Nel Donbass la situazione è critica ma la resistenza contrattacca a sud
Ogni conflitto ha una dimensione militare e politica: successi parziali nella prima «categoria» possono avere però maggior valore per la seconda. Per questo Mosca insiste nella sua offensiva nel Donbass
di Andrea Marinelli e Guido Olimpio
Per due mesi il conflitto è stato per lo più limitato al Donbass, dove si combatteva su un quadrante ristretto che aveva permesso all’Armata di aggiustare gli errori iniziali e di martellare sfruttando la sua classica tattica della terra bruciata. Nelle ultime due settimane, il fronte si è ampliato da Kharkiv, nel nordest, dove Mosca starebbe lanciando una nuova offensiva preannunciata da attacchi missilistici, fino a Kherson, nel sudovest, dove gli ucraini hanno cominciato un contrattacco per riconquistare la città. È una linea calda di quasi mille chilometri a cui si aggiungono gli scontri marittimi — l’ultimo è stato il colpo sferrato dalla resistenza sull’isola dei Serpenti due giorni fa — e quelli nelle retrovie, dove i russi cercano di intercettare i rifornimenti occidentali e gli ucraini colpiscono, anche se più sporadicamente, in territorio nemico.
Il fronte orientale
L’attenzione è concentrata sul settore orientale, dove gli ucraini ammettono di essere in una situazione critica. I russi «stringono» su Severodonetsk-Lysyschansk, puntano a interrompere le linee di collegamento, si affidano a un bombardamento massiccio seguito da un’avanzata lenta dei battaglioni: ne avrebbero lanciati altri 10 per una manovra aggirante, poco importa se a ranghi incompleti. Mercoledì, giorno in cui in entrambi i Paesi si ricorda l’invasione nazista dell’Unione Sovietica nel 1941, i tiri di sbarramento sono stati ancora più intensi. «Grazie alle manovre tattiche, abbiamo rafforzato le difese nella regione di Lugansk», ha detto il presidente Zelensky. «Questo è il punto più duro, gli invasori pressano anche in direzione di Donetsk». Infatti hanno conquistato alcuni villaggi, fra cui Toshkivka, e avrebbero preso l’80% di Severodonetsk. A Lysychansk hanno colpito una stazione di polizia ferendo 20 agenti. Sono contemporaneamente ripresi gli attacchi a Kharkiv, dove sono morti 15 civili. «Vogliono terrorizzare la popolazione, intendono creare un grosso problema per distrarci», ha spiegato il consigliere presidenziale Oleskiy Arestovych. Combattimenti intensi sono stati registrati ancora più a Nord, nella regione di Sumy, al confine con la Russia. Ogni conflitto ha una dimensione militare e politica: successi parziali nella prima «categoria» possono avere però maggior valore per la seconda. Per questo Mosca insiste nella sua offensiva nel Donbass, il cui controllo totale è stato indicato quale obiettivo primario.
Il fronte meridionale
Mentre si difendono a est, gli ucraini contrattaccano a sud, provando a sfruttare la minore presenza dell’Armata. Gli uomini di Zelensky puntano da Mykolaiv verso Kherson, l’unica grande città in mano ai russi a ovest del fiume Dnipro. Qui la guerriglia partigiana dietro le linee indebolisce tuttavia la posizione dei russi, che hanno rimandato il referendum per l’annessione della città.
Il fronte marittimo
In questo settore Kiev ha aumentato l’attività. Dopo aver centrato le tre piattaforme per l’estrazione del gas, sono stati confermati i danni alle strutture nemiche sull’Isola dei Serpenti, bersaglio di alcuni attacchi. L’avamposto in Mar Nero, al largo di Odessa, è fondamentale per mantenere il blocco navale alle coste dell’Ucraina. I missili forniti dall’Occidente alla resistenza hanno aumentato la capacità di minacciare le attività della flotta russa.
Le retrovie
Mercoledì mattina gli ucraini hanno colpito con due droni la raffineria petrolifera di Novoshakhtinsk, nella regione di Rostov, a cinque chilometri dal confine, dove poi è scoppiato un incendio. I frammenti dei due velivoli sarebbero poi stati rinvenuti nell’area della raffineria, non ci sarebbero però state vittime. Quello di Rostov è solo l’ultimo colpo sferrato dalla resistenza oltre confine: dopo una serie di attacchi nella regione di Belgorod, ad aprile avevano centrato un deposito petrolifero a Bryansk. I russi hanno risposto sparando 7 missili sulla città meridionale di Mykolaiv, uccidendo una persona.
