Biden, settimana di fuoco: dai dubbi sulla candidatura al vertice Nato di Washington. «Frustrato dalle élite, sfidatemi alla convention»
Mentre crescono le pressioni interne perché si ritiri dalla corsa alla rielezione, il presidente conferma: «non andrò da nessuna parte». Ma i prossimi giorni saranno decisivi, tra impegni di partito e internazionali
Prima invia una lettera ai democratici al Congresso, in cui scrive loro di essere «fermamente impegnato a restare in corsa», in risposta ai membri del partito che hanno affermato nei giorni scorsi che dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla presidenza. Poi ha chiamato durante un programma sulla Msnbc per sottolineare quel messaggio: «La conclusione qui è che non andremo da nessuna parte, io non andrò da nessuna parte», ha detto. Prima di aggiungere di sentirsi «frustrato dalle élite» del partito democratico e di lanciare una sfida a chi, dentro il partito, pensa che dovrebbe fare un passo indietro: «Correte contro di me. Annunciate che correte per la presidente. Sfidatemi alla convention».
È l'inizio di una settimana di fuoco per Joe Biden dopo il weekend nel quale il presidente voleva rassicurare i democratici sul suo stato di salute, lucidità ed energia con un’intervista televisiva, due radiofoniche e comizi in Wisconsin e Pennsylvania, due Stati essenziali per la rielezione. Ha evitato altri incidenti, ma non ha cancellato il disastro del dibattito con Trump: ha parlato in ambienti protetti (in Pennsylvania nella chiesa di un pastore suo amico), leggendo sempre da un teleprompter, mentre è emerso che le due interviste radiofoniche concesse da Biden per dare una prova di vitalità e acume erano basate su liste di domande preconfezionate mandate dalla Casa Bianca agli intervistatori. La giornalista della Wurd Radio di Filadelfia che ha ammesso di averle usate è stata licenziata.
Due giri di boa importanti per Biden nei prossimi gioni. Da domani a giovedì il vertice della Nato a Washington: il presidente conta di usarlo per rilanciare la sua immagine di unico leader americano con una statura mondiale e una profonda conoscenza delle grandi questioni internazionali. La conferenza stampa finale di giovedì sarà l’unico evento mediatico di grande portata che avrà a disposizione da qui alla convention democratica di agosto. Biden vuole usarlo per vantare l’efficacia della sua leadership, la sua capacità di tenere unito l’Occidente e allargare l’Alleanza. Ma i segnali politici che arrivano dal Vecchio continente indicano che i leader europei vengono a Washington pensando già a come rapportarsi con (o proteggersi da) una nuova amministrazione Trump.
Prima della Nato, l’altro snodo cruciale arriverà già oggi con la riapertura del Congresso dopo la settimana di festeggiamenti dell’Independence Day. Potrebbe essere il momento in cui deputati e donatori democratici fin qui silenti escono allo scoperto chiedendo il ritiro di Biden. Per ora hanno atteso: alcuni per non indebolirlo, altri perché convinti che un uomo così ostinato avrebbe reagito alle pressioni trincerandosi ancora di più. Ma ora che Biden è andato a dire in tv che rimane candidato anche perché tutti i leader democratici gli chiedono di non mollare, il gioco cambia.
Già una decina di deputati sono usciti allo scoperto con nome e cognome, chiedendo un suo passo indietro. Ieri il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, ha consultato in una call digitale i suoi deputati per decider il da farsi. Una cinquantina di loro avrebbero detto di non credere più in Biden. Anche parlamentari di peso come Jerry Nadler, Adam Schiff e Debbie Dingell ora chiederebbero al presidente di farsi da parte o di smettere di ascoltare solo i consigli dei familiari e di un circolo ristretto di fedelissimi. Chris Murphy, un senatore che ha avuto sempre rapporti cordiali col presidente ,non arriva a chiedergli di rinunciare, ma afferma che questa è una settimana decisiva e il tempo stringe. Sono in molti a spingere politici che Biden rispetta e coi quali ha rapporti profondi (dal capo dei senatori Chuck Schumer alla ex speaker Nancy Pelosi) a rivolgersi al presidente con discrezione per convincerlo che il suo tempo è finito.
