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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
Credo che nell'articolo questo punto non sia spiegato molto chiaramente. In alcuni stati, come Pennsylvania e North Carolina, si contano tutti i voti spediti per posta entro il giorno delle elezioni (a condizioni che arrivino entro una certa data). Per quello fa testo il timbro postale, o quello che è negli US.
Trump inizialmente si era lamentato della cosa i termini generali, adesso credo stia dicendo che alcuni voti sono stati spediti dopo il giorno delle elezioni. Non so se abbia le prove della cosa.
Credo che nell'articolo questo punto non sia spiegato molto chiaramente. In alcuni stati, come Pennsylvania e North Carolina, si contano tutti i voti spediti per posta entro il giorno delle elezioni (a condizioni che arrivino entro una certa data). Per quello fa testo il timbro postale, o quello che è negli US.
Trump inizialmente si era lamentato della cosa i termini generali, adesso credo stia dicendo che alcuni voti sono stati spediti dopo il giorno delle elezioni. Non so se abbia le prove della cosa.
Sì, così ha un senso.
La questione dei tribunali, di trascinare cioè queste elezioni in tribunale, può assumere sostanza solo con delle prove, altrimenti tra un mese i delegati voteranno il nuovo presidente e a quel punto ci sarà un atto formale difficilmente scalfibile, se i delegati sono stati eletti correttamente.
Al 20 gennaio il nuovo presidente si deve insediare.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Dalla prima elezione al Senato negli anni '70 all'ultima campagna elettorale: ecco chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti
All'età di 77 anni ha vinto un'elezione "speculare" a quella che Hillary Clinton perse nel 2016. Si è ripreso, di stretta misura, buona parte del Midwest industriale, anche se il recupero di consensi nella classe operaia è stato modesto.
47esimo vicepresidente nella storia degli Stati Uniti, ora 46esimo presidente. Con 48 anni di carriera politica alle spalle, Joe Biden conquista un traguardo che gli era sfuggito due o forse tre volte in precedenza. I numeri contano.
All'età di 77 anni ha vinto un'elezione "speculare" a quella che Hillary Clinton perse nel 2016. Si è ripreso, di stretta misura, buona parte del Midwest industriale, anche se il recupero di consensi nella classe operaia è stato modesto. Ha fallito la riconquista della Florida però ha cominciato a delineare una sorta di Muro Blu del Far West, unendo Arizona e Nevada agli Stati della "costa sinistra" (California, Oregon, Washington).
Ma chi è Joe Biden, davvero?
Per lui l'anno zero è il 1972. Segnato dai due eventi-chiave: la sua prima elezione al Senato e la sua prima tragedia familiare, l'incidente automobilistico in cui muoiono moglie e figlia. Alla Camera alta lui arriva sfidando un notabile repubblicano. Il trentenne Joe è sconosciuto, abbastanza povero, e fa campagna su un programma radicale: ritiro dalla guerra del Vietnam, completamento delle riforme sui diritti civili dei neri, ambientalismo, tassazione progressiva, servizi pubblici, riforma sanitaria.
Per essere precisi oggi quell'agenda suona radicale ma all'inizio degli anni Settanta è "mainstream", fa parte della corrente principale, su metà di quei temi convergono tanti repubblicani. Alla Casa Bianca c'è il repubblicano Richard Nixon che finirà malamente - dimettendosi per evitare l'impeachment - a causa dello scandalo del Watergate due anni dopo. Nixon però è il presidente che crea l'authority per l'ambiente (Environmental Protection Agency), fa politiche dei redditi per venire incontro ai sindacati, investe nelle infrastrutture pubbliche, apre alla Cina di Mao, e uscirà dal pantano del Vietnam.
