Cosa prevede il "Patto dei 100 anni" tra Ucraina e Inghilterra
Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioA Musk si applica benissimo il detto di Enrico Mattei sull'usare i partiti come taxi
Se all'interno del mondo neoliberista la politica già soggiace alla finanza, questi protagonisti nati dal neoliberismo, figure spesso anche visionarie, che tendono a spostare il limite del possibile e del realizzabile sempre più in là (il prometeico non ha frontiera, proprio come la finanza, ed è anche per questo che un Musk interviene nelle politiche europee, di là da quelle statunitensi) non hanno ideologia politica (sono espressione del progressismo, attuale ultima immagine di quell'occidente trasformatosi da dopo la prima rivoluzione industriale) se non quella loro: sono piuttosto una espressione di quell'egemonikòn di cui già nella antica filosofia, ovverosia il "sovrano interiore", colui che è norma a se stesso e che, avendone le possibilità, tende a disciplinare secondo la sua propria visione la realtà: a tal guisa, la "politica" è un mezzo (appropriata la metafora di Mattei che hai riportato) che va usato allo scopo, forse un domani verrà anche piegato allo scopo - perchè se il dominio entro il quale figure simili sono sorte e hanno raggiunto tali altezze è quello della finanza e della Tecnica, esso è un dominio assoluto, cioè sciolto da ogni contingenza, ivi compresa quella politica: è per questo che non hanno colore e nemmeno signore se non quello che possiamo definire "interiore".
Vado per le vie brevi perchè l'argomento sarebbe vastissimo: come si sa, nell'Operaio, uno dei capolavori di Junger, si prefigura il trionfo ed il dominio della Tecnica con l'emergere di un nuovo tipo umano "mobilitato" in maniera "totalitaria", cioè chiamato a nuovi compiti dalla stessa Tecnica che lo ha manifestato: l'Operaio è il simbolo di questa nuova trasformazione che dovrà portare il mondo "di là" dall'attuale, e figure "egemoniche" come i Musk sono la prefigurazione di questo tempo a venire.
Scrive Evola a tal riguardo:
"Infine, di là dalla fase di transizione, dalla fase dinamica, rivoluzionaria e distruttiva del mondo mobilitato e trasformato dalla tecnica, veniva prospettata (in Junger) una fase per così dire "classica", con forme compiute e stabili, però ora con una estensione planetaria. Perchè come la tecnica abbraccia irresistibilmente tutto il mondo, così come stato finale non può essere concepito che un sistema abbracciante parimenti tutto il mondo, in cui si affermerebbe la figura e la sovranità dell'Operaio, dopo gli ultimi urti eventuali tra blocchi antagonistici di potenze" (l'ho preso da: J. Evola, Ricognizioni, Ed Mediterranee)
quindi i Musk sono oltre la politica presente e ogni categoria politica sussistente in maniera residuale in questa epoca di crisi "permanente" (regno dell'anomia e del nichilismo) perchè destinati, in quelle prefigurazioni profetizzanti, a inverare un ordine nuovo con una sua propria metafisica, conducendo l'uomo al di là del vecchio mondo, delle vecchie crisi e dell'informe....ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Veneziani la vede così:
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Non so i regimi autoritari e totalitari asiatici ma a Occidente la politica è in pauroso ritardo sull’accelerazione inquietante della tecnologia, non sta al suo passo, non vede le sue rapide implicazioni. Mentre il nobel Geoffrey Hinton, uno dei padri dell’Intelligenza artificiale, denuncia che la velocità con cui si sviluppa l’AI rischia di provocare nel giro di trent’anni l’estinzione dell’umanità, alla politica non sembra che la cosa la riguardi; non se ne prende cura. Oggi il rischio principale del mondo proviene dalla tecnologia e dal suo mancato controllo, anche nel senso degli errori; e la politica è disattenta, sguarnita, indifesa. Il suo problema è armare l’Ucraina e non occuparsi di questa vera emergenza globale.