CorSera
Mentre crescono le pressioni interne perché si ritiri dalla corsa alla rielezione, il presidente conferma: «non andrò da nessuna parte». Ma i prossimi giorni saranno decisivi, tra impegni di partito e internazionali
Prima invia una lettera ai democratici al Congresso, in cui scrive loro di essere «fermamente impegnato a restare in corsa», in risposta ai membri del partito che hanno affermato nei giorni scorsi che dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla presidenza. Poi ha chiamato durante un programma sulla Msnbc per sottolineare quel messaggio: «La conclusione qui è che non andremo da nessuna parte, io non andrò da nessuna parte», ha detto. Prima di aggiungere di sentirsi «frustrato dalle élite» del partito democratico e di lanciare una sfida a chi, dentro il partito, pensa che dovrebbe fare un passo indietro: «Correte contro di me. Annunciate che correte per la presidente. Sfidatemi alla convention».
È l'inizio di una settimana di fuoco per Joe Biden dopo il weekend nel quale il presidente voleva rassicurare i democratici sul suo stato di salute, lucidità ed energia con un’intervista televisiva, due radiofoniche e comizi in Wisconsin e Pennsylvania, due Stati essenziali per la rielezione. Ha evitato altri incidenti, ma non ha cancellato il disastro del dibattito con Trump: ha parlato in ambienti protetti (in Pennsylvania nella chiesa di un pastore suo amico), leggendo sempre da un teleprompter, mentre è emerso che le due interviste radiofoniche concesse da Biden per dare una prova di vitalità e acume erano basate su liste di domande preconfezionate mandate dalla Casa Bianca agli intervistatori. La giornalista della Wurd Radio di Filadelfia che ha ammesso di averle usate è stata licenziata.
Due giri di boa importanti per Biden nei prossimi gioni. Da domani a giovedì il vertice della Nato a Washington: il presidente conta di usarlo per rilanciare la sua immagine di unico leader americano con una statura mondiale e una profonda conoscenza delle grandi questioni internazionali. La conferenza stampa finale di giovedì sarà l’unico evento mediatico di grande portata che avrà a disposizione da qui alla convention democratica di agosto. Biden vuole usarlo per vantare l’efficacia della sua leadership, la sua capacità di tenere unito l’Occidente e allargare l’Alleanza. Ma i segnali politici che arrivano dal Vecchio continente indicano che i leader europei vengono a Washington pensando già a come rapportarsi con (o proteggersi da) una nuova amministrazione Trump.
Prima della Nato, l’altro snodo cruciale arriverà già oggi con la riapertura del Congresso dopo la settimana di festeggiamenti dell’Independence Day. Potrebbe essere il momento in cui deputati e donatori democratici fin qui silenti escono allo scoperto chiedendo il ritiro di Biden. Per ora hanno atteso: alcuni per non indebolirlo, altri perché convinti che un uomo così ostinato avrebbe reagito alle pressioni trincerandosi ancora di più. Ma ora che Biden è andato a dire in tv che rimane candidato anche perché tutti i leader democratici gli chiedono di non mollare, il gioco cambia.
Già una decina di deputati sono usciti allo scoperto con nome e cognome, chiedendo un suo passo indietro. Ieri il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, ha consultato in una call digitale i suoi deputati per decider il da farsi. Una cinquantina di loro avrebbero detto di non credere più in Biden. Anche parlamentari di peso come Jerry Nadler, Adam Schiff e Debbie Dingell ora chiederebbero al presidente di farsi da parte o di smettere di ascoltare solo i consigli dei familiari e di un circolo ristretto di fedelissimi. Chris Murphy, un senatore che ha avuto sempre rapporti cordiali col presidente ,non arriva a chiedergli di rinunciare, ma afferma che questa è una settimana decisiva e il tempo stringe. Sono in molti a spingere politici che Biden rispetta e coi quali ha rapporti profondi (dal capo dei senatori Chuck Schumer alla ex speaker Nancy Pelosi) a rivolgersi al presidente con discrezione per convincerlo che il suo tempo è finito.
CorSera
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