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Cronaca e politica estera [Guerra Ucraina-Russia] Thread unico.

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    Ormai cani e porci. Von Der Leyen disgrazia massima sulla EU
    Originariamente Scritto da claudio96

    sigpic
    più o meno il triplo

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      Bella sta ue piena di slavi
      Originariamente Scritto da Lorenzo993
      non nominare cristo che se ti avesse incontrato avrebbe mandato a mignotte la bibbia e ti avrebbe preso a calci in culo

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        in spagna attentato al fondatore di xov, partito gemello di fdi ai cui eventi spesso la Meloni è andata a parlare col celebre Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy una madre, soy cristiana​

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          .
          Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
          Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
          Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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            Tra i coloni della Cisgiordania, dove i proclami estremisti non sono più tabù: «Deportiamo i palestinesi»

            Negli insediamenti di Gush Etzion la gente per strada parla di una seconda «Nakba». Qui il 37% sono ultraortodossi, il 35 sionisti religiosi, solo il 28 laici: «È la nostra terra per diritto divino»

            «Deportiamo i palestinesi». Sino a soltanto pochi anni fa era un tabù, anche i coloni ebrei più estremisti evitavano di parlarne ad alta voce e senz’altro non con i giornalisti stranieri. Ma dal 7 di ottobre è caduta qualsiasi barriera, non ci sono più paraventi o ritrosie. Ciò che prima era nascosto è diventato opinione comune, anzi, viene guardato con sospetto chiunque non la condivida. « Nakba shtaim », la chiama qui la gente per la strada con un misto di arabo ed ebraico. La « Nakba » per i palestinesi è sempre stata «la catastrofe», l’espulsione di oltre 700.000 persone dalle terre del neonato Stato di Israele nel 1948. « Shtaim » in ebraico significa due. Dunque, «seconda Nakba»: la seconda cacciata degli arabi dalle terre dell’Israele biblica a completare l’opera iniziata 75 anni fa.

            «Non abbiamo più alternative: noi o loro. Il pogrom islamo-nazista di Hamas ha messo in luce ciò che davvero pensano gli arabi di noi. Ci vogliono tutti morti. Impossibile la coesistenza, assurdo pensare al compromesso politico, suicida contemplare l’ipotesi di due Stati paralleli nati dalla partizione della regione. Assieme non possiamo più stare e, dato che adesso noi siamo molto più forti, abbiamo il dovere di prevenire un nuovo Olocausto. I palestinesi devono andarsene non solo da Gaza, ma anche da Giudea, Samaria e Valle del Giordano», dicono all’unisono gli abitanti delle colonie ebraiche costruite progressivamente nei territori conquistati dall’esercito israeliano nella guerra del giugno 1967.

            Siamo arrivati nell’area delle 22 colonie di Gush Etzion, sulla dorsale tra Gerusalemme e Ramallah, mentre ieri in tutta la Cisgiordania giungeva l’eco dei gravi scontri tra manifestanti palestinesi, militari e coloni israeliani, specie nelle province settentrionali. La radio militare già nel primo pomeriggio segnalava 14 morti palestinesi nel campo profughi di Jenin (sono circa 180 dal 7 ottobre in Cisgiordania). I comandi israeliani hanno fatto ricorso ai bombardamenti aerei. Manifestazioni anche a Nablus, Ramallah e diversi centri minori. Abbiamo visto molti villaggi palestinesi totalmente circondati e sotto coprifuoco sulle colline verso Hebron, parecchie strade secondarie per la zona di Betlemme erano state chiuse con barricate di pietre spostate dai bulldozer. Gruppi di soldati e coloni pattugliavano le campagne.