Il debutto politico
Situare Biden nel contesto del suo debutto politico serve a capire che è figlio del suo tempo, nella sua lunga carriera politica ha abbracciato tutte le circonvoluzioni della sinistra americana. È stato molto vicino alla classe operaia fin dalle origini. Come ricordò Kamala Harris quando era sua avversaria nella corsa alla nomination, Biden si oppose alla politica del "busing" che con gli scuolabus spostava bambini neri nelle scuole dei quartieri bianchi e viceversa, per de-segregare l'America. Quella politica era osteggiata proprio dalla classe operaia bianca, perché come sempre le campagne anti-razziste venivano condotte a sue spese: i figli dei ricchi trasmigravano verso le scuole private, i figli dei metalmeccanici dovevano accogliere i più poveri che inevitabilmente facevano scendere la qualità dell'istruzione.
Harris si è fatta perdonare l'attacco virulento al "razzismo" del giovane Biden ed è stata cooptata come sua vice. Anche perché i due hanno in comune un altro scheletro nell'armadio, poco allineato con Black Lives Matter. Saltiamo agli anni Novanta, all'èra di Bill Clinton, al riformismo della Terza Via. Biden appoggiò la stretta del codice penale contro i reati che contribuì a riempire le carceri di giovani afroamericani e ispanici. Kamala, molto più tardi, fece esattamente la stessa cosa quando fu Attorney General cioè ministro della Giustizia della California: nessuna pietà per i recidivi.
La fase del Biden ultra-moderato si completa con la svolta neoliberista.
Gli anni del boom economico
Sempre negli anni del boom economico clintoniano, i magici anni Novanta in cui nacque il primo business digitale ed esplose la potenza della Silicon Valley, Biden fu favorevole ai trattati di libero scambio. Lo rimase fino alla vicepresidenza con Obama quando sostenne l'ultimo di una lunga serie di trattati, il Tpp dell'area Pacifico. L'apertura delle frontiere, dal Nafta (Canada Messico) fino all'ingresso della Cina nel Wto, fu un periodo fausto per le multinazionali americane, molto meno per gli operai. Delocalizzazioni, smantellamenti di fabbriche, impoverimento del settore manifatturiero, declino dei mestieri tradizionali. Non a caso Donald Trump si è adoperato per incollare addosso a Biden l'epiteto "cinese". E' negli anni di Clinton che si accelera il divorzio tra la sinistra e il popolo, tra l'élite politically correct delle due coste e la classe operaia intrappolata nell'America di mezzo, con salari declinanti e tossicodipendenze.
Il riscatto
Biden si riscatta almeno in parte nel 2009, quando Barack Obama affida al suo vice un incarico delicato, la supervisione del maxi-piano di salvataggio dell'industria automobilistica. I tre big di Detroit, Ford Gm e Chrysler, sono temporaneamente nazionalizzati. Il piano sarà un successo e Biden in campagna elettorale lo ha spesso ricordato. Non gli è bastato però per scalzare Trump nella classe operaia del Midwest che ha continuato a votare a maggioranza per il repubblicano.
La prima campagna elettorale
Il 46esimo presidente degli Stati Uniti è un cattolico, da una famiglia di origini irlandesi, che ha conosciuto alti e bassi, infortuni e tragedie a ripetizione. La sua prima campagna presidenziale, nel 1988, s'interrompe malamente nella stagione delle primarie democratiche quando si scopre che lui ha copiato senza citarlo un discorso del leader laburista inglese Neil Kinnock. Nel 2002-2003 approva l'invasione dell'Iraq, cosa che gli sarà rinfacciata dallo stesso Obama. Perché nel 2008 Biden e Obama sono brevemente rivali, nella corsa alla nomination.
Il secondo tentativo verso la Casa Bianca
Il secondo tentativo di Biden è un altro flop, si ritira con l'1% dei voti della base democratica, cosa che darà a Trump l'ispirazione per uno dei suoi nomignoli infamanti: "Joe un per cento". Nel 2015 lo colpisce una seconda tragedia familiare, muore per un tumore al cervello all'età di 46 anni il figlio prediletto, Beau, che si è meritato una medaglia al valore combattendo in Iraq. Più tardi, Joe giustifica con il dolore per la morte di Beau la rinuncia a candidarsi nel 2016. E' più probabile che quella rinuncia sia da imputare a Obama, che preme sul suo vice perché si faccia da parte e lasci gareggiare Hillary Clinton. È la "terza" campagna presidenziale, mai avvenuta: forse Biden sarebbe stato in grado di fermare Trump già nel 2016?
