Elicottero precipitato in Ucraina, Zelensky: Non ci sono incidenti in tempi di guerra
Cronaca e politica estera [Guerra Ucraina-Russia] Thread unico.
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A proposito di "incidenti", perchè Zelensky, tra una diretta social e l'altra, non ci aggiorna sui risultati dell'inchiesta ucraina sul missile caduto tempo fa in Polonia? Finito in niente pure quello....ma di noi
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Ucraina: Zelensky, "non sono del tutto sicuro che Putin sia ancora vivo"
"Non capisco bene con chi parlare e di cosa. Non sono sicuro che il presidente della Russia sia lui proprio lui. Non capisco bene se sia vivo e chi prenda le decisioni". Lo ha detto a in collegamento video con il World Economic Forum di Davos il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo di non comprendere nemmeno "come si possa promettere una cosa ai leader europei e il giorno dopo lanciare un'invasione su vasta scala di un paese. Non capisco bene con chi abbiamo a che fare. Quando diciamo "colloqui di pace", non capisco bene con chi dovremmo farli".
Peskov: "Putin è vivo anche se Zelensky preferirebbe di no"
Il presidente russo Vladimir Putin è vivo, così come la Russia intera. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe rendersene conto, rapidamente. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in conferenza stampa, parlando dei dubbi espressi da Zelensky circa il fatto che Putin sia vivo. "È chiaro che Zelensky preferirebbe che né Putin né la Russia esistessero", ha affermato Peskov.
"È chiaro che sia la Russia sia Putin rappresentano un grosso problema per l'Ucraina di oggi e per Zelensky. Ed è chiaro che dal punto di vista puramente psicologico, Zelensky preferirebbe che né la Russia né Putin esistessero, ma prima se ne rende conto, prima l'Ucraina si rende conto che la Russia e Putin esistono ed esisteranno, e che prima o poi dovranno rinunciare a tutto ciò che è russo, meglio sarà per un Paese come l'Ucraina", ha detto Peskov ai giornalisti.
Appello Kiev ad alleati, "aumentare drasticamente" invio armi
L'Ucraina ha invitato i suoi alleati occidentali ad "aumentare significativamente" le loro consegne di armi per contrastare l'esercito russo; l'appello si rivolge a 12 Paesi, tra cui Germania e Turchia, che hanno carri armati Leopard che Kiev chiede da tempo.
"Facciamo appello a tutti gli Stati partner che hanno già fornito o intendono fornire assistenza militare, invitandoli ad aumentare in modo significativo il loro contributo", hanno sollecitato in una dichiarazione congiunta i ministri della Difesa e degli Esteri ucraini, Oleksii Reznikov e Dmytro Kuleba.
"Accogliamo con favore la decisione coraggiosa e tempestiva del Regno Unito di trasferire carri armati Challenger 2 in Ucraina", si legge nella dichiarazione.
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Armi a Kiev, pressing Usa sulla Germania: «In primavera scontro furibondo». Il ruolo dell’Italia
Alla vigilia del vertice di Ramstein. Il presidente ucraino Zelensky chiede carri armati, sistemi di difesa aerea, artiglieria pesante: «Servono subito»
La previsione è condivisa a Washington e nelle principali capitali europee: in primavera lo scontro tra gli eserciti russo e ucraino sarà furibondo. Zelensky chiede, quasi implora, gli americani e gli altri alleati di fare presto. Il tema ora è la corsa contro il tempo. Servono subito più armi. Carri armati, sistemi di difesa aerea, artiglieria pesante. I generali di Kiev sostengono che vanno schierati nel giro di qualche settimana al massimo, altrimenti diventerà difficile, se non impossibile, costringere l’armata putiniana ad arretrare ancora. Strategia militare e politica si intrecciano, come è sempre accaduto fin dall’inizio del conflitto, come emerge dalle informazioni di prima mano che abbiamo raccolto da fonti diplomatiche americane ed europee, alla vigilia del vertice nella base aerea di Ramstein, in programma domani, venerdì 20 gennaio. Un summit che, stando alle attese, dovrebbe imprimere una brusca accelerazione alla fornitura di armi.
