L’Ucraina è in difficoltà: quali sono i problemi e di cosa ha bisogno la resistenza?
I successi di Putin nel Donbass riportano l’attenzione sullo «stato» bellico ucraino. Due rapporti offrono delle risposte. Sono valutazioni parziali, espresse però da fonti autorevoli
di Guido Olimpo e Andrea Marinelli
I successi di Putin nel Donbass riportano l’attenzione sullo «stato» bellico dell’Ucraina. Due rapporti offrono delle risposte. Sono valutazioni parziali, indicazioni espresse però da fonti autorevoli. Il primo studio è del Congressional Research Service del Congresso americano. Ecco i punti principali:
• Nella prima fase la resistenza ha dimostrato abilità, morale alto, efficienza. Le condizioni sono peggiorate con l’offensiva degli invasori a oriente. Troppo pesanti le perdite, vuoti che rappresentano una sfida di lungo termine sulle capacità operative.
• Sono molti i caduti tra forze speciali e veterani, i rimpiazzi devono essere preparati e il tempo è insufficiente. C’era una carenza cronica di ufficiali, ora il conflitto ha aggravato il problema. I soldati hanno anche la necessità di imparare ad usare gli equipaggiamenti arrivati dall’estero. Sono aspetti già segnalati da chi era sul campo, adesso hanno un’ulteriore certificazione dei parlamentari statunitensi.
Il secondo documento è stato redatto dall’Istituto britannico Rusi, tra i migliori nel seguire l’andamento della crisi. Due esperti, Jack Watling e Nick Reynolds, scendono nei dettagli:
• L’artiglieria di Mosca, con il suo tiro concentrato e massiccio, preclude le manovre avversarie, rende precarie le vie di rifornimento. Molto efficace l’attività di guerra elettronica degli aggressori.
• I colpi affidati ai missili — in particolare quelli da crociera — hanno un impatto politico ed economico sui difensori, sui civili, sulla fiducia della popolazione, sulle città. Proprio in queste ore una task force composta da tre navi e due sommergibili incrocia nella parte nord del Mar Nero, a bordo 30 cruise Kalibr, pronti per nuove «raffiche» sul territorio.
• All’esercito di Zelensky mancano molti fanti e personale per le unità blindate (scarseggiano anche i mezzi).
• La pressione dell’Armata pone dei limiti severi, Kiev stenta a lanciare manovre coordinate di grande ampiezza. Una prova contraria potrebbe venire nel caso di un’offensiva nella zona sud, data per imminente.
Gli analisti britannici suggeriscono quali materiali dovrebbero essere garantiti in aggiunta a Kiev per fronteggiare una situazione difficile:
• Armi in grado di «sopprimere» gli apparati da guerra elettronica.
• Lanciarazzi a lungo raggio (Mlrs) per infliggere danni a logistica, depositi di munizioni.
• Cannoni da 155 mm e relativi proiettili in quantità per «battere» i concentramenti di truppe e, al tempo sostenere, i contro-attacchi.
• Sistemi di comunicazioni criptati e protetti.
• Anti-tank di ultima generazione e missili anti-aerei portatili.
• Uno «scudo» che permetta agli ucraini di agire pur in presenza della minaccia dei grossi calibri russi.
• Tutela delle infrastrutture strategiche.
Gli autori dello studio sono diretti nelle loro conclusioni. L’Ucraina può farcela solo con un programma di supporto occidentale coordinato, standardizzato e prolungato. Non basta attingere agli stock disponibili della Nato, serve una catena di produzione adeguata: procedere con il freno a mano tirato — avvertono — rischia solo di aumentare i costi in futuro. Fin qui le raccomandazioni dei tecnici, poi saranno i governi e le opinioni pubbliche a gettare il loro peso sulla bilancia.
CorSera
I successi di Putin nel Donbass riportano l’attenzione sullo «stato» bellico ucraino. Due rapporti offrono delle risposte. Sono valutazioni parziali, espresse però da fonti autorevoli
di Guido Olimpo e Andrea Marinelli
I successi di Putin nel Donbass riportano l’attenzione sullo «stato» bellico dell’Ucraina. Due rapporti offrono delle risposte. Sono valutazioni parziali, indicazioni espresse però da fonti autorevoli. Il primo studio è del Congressional Research Service del Congresso americano. Ecco i punti principali:
• Nella prima fase la resistenza ha dimostrato abilità, morale alto, efficienza. Le condizioni sono peggiorate con l’offensiva degli invasori a oriente. Troppo pesanti le perdite, vuoti che rappresentano una sfida di lungo termine sulle capacità operative.
• Sono molti i caduti tra forze speciali e veterani, i rimpiazzi devono essere preparati e il tempo è insufficiente. C’era una carenza cronica di ufficiali, ora il conflitto ha aggravato il problema. I soldati hanno anche la necessità di imparare ad usare gli equipaggiamenti arrivati dall’estero. Sono aspetti già segnalati da chi era sul campo, adesso hanno un’ulteriore certificazione dei parlamentari statunitensi.
Il secondo documento è stato redatto dall’Istituto britannico Rusi, tra i migliori nel seguire l’andamento della crisi. Due esperti, Jack Watling e Nick Reynolds, scendono nei dettagli:
• L’artiglieria di Mosca, con il suo tiro concentrato e massiccio, preclude le manovre avversarie, rende precarie le vie di rifornimento. Molto efficace l’attività di guerra elettronica degli aggressori.
• I colpi affidati ai missili — in particolare quelli da crociera — hanno un impatto politico ed economico sui difensori, sui civili, sulla fiducia della popolazione, sulle città. Proprio in queste ore una task force composta da tre navi e due sommergibili incrocia nella parte nord del Mar Nero, a bordo 30 cruise Kalibr, pronti per nuove «raffiche» sul territorio.
• All’esercito di Zelensky mancano molti fanti e personale per le unità blindate (scarseggiano anche i mezzi).
• La pressione dell’Armata pone dei limiti severi, Kiev stenta a lanciare manovre coordinate di grande ampiezza. Una prova contraria potrebbe venire nel caso di un’offensiva nella zona sud, data per imminente.
Gli analisti britannici suggeriscono quali materiali dovrebbero essere garantiti in aggiunta a Kiev per fronteggiare una situazione difficile:
• Armi in grado di «sopprimere» gli apparati da guerra elettronica.
• Lanciarazzi a lungo raggio (Mlrs) per infliggere danni a logistica, depositi di munizioni.
• Cannoni da 155 mm e relativi proiettili in quantità per «battere» i concentramenti di truppe e, al tempo sostenere, i contro-attacchi.
• Sistemi di comunicazioni criptati e protetti.
• Anti-tank di ultima generazione e missili anti-aerei portatili.
• Uno «scudo» che permetta agli ucraini di agire pur in presenza della minaccia dei grossi calibri russi.
• Tutela delle infrastrutture strategiche.
Gli autori dello studio sono diretti nelle loro conclusioni. L’Ucraina può farcela solo con un programma di supporto occidentale coordinato, standardizzato e prolungato. Non basta attingere agli stock disponibili della Nato, serve una catena di produzione adeguata: procedere con il freno a mano tirato — avvertono — rischia solo di aumentare i costi in futuro. Fin qui le raccomandazioni dei tecnici, poi saranno i governi e le opinioni pubbliche a gettare il loro peso sulla bilancia.
CorSera
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