            Ad accoglierci c’è Hanan Grenwood, un giornalista 39enne residente nella colonia di Efrat, che adesso fa il militare da riservista. Il suo discorso sarà alla prova dei fatti il più moderato di tutti. «Noi avremmo voluto convivere con gli arabi. Sono loro che non ci vogliono. Nel 1948 hanno rifiutato la partizione della Palestina proposta dall’Onu; nel 1967 Nasser voleva distruggerci e noi l’abbiamo prevenuto; nel 1987 c’è stata l’Intifada seguita dagli attentati kamikaze; nel 2005 Sharon ha smantellato le colonie ebraiche a Gaza e in cambio cosa abbiamo ricevuto? Il pogrom assassino di Hamas. Adesso ha ragione Netanyahu: dobbiamo rioccupare Gaza per almeno 10 anni. Chi tra la popolazione locale non l’accetta è giusto che se ne vada», dice mostrando l’infilata di colline declinanti verso il mare. «Vedi? Più a sinistra c’è la parte settentrionale di Gaza. Il nostro è un Paese minuscolo. Se qui ci fosse Hamas, bombarderebbe le nostre vie di comunicazione principali. La sera vediamo nel cielo le scie dei loro razzi che sparano su Tel Aviv, impossibile cedere queste terre, che tra l’altro erano nostre già nel 1948», spiega. Qui si ritiene che oggi vivano i più moderati tra i circa 506.000 coloni distribuiti in 150 insediamenti della Cisgiordania (oltre ai 230.000 residenti nei quartieri orientali di Gerusalemme). Gush Etzion venne ricostruito sulle macerie delle abitazioni che erano state prese dall’esercito giordano. Nei piani di partizione avanzati ai tempi degli accordi di Oslo nel 2003, sia questa zona che Ariel e i quartieri di Gerusalemme est avrebbero dovuto restare in mano israeliana.

            Ma da allora il cambiamento demografico e sociale è stato radicale. Oggi il 37 percento dei coloni sono ultraortodossi, il 35 sionisti religiosi e solo il 28 laici. «Gli arabi vanno tutti deportati. Non c’è altra soluzione. Questa terra è nostra per diritto divino, loro sono ospiti, ma visto che non ci vogliono è giusto mandarli via, dove non mi interessa», esclama Esther, una 42enne che lavora nella scuola locale. Il ragionamento religioso va per la maggiore. «La Bibbia spiega chiaramente che questa è la patria degli ebrei. Sono state le sinistre israeliane a illudere gli arabi di poter restare. Anche loro citano il Corano per ribadire che questa è terra islamica. E dunque il compromesso è impossibile», dice Aharon Yokel, che è nato 50 anni fa nel quartiere religioso di Bnei Barak, a Tel Aviv, e da 18 anni vive nella vicina colonia di Tekoa. Da tre settimane porta sempre con sé il mitragliatore con il colpo in canna. «Noi siamo i padroni di casa e possiamo decidere chi parte e chi resta».

            CorSera











            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Quelli sono i cocchi dell'occidente, l' "unica democrazia del Medio Oriente": uno stato criminale ed illegale, razzista, supremastista, fondamentalista, che legge il mondo attraverso il veterotestamentario "diritto divino" (ma il "Dio è con noi" non ricorda niente a nessuno, nessun precedente?) e il Talmud, per cui in cima c'è il popolo "eletto", poi (forse, se e quando fa comodo) veniamo noi (i "gentili" o Goym) e infine gli "animali parlanti" cioè tutti gli altri e in specie i palestinesi, che, disgraziatissimi, sono (co)stretti nelle grinfie di quei sanguinari carcerieri.

              Nelle loro teste bacate il modo migliore per ottenere la pace e la tranquillità è deportare (se va bene) o sterminare gli ancestrali abitanti di quelle terre che i coloni fondamentalisti hanno occupato nel silenzio e nella criminale e complice indifferenza del mondo: pure questo mi ricorda qualcosa.
              Last edited by Sean; 10-11-2023, 09:00:00.
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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                [Netanyahu: 'Israele non cerca né di governare né di occupare Gaza']
                (Ansa)
                Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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                  Fotoreporter presenti all'attacco del 7 ottobre, accusati di essere embedded di Hamas

                  Un sito pro-israeliano, ha puntato l'attenzione sulla loro presenza sulla scena di quei crimini, portando alla luce foto ritenute ‘compromettenti’
                  Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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                    Originariamente Scritto da Irrlicht Visualizza Messaggio
                    Fotoreporter presenti all'attacco del 7 ottobre, accusati di essere embedded di Hamas

                    https://www.agi.it/estero/news/2023-...erra-23890229/
                    Forse è per quei sospetti (che nascono dalla naturale tendenza paranoide dei sionisti) che il "democratico" Israele ha già fatto fuori 39 giornalisti nella Striscia di Gaza - per fare un paragone, in due anni di guerra in Ucraina i giornalisti uccisi assommano a 12.

