polarizzazione, alzando ogni volta la posta in gioco rispetto alle puntate dei suoi avversari, con il risultato che adesso ci troviamo ad assistere ad una psicosi di massa.
Capisco quello che dici e io avrò le mie colpe essendo una persona "intensa" nel modo di fare, ma probabilmente anche il mio stomaco ha dei limiti, quindi vi aguro buon weekend e vado
Lukino alla fine la pensa come molti radical chic del pd
e vabbè capita Artù, questi vengono etichettati come proletari manipolabili, io mi allontano un attimo e mi viene attribuito il livello di pensiero di un "infante"
“We the people”. Noi, il popolo. Mentre sono ancora più che vive le immagini (violente, inquietanti, grottesche, inverosimili eppure drammaticamente vere) di quanto successo a Washington, con didascalie giornalistiche che vanno da “Assalto alla democrazia” ad “attacco al potere” (condite magari da ridicole esagerazioni quali “C’era una volta l’America”), le prime parole della Costituzione americana sono sempre lì, a lampeggiare, a ricordarci il rapporto storicamente particolare e contraddittorio tra governanti e governanti, e quindi tra oligarchia e democrazia, e a far restare sempre sul tavolo quella questione che Guglielmo Ferrero sintetizzava col concetto di “legittimità”.
Un rapporto, quello tra i pochi e i tanti, da sempre vivo nel mondo occidentale, rimasto evidentemente irrisolto, a prendere per buone storpiature e locuzioni varie (democrazia sovrana, democratura, democrazia recitativa, democrazia sfigurata, e via di questo passo) fiorite negli ultimi anni a insoddisfatto contorno di un termine come “democrazia”, intorno al quale lo stesso presidente Thomas Jefferson, riconosciuto padre della democrazia americana (se non altro per l’acquisto della Virginia, ciò che gli valse d’ufficio la presenza tra i quattro giganti del monte Rushmore) si era a lungo scervellato nel suo ritiro di Monticello senza arrivare a una conclusione univoca. Emblematica in questo senso la notizia uscita nel 2010, secondo la quale dall’analisi spettroscopica dell’originale della Dichiarazione d’Indipendenza era risultato che sotto la parola “citizens”” (cittadini) era stata cancellata quella di “subjects” (sudditi).
Il Jefferson che nel 1786 si dichiarava certo che nemmeno un metro di terra sarebbe mai stato tolto ai nativi senza il loro consenso era lo stesso Jefferson che poco più tardi riconoscerà impossibile per il governo limitare le occupazioni abusive e gli espropri; il Jefferson che giudicava lo schiavismo un «crimine abominevole» è lo stesso Jefferson che nel 1796 possedeva centosettanta schiavi, senza preoccuparsi nemmeno di liberarli nemmeno in punto di morte. Ed era lo stesso Jefferson protagonista del primo grande scontro tutto interno alla potere americano, quello con il suo predecessore John Adams su quale dovesse essere il modello cui guardare, la monarchica Inghilterra o la Francia della rivoluzione francese, che era scegliere poi tra modello industriale e modello agricolo- pastorale, quest’ultimo sostenuto anche dal pragmatico Benjamin Franklin, che al posto dell’aquila marina come immagine del paese avrebbe preferito vedere il tacchino, animale “rispettabile e molto americano.
L’aquila, la sua animalesca battaglia la vinse subito. Il modello industriale, per vincere dovette aspettare la guerra di secessione, mettendosi alle spalle conflitti plateali come quello esploso sul rinnovo della Banca nazionale sostenuta da Hamilton e Adams contro Jefferson, respinto infine a colpi di decreti dal presidente “populista” Andrew Jackson, quello che per la sua elezione aprì le porte della casa bianca a tutti i cittadini e il cui ritratto non per nulla fu fatto appendere (su consiglio di Bannon) nello studio ovale da Trump presidente, e al quale non per caso intellettuali liberal come Richard Hofstadter addebiteranno «il primo impulso potente e generale all’anti-intellettualismo nella politica americana». L’affermazione fatta da Jefferson nel 1800 nel suo discorso di investitura presidente del resto parlava chiaro, o meglio scuro: «Siamo tutti repubblicani, e siamo tutti federalisti» che a quei tempi voleva dire siamo tutti populisti e siamo tutti statalisti, squadernando così quel conflitto “America contro America” destinato a far da basso continuo alla storia degli Stati Uniti e di cui i fatti del Capitol Hill rappresentano l’ultimo, più sgangherato e insieme più rumoroso episodio.
