Originariamente Scritto da Irrlicht
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Cronaca e politica estera [Guerra Ucraina-Russia] Thread unico.
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Quelli che lottavano veramente in Francia per la lotta di classe erano i gilet gialli ( quasi tutti bianchi) le risorse "protestano" solo per aver modo di mettere in pratica la loro principale passione, il looting.
Inviato dal mio SM-G970F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da Pescalei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza MessaggioQuelli che lottavano veramente in Francia per la lotta di classe erano i gilet gialli ( quasi tutti bianchi) le risorse "protestano" solo per aver modo di mettere in pratica la loro principale passione, il looting.
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Originariamente Scritto da fedeita Visualizza MessaggioL'alternativa quale era?
-rimanere nel gruppo ma non operare in Ucraina
Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza MessaggioQuelli che lottavano veramente in Francia per la lotta di classe erano i gilet gialli ( quasi tutti bianchi) le risorse "protestano" solo per aver modo di mettere in pratica la loro principale passione, il looting.
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Originariamente Scritto da Sean
mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola
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Esplosione vicino a una base aerea russa, raid su Belgorod
Varsavia rafforza i confini. Da Putin 17,5 miliardi a Prigozhin
Scopri sul sito dell'Agenzia ANSA le ultime notizie su cronaca, politica, economia, sport, calcio e cultura dall'Italia e da tutto il mondo.
Ucraina: Kiev, in una settimana uccisi 5.000 soldati russi
Last edited by Irrlicht; 03-07-2023, 08:09:45.Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
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Originariamente Scritto da zuse Visualizza MessaggioQuando non uso browser con adblock, in genere mi partono spot su varie auto (non me ne frega niente, ma navigando in anonimo, quindi senza storico preferenze, auto e carte sono di default)
Allora dopo un paio di spot visti mi è venuto il dubbio ed ho cercato altre macchine (tutte pubblicità recenti)
Giudicate voi.
tra l'altro parliamo di mercato italiano...Boh.
Le regole sono:
se sono uomini: neri o mulatti
se sono coppie: si a uomo nero donna bianca, no a uomo bianco donna nera.
se solo donne: dinamiche, indipendenti (possibilmente mulatte o asiatiche)...con tanti amici multicolore.
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Last edited by Arturo Bandini; 03-07-2023, 09:14:29.
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eh, boh. Sempre il discorso del senso di colpa occidentale verso gli africani. Nella realtà sono emarginati e costituiscono i più poveri, schiavi o manovalanza della criminalità, nelle pubblicità si rappresentano belli ricchi vincenti
il metterli in uno spot ambientato negli anni 70 poi è un'operazione simile a cleopatra nera: rscrivere il passato, come dire c'erano già, ci sono da sempre, sono italianiLast edited by Arturo Bandini; 03-07-2023, 09:32:01.
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Tunica islamica, Air Jordan e voli low cost per l’Algeria: chi sono i ragazzi delle proteste in Francia
Mai come oggi sembra evidente la frattura tra i giovani francesi e il fallimento del modello d’integrazione. La saggista Fatiha Agag-Boudjahlat: «Vivono qui ma sognano il Maghreb»
I più duri con i francesi di origine araba sono talvolta altri francesi di origine araba. Come Saalah Gotti, un ragazzo marsigliese che su TikTok (cioè uno dei social media indicati da Macron come corresponsabili del disastro) si sfoga: «Postate le vostre imprese su Internet, ci ridete sopra, e gli altri che cosa possono dire di noi? Che siamo in Francia ma non consideriamo la Francia come il nostro Paese e ci permettiamo di distruggerlo. Ci sabotiamo da soli, ancora una volta».
E un altro, Riadh Senpai: «Persino al bled (il luogo di origine, ndr) non ci possono più vedere. Siamo una vergogna. Anche in Algeria, in Tunisia, in Marocco, ormai ci odiano perché screditiamo pure loro. I nostri nonni, forse i nostri padri erano immigrati, noi no! Siamo francesi frère (fratello, ndr), ma stiamo dando ragione a tutti quelli che ci detestano. E adesso che cosa succederà? Che se va bene ci resteranno solo gli occhi per piangere. È finita».
Nahel Merzouk, 17 anni, francese di Nanterre con origini algerine, è stato ucciso da un poliziotto martedì 27 giugno. L’emozione è stata enorme in tutta la Francia, il presidente Emmanuel Macron si è schierato dalla parte dei famigliari di Nahel condannando «il gesto imperdonabile» del poliziotto, che è finito in prigione accusato di omicidio volontario. Ma il clima nel Paese è già cambiato.
Dopo sei giorni di devastazioni, 4.500 auto incendiate, centinaia di negozi saccheggiati e distrutti e 3.300 arresti, quel che emerge non è più solo la violenza e il razzismo di parte delle forze dell’ordine, ma anche la mancata integrazione — c’è chi la chiama schizofrenia — di tanti francesi che frequentano la scuola francese, parlano francese, lavorano tra francesi, eppure si sentono stranieri in casa loro, una casa che sono pronti a devastare e distruggere.
Sul perché questo accada, politici, sociologi e intellettuali si accapigliano da anni, ma la tragedia di Nahel e i saccheggi che l’hanno seguita rendono ancora più profonda la frattura tra «i francesi frutto dell’immigrazione», come si dice, e «i francesi» e basta, come anche i primi indicano i bianchi.
È una storia che comincia con la decolonizzazione e che non è mai finita. È una storia che ha il suo momento più spaventoso ed estremo con gli attentati islamisti del 2015, commessi da terroristi in maggioranza francesi, ma che percorre la società ogni giorno, a gradi diversi di intensità, in modo sfibrante, da decenni.
Mai come in questi giorni il modello universalista e assimilazionista francese sembra avere fallito. Rispetto al multiculturalismo all’anglosassone (ognuno conserva le proprie tradizioni di partenza, comunità distinte vivono fianco a fianco) l’universalismo francese è più ambizioso: quali che siano le vostre origini, siete chiamati a fondervi nello stampo francese. È questa l’origine ideologica, nel 2004, della legge che proibisce i segni religiosi — il velo islamico, per parlare chiaro — nelle scuole.
Solo che più la Francia chiede ai suoi figli di fondersi e di essere francesi fino in fondo, più molti di loro si ribellano. Tanti Mohamed o Aïcha si vestono all’occidentale in tuta Nike o Under Armour, o portano le Air Jordan, ma la abbinano alla tunica islamica, come sabato ai funerali di Nahel. Da mesi presidi, professori e ministro dell’Istruzione dibattono se vietare nelle scuole, dopo il velo, anche il qamis (il camicione lungo) per i ragazzi e la abaya per le ragazze. Sono segni religiosi, forse. Segni di appartenenza e distinzione, sicuramente: siamo tra voi, ma non siamo come voi.
È impossibile attribuire le maggiori responsabilità di questa mancata integrazione. Va ricordato che nel 2017 un rapporto del «Difensore dei diritti» (organismo statale) ha concluso che «un giovane dall’aspetto arabo o nero ha una probabilità 20 volte più alta di essere controllato dalla polizia» e che dal 2006 una legge (mai applicata) obbligherebbe le imprese con più di 50 dipendenti a esaminare solo curriculum anonimi (in modo che i Mohamed e le Aïcha non vengano discriminati). In certi, non tutti, quartieri di periferia il tasso di disoccupazione dei giovani tocca il 40 per cento (si ferma al 7 su scala nazionale per tutte le fasce di età).
Eppure la povertà e la disoccupazione non spiegano tutto, come ha detto al Corriere l’ex premier socialista Manuel Valls. La storica della Sorbona Annie Fourcaut, specialista delle banlieue, dice che la mappa dei disordini di questi giorni non corrisponde affatto a quella della rivolta del 2005: allora erano coinvolti solo i quartieri poveri, oggi le violenze sono ovunque, da Parigi a Marsiglia.
Le parole più chiare e severe le ha pronunciate, ancora prima di questa rivolta, un’altra francese di origine araba, l’insegnante e saggista Fatiha Agag-Boudjahlat. «Quando mia madre è arrivata in Francia non portava il velo e non parlava neppure l’arabo, cercava di integrarsi. Noi tornavamo a visitare i parenti in Algeria una volta ogni tre anni quando andava bene. I miei nipoti ci vanno di continuo, tre volte l’anno, con i voli low cost. Vivono in Francia ma il sistema di valori, l’orizzonte, è l’Algeria. Non si sentono francesi perché i loro genitori non parlano che del bled, il paese natale in Algeria. I ragazzini pensano che l’Algeria sia il paradiso in terra e nessuno insegna loro ad amare anche la Francia. Io che ci provo vengo chiamata “araba di servizio”».
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Non mi sembra sia una pubblicità, quanto piuttosto un filmato celebrativo della Maserati, ospitato in un canale YT in lingua inglese. Alla fine inseriscono quello che ritengono opportuno. E poi, Maserati e Moroder, c'è già abbastanza Italia.
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