CorSera
Ogni conflitto ha una dimensione militare e politica: successi parziali nella prima «categoria» possono avere però maggior valore per la seconda. Per questo Mosca insiste nella sua offensiva nel Donbass
di Andrea Marinelli e Guido Olimpio
Per due mesi il conflitto è stato per lo più limitato al Donbass, dove si combatteva su un quadrante ristretto che aveva permesso all’Armata di aggiustare gli errori iniziali e di martellare sfruttando la sua classica tattica della terra bruciata. Nelle ultime due settimane, il fronte si è ampliato da Kharkiv, nel nordest, dove Mosca starebbe lanciando una nuova offensiva preannunciata da attacchi missilistici, fino a Kherson, nel sudovest, dove gli ucraini hanno cominciato un contrattacco per riconquistare la città. È una linea calda di quasi mille chilometri a cui si aggiungono gli scontri marittimi — l’ultimo è stato il colpo sferrato dalla resistenza sull’isola dei Serpenti due giorni fa — e quelli nelle retrovie, dove i russi cercano di intercettare i rifornimenti occidentali e gli ucraini colpiscono, anche se più sporadicamente, in territorio nemico.
Il fronte orientale
L’attenzione è concentrata sul settore orientale, dove gli ucraini ammettono di essere in una situazione critica. I russi «stringono» su Severodonetsk-Lysyschansk, puntano a interrompere le linee di collegamento, si affidano a un bombardamento massiccio seguito da un’avanzata lenta dei battaglioni: ne avrebbero lanciati altri 10 per una manovra aggirante, poco importa se a ranghi incompleti. Mercoledì, giorno in cui in entrambi i Paesi si ricorda l’invasione nazista dell’Unione Sovietica nel 1941, i tiri di sbarramento sono stati ancora più intensi. «Grazie alle manovre tattiche, abbiamo rafforzato le difese nella regione di Lugansk», ha detto il presidente Zelensky. «Questo è il punto più duro, gli invasori pressano anche in direzione di Donetsk». Infatti hanno conquistato alcuni villaggi, fra cui Toshkivka, e avrebbero preso l’80% di Severodonetsk. A Lysychansk hanno colpito una stazione di polizia ferendo 20 agenti. Sono contemporaneamente ripresi gli attacchi a Kharkiv, dove sono morti 15 civili. «Vogliono terrorizzare la popolazione, intendono creare un grosso problema per distrarci», ha spiegato il consigliere presidenziale Oleskiy Arestovych. Combattimenti intensi sono stati registrati ancora più a Nord, nella regione di Sumy, al confine con la Russia. Ogni conflitto ha una dimensione militare e politica: successi parziali nella prima «categoria» possono avere però maggior valore per la seconda. Per questo Mosca insiste nella sua offensiva nel Donbass, il cui controllo totale è stato indicato quale obiettivo primario.
Il fronte meridionale
Mentre si difendono a est, gli ucraini contrattaccano a sud, provando a sfruttare la minore presenza dell’Armata. Gli uomini di Zelensky puntano da Mykolaiv verso Kherson, l’unica grande città in mano ai russi a ovest del fiume Dnipro. Qui la guerriglia partigiana dietro le linee indebolisce tuttavia la posizione dei russi, che hanno rimandato il referendum per l’annessione della città.
Il fronte marittimo
In questo settore Kiev ha aumentato l’attività. Dopo aver centrato le tre piattaforme per l’estrazione del gas, sono stati confermati i danni alle strutture nemiche sull’Isola dei Serpenti, bersaglio di alcuni attacchi. L’avamposto in Mar Nero, al largo di Odessa, è fondamentale per mantenere il blocco navale alle coste dell’Ucraina. I missili forniti dall’Occidente alla resistenza hanno aumentato la capacità di minacciare le attività della flotta russa.
Le retrovie
Mercoledì mattina gli ucraini hanno colpito con due droni la raffineria petrolifera di Novoshakhtinsk, nella regione di Rostov, a cinque chilometri dal confine, dove poi è scoppiato un incendio. I frammenti dei due velivoli sarebbero poi stati rinvenuti nell’area della raffineria, non ci sarebbero però state vittime. Quello di Rostov è solo l’ultimo colpo sferrato dalla resistenza oltre confine: dopo una serie di attacchi nella regione di Belgorod, ad aprile avevano centrato un deposito petrolifero a Bryansk. I russi hanno risposto sparando 7 missili sulla città meridionale di Mykolaiv, uccidendo una persona.
CorSera
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