Il capo del Pentagono: «Se la Cina manda le armi a Putin, la guerra rischia di allargarsi su scala globale»
di Giuseppe Sarcina
Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha pronunciato ieri parole allarmanti nel corso di un’audizione nel Congresso: «Se la Cina dovesse decidere di consegnare armi letali alla Russia, non farà altro che prolungare la guerra in Ucraina«. Ma, soprattutto: «Il conflitto potenzialmente potrebbe allargarsi non solo nella regione, ma su scala globale». È la prima volta che un ministro dell’Amministrazione Biden mette in così chiara relazione il possibile sostegno militare cinese e il pericolo di una conflagrazione mondiale.
Washington ha seguito con grande apprensione la visita di Xi Jinping a Mosca ed, evidentemente, ne ha ricavato una conclusione pessimista. Pechino si avvicina sempre di più a quello che gli americani considerano il punto di non ritorno: l’invio di ordigni sofisticati a Putin. L’obiettivo, hanno spiegato ai parlamentari lo stesso Austin e il capo di Stato maggiore, Mark Milley, è consentire all’esercito russo di reggere la controffensiva ucraina, annunciata prima dal Pentagono e, ieri, da Volodymyr Zelensky. Austin e Milley hanno, quindi, sollecitato democratici e repubblicani ad approvare il bilancio della Difesa, a cominciare dalle spese per le forniture militari all’Ucraina.
Ieri, per altro, anche il Consiglio europeo ha approvato il programma da 2 miliardi di euro per l’invio di munizioni a Kiev. Il quadro politico-diplomatico, però, è un po’ più complesso. Da una parte il governo Usa non accorda alcun credito al piano di mediazione presentato da Xi Jinping. Ma dall’altra non vuole chiudere i canali di comunicazione con il grande Paese asiatico. Joe Biden ha fatto sapere di avere intenzione di chiamare Xi. E il Segretario di Stato Antony Blinken ha ripreso i preparativi per la missione a Pechino che era stata rinviata dopo la crisi del pallone spia cinese.
CorSera
di Giuseppe Sarcina
Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha pronunciato ieri parole allarmanti nel corso di un’audizione nel Congresso: «Se la Cina dovesse decidere di consegnare armi letali alla Russia, non farà altro che prolungare la guerra in Ucraina«. Ma, soprattutto: «Il conflitto potenzialmente potrebbe allargarsi non solo nella regione, ma su scala globale». È la prima volta che un ministro dell’Amministrazione Biden mette in così chiara relazione il possibile sostegno militare cinese e il pericolo di una conflagrazione mondiale.
Washington ha seguito con grande apprensione la visita di Xi Jinping a Mosca ed, evidentemente, ne ha ricavato una conclusione pessimista. Pechino si avvicina sempre di più a quello che gli americani considerano il punto di non ritorno: l’invio di ordigni sofisticati a Putin. L’obiettivo, hanno spiegato ai parlamentari lo stesso Austin e il capo di Stato maggiore, Mark Milley, è consentire all’esercito russo di reggere la controffensiva ucraina, annunciata prima dal Pentagono e, ieri, da Volodymyr Zelensky. Austin e Milley hanno, quindi, sollecitato democratici e repubblicani ad approvare il bilancio della Difesa, a cominciare dalle spese per le forniture militari all’Ucraina.
Ieri, per altro, anche il Consiglio europeo ha approvato il programma da 2 miliardi di euro per l’invio di munizioni a Kiev. Il quadro politico-diplomatico, però, è un po’ più complesso. Da una parte il governo Usa non accorda alcun credito al piano di mediazione presentato da Xi Jinping. Ma dall’altra non vuole chiudere i canali di comunicazione con il grande Paese asiatico. Joe Biden ha fatto sapere di avere intenzione di chiamare Xi. E il Segretario di Stato Antony Blinken ha ripreso i preparativi per la missione a Pechino che era stata rinviata dopo la crisi del pallone spia cinese.
CorSera
Commenta