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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
....dall'altro è un male perché significa che i membri della NATO devono incrementare le spese militari perché alla loro sicurezza devono pensarci un po' più da soli
o magari paradossalmente avremo bisogno di meno spese militari, senza i cowboys che vanno in giro per il mondo a fomentare guerre
Al momento sono più quelli che hanno ammazzato loro con le bombe che non quelli liberati.
Un grande successo tattico che i famigliari degli ostaggi stanno apprezzando e manifestando ogni giorno
.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Le parole del candidato alla Casa Bianca sono state accolte con preoccupazione, con scherno, con sufficienza, ma tutte le reazioni hanno portato alla luce una realtà con cui la diplomazia fa i conti già da qualche tempo
Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
l'UE dovrebbe stanziare fondi pro Biden, siamo nella morse dei dittatori cit
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Barcellona, uomo prende a schiaffi e pugni donne in una stazione della metro
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
In sintesi, il dilemma è questo: come far fuori una vice che quasi tutti considerano un’incapace, senza fare un tremendo autogol scatenando una rissa con i Guardiani della Rivoluzione Identitaria?
di Federico Rampini
La riluttanza di Joe Biden a fare un passo indietro e annunciare che non si ricandida, l’impaccio di tanti suoi amici e collaboratori che ancora esitano a spingerlo in quella direzione: questi comportamenti hanno un’attenuante e una spiegazione. Si chiama Kamala Harris.
Fare un passo indietro, annunciare che non ci sarà un Biden 2, senza lanciare la candidatura «automatica» della propria vice, sarebbe difficile. Perché mai Biden volle quella vicepresidente, se non in vista della successione? Questo era lo scenario scontato nel 2020. Oggi è uno scenario impossibile.
È un tabù, di cui si trova raramente traccia nei media vicini al partito democratico. Ma nelle cene tra i notabili del partito, a Washington o a New York o in California, il tema scabroso della vicepresidente affiora di continuo. In sintesi, il dilemma è questo: come far fuori una vice che quasi tutti considerano un’incapace, senza fare un tremendo autogol scatenando una rissa con i Guardiani della Rivoluzione Identitaria? Come eliminare una donna di colore senza esporre il fianco alle accuse di sessismo e razzismo? Per non parlare dell’uso che farebbe il partito repubblicano della sua rimozione: «Per tre anni abbiamo corso il rischio (se Biden usciva di scena) di avere alla Casa Bianca una incompetente».
E’ utile ricordare in che modo venne selezionata la numero due nel 2020. Biden era partito debolissimo nelle primarie di quell’anno, all’inizio raccoglieva molti meno consensi rispetto ai due candidati dell’estrema sinistra «socialista», Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, e al candidato centrista ma giovane e innovativo Pete Buttigieg (sposato con un uomo). In un memorabile dibattito televisivo proprio Kamala Harris, anche lei candidata alla nomination, aveva sferrato contro Biden un attacco durissimo che rischiava di affondarlo definitivamente. La Harris lo aveva apertamente accusato di razzismo. Perché? Agli inizi della sua carriera da senatore Biden aveva criticato la politica del «busing». Il «busing», letteralmente il trasporto in autobus, fu un sistema applicato negli anni Settanta per mescolare alunni bianchi e neri nelle scuole pubbliche e superare una separazione legata alle diverse concentrazioni etniche nei quartieri.
Il «busing» fu criticato per delle buone ragioni, da sinistra: applicandosi solo alle scuole pubbliche (e neanche a tutte) ha significato che i figli della borghesia medio-alta ne sono stati esenti, hanno optato per le scuole private, hanno continuato così ad avere un’istruzione privilegiata e di miglior qualità. Tutto il peso dell’integrazione razziale – che spesso ha significato abbassare il livello scolastico medio – è ricaduto sui figli bianchi della classe operaia. Criticare il «busing» non significa essere razzisti, c’è una robusta corrente di pensiero nella comunità afroamericana che prese le distanze da quell’esperimento di ingegneria sociale solo apparentemente egualitario.ù
L’attacco di Kamala a Biden in quel dibattito tv del 2020 era fazioso e ingiusto; ma «cavalcava» l’atmosfera del tempo, l’ascesa di un movimento antirazzista molto aggressivo come Black Lives Matter, l’avanzata della Critical Race Theory nelle scuole, in sostanza una nuova forma di razzismo, stavolta anti-bianco (per i dettagli che giustificano questa mia descrizione vi rimando al mio libro «Suicidio occidentale», o ad un prossimo ritratto che uscirà sul Corriere, di una italiana sottoposta a sedute di pentimento, espiazione e rieducazione alla Columbia University di New York).
Biden fu salvato inaspettatamente proprio dai black. Gli afroamericani moderati, prevalenti nel profondo Sud, lo ripescarono dal fondo della classifica e rilanciarono la sua candidatura. Restava però un politico maschio, bianco, anziano, eterosessuale, cattolico, e con una lunga carriera da moderato centrista. Poco adatto a mobilitare le nuove constituency di estrema sinistra che nel 2020 erano all’apice della loro potenza: anti-razzisti radicali, fautori delle frontiere spalancate a tutti i migranti della terra, ultrà dell’ambientalismo, Lgbtq.
Al momento di scegliersi il numero due Biden optò per la Harris su basi puramente «identitarie»: donna, di colore (i genitori sono un’indiana e un afro-giamaicano), assai più giovane di lui. Come icona di una politica identitaria, la Harris era un imbroglio fin da principio. I suoi genitori appartengono a un mondo di immigrati di élite: la mamma indiana veniva dalla casta superiore dei bramini ed era approdata in America come ricercatrice medica; il padre è un economista affermato, una celebrity accademica. Le storie dei genitori della Harris erano, semmai, la conferma di quel Sogno Americano legato alla meritocrazia: un tema maledetto dai nuovi anti-razzisti, per i quali è infamante descrivere l’America come una terra delle opportunità per i meritevoli (è obbligatorio descriverla invece come un inferno di oppressione e ingiustizie, una società segnata da “razzismo sistemico” in tutte le istituzioni).
La Harris inoltre non era mai stata veramente allineata con l’estrema sinistra. La ricordo quando era ministro della Giustizia della California: applicava una politica penale piuttosto rigorosa, non la depenalizzazione a oltranza imposta oggi dalle procure sedicenti progressiste. Al primo impatto con la vicepresidenza, la Harris è implosa subito. All’inizio del 2021 Biden le ha affidato un dossier esplosivo, certo: l’immigrazione. Ma se vuoi dimostrare che in futuro potresti essere la prima donna presidente degli Stati Uniti, non puoi pretendere di occuparti solo di questioni facili. Sull’immigrazione la Harris ha dovuto subito gettare la maschera. Alle frontiera col Messico si stava ingrossando il flusso di clandestini, attirati dai messaggi lassisti dell’estrema sinistra (Alexandria Ocasio Cortez, per fare un nome) sulle frontiere spalancate.
La Harris al suo primo viaggio in Centramerica è andata a dire: «Non vi vogliamo. Vi aiuteremo a rimanere a casa vostra». La finzione della sua appartenenza all’ala radicale del partito è crollata subito. I media che l’avevano esaltata l’hanno abbandonata. Tutti coloro che ne avevano cantato le lodi hanno cominciato a raccontare la «vera Kamala»: spesso sguaiata, antipatica a furia di voler essere simpatica, incompetente, e una fabbrica di gaffe quasi altrettanto imbarazzanti di quelle di Biden.
La fine della Harris è stata decretata in modo pressoché unanime nei primi mesi di questa Amministrazione. Ora però è un personaggio ingombrante da eliminare. Biden potrebbe farlo subito: il presidente ha facoltà di chiedere al proprio numero due le dimissioni immediate e di sostituirla. Ma sarebbe una mossa scabrosa, forse un autogol. Nell’atmosfera dottrinaria e dogmatica che ancora condiziona gran parte del partito democratico, è difficile far ingoiare all’ala sinistra e alla base più militante lo spettacolo di un vecchio maschio bianco che licenzia una donna di colore. In quanto alla destra, obietterebbe: «Vi accorgete solo ora, dopo tre anni, che alla seconda massima carica dello Stato avevate messo una persona che non era all’altezza?». La trappola Kamala è micidiale.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Che bel ticket che si presenta agli americani: un presidente ottuagenario, che tutti danno già come demente totale, e che prevedono non arriverà alla fine del secondo mandato, e una vicepresidente (a questo punto importante come il presidente, dato che lo sostituirebbe in caso di morte o impedimento) completamente rimbambita, incapace, inadatta anche a presiedere un condominio.
Irretita e bloccata nelle sue pestifere ideologie liberalistiche, "egualitarie" (dove al merito e alla capacità in sè sono state sostituite le quote etniche, per cui la Harris sta lì non in quanto adatta ma in quanto contentino per la comunità black, anche se quelli poi magari non la sopportano) livellatrici, l'America, e con essa tutto l'occidente, che riceve, come un collettore fognario, tutto il liquame che da quel paese proviene, l'America si trova in un binario morto...quello dove i media "liberal", nei primi mesi della guerra in Ucraina, ci assicuravano vi sarebbe finita la Russia.
...ma di noi
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nella necropoli deserta»
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