La scomparsa di Beau aggrava i problemi del secondo figlio, Hunter, che passa da una relazione con la vedova del fratello all'alcolismo, alle tossicodipendenze. Hunter è all'origine di scandali che avrebbero potuto far deragliare la campagna del padre nel 2020: in Ucraina e in Cina, ha usato il ruolo paterno quando era vice di Obama per procacciarsi affari con partner locali.
Come governerà Biden?
Al centro, sia perché questa è la sua collocazione negli equilibri odierni del partito democratico, sia perché il Senato ha conservato una maggioranza repubblicana e questo lo costringerà a cercare compromessi bipartisan. Nella campagna delle primarie, Biden ha fatto solo il minimo delle concessioni indispensabili all'ala sinistra del suo partito. All'inizio era partito malissimo, in terza o quarta posizione dietro Bernie Sanders, Pete Buttigieg, Elizabeth Warren. Lo ha salvato il voto degli afroamericani nel Sud, quando la sua terza campagna sembrava compromessa. Ha dovuto tenere unito il partito, dove l'ala radicale vuole un Green New Deal, una sanità pubblica. Biden è stato cauto con le promesse, per esempio ha escluso di vietare la tecnologia del fracking per l'estrazione petrolifera. Ha escluso anche il passaggio ad un sistema sanitario pubblico di tipo europeo. In uno scambio con Bernie Sanders, all'inizio del Coronavirus, Biden disse: "L'Italia ha una sanità pubblica e non mi sembra che stia funzionando bene in questa pandemia". Lui preferisce offrire agli americani un'opzione pubblica in concorrenza con le assicurazioni private.
Le prime sfide che avrà davanti
Il suo primo test sarà la duplice emergenza Covid-recessione. Dovrà agire al più presto per rallentare la seconda ondata dei contagi. Dovrà mettere assieme un consenso bipartisan per varare manovre di aiuto alle imprese e alle famiglie. L'unica cosa positiva che Trump gli lascia in eredità è un'economia in ripresa, dove si sta riducendo la disoccupazione. Con il presidente uscente - ammesso che Trump accetti di calarsi in quel ruolo - ha una sola cosa in comune: i due sono rigorosamente astemi, tutti e due per ragioni familiari: troppe dolorose esperienze di alcolismo tra i propri parenti.
All'età di 77 anni ha vinto un'elezione "speculare" a quella che Hillary Clinton perse nel 2016. Si è ripreso, di stretta misur…
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Un politico di lunghissimo corso, che ha conosciuto e attraversato ben 5 decenni di storia americana, dai '70 ad oggi.
Conosce dunque a menadito la macchina statale ed anche la Casa Bianca, inseguita e ora trovata. Dopo 4 anni di presidenza frizzante di un uomo esterno alla politica comunemente intesa, gli americani si affidando ad un navigato (e all'apparenza "rassicurante") personaggio del potere e del circolo politico.
Durerà 4 anni, per limiti di età. Un tempo breve o lungo, a seconda di quello che combinerà alla presidenza. Le cose buone fanno difatti volare il tempo, mentre le ore o le giornate meno piacevoli non passano mai.
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Gli "stati di mezzo" che gli hanno dato fiducia, si augurano che Biden non si comporti come negli anni '90, quando, come ricorda Repubblica nel suo ritratto, accadde questo:
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L'apertura delle frontiere, dal Nafta (Canada Messico) fino all'ingresso della Cina nel Wto, fu un periodo fausto per le multinazionali americane, molto meno per gli operai. Delocalizzazioni, smantellamenti di fabbriche, impoverimento del settore manifatturiero, declino dei mestieri tradizionali. Non a caso Donald Trump si è adoperato per incollare addosso a Biden l'epiteto "cinese". E' negli anni di Clinton che si accelera il divorzio tra la sinistra e il popolo, tra l'élite politically correct delle due coste e la classe operaia intrappolata nell'America di mezzo, con salari declinanti e tossicodipendenze.