Le prime risposte sono già arrivate. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, il promotore e il leader del «gruppo di contatto» che mette insieme più di 40 Paesi, si presenterà con un nuovo pacchetto di aiuti militari per il valore di 2,5 miliardi di dollari. Le consegne comprenderanno, per la prima volta, anche i blindati da combattimento, Stryker.
Ma non è sufficiente. E allora, già da diversi giorni, il governo Usa ha intensificato le pressioni soprattutto sulla Germania.
Oggi, giovedì 19 gennaio, Austin passa da Berlino per cercare di convincere il neo ministro della difesa tedesco, Boris Pistorius a inviare i carri armati Leopard 2, i migliori sul mercato, o almeno ad autorizzare a farlo gli altri Stati che li hanno in dotazione, come Polonia e Finlandia. I tentennamenti tedeschi rischiano di diventare un problema politico serio all’interno della coalizione occidentale.
Questa volta anche l’Italia avrà un ruolo più visibile rispetto ai precedenti incontri. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha già deciso di mettere a disposizione una batteria del sistema anti-aereo Samp-T. Un’altra dovrebbe arrivare dai francesi, che partecipano alla costruzione dei «Samp-T». Ma, anche in questo caso, il problema è come velocizzare la consegna. Ci sarebbero ancora degli intoppi tecnici da risolvere. A Kiev, comunque, dovrebbe arrivare una sola postazione; la seconda sarà, invece, trasferita a un Paese dell’Est, sembra alla Slovacchia, che, a sua volta, darà missili Patriot a Zelensky. Ieri Francesco Talò, consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, ne ha discusso a Washington con Wendy Sherman, numero due del Dipartimento di Stato.
Le affannose manovre sulle armi sono la conseguenza di uno scenario politico-diplomatico decisamente fosco. All’orizzonte è completamente sparita qualsiasi prospettiva di negoziato. I cinesi hanno fatto sapere agli interlocutori del G7 (di cui fa parte anche l’Italia) di non sopravvalutare la loro capacità di influenza su Putin. Gli Stati Uniti hanno preso atto che Pechino non cambierà la sua posizione ambigua: sostegno politico per il Cremlino; ma, a quanto risulta ai servizi segreti Usa, per ora nessun aiuto militare. Anche i turchi hanno alzato le mani. Il presidente Recep Tayyip Erdogan mantiene aperti i canali con Putin, ma senza alcun progresso tangibile. Il leader francese Emmanuel Macron ha dovuto ridimensionare le sue ambizioni: in questa fase si sta occupando soprattutto di garantire la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Infine gli analisti del G7 hanno dovuto constatare che le sanzioni «senza precedenti» imposte alla Russia non hanno avuto gli effetti sperati. Nel 2022 il prodotto interno lordo è diminuito del 6%: una flessione importante, ma non l’atteso crollo rovinoso. Il Pentagono tira le somme: Putin è ancora in grado di mobilitare una grande massa di soldati e mezzi per lanciare l’offensiva di marzo. Ecco perché Biden ha deciso di fare un altro passo in avanti, assecondando, come scrive il New York Times, la volontà degli ucraini di colpire anche obiettivi in Crimea , dove sono asserragliati oltre 60 mila militari russi, a difesa, tra l’altro, della base navale di Sebastopoli.
Attenzione, però, questo non significa affatto che la Casa Bianca condivida l’idea di una reconquista totale dei territori occupati dai russi, nel 2014, compresa, quindi, la Crimea. Il piano militare va distinto da quello politico-diplomatico. Per ora la preoccupazione di Washington è che Zelensky abbia ciò che occorre per reggere l’urto in primavera. Solo dopo, se ci saranno le condizioni, si potrà pensare a una trattativa con il Cremlino.
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Una cosa è certa: almeno per tutto quest'anno avremo ancora la guerra, visto che già si parla delle offensive di primavera...e quindi anche dell'estate...poi per l'autunno si vedrà come staranno i belligeranti....ma di noi
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I dubbi di Zelensky: 'Non sono certo che Putin sia vivo'
La risposta di Mosca: 'La Russia e il presidente esistono ed esisteranno, lo deve accettare'
I dubbi di Zelensky: 'Non sono certo che Putin sia vivo' - Europa - ANSAOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioUna cosa è certa: almeno per tutto quest'anno avremo ancora la guerra, visto che già si parla delle offensive di primavera...e quindi anche dell'estate...poi per l'autunno si vedrà come staranno i belligeranti.
se non ridurremo l'invio di armi gli UKR continueranno a combattere finché non si saranno ripresi tuttoOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioI dubbi di Zelensky: 'Non sono certo che Putin sia vivo'
La risposta di Mosca: 'La Russia e il presidente esistono ed esisteranno, lo deve accettare'
I dubbi di Zelensky: 'Non sono certo che Putin sia vivo' - Europa - ANSA
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Casa Bianca: «La Crimea è Ucraina, Kiev ha diritto di riprenderla»
«La Crimea è parte integrante dell’Ucraina e Kiev ha tutto il diritto di riprenderla». In un briefing si è pronunciata così la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh, ricordando che comunque gli Usa «non dettano» gli obiettivi e i tempi delle operazioni militari . «Gli ucraini decidono autonomamente e in modo sovrano», così da Washington.
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Gli Usa pronti a inviare a Kiev munizioni con un raggio da 150 chilometri per colpire le basi russe e la Crimea
Il punto militare. Gli strumenti per colpire più lontano e la strategia della riconquista: questi gli spunti sul taccuino di oggi dedicato al conflitto in attesa del summit dei donatori a Ramstein, in Germania
di Andrea Marinelli e Guido Olimpo
Gli strumenti per colpire più lontano e la strategia della riconquista: questi gli spunti sul taccuino di oggi dedicato al conflitto in attesa del summit dei donatori a Ramstein, in Germania.
Washington potrebbe inserire nel pacchetto da 2,7 miliardi di dollari le Ground Launched Small Diameter Bombs (Glsdb), munizioni lanciabili dagli Himars con un raggio d’azione di 150 chilometri, quasi il doppio rispetto ai razzi in dotazione agli ucraini. Sono ritenute molto precise, danno la possibilità di tenere sotto tiro gran parte del territorio occupato e zone settentrionali della Crimea. Gli esperti indicano come obiettivi prioritari alcune basi per caccia ed elicotteri (Dzhankoy e Berdyansk) oppure snodi logistici, come la stazione di Sokolohirne. I russi, che già temono i lanciarazzi a lunga gittata, sarebbero costretti a spostare i velivoli ed adeguare l’assetto. Finirebbe, in parte, il «santuario» per la retrovia profonda. Le Glsdb rappresentano una via di mezzo per la Casa Bianca, contraria a dare i sistemi Atacms — raggio d’azione di 300 chilometri — ma d’accordo sugli obiettivi di Zelensky, ossia il tentativo di liberare vaste regioni, inclusa la Crimea. E questo nonostante il rischio di contrasti con Mosca, rapida nel denunciare l’escalation. Reazioni politica resa dura dai timori per l’impatto degli equipaggiamenti. Sempre nel pacchetto ci saranno i blindati da combattimento Stryker (100) e Bradley (50), mezzi che devono aumentare le capacità di manovra insieme ai tank.
Su quest’ultimi si è sviluppato un confronto tra alleati. Ricapitoliamo. La Gran Bretagna e la Francia hanno detto sì all’invio di carri armati, la Polonia è pronta a dare i suoi Leopard di produzione tedesca e dice che se non c’è un’intesa rapida procederà in modo autonomo, non diversa la posizione di altri governi che dispongono degli stessi mezzi. Il cancelliere Scholz, molto criticato per i continui tentennamenti, afferma che dirà sì solo se anche gli americani spediranno i tanks Abrams, cosa esclusa dal Pentagono. Discussioni, pressioni, contatti dietro le quinte. Con un versante tecnico. I carri armati sono importanti ma non manca chi evidenzia la diversità di modelli da gestire, le condizioni di alcuni esemplari (e i tempi per riattivarli), la loro efficacia in questo «teatro». I Leopard impiegati dai turchi in Siria hanno avuto problemi, gli Abrams sono macchine sofisticate, poco economiche, con esigenze» di manutenzione alte. Più determinata, secondo un approccio ben definito, la Svezia: Stoccolma ha confermato la fornitura dei cannoni semoventi Archer, moderni e con una gittata superiori ai 30 chilometri, quindi una cinquantina di blindo da combattimento e altro materiale. Non fa di meno l’Estonia: ha messo a disposizione cannoni «pesanti», veicolo di supporto, munizioni. La Danimarca aggiunge 19 cannoni semoventi Caesar (produzione francese), molto apprezzati dalla resistenza per la loro mobilità. Più ambigua la Bulgaria. Ufficialmente ha sempre rifiutato di aiutare militarmente gli ucraini e, invece, ora conferma di aver ceduto un montagne di «colpi», conseguenza inevitabile di uno stato che da sempre svolge un ruolo nel «mercato dei cannoni».
L’accumulo di equipaggiamenti — attenzione però, serve sempre distinguere tra annunci e consegne — è finalizzato a quanto accadrà nelle prossime settimane, probabilmente in primavera con gli avversari pronti a scatenare offensive. Sotto questo aspetto è stato rilevante l’incontro del capo di stato maggiore statunitense Mark Milley con i generali ucraini in Polonia. Una riunione di lavoro riservata e non un cerimonioso scambio di strette di mano. Anche prima della manovra che ha permesso all’Ucraina di liberare Kharkiv e Kherson c’erano stati contatti operativi. Rivelazioni dei media, emerse dopo i successi, avevano confermato il ruolo esterno del Pentagono attraverso l’intelligence, l’analisi dei punti deboli russi, lo studio delle opzioni, una consultazione stretta. È vero che gli americani si sono lamentati in passato di non aver ricevuto informazioni precise da parte di Zelensky ma è altrettanto vero che gli ucraini dipendono dal supporto alleato, dai rifornimenti di munizioni, dai pezzi di ricambio e da un’infinità di componenti. Dunque è scontato quanto necessario che vi sia un dialogo operativo. A maggior ragione quando Vladimir Putin chiama a raccolta le sue «divisioni» — riservisti, mercenari, industria, generali, propaganda — per continuare ad ogni costo l’operazione speciale. Da Londra non escludono che sia pronto a schierare in Ucraina i nuovi carri armati T14 Armata, in quanto sono stati «avvistati» diversi esemplari in training nella caserma di Kuzminka, Russia meridionale. La notizia può avere fondamento ma anche essere il tentativo britannico di convincere gli indecisi a reazioni adeguate fornendo i tank.
CorSera...ma di noi
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza MessaggioNoi stiamo a fare la fame per questi idioti che hanno deciso loro di fare la guerra
Inviato dal mio SM-G970F utilizzando TapatalkOgni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.Originariamente Scritto da Bob TerwilligerDi solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioCasa Bianca: «La Crimea è Ucraina, Kiev ha diritto di riprenderla»
«La Crimea è parte integrante dell’Ucraina e Kiev ha tutto il diritto di riprenderla». In un briefing si è pronunciata così la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh, ricordando che comunque gli Usa «non dettano» gli obiettivi e i tempi delle operazioni militari . «Gli ucraini decidono autonomamente e in modo sovrano», così da Washington.
RepubblicaOriginariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioGli Usa pronti a inviare a Kiev munizioni con un raggio da 150 chilometri per colpire le basi russe e la Crimea
Il punto militare. Gli strumenti per colpire più lontano e la strategia della riconquista: questi gli spunti sul taccuino di oggi dedicato al conflitto in attesa del summit dei donatori a Ramstein, in Germania
di Andrea Marinelli e Guido Olimpo
Gli strumenti per colpire più lontano e la strategia della riconquista: questi gli spunti sul taccuino di oggi dedicato al conflitto in attesa del summit dei donatori a Ramstein, in Germania.
Washington potrebbe inserire nel pacchetto da 2,7 miliardi di dollari le Ground Launched Small Diameter Bombs (Glsdb), munizioni lanciabili dagli Himars con un raggio d’azione di 150 chilometri, quasi il doppio rispetto ai razzi in dotazione agli ucraini. Sono ritenute molto precise, danno la possibilità di tenere sotto tiro gran parte del territorio occupato e zone settentrionali della Crimea. Gli esperti indicano come obiettivi prioritari alcune basi per caccia ed elicotteri (Dzhankoy e Berdyansk) oppure snodi logistici, come la stazione di Sokolohirne. I russi, che già temono i lanciarazzi a lunga gittata, sarebbero costretti a spostare i velivoli ed adeguare l’assetto. Finirebbe, in parte, il «santuario» per la retrovia profonda. Le Glsdb rappresentano una via di mezzo per la Casa Bianca, contraria a dare i sistemi Atacms — raggio d’azione di 300 chilometri — ma d’accordo sugli obiettivi di Zelensky, ossia il tentativo di liberare vaste regioni, inclusa la Crimea. E questo nonostante il rischio di contrasti con Mosca, rapida nel denunciare l’escalation. Reazioni politica resa dura dai timori per l’impatto degli equipaggiamenti. Sempre nel pacchetto ci saranno i blindati da combattimento Stryker (100) e Bradley (50), mezzi che devono aumentare le capacità di manovra insieme ai tank.
Su quest’ultimi si è sviluppato un confronto tra alleati. Ricapitoliamo. La Gran Bretagna e la Francia hanno detto sì all’invio di carri armati, la Polonia è pronta a dare i suoi Leopard di produzione tedesca e dice che se non c’è un’intesa rapida procederà in modo autonomo, non diversa la posizione di altri governi che dispongono degli stessi mezzi. Il cancelliere Scholz, molto criticato per i continui tentennamenti, afferma che dirà sì solo se anche gli americani spediranno i tanks Abrams, cosa esclusa dal Pentagono. Discussioni, pressioni, contatti dietro le quinte. Con un versante tecnico. I carri armati sono importanti ma non manca chi evidenzia la diversità di modelli da gestire, le condizioni di alcuni esemplari (e i tempi per riattivarli), la loro efficacia in questo «teatro». I Leopard impiegati dai turchi in Siria hanno avuto problemi, gli Abrams sono macchine sofisticate, poco economiche, con esigenze» di manutenzione alte. Più determinata, secondo un approccio ben definito, la Svezia: Stoccolma ha confermato la fornitura dei cannoni semoventi Archer, moderni e con una gittata superiori ai 30 chilometri, quindi una cinquantina di blindo da combattimento e altro materiale. Non fa di meno l’Estonia: ha messo a disposizione cannoni «pesanti», veicolo di supporto, munizioni. La Danimarca aggiunge 19 cannoni semoventi Caesar (produzione francese), molto apprezzati dalla resistenza per la loro mobilità. Più ambigua la Bulgaria. Ufficialmente ha sempre rifiutato di aiutare militarmente gli ucraini e, invece, ora conferma di aver ceduto un montagne di «colpi», conseguenza inevitabile di uno stato che da sempre svolge un ruolo nel «mercato dei cannoni».
L’accumulo di equipaggiamenti — attenzione però, serve sempre distinguere tra annunci e consegne — è finalizzato a quanto accadrà nelle prossime settimane, probabilmente in primavera con gli avversari pronti a scatenare offensive. Sotto questo aspetto è stato rilevante l’incontro del capo di stato maggiore statunitense Mark Milley con i generali ucraini in Polonia. Una riunione di lavoro riservata e non un cerimonioso scambio di strette di mano. Anche prima della manovra che ha permesso all’Ucraina di liberare Kharkiv e Kherson c’erano stati contatti operativi. Rivelazioni dei media, emerse dopo i successi, avevano confermato il ruolo esterno del Pentagono attraverso l’intelligence, l’analisi dei punti deboli russi, lo studio delle opzioni, una consultazione stretta. È vero che gli americani si sono lamentati in passato di non aver ricevuto informazioni precise da parte di Zelensky ma è altrettanto vero che gli ucraini dipendono dal supporto alleato, dai rifornimenti di munizioni, dai pezzi di ricambio e da un’infinità di componenti. Dunque è scontato quanto necessario che vi sia un dialogo operativo. A maggior ragione quando Vladimir Putin chiama a raccolta le sue «divisioni» — riservisti, mercenari, industria, generali, propaganda — per continuare ad ogni costo l’operazione speciale. Da Londra non escludono che sia pronto a schierare in Ucraina i nuovi carri armati T14 Armata, in quanto sono stati «avvistati» diversi esemplari in training nella caserma di Kuzminka, Russia meridionale. La notizia può avere fondamento ma anche essere il tentativo britannico di convincere gli indecisi a reazioni adeguate fornendo i tank.
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