Un conflitto tra Deep State e quel ceto medio retrocesso con la crisi allo stato di povertà il cui malessere Bruce Springsteen aveva già denunciato apertamente a metà anni Novanta in “The Ghost of Tom Joad”, brano che raccontava proprio delle tante vittime della globalizzazione, ma di cui il partito democratico di Obama e della Clinton non aveva saputo o forse meglio voluto farsi carico. Proprio quei dimenticati lì, una decina d’anni più tardi, si sarebbero rivelati decisivi per l’elezione di Trump, che solo a uno sguardo superficiale può essere considerata una creatura fuggita dal laboratorio del partito repubblicano.
Per quanto incommensurabile con l’attacco alle torri gemelle, il parapiglia con morti del Capitol Hill è comunque destinato a restare nella storia dell’Occidente democratico. Perché è successo nel cuore politico del Paese che all’epoca di Bush si diceva sicuro di poter esportare la democrazia nel mondo senza preoccuparsi delle conseguenze che questa follia avrebbe comportato), ma forse prima ancora per la facilità con cui in questo cuore politico della democrazia un migliaio o poco più di coloriti, indemoniati manifestanti si sono introdotti, senza incontrare la resistenza che tutti si sarebbero in fondo aspettati: più che per antica tradizione (tra governo e popolo nessuna eccessiva barriera, il principio), per la stretta successiva all’attacco dell’11 settembre 2001.
Uno scontro o forse meglio un quasi-scontro fondamentalmente tra bianchi e bianchi, riportando per l’ennesima volta a galla, come grande assente quello che è stato definito (con buona pace del genocidio dei nativi) il peccato originale degli Stati Uniti, ovvero il razzismo. Una non resistenza, quella della Capitol Police (duemila agenti, un bilancio di quasi 500 milioni di dollari l’anno) che indipendentemente dal numero delle vittime (cinque in tutto, al momento: quattro tra i manifestanti, una tra le forze dell’ordine) continua ad essere un mistero, considerando anche che pochi mesi fa, non lontano proprio dal Capitol, ben più pacifiche dimostrazioni dei Black Lives Matter erano state represse a suon di manganellate e gas urticanti. We the people, noi il popolo. Lo stesso popolo di cui manifestanti e poliziotti fanno in fondo entrambi parte, e che la crisi del 2007 ha messo a dura prova, nel Paese dell’anti-intellettualismo, dove armi e complottismi hanno avuto sempre, fin dalle origini, vita fin troppo facile.
Questo assalto alla democrazia, come forse troppo pomposamente è stato definito, avverte tutti che per quanto curvato dalla crisi economica in senso economico e sociale, il conflitto culturale tra le due americhe è sempre in corso, e a dispetto di quanti si dimostrano convinti che la parentesi populista sia ormai definitivamente chiusa, è una delle ferite tutt’ora aperte che il neo presidente Biden sarà costretto per forza di cose ad affrontare. Nel 1800, quando il “populista” Thomas Jefferson vincendo le elezioni gli chiuse le porte al secondo mandato, “l’elitista”” John Adams perse praticamente le staffe, mutatis mutandis un po’ come il Trump dei nostri giorni, arrivando perfino a non presentarsi all’insediamento del suo successore e scegliendo di ritirarsi sdegnosamente a Quincy, nel Massachusetts, non senza aver prima però aver fatto approvare dal segretario di Stato Marshall un elenco di nomine gradite.