Naturalmente il modo di occuparsi della tecnica non è solo quello di metterle un freno e imporre dei limiti, che già sarebbe una santa cosa. Ma di governarla, pilotarla, promuoverla quando è il caso, filtrarla e orientarla in altri, e in alcuni sviluppi fermarla. E invece non ci sono cabine di regia. Musk è il primo tecnocapitalista e impresario del futuro che se ne occupa. E non solo: non vende fuffa ideologico-utopistica, è un imprenditore concreto, che potrebbe dare risposte più efficaci dei tanti piagnoni planetari sul clima e la terra in pericolo.
Dall’altra parte, però, Musk non è solo un ardimentoso navigatore dello spazio, dell’auto elettrica e di progetti per migliorare l’umanità. È anche un pericoloso cultore della libertà di modificare l’uomo tramite la tecnologia per renderlo più longevo, bionico, tecno-mutante, fin dentro il cervello. Coltiva il sogno di un’immortalità o amortalità dell’uomo – o meglio di alcuni uomini, intrepidi e ricchi, che possono permetterselo, magari come avanguardia dell’umanità – e non si affida a nessun credo religioso o spirituale ma all’uso della tecnica e all’individualismo capitalista. Sfida i limiti della condizione umana, i limiti della natura e del suo ordine, è percorso dalla malattia del mondo moderno che Nietzsche sintetizzò in una formula: la Volontà di potenza. A questo scopo nel suo Impero dispone di due strumenti, Neuralink e OpenAI: la prima si occupa di neurotecnologie e d’immissione di chip correttivi nel cervello; la seconda, invece, vuol dirigere l’intelligenza artificiale ed espanderne i confini. Stabiliti i mezzi, bisogna rendere palesi gli scopi, cioè le motivazioni di fondo. Se servono a espandere la volontà di potenza o a inseguire il sogno d’immortalità, rientrano in quel titanismo prometeico-faustiano che si affaccia nella storia dell’umanità e che può produrre benefici e malefici, ma espandendosi all’infinito, non rispondendo a nulla se non alla volontà di potenza dell’Io Assoluto, genera catastrofi senza ritorno. Se vogliamo sintetizzare in una parola il pericolo in questione, chiamiamolo transumanesimo. Termine coniato da Teilhard de Chardin alla fine degli anni ’40, ripreso da Julian Huxley, ispirato a Pico della Mirandola, si pone il traguardo di trascendere la natura umana. Il programma di base era già stato descritto quattro secoli fa da Bacone ne la Nuova Atlantide: prolungare la vita, tardare la vecchiaia, restituire la giovinezza, curare malattie e dolore, modificare la statura, il peso, le capacità intellettuali; trasformare i corpi, potenziare i piaceri, inventare nuovi materiali, usare i trapianti, accelerare o rallentare il tempo. Scienza, magia e stregoneria si mescolano, così come legittime aspirazioni umane e benefici rimedi lasciano il campo a una radicale negazione dei limiti umani e naturali, e a una sostituzione del divino, poi dell’umano, infine del vivente. Oggi il più seguito profeta di questi scenari è Yuval Noah Harari, che vuol sostituire l’homo sapiens con l’homo deus, alla ricerca dell’immortalità e della felicità.
In un saggio sul transumanesimo nel volume collettaneo ispirato a Renè Guénon Nel regno della quantità, Mario Della Volta descrive il cammino di questa post-ideologia scientista o post-religione filosofica: dal golem, creatura artificiale tratta da materia inanimata, all’esaltazione dell’io, “antitesi di ogni cammino spirituale e di ogni via Tradizionale”, all’insegna della contraffazione e del predominio dell’artificiale sul naturale.
Due vie si distinguono nel progetto transumanista (a volte contiguo al lungotermismo, di cui scrivemmo mesi fa): quella di un’immortalità corporale, nel senso che gli organi logorati o malati vengono di volta in volta cambiati, in modo da rigenerare il corpo; o quella di un’immortalità “digitale”, nel senso di trasferire in altri corpi, in altre macchine, il chip della coscienza, modificata e riprodotta, in modo che l’io resti sempre lo stesso, con la sua autopercezione, ma mutando continuamente i corpi, gli involucri in cui si incarna. Quesiti aggiunti: a chi sarebbe consentita questa immortalità, solo a chi dispone di mezzi economici oltre che tecnici? E cosa sarebbe questa immortalità individuale se tutto il mondo intorno, compreso quello a noi apparteniamo, finisce? Ci toccherà scegliere se essere mutanti transmortali o fedeli alla mortalità? Sono desideri di onnipotenza fuori dall’umano che stridono coi nostri limiti umani e naturali, i nostri sentimenti, la nostra sfera affettiva, il nostro sapere, vivere e amare. Si dovrebbe conoscere prima di trasformare, capire prima di mutare, ma nessuno ci pensa. Torno alla realtà e alla politica e chiedo: chi è al potere si rende conto di questa sfida, sta facendo qualcosa? Come regolarsi con Musk, evitando di dargli via libera o all’opposto demonizzarlo? Sono questi i temi veri, non il teatrino dell’assurdo chiamato tecnodestra.