                    Gli Stati Uniti stringano ancor più il guinzaglio al collo della loro colonia mediorientale, perchè se lasciati liberi quelli sarebbero capaci di tutto.
                    Last edited by Sean; 10-11-2023, 11:07:19.
                    ...ma di noi
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                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

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                      Onu: «Israele deve proteggere palestinesi in Cisgiordania»
                      «Chiedo, con urgenza, che le autorità israeliane adottino misure immediate per garantire la protezione dei palestinesi in Cisgiordania, che sono quotidianamente sottoposti alla violenza da parte delle forze israeliane e dei coloni, malati trattamenti, arresti, sfratti, intimidazioni e umiliazioni». Lo ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, parlando ai giornalisti dalla capitale della Giordania, Amman, come riporta Al Jazeera.

                      New York Times: «L'esercito israeliano ha tempo limitato a Gaza»
                      L'esercito israeliano ha poco tempo per portare a termine le sue operazioni a Gaza prima che la rabbia tra gli arabi nella regione e la frustrazione negli Stati Uniti e in altri paesi per il crescente numero di vittime civili limitino l'obiettivo di Israele di sradicare Hamas. È quanto hanno detto questa settimana funzionari statunitensi, come riferisce il New York Times. «Penso che più a lungo va avanti, più può diventare difficile», ha detto il generale americano Charles Q. Brown, presidente dello Stato maggiore congiunto e massimo consigliere militare del presidente Joe Biden, parlando ai giornalisti, «più velocemente si arriva al punto in cui si fermano le ostilità, meno ci saranno conflitti per la popolazione civile che si trasforma in qualcuno che ora vuole solo essere il prossimo membro di Hamas».

                      CorSera









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                        Blinken: «Troppi palestinesi sono morti a Gaza»
                        Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha denunciato il crescente numero di palestinesi uccisi mentre Israele porta avanti la sua guerra contro Hamas a Gaza, affermando che occorre fare di più per proteggere i civili.

                        Parlando ai giornalisti a New Delhi mentre concludeva un viaggio di nove giorni in Medio Oriente e in Asia, ha detto: «Troppi palestinesi sono stati uccisi; troppi hanno sofferto in queste ultime settimane».

                        Washington Post: «Per gli Usa i morti a Gaza sono più di 10 mila»
                        Il numero dei palestinesi che hanno perso la vita a Gaza è probabilmente più elevato dei 10.000 citati dal ministero della Sanità di Hamas. Lo ha ammesso - riporta il Washington Post -Barbara Leaf, diplomatica americana per il Medio Oriente, ai deputati di una commissione della Camera, ai quali ha riferito che il numero delle vite perse in un mese di combattimenti è probabilmente «più elevato» delle cifre rese note.

                        Oms: «A Gaza 20 ospedali su 36 non sono più operativi»
                        Venti dei 36 ospedali della Striscia di Gaza non sono più operativi a causa dei pesanti bombardamenti, della distruzione e della mancanza di forniture mediche, ha riferito l'Organizzazione mondiale della sanità. Anche le strutture ancora in funzione sono attive solo in caso di emergenza, perché molte non dispongono di disinfettanti, anestetici o elettricità sufficienti per fornire un'assistenza regolare ai pazienti, ha spiegato la portavoce dell'Oms Margaret Harris, sottolineando che alcuni ospedali ancora operativi hanno un numero di pazienti doppio rispetto ai posti letto.

                        CorSera














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                        sopra una sola teca di cristallo
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                          Quello che sta accadendo nel lager di Gaza supera ogni immaginazione e umana sopportazione: pure gli Stati Uniti ne sono schifati. Tutto il mondo ne è inorridito da questo massacro a cielo aperto, questo mattatoio che repelle ogni umana coscienza - per chi ce l'ha.

                          I sionisti ed i fondamentalisti israeliani ce l'hanno così eletta la coscienza che, vagolante nelle sfere celesti, presso il Primo Mobile, se la cercano non riescono nè a trovarla e nè a sentirla.
                          Last edited by Sean; 10-11-2023, 18:20:13.
                          ...ma di noi
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                          forse, tra mille inverni
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                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            l'opinione pubblica è schierata contro Israele più che durante l'operazione piombo fuso
                            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                            Originariamente Scritto da GoodBoy!
                            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                            grazie.




                            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                              Quando tutto questo sarà finito, il prestigio diplomatico di Israele sarà a livelli della Nord Corea

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                                Medio Oriente, la lettera aperta di 750 giornalisti: “I media devono dare una copertura puntuale della atrocità di Israele. I termini corretti sono genocidio e pulizia etnica”

                                ​Scrittori, artisti e professionisti dell’informazione: negli Stati Uniti si moltiplicano le iniziative per chiedere il cessate il fuoco a Gaza



                                _________________

                                In Italia:


                                Guerra a Gaza, appello di 4000 docenti universitari: «Basta collaborazioni con gli atenei israeliani»

                                Nella petizione oltre a chiedere l’immediato cessate il fuoco e il ripristino del diritto umanitario internazionale si condannano «75 anni di oppressione storica, disumana e coloniale» del popolo palestinese da parte di Israele

                                Il mondo accademico si divide sulla guerra in Israele e Palestina. La settimana scorsa era toccato all’Università di Bologna con un appello unilaterale in favore di «Gaza in primis» firmato da quasi 150 docenti e respinto dal rettore Giovanni Molari in nome del pluralismo delle idee: «Non spetta a noi prendere questa o quella posizione». Adesso la spaccatura si è fatta nazionale. Quasi quattromila professori e ricercatori universitari di vari atenei di tutto il Paese (su un totale di circa 100 mila docenti fra assunti, precari, collaboratori e assegnisti di ricerca) hanno sottoscritto un nuovo appello per il cessate il fuoco immediato che condanna i «crimini di guerra» e il «genocidio» in corso nella Striscia a seguito delle «brutali azioni» di Hamas (così viene definito il massacro di giovani, donne e bambini del 7 ottobre scorso). Di fatto si tratta di una sconfessione della posizione presa dalla Conferenza dei rettori tre settimane fa con la condanna equidistante «di ogni forma di guerra» e la richiesta agli atenei di esporre una bandiera della pace a lutto sui propri siti.

                                Mentre la Crui aveva espresso la sua solidarietà a tutte le comunità universitarie coinvolte nelle aree di crisi, i docenti firmatari di questa petizione chiedono ai singoli atenei da un lato di garantire il diritto degli studenti a momenti di dibattito in nome della «libertà di parola», dall’altro di interrompere immediatamente la collaborazione con le università e i centri di ricerca israeliani «fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario».

                                I firmatari però non condannano solo i bombardamenti indiscriminati dell’esercito israeliano che avevano fatto, quando è stato steso l’appello, 9.000 morti civili di cui 3.760 bambini: «una punizione collettiva contro una popolazione inerme e imprigionata». Ma, facendo riferimento a vari report dell’Onu e di diverse organizzazioni umanitarie come Amnesty International e Human Rights Watch, ricostruiscono anche le cause «determinanti e antecedenti» di questa nuova ondata di violenza riconducendole all’«oppressione storica, disumana e coloniale che i palestinesi stanno vivendo da 75 anni». Sotto accusa non è solo la politica di occupazione illegale dei territori palestinesi accelerata da Israele negli ultimi vent’anni ma l’intera storia dello Stato ebraico.

                                CorSera





















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                                forse, tra mille inverni
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                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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