Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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    S'AVANZANO STRANI "OPERATORI UMANITARI"...
    In questi giorni tutti i giornali e le tv italiane si stanno occupando con una narrazione sensazionalista e a senso unico del caso di Alberto Trentini, presentandolo come un povero operatore umanitario giunto in Venezuela per fare del bene alla popolazione locale e arrestato, anzi "sequestrato", "rapito" senza il minimo motivo dagli "sgherri della dittatura di Maduro".
    Nonostante la data del suo arresto risalga al 15 Novembre questa campagna stampa curiosamente si è prodotta e moltiplicata esponenzialmente proprio in occasione della proclamazione di Nicolas Maduro alla Presidenza della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
    Naturalmente mi auguro che Alberto Trentini torni al più presto a casa sua, in Italia. Ma occorre tuttavia evidenziare come la realtà non è esattamente come ci viene contrabbandata dall'informazione main stream.
    CHI E' ALBERTO TRENTINI?
    Secondo il suo curriculum Trentini si definisce un cooperante professionista con più di dieci anni di esperienza presso ONG internazionali.
    Sappiamo che era arrivato in Venezuela il 17 ottobre e meno di un mese dopo, è stato fermato per un controllo di polizia, mentre si stava recando alla frontiera con la Colombia, zona famosa per le frequenti incursioni golpiste del passato. Durante il controllo è stato trovato in possesso di materiale politico e informatico indirizzato contro il Governo Chavista.
    Perché Alberto Trentini era in possesso e diffondeva tale materiale? Era in Venezuela per ragioni umanitarie o per altri motivi?
    Lavorava per una ONG francese operante in Cambogia per soccorrere le vittime delle mine antiuomo.
    Curiosamente però questa ONG non stava operando in Cambogia ma in Venezuela e non aveva affatto un nome francese, si chiama "Humanity & Inclusion".
    Quando poi vediamo quali siano i collegamenti di questa strana ONG ci rendiamo contro che dovrebbe levare il Non e chiamarsi OMG Organizzazione Molto Governativa.
    Come potete leggere a chiare lettere sul suo stesso sito https://www.hi-us.org/en/our-partners i suoi principali partner e sponsor sono il Governo degli Stati Uniti of America, il Dipartimento di Stato Americano, la famigerata USAID - Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale - ritenuta una camera di compensazione della CIA, e l'Unione Europea.
    Tutti soggetti noti per la veemente ostilità e le comprovate ripetute azioni destabilizzanti nei confronti del Governo Venezuelano.
    CHI SONO LE ONG CHE OPERANO IN AMERICA LATINA?
    L'America Latina è letteralmente invasa da una miriade di ONG che in realtà operano come facciata per il Pentagono e la CIA.
    E' una presenza perniciosa e particolarmente subdola: si sono appropriati del linguaggio e del gergo della sinistra, parlano di diritti umani e di giustizia sociale, usurpano deliberatamente simboli e parole d'ordine progressiste utilizzandole spregiudicatamente per assecondare mire golpiste.
    Nel 2005 l'ex Segretario di Stato USA Condoleeza Rice coniò il termine 'Anarchia Produttiva', intendendo la nuova strategia di destabilizzazione e precipitazione nel caos di tutti le nazioni non allineate ai diktat del governo nordamericano.
    Ciò si ottiene in 3 diverse fasi:
    La prima è la guerra economica fatta di sanzioni, embarghi blocchi parziali o totali all’importazione di cibo e medicine.
    La seconda è la guerra mediatica in cui i media svolgono un compito di intelligence preziosa aizzando l’opinione pubblica attraverso un nuovo serial televisivo, quello delle Primavere Colorate vendute come antitotalitarie.
    La terza è la guerra civile che si ottiene finanziando e armando gruppi terroristi trasformandoli in “opposizione democratica” o in “giovani ribelli per la libertà”.
    Quando questo avrà reso ingovernabile il Paese entrano in campo le ONG: pronte a denunciare le “violazioni dei diritti umani”, la “feroce repressione” e la “follia del dittatore”, invocando l’intervento degli USA che 'pacificheranno' il Paese sotto i propri cacciabombardieri.
    E' lo stesso disegno golpista già messo in atto in decine di Paesi: dalla Serbia all'Ucraina, dalla Libia alla Bolivia...
    Nel mio ultimo libro Nicaragua. Fuoco e Poesia documento come nelle settimane antecedenti al golpe contro il Governo Sandinista del 2018 decine di milioni di dollari siano transitati dagli USA all'opposizione golpista attraverso centinaia di ONG, trasformandole di fatto nelle sedi fisiche della controrivoluzione.

    Fonte Roberto Vallepiano
    Last edited by fede79; Oggi, 10:36:47.
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      S'AVANZANO STRANI "OPERATORI UMANITARI"...


      Fonte Roberto Vallepiano
      L'autore afferma che Roberto Trentini

      Durante il controllo è stato trovato in possesso di materiale politico e informatico indirizzato contro il Governo Chavista.
      il che, essendo una accusa "circostanziata", andrebbe debitamente sostenuta con delle "prove", cioè a dire come fa l'autore dell'articolo ad affermarlo? Come ne è venuto a conoscenza ecc...?

      Sul resto, ormai è stranoto che gli USA da un secolo e mezzo hanno applicato al continente sudamericano una politica colonialista resasi d'altro canto dottrina politica enunciata e pubblica.

      Circa il destino personale di quel Roberto Trentini esso però va chiarito, perchè lo stato italiano deve interessarsene come ha fatto con la Sala: serve conoscere le accuse, serve sapere come sta, serve sapere quali garanzie e tutele abbia e come sia trattato, perchè questo fa parte del diritto comunemente inteso, al di là di quello che avrebbe o non avrebbe fatto Trentini e dello scopo per cui si trovava in Venezuela.
      ...ma di noi
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        Cosa farà Trump subito dopo l'insediamento, tutti i dossier: criptovalute, espulsioni e dazi. «Decine di ordini esecutivi, quasi cento»

        Dopo la cerimonia di insediamento in Campidoglio, Donald Trump ha promesso che firmerà «decine di ordini esecutivi, quasi cento»

        Subito dopo la cerimonia di insediamento oggi a mezzogiorno in Campidoglio (alle 18 in Italia), Donald Trump ha promesso che firmerà «decine di ordini esecutivi, quasi cento» oltre a revocare gli ordini esecutivi di Joe Biden, incluse le direttive sulla diversità, l'equità e l’inclusione e a rimuovere i limiti imposti dal suo predecessore alle trivellazioni in territori e acque federali.​

        Subito dopo la cerimonia di insediamento oggi a mezzogiorno in Campidoglio (alle 18 in Italia), Donald Trump ha promesso che firmerà «decine di ordini esecutivi, quasi cento» oltre a revocare gli ordini esecutivi di Joe Biden, incluse le direttive sulla diversità, l'equità e l’inclusione e a rimuovere i limiti imposti dal suo predecessore alle trivellazioni in territori e acque federali.

        Il nuovo presidente dice di voler procedere a passo di carica e promette interventi in decine di settori da attuare nei primi cento giorni di questo secondo mandato, ma non c’è dubbio che l’enfasi sia soprattutto sui dazi e sull’immigrazione. Quest’ultimo è il tema al quale l’elettorato si è dimostrato più sensibile, mentre tariffs, secondo Trump la parola più bella del vocabolario, rappresentano di certo l’argomento che lo appassiona di più: perché è il terreno che esalta le sue capacità di dealmaker e perché vive come un’onta da lavare l’enorme deficit commerciale che gli Stati Uniti hanno accumulato nei confronti della Cina e anche dell’Europa.

        Trump 2.0 si annuncia dunque come un’era di cambiamenti rivoluzionari, spericolati: espulsioni (immigrati clandestini fuori dal Paese e dipendenti pubblici fuori dagli impieghi federali) e accelerazioni (altri sgravi fiscali, deregulation, via libera alle cripto-valute e allo sfruttamento ancor più intenso dei combustibili fossili accantonando tutte le politiche di contenimento dei mutamenti climatici) che secondo il ministro del Tesoro Scott Bessent apriranno la strada a una nuova età dell’oro, mentre per i critici della Trumpnomics rischiano di far deragliare un’economia oggi robusta e in salute, anche se i cittadini, che ancora soffrono gli aumenti dei prezzi accumulati nei due anni post pandemia, non la considerano tale.

        All’estero, nel suo secondo esordio sul palcoscenico del mondo, il nuovo presidente cercherà di usare il maggior credito del quale gode e la sua proverbiale imprevedibilità per spingere israeliani e arabi a trovare una soluzione per la Palestina dopo aver consolidato la tregua a Gaza (con l’estrema destra e lo stesso Netanyahu che forse si pentiranno di aver riposto in lui tante aspettative), tenterà un’ardua intesa con Xi Jinping e imposterà un dialogo con Putin che si presenta più difficile del previsto.

        IMMIGRAZIONE

        E’ il dossier più delicato: Trump ha promesso di cacciare tutti gli 11 milioni di immigrati clandestini (lui dice che sono molti di più) e non può fare grandi passi indietro perché quello è il tasto per il quale il suo elettorato mostra di avere più sensibilità. Quindi, partenza immediata: secondo le anticipazioni dichiarerà già oggi l’emergenza al confine con il Messico e classificherà i cartelli della droga come organizzazioni terroristiche. Poi deportazioni in varie città con programmi probabilmente tanto spettacolari quanto limitati. Primo bersaglio gli illegali che hanno commesso reati penali, i più facili da espellere. Ci saranno anche retate, probabilmente limitate perché si portano dietro i due rischi che Trump dovrebbe evitare: mandare via clandestini che lavorano da anni, non danno problemi, sono diventati parte essenziale del sistema produttivo e pagano le tasse e separare le famiglie con la disperazione di bimbi divisi dai genitori ripresa dalle telecamere di tutte le reti televisive.

        DAZI

        A prendere per buone le minacce via via pronunciate da Trump nei mesi scorsi, dovremmo disegnare un futuro di gelata dei commerci internazionali e di impennata dei prezzi all’interno degli Stati Uniti come conseguenza dei dazi al 10 o 20% su tutto ciò che entra in America (anche dall’Europa), al 60% sulle importazioni dalla Cina (più un 10% di punizione perchè Pechino non frena l’emigrazione di clandestini verso gli Usa né condanna a morte i suoi cittadini che mandano fentanyl negli Usa) e al 25% su Messico e Canada (i mercati più integrati con quello statunitense) sempre come sanzione per i flussi migratori illegali. Trump sostiene che non ci saranno effetti sui prezzi e porta come prova l’esperienza del suo primo mandato quando non ci fu alcuno choc inflazionistico. Ma allora i dazi furono limitati come entità e concentrati soprattutto su settori considerati strategici (acciaio, alluminio) e, in un’economia che faticava a uscire dalla Grande recessione, i rischi di fiammate dei prezzi erano limitati. Oggi l’economia è in espansione sostenuta e i balzelli minacciati sono enormi. E’ significativo che tra i più allarmati per le loro conseguenze negative ci siano gli stessi imprenditori che hanno appoggiato entusiasticamente la candidatura di Donald Trump. Ma lo stato d’animo generale resta ottimista: sono in molti a pensare che Trump, che non manca certo di sensibilità economica, doserà gli interventi tanto in materia di dazi quanto nelle espulsioni, in modo da minimizzare i rischi di instabilità. Anche se Trump l’ha smentita nel timore di apparire come uno che fa marcia indietro rispetto alle promesse elettorali, è probabile che l’indiscrezione pubblicata qualche giorno fa dalla stampa – i tecnici studiano dazi limitati a pochi settori strategici dell’economia proprio per evitare di rendere ancor più costosa la spesa degli americani - siano, in realtà, fondati.

        TASSE E DEREGULATION

        Gli ottimisti sperano che i danni procurati all’economia da dazi ed espulsioni di lavoratori stranieri, se ce ne saranno, vengano più che compensati dagli effetti espansivi della manovra di Trump in materia di tributi e di regole. Lo stimolo fiscale dovrebbe venire dalla conferma dei massicci sgravi concessi dallo stesso Trump nel suo primo mandato e in scadenza l’anno prossimo e da un’ulteriore riduzione della tassa sulle imprese dall’attuale 21 al 15%. Quanto alla deregulation, con l’eliminazione dei vincoli ambientali sarà più facile per le imprese produrre (e inquinare). Una spinta particolare verrà dal via libera all’estrazione di petrolio e gas anche offshore e in molte aree fin qui protette. Tutte spinte che rispecchiano una logica di breve-medio periodo, mentre a più lunga scadenza queste politiche potrebbero creare problemi sempre più gravi di sostenibilità ambientale e di tenuta del sistema finanziario a fronte di un debito pubblico, già ampiamente sopra il 100% del Pil, che potrebbe diventare ingovernabile. Il Comitato per un bilancio responsabile avverte che, con gli sgravi annunciati e in assenza di altre misure di contenimento della spesa, il deficit annuo federale (che in Italia abbiamo contenuto al 3% del reddito nazionale) potrebbe salire nel 2035 al 12% del Pil con un debito federale al 150%.

        AMERICA FIRST, DOLLARO E TASSI D’INTERESSE

        Per ora, comunque, l’economia dovrebbe tenere: fin qui si è dimostrata più robusta di quella europea e anche di quella cinese. In futuro la forza del mercato interno Usa, unita alla strategia negoziale «America First» di Trump, potrebbero offrire agli Stati Uniti diversi vantaggi. In particolare il trasferimento ai Paesi europei della Nato, al Giappone e alla Corea del Sud di una parte del costo «dell’ombrello» difensivo americano e un maggior acquisto da parte di alleati europei e asiatici di gas e prodotti industriali Usa. Uno scenario che sarebbe positivo per l’America, ma negativo per l’Europa, mentre contribuirebbe ad approfondire e allargare il solco che divide l’Occidente dal Sud del mondo. Basti vedere come il rafforzamento del dollaro, dovuto anche agli alti tassi d’interesse imposti dalla necessità di raffreddare l’inflazione, stia pesando sulle economie degli altri Paesi del mondo, costretti a spendere molto di più per petrolio e materie prime, visto che i loro prezzi sono basati sulla valuta americana. L’attesa è per una Fed più prudente che limiterà i tagli del costo del denaro portando il tasso base a fine 2025 al 3,50-3,75% (sempre che Trump non faccia irruzione anche qui), mentre in Europa la Bce dovrebbe scendere fino all’1,75%.

        CRIPTOVALUTE E CAPITALISMO DIGITALE

        Ma viviamo anche in un’era dominata dai giganti di big tech e dall’attesa della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Apparentemente accolto a braccia aperte da Trump col grande ruolo concesso ad Elon Musk, il mondo della tecnologia può lasciare il segno su tre fronti. Il primo: il Dipartimento dell’Efficienza (Doge) col quale Musk e il suo partner, Vivek Ramaswamy (che però potrebbe tirarsi indietro per candidarsi come governatore dell’Ohio), contano di tagliare duemila miliardi di dollari di spesa federale, rivoluzionando gli assetti della macchina amministrativa: obiettivo impossibile da raggiungere, visto che l’80% degli esborsi riguardano aree «intoccabili»: pensioni, sanità, difesa, pagamento degli interessi sul debito federale, trasferimenti ai vari Stati dell’Unione. Restano 1100 miliardi di spese «disponibili», ma anche qui ci sono molte aree nelle quali non è politicamente possibile fare tagli. Musk ha ridimensionato le attese: «Sarebbe già rivoluzionario tagliare mille miliardi». Vediamo cosa riuscirà a partorire.

        C’è, poi, la seconda rivoluzione: quella delle criptovalute. Fin qui tenuto a freno dall’Amministrazione Biden nel timore di abusi ed effetti destabilizzanti, il denaro virtuale sembra destinato ad esplodere nell’era Trump che lo ha abbracciato fino a dichiarsi il primo criptopresidente della storia. E, già che le promuove, perchè non beneficiare anche personalmente di queste criptovalute. Ne è stata appena messa sul mercato una col volto di The Donald il cui valore si è moltiplicato in poche ore di molte volte, garantendo al presidente ulteriori guadagna di miliardi di dollari.

        Rimane, infine, da valutare il peso che avrà sull’organizzazione dello Stato e sull’intero sistema economico, la conquista da parte di esponenti del capitalismo digitale (a partire dallo stesso vicepresidente JD Vance) di molti ruoli chiave nel governo e nelle agenzie che regolano parti essenziali della finanza e del sistema produttivo: dalla Sec, la Consob americana, alla Federal Trade Commission, alla Nasa.

        DIFESA

        L’approccio «America First» alla difesa e alla politica estera include la costruzione di uno scudo missilistico Iron Dome sugli Stati Uniti e assicurarsi che il Paese non resti coinvolto in guerre all’estero, ma nelle ultime settimane non ha voluto escludere l’uso della forza militare per conquistare la Groenlandia e riprendere il Canale di Panama. Nell’esercito Trump prenderà di mira i programmi che puntano alla diversità e all’inclusione e che la destra ascrive all’ideologia woke.

        UCRAINA

        Trump ha detto che intende porre fine rapidamente al conflitto in Ucraina. In una conferenza stampa il 10 gennaio ha dichiarato che «Putin vuole un incontro e lo stiamo organizzando». Ma un accordo non è semplice e, se in campagna elettorale promise di risolvere il conflitto nell’arco di 24 ore, Trump ha suggerito in quella conferenza stampa che potrebbero volerci «sei mesi». Da un lato gli ucraini dovrebbero essere convinti a non cercare di riconquistare il 20% del Paese che hanno perduto in cambio di garanzie di sicurezza; dall’altro Putin dovrebbe garantire che non cercherà di invadere di nuovo. Nonostante le sanzioni e i 700 mila morti e feriti russi, non è detto che il leader del Cremlino sia pronto a cedere: c’è chi crede che sarebbe una perdita troppo grande per lui, per sopravvivere politicamente.

        MEDIO ORIENTE

        Trump ha rivendicato il merito della tregua tra Hamas e Israele, concepito da Biden ma portato a casa con il suo aiuto, e ha annunciato che intende «sfruttare lo slancio di questo cessate il fuoco per espandere gli storici Accordi di Abramo». Ma la normalizzazione di Israele con l’Arabia saudita richiederà uno Stato palestinese che il premier israeliano Benjamin Netanyahu non ha accettato. D’altra parte Trump ha nominato ambasciatore in Israele Mike Huckabee, favorevole agli insediamenti israeliani in Cisgiordania e all’annessione di parte del territorio palestinese, il che non porta sul cammino della soluzione dei due Stati. Nel frattempo, in Medio Oriente, c’è un Iran indebolito dalla perdita dei suoi «proxy» ma le cui potenzialità nucleari diventano più pericolose; e c’è chi in Israele pensa che sia il momento di attaccare la Repubblica Islamica, confidando nell’appoggio di Trump, almeno da un punto di vista retorico e politico. C’è anche la Siria da tenere d’occhio, per evitare il risorgere dell’Isis all’indomani della caduta di Assad.

        CINA

        Trump ha già detto di voler andare presto in Cina, nei primi 100 giorni della sua amministrazione. Ha visitato Pechino nel 2017. Aveva invitato Xi Jinping a questo suo secondo insediamento alla Casa Bianca, ma il presidente cinese ha mandato il suo vice; al telefono con Trump, tuttavia, Xi ha già parlato di commercio, fentanyl, TikTok e altri argomenti, secondo il suo staff. Sono tutti temi che creano tensione tra i due Paesi. Nella lista degli argomenti citati esplicitamente tuttavia non c’era Taiwan, che resta un focolaio strutturale. Se i cinesi dovessero intervenire militarmente contro Taiwan, il presidente Joe Biden ha detto tre volte che gli Usa andranno in soccorso dell’isola. Trump è stato vago, come al solito. C’è anche una delegazione taiwanese al suo insediamento.

        CULTURA E ISTRUZIONE

        In questo secondo mandato di Trump, ci sarà molta più enfasi sul tradizionalismo, l’eterosessualità, sui ruoli tradizionali di genere, che verranno elevati sia politicamente che culturalmente.

        Nel suo discorso all’ultimo comizio alla vigilia dell’insediamento, Trump ha dichiarato di voler «restituire il controllo dell’Istruzione ai singoli Stati». Smantellare il dipartimento dell’Istruzione è un vecchio obiettivo dei conservatori. Il dipartimento implementa le leggi sui diritti civili, amministra fondi per programmi per bambini di famiglie povere e disabili, controlla le borse di studio federali. Chiuderlo, però, non sarà semplice: richiederebbe una super-maggioranza al Senato che i repubblicani non hanno.

        In campagna elettorale Trump ha anche promesso di eliminare la «critical race theory» e «la follia transgender» dalle scuole: un modo sarebbe tagliando i fondi a scuole che promuovono o insegnano questi temi. Inoltre, la nuova amministrazione vuole vietare agli atleti transgender di partecipare agli sport femminili nelle scuole e sosterrà che consentire agli studenti transgender l’accesso a bagni, camerini e squadre sportive costituisce una violazione del Title IX, la legge che vieta la discriminazione sessuale nelle scuole finanziate dal governo federale. La Camera ha appena approvato una legge che codificherebbe questa interpretazione, vietando agli atleti transgender di competere nelle squadre femminili dalle elementari fino all’università, pena la perdita di fondi federali.

        AMBIENTE

        Trump ha promesso di smantellare decine di norme e regole che mirano a ridurre l’inquinamento dell’aria, a combattere i cambiamenti climatici, a proteggere le specie a rischio di estinzione e ad accelerare la transizione verso i veicoli elettrici. Tra i suoi finanziatori ci sono imprenditori del petrolio e del gas: «drill, baby, drill» (trivella, baby, trivella) è un suo vecchio slogan. L’obiettivo è l’espansione delle trivellazioni su terreni federali, approvare nuove esportazioni di gas naturale, rimuovere i regolamenti per la produzione di petrolio, gas e carbone. Nel suo primo mandato, Trump è uscito dall’Accordo di Parigi sul clima che punta a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. Biden è rientrato nell’intesa e Trump ne uscirà di nuovo.

        SALUTE

        La campagna di Trump ha detto ripetutamente che non firmerà un divieto nazionale all’aborto, benchè il partito democratico abbia sostenuto in campagna elettorale che il rivale lo farebbe. Il nuovo presidente ha anche promesso di assicurare che i costi della fecondazione in vitro siano sostenuti dal governo o dalle assicurazioni. Ha detto, durante un dibattito contro Kamala Harris a settembre, di avere «concetti di un piano» per sostituire la riforma sanitaria di Obama, l’Affordable Care Act, ma ha affermato che tenterebbe di abolirla solo se il suo partito riesce a formulare un sistema che costi di meno e che fornisca al contempo servizi migliori. Ha promesso di non tagliare né la Social Security (previdenza sociale) né Medicare (assistenza sanitaria per anziani e persone con disabilità) anche se assicura di ridurre gli «sprechi» nell’agenzia che gestisce Medicare e Medicaid (assistenza sanitaria per i poveri).

        DEMOCRAZIA E GIUSTIZIA

        A Washington c’è chi teme che Trump cercherà di vendicarsi dei suoi nemici politici. Ha nominato come capo dell’Fbi Kash Patel, che ha stilato una lista di presunte figure «dello Stato profondo» e ha promesso di punire i media «per le loro bugie». Trump ha promesso invece di concedere la grazia ad alcuni almeno dei suoi sostenitori condanni per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Ha definito i loro casi persecuzioni politiche per mano del partito democratico.

        La nuova amministrazione punta anche a tagli nella burocrazia federale, per ridurre la spesa federale, ma sul tavolo c'è anche la possibile chiusura di alcuni dipartimenti del governo, lo spostamento di altri fuori da Washington, la riduzione del potere dei sindacati, allo scopo di trasformare una classe di funzionari pubblici in dipendenti che possono essere più facilmente licenziati e rimpiazzati con nomine politiche. Al dipartimento di Stato già alla vigilia dell'insediamento una serie di diplomatici di carriera si sono dimessi su richiesta di Trump, che vuole un ambiente di «fedelissimi».

        Trump ha sollevato dubbi sulla legittimità del sistema elettorale e ha dichiarato di volerlo riformare, introducendo la necessità di un documento di identificazione e di una prova di cittadinanza per poter votare. Ha suggerito che le elezioni dovrebbero verificarsi in un giorno solo, eliminando il voto anticipato e il voto per posta, anche se su questo si è contraddetto nell’ultima elezione.

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          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

          L'autore afferma che Roberto Trentini



          il che, essendo una accusa "circostanziata", andrebbe debitamente sostenuta con delle "prove", cioè a dire come fa l'autore dell'articolo ad affermarlo? Come ne è venuto a conoscenza ecc...?

          Sul resto, ormai è stranoto che gli USA da un secolo e mezzo hanno applicato al continente sudamericano una politica colonialista resasi d'altro canto dottrina politica enunciata e pubblica.

          Circa il destino personale di quel Roberto Trentini esso però va chiarito, perchè lo stato italiano deve interessarsene come ha fatto con la Sala: serve conoscere le accuse, serve sapere come sta, serve sapere quali garanzie e tutele abbia e come sia trattato, perchè questo fa parte del diritto comunemente inteso, al di là di quello che avrebbe o non avrebbe fatto Trentini e dello scopo per cui si trovava in Venezuela.
          L’onere della prova spetta ovviamente al Venezuela, anche se i continui “sconfinamenti” occidentali in quell’area potrebbero aver inasprito certe pratiche circa la detenzione. È chiaro che l’articolista pone l’attenzione su questo, instillando il dubbio che il tizio sia andato a fare volantinaggio pro USA che volontario ONG (quest’ultime ormai dei veri e propri organismi statali, come dal link dell’articolo), fomentando quella spinta rivoluzionaria anti comunista che nei paesi del Sud America ha sempre provato a sbocciare.
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            Originariamente Scritto da LARRY SCOTT2 Visualizza Messaggio

            E' emblematico che nell'Antichità in Cina l'Impero Romano fosse noto come ''TaQuing Guo'', sostanzialmente ''la Grande Cina'', segno che pur loro essendo molto avanzati erano perfettamente a conoscenza della grandezza di Roma e la ritenessero un loro ''pari'' ma tutto a Occidente, forse gli unici veri loro pari.

            La differenza è che Roma cadde, gli Han sono invece ancora li, con Cinquemila Anni di Storia continuata.
            Non sorprende che ragionino in Ere e Secoli per quel che riguarda la loro Civiltà.
            Le differenti concezioni per quanto riguarda la filosofia, la religione, il tempo, lo stesso concetto di "progresso" tra occidente ed oriente sono note: per un certo periodo di millenni esse si sono "assomigliate" e poi c'è stata una divaricazione per cui l'occidente ha preso una strada e l'oriente, per quanto possibile oggidì (perchè comunque le influenze occidentali sono penentrate) è rimasto fermo in un concetto "cosmico" della storia, dove ad esempio le divintà le si percepiscono ancora come "presenti", per cui al di là delle varie disgregazioni e ricomposizioni della forme politiche, presso i popoli asiatici ciò che da noi è diventata superstitio è rimasta religio, ciò che lega, che fa permanere, col ripetersi dei riti, la civiltà nella sua sostanza e profondità proprie ed immutabili, immagine terrena di quanto si crede sia nel "sovramondo".

            C'è un'altra differenza sostanziale: l'occidente, fin dall'alba della storia, ha conosciuto (come in oriente) la sovranità, ma a differenza dell'oriente il sovrano si pone in mezzo alla città, alla polis, cioè a dire alla politica: Romolo, lasciata la "reggia" sul Palatino, se ne costruisce una nel foro. In oriente i sovrani si confinano invece nelle città "proibite" - quella degli imperatori cinesi, quella dell'imperatore giapponese, dove il suo palazzo ancora oggi è altro, una isola rispetto alla città, è una alterità: questo sta a significare che l'occidente con la polis fonda anche il foro, la piazza e dunque la politica che in quel foro si svolge, in un rapporto dinamico e dialettico col potere che nella piazza pubblica va a stare; in oriente non si fonda nessuna politica, il potere è sacralizzato nelle sue forme date e imperturbabili, immodificabili, e sottratte al "pubblico" (e quindi anche alla speculazione su di esse), per questo da noi le forme storiche, politiche, statali hanno conosciuto il mutamento e il loro trasformarsi e in oriente no o molto molto tardi, e il grado di "consunzione" è più lento.

            In fondo lo stesso partito unico in Cina cosa altro è se non una "città proibita" dove regna un sovrano assoluto impermeabile ad ogni fluire delle cose e del tempo? Tempo, e quindi storia, ai quali si dà un altro significato, che cioè scorre, o per meglio dire si "ripresenta" (in oriente permane la concezione ciclica della storia, non quella progressiva) con la stessa immagine immutata, ed è per questo motivo che la Cina ha "pazienza", una pazienza quasi religiosa, "contemplativa", dove i fenomeni di consuzione che il tempo, nella sua occidentale lettura lineare e progressiva, porta seco là trovano un freno, un rallentamento.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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            • KURTANGLE
              Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
              • Jun 2005
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              I russi stanno provando ad accelerare
              Ogni giorno stanno liberando uno o due villaggi

              ***

              Nel frattempo i primi ostaggi sono tornati a casa.
              la tregua per ora regge e l'uscita dei fondamentalisti dal Governo Israeliano è potenzialmente una buona notizia dato che il leader dell'opposizione ha dichiarato che non farà mancare i voti a Bibi per la gestione della tregua
              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
              Originariamente Scritto da GoodBoy!
              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


              grazie.




              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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