...ma di noi
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Intanto Zelensky informa con la sua ultima comparsata polacca che senza l'Ucraina l'Europa è spacciata. Che se l'Ucraina cede gli europei non possono e non sapranno rispondere alla Russia.
Ogni secondo in più in cui questo buffone parla è un secondo sprecato.Originariamente Scritto da claudio96
sigpic
più o meno il triplo
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Originariamente Scritto da Ponno Visualizza MessaggioIntanto Zelensky informa con la sua ultima comparsata polacca che senza l'Ucraina l'Europa è spacciata. Che se l'Ucraina cede gli europei non possono e non sapranno rispondere alla Russia.
Ogni secondo in più in cui questo buffone parla è un secondo sprecato.
A livello di mezzi e materiali, ha dovuto convertire molta parte della sua produzione industriale in ottica bellica. Questa manfrina della Russia capace addirittura di "minacciare" l'Europa (manfrina che tra l'altro ignora volutamente il fatto che i paesi dell'Europa sono parte integrante della Nato: aggredirli vorrebbe dire guerra mondiale) è rimasto Zelensky ha ribadirla, per cercare di convincere l'Europa a "fare di più"...ma più di così che dovrebbe fare?
L'Ucraina dall'inizio della guerra ha perso circa 10 milioni di abitanti: https://www.aibi.it/ita/bambinixlapa...i-meno-guerra/
ha gravissime mancanze di uomini, il serbatoio degli arruolabili si è drammaticamente ristretto (non solo a causa della guerra ma di una vera e propria emigrazione dal paese), aumentano le diserzioni (clamorosa quella del battaglione Anna di Kiev, tra l'altro addestrato all'estero: https://www.repubblica.it/esteri/202...one-423925149/) e ormai dipende in tutto e per tutto dagli aiuti occidentali, anche per le comuni occorrenze.
Zelensky sta più all'estero che in patria. Continua a fare il giro delle capitali europee, non avendo capito che l'UE aspetta la prima mossa di Trump per allinearsi esattamente come hanno fatto e stanno facendo i megamiliardari americani.
Nella percezione prospettuale e forse progettuale politica della sfera "americanocentrica", la guerra in Ucraina è un fatto da chiudere e da superare. Agli europei interessa capire come si muoverà Trump con le sue politiche economiche, che nelle intenzioni della campagna elettorale dovranno andare a "proteggere" la produzione interna americana: la bilancia commerciale americana segna un catastrofico -773 miliardi, cioè spende per acquistare prodotti e merci molto più di quanto incassa per esportarne: i suoi "bisogni" interni vengono soddisfatti dall'estero: nel 2023 con la Cina ha avuto un disavanzo di 360 miliardi, con la UE di 190... https://www.exportusa.us/bilancia-co...tati-uniti.php da qui l'idea trumpiana dei dazi.
La voce di Zelensky in tutto questo ormai è assimilabile a quella di un ronzio di sottofondo, che sta lì finchè non si riesce a trovare l'interrutore per spegnerlo....ma di noi
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Zelensky in una intervista con Lex Friedman ha detto chiaramente che per lui l'unica condizione per una pace sarebbe la garanzia di un intervento USA in caso di attacco russo. La verità è che attualmente l'esercito Ucraino è per distacco l'esercito più importante in Europa dopo quello Russo. Senza la Nato saremmo vulnerabili. Non che l'Italia possa rappresentare una mira espansionistica della Russia nel breve-medio termