Corea, alta tensione sul 38° parallelo: il disertore americano, il sottomarino nucleare, due missili nordcoreani
Più di ventiquattro ore dopo l’incidente del soldato americano Travis King, 23 anni, entrato in Corea del Nord «volontariamente e senza autorizzazione», Pyongyang non ha ancora mandato segnali, dicono gli americani
Un soldato semplice americano che è entrato in territorio nordcoreano «volontariamente e senza autorizzazione»; un sottomarino nucleare della US Navy in un porto sudcoreano per la prima volta da decenni; Pyongyang che ha risposto lanciando due missili a corto raggio verso il mare. Sono ore complicate e frenetiche sul 38° parallelo.
Il caso più sconcertante è quello del soldato fuggito al Nord: martedì 18 giugno era con un gruppo di turisti in visita a Panmunjom, il «villaggio della tregua», dove nel 1953 fu firmato il cessate il fuoco tra le due Coree dopo tre anni di guerra. Improvvisamente il ragazzo si è messo a ridere forte, ha cominciato a correre ed è scomparso nel settore Nord. «All’inizio sembrava uno scherzo, quando si è capito che era fuggito oltre la linea di demarcazione è scoppiato il caos», dice un testimone che partecipava al tour guidato. Dopo ore di imbarazzo, il comando americano ha identificato il «disperso»: Travis King, 23 anni, soldato semplice, uno scout di cavalleria della Prima divisione corazzata che aveva prestato servizio in Sud Corea dal 2021.
Un elemento difficile Travis: era appena uscito da una prigione sudcoreana dove era finito per atti di violenza, lo avevano scortato all’aeroporto per spedirlo a Fort Bliss in Texas dove avrebbe subito ulteriori provvedimenti disciplinari, ma era fuggito dalla sala di aspetto prima del volo. Inspiegabilmente, ha prenotato la visita turistica a Panmunjom. E ha pensato bene di avventurarsi al Nord. Il comando americano ora sta cercando di tirarlo fuori, aprendo un canale di comunicazione con l’esercito nordcoreano. Impresa non facile, perché da mesi l’esercito nordista non risponde alle chiamate sulla «linea rossa» con il Sud. Più di ventiquattro ore dopo l’incidente, Pyongyang non ha ancora mandato segnali, dicono gli americani.
Del fatto è stato informato anche il presidente Joe Biden, la Casa Bianca dice che al momento la prima preoccupazione è accertarsi che il disperso stia bene.
Di sicuro, il soldato Travis dovrà dare un sacco di risposte ai nordcoreani che lo hanno preso in custodia e se sarà riconsegnato all’US Army non troverà una buona accoglienza. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha detto che il militare ha varcato la linea di demarcazione con la Nord Corea «volontariamente e senza autorizzazione». Il suo sembra un caso psichiatrico, perché solo un giovane squilibrato può pensare di risolvere i problemi giudiziari in America chiedendo asilo a un regime come quello di Pyongyang, tecnicamente ancora in guerra con gli Stati Uniti.
Le diserzioni di soldati del contingente americano in Sud Corea (circa 29 mila) sono rare. Nel 1965, un sergente fuggì a Nord attraversando la Demilitarized Zone dove era di guardia in un avamposto. Passò sette anni da prigioniero in Nord Corea, utilizzato come strumento di propaganda. Quando fu riconsegnato disse di aver rimpianto quell’errore sconsiderato.
Eppure, la diserzione del soldato Travis apre anche un’opportunità politica inattesa. Per la prima volta da molti mesi la Casa Bianca mostra interesse per contatti diplomatici con il regime di Kim Jong-un: l’obiettivo è di riportare a casa il disertore.
Il clima è pessimo. Di fronte alle minacce nordcoreane e ai continui lanci di missili, il Pentagono ha spedito nel porto sudcoreano di Busan il sottomarino con capacità nucleare USS Kentucky, arrivato proprio mentre il militare fuggiva verso il Nord con una bella risata. In risposta alla presenza del sottomarino, Pyongyang questa mattina ha lanciato due missili a corto raggio verso il Mare dell’Est (il Mar del Giappone). Hanno volato per circa 550 chilometri con traiettorie irregolari. Secondo Ankit Panda, esperto del Carnegie Endowment for International Peace, le coordinate dei due missili suggeriscono che i nordcoreani hanno voluto mostrare di essere in grado di mettere nel mirino il sommergibile nucleare americano alla fonda a Busan: la base navale al Sud dista proprio 550 chilometri dal poligono missilistico nordcoreano da cui sono partiti i due ordigni.
In questa situazione pericolosa, parlarsi anche solo per risolvere lo strano caso del soldato Travis potrebbe portare qualche risultato.