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Trump ha in effetti ridato tono e vigore a quella classe operaia e all' "orgoglio americano", indicando nella Cina (e nel suo capitalismo alla comunista) il nemico che ha impoverito tanta parte degli USA. Biden appoggiava quella politica di delocalizzazione del lavoro e delle grandi aziende: ora da presidente vedremo.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
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Già solo perché a modo suo Trump cercava di ostacolare la Cina, soprattutto alla luce del covid e di quanto ci si è resi conti che rendere la Cina la fabbrica del mondo ha reso tutto l'occidente zoppo, Trump meritava la riconferma. Ora sono molto curioso di vedere se questa ostilità alla Cina era solo cavallo di battaglia di Trump o è una presa di coscienza di tutto l'apparato statale Usa di quanto sia pericolosa l'espansione cinese nel mondo.
Trump è ufficialmente caduto.
Vediamo che succede con Huawei.
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Biden presidente, le lacrime del commentatore Cnn: "È un bel giorno per tante persone"
Van Jones è un avvocato, attivista e scrittore, ha lavorato in passato con il presidente Barack Obama e spesso commenta sulla Cnn i fatti di politica e attualità. Così ha commentato, visibilmente commosso, l'elezione di Joe Biden: "Oggi è più facile essere un padre, e dire ai tuoi figli che dire la verità è importante, che essere una buona persona è importante. Oggi tutto è più facile per tante persone. Se sei un musulmano in questa nazione non devi più preoccuparti che il presidente non ti voglia qui. Se sei un immigrato non devi più preoccuparti perché il presidente è felice che ti abbiano portato via tuo figlio. E' un bel giorno per tante persone che hanno sofferto. "I can't breathe"...non era solo George Floyd a non poter respirare, tante persone non potevano respirare. In questi anni ci siamo svegliati e abbiamo letto tutti quei tweet, e andavi in un negozio e le persone che un tempo avrebbero avuto paura di mostrare il loro razzismo sono diventate sempre più cattive, e tu ti preoccupavi per i tuoi figli, le tue sorelle. E' molto importante per noi adesso finalmente avere un po' di pace. Mi dispiace per le persone che hanno perso, per loro non è un bel giorno, ma per tante persone è davvero un bel giorno".
Van Jones è un avvocato, attivista e scrittore, ha lavorato in passato con il presidente Barack Obama e spesso commenta sulla Cnn i fatti di politica e attualità. Così ha commentato, visibilmente commosso, l'elezione di Joe Biden: 'Oggi è più facile essere un padre, e dire ai tuoi figli che dire la verità è importante, che essere una buona persona è importante. Oggi tutto è più facile per tante persone. Se sei un musulmano in questa nazione non devi più preoccuparti che il presidente non ti voglia qui. Se sei un immigrato non devi più preoccuparti perché il presidente è felice che ti abbiano portato via tuo figlio. E' un bel giorno per tante persone che hanno sofferto. 'I can't breathe'...non era solo George Floyd a non poter respirare, tante persone non potevano respirare. In questi anni ci siamo svegliati e abbiamo letto tutti quei tweet, e andavi in un negozio e le persone che un tempo avrebbero avuto paura di mostrare il loro razzismo sono diventate sempre più cattive, e tu ti preoccupavi per i tuoi figli, le tue sorelle. E' molto importante per noi adesso finalmente avere un po' di pace. Mi dispiace per le persone che hanno perso, per loro non è un bel giorno, ma per tante persone è davvero un bel giorno'
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Già solo perché a modo suo Trump cercava di ostacolare la Cina, soprattutto alla luce del covid e di quanto ci si è resi conti che rendere la Cina la fabbrica del mondo ha reso tutto l'occidente zoppo, Trump meritava la riconferma. Ora sono molto curioso di vedere se questa ostilità alla Cina era solo cavallo di battaglia di Trump o è una presa di coscienza di tutto l'apparato statale Usa di quanto sia pericolosa l'espansione cinese nel mondo.
È una questione importante, è in effetti un punto che hanno sollevato in pochi.
A onore del vero lui per i suoi hotel usa acciaio cinese, mica quello americano.
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