In punto di morte, si racconta che tra i tanti pensieri, l’ottantaquattrenne Thomas Jefferson ne ebbe anche per il suo vecchio amico di gioventù nonché predecessore alla Casa Bianca. Non sapeva che Adams era morto pochi minuti prima di lui, in quello stesso 4 luglio 1826. Difficilmente Trump ora sarà incriminato col venticinquesimo emendamento, difficilmente anche, però, a questo punto potrà essere il prossimo candidato repubblicano alle elezioni del 2024.
Una cosa però è certa: indipendentemente dalla figura ormai in uscita -democraticamente s*******ta- di un Donald Trump che di questo passo sarà prelevato di peso da qualche furgone con le sirene, nessuno può ragionevolmente aspettarsi che il problema del popolo, di quel popolo di “dimenticati” che comunque hanno votato in oltre 70 milioni Trump e di cui gli assalitori sono una minuscola “avanguardia”, possa considerarsi risolto con l’elezione di un Biden chiamato ora a dare corso al suo slogan elettorale: «una battaglia per l’anima dell’America».
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Lukino alla fine la pensa come molti radical chic del pd
Ultimo messaggio perchè davvero il mio stomaco mal digerisce commenti demenziali di questo tipo.
1. Non sai manco cosa significhi "radical chic". Ripeti cose che non comprendi come un bot.
2. Questo è, in modo molto semplificato, lo stesso ragionamento e domanda finale che ponevano sia Ponno che Barone, ma entrambi mi sembrano ben lontani dall'essere simpatizzanti del PD.
3. Tu abiti in una casona, sei benestante, e ti mantieni con ciò che la tua famiglia già possedeva senza nessun merito.
Forse non sei "radical" ma sicuramente uno "chic bot"
Le critiche alle altre persone e ciò che pensano lasciale a chi non è un peso per la società e propria famiglia, senza avere alcun merito.
Ok ma su bodiuebbe non si decidono le elezioni americane, il punto è anche questo. Se sei un servizio privato che viene usato da miliardi di persone la tua funzione è pubblica e deve essere ricondotta alle logiche dello Stato e della sua forma di governo. Non mi sembra di stare dicendo nulla di fantasioso...lo dico senza (troppa) vis polemica
Su questo, come già ti ho accennato sono in parte d'accordo.
Però non è così banale definire le modalità perché Facebook non è nato specificatamente come agorà per il dibattito politico, ne tantomeno come strumento di propaganda politica.
Resta inoltre il fatto che ad oggi queste logiche non sono presenti, quindi non dobbiamo stupirci che abbiano agito in linea con la loro policy scritta in stampatello in tutte le lingue del mondo.
Lukino, qualche volta sembra che occorra accompagnarti per mano entro l'andare dello sviluppo degli argomenti, perchè prendi delle direzioni tutte tue e rovesci sugli altri pensieri che questi altri non hanno mai espresso.
Ho risposto sopra, qua ribadisco ulteriormente: non si toglie nessun diritto a nessuno, a me le coppie omosessuali restano indifferenti. Diventano però un argomento che non posso digerire se a quelle coppie viene concesso di creare quella che è una imitazione della famiglia, una sua scimmia,
Perchè mi tocca? Perchè mi preoccupa. Non per me, ma per la storia, la società, la civiltà.
daccordo su tutto tranne che sulle motivazioni che dovrebbero impedire ai gay di avere figli. La psiche dei bambini è materia fragilissima e deve passare attraverso il superamento del complesso di edipo e poi avere un modello in cui identificarsi e un altro verso cui dirigere l'amore oggettuale. Non parlo quindi di motivazioni sociali, vergogna nei confronti degli amici etc: questo può essere superabile col cambiamento della società. Ma le dinamiche psichiche non dipendono da quelle sociali, e non abbiamo ancora una casistica abbastanza estesa per sapere quali effetti potrà avere per un bambino crescere in un contesto "innaturale".
Regressione allo stadio orale, schizofrenia, sindromi marginali? Ritengo che sia egoistico esporre i bambini a questi pericoli
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