CorSera
Più di ventiquattro ore dopo l’incidente del soldato americano Travis King, 23 anni, entrato in Corea del Nord «volontariamente e senza autorizzazione», Pyongyang non ha ancora mandato segnali, dicono gli americani
Un soldato semplice americano che è entrato in territorio nordcoreano «volontariamente e senza autorizzazione»; un sottomarino nucleare della US Navy in un porto sudcoreano per la prima volta da decenni; Pyongyang che ha risposto lanciando due missili a corto raggio verso il mare. Sono ore complicate e frenetiche sul 38° parallelo.
Il caso più sconcertante è quello del soldato fuggito al Nord: martedì 18 giugno era con un gruppo di turisti in visita a Panmunjom, il «villaggio della tregua», dove nel 1953 fu firmato il cessate il fuoco tra le due Coree dopo tre anni di guerra. Improvvisamente il ragazzo si è messo a ridere forte, ha cominciato a correre ed è scomparso nel settore Nord. «All’inizio sembrava uno scherzo, quando si è capito che era fuggito oltre la linea di demarcazione è scoppiato il caos», dice un testimone che partecipava al tour guidato. Dopo ore di imbarazzo, il comando americano ha identificato il «disperso»: Travis King, 23 anni, soldato semplice, uno scout di cavalleria della Prima divisione corazzata che aveva prestato servizio in Sud Corea dal 2021.
Un elemento difficile Travis: era appena uscito da una prigione sudcoreana dove era finito per atti di violenza, lo avevano scortato all’aeroporto per spedirlo a Fort Bliss in Texas dove avrebbe subito ulteriori provvedimenti disciplinari, ma era fuggito dalla sala di aspetto prima del volo. Inspiegabilmente, ha prenotato la visita turistica a Panmunjom. E ha pensato bene di avventurarsi al Nord. Il comando americano ora sta cercando di tirarlo fuori, aprendo un canale di comunicazione con l’esercito nordcoreano. Impresa non facile, perché da mesi l’esercito nordista non risponde alle chiamate sulla «linea rossa» con il Sud. Più di ventiquattro ore dopo l’incidente, Pyongyang non ha ancora mandato segnali, dicono gli americani.
Del fatto è stato informato anche il presidente Joe Biden, la Casa Bianca dice che al momento la prima preoccupazione è accertarsi che il disperso stia bene.
Di sicuro, il soldato Travis dovrà dare un sacco di risposte ai nordcoreani che lo hanno preso in custodia e se sarà riconsegnato all’US Army non troverà una buona accoglienza. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha detto che il militare ha varcato la linea di demarcazione con la Nord Corea «volontariamente e senza autorizzazione». Il suo sembra un caso psichiatrico, perché solo un giovane squilibrato può pensare di risolvere i problemi giudiziari in America chiedendo asilo a un regime come quello di Pyongyang, tecnicamente ancora in guerra con gli Stati Uniti.
Le diserzioni di soldati del contingente americano in Sud Corea (circa 29 mila) sono rare. Nel 1965, un sergente fuggì a Nord attraversando la Demilitarized Zone dove era di guardia in un avamposto. Passò sette anni da prigioniero in Nord Corea, utilizzato come strumento di propaganda. Quando fu riconsegnato disse di aver rimpianto quell’errore sconsiderato.
Eppure, la diserzione del soldato Travis apre anche un’opportunità politica inattesa. Per la prima volta da molti mesi la Casa Bianca mostra interesse per contatti diplomatici con il regime di Kim Jong-un: l’obiettivo è di riportare a casa il disertore.
Il clima è pessimo. Di fronte alle minacce nordcoreane e ai continui lanci di missili, il Pentagono ha spedito nel porto sudcoreano di Busan il sottomarino con capacità nucleare USS Kentucky, arrivato proprio mentre il militare fuggiva verso il Nord con una bella risata. In risposta alla presenza del sottomarino, Pyongyang questa mattina ha lanciato due missili a corto raggio verso il Mare dell’Est (il Mar del Giappone). Hanno volato per circa 550 chilometri con traiettorie irregolari. Secondo Ankit Panda, esperto del Carnegie Endowment for International Peace, le coordinate dei due missili suggeriscono che i nordcoreani hanno voluto mostrare di essere in grado di mettere nel mirino il sommergibile nucleare americano alla fonda a Busan: la base navale al Sud dista proprio 550 chilometri dal poligono missilistico nordcoreano da cui sono partiti i due ordigni.
In questa situazione pericolosa, parlarsi anche solo per risolvere lo strano caso del soldato Travis potrebbe portare qualche risultato.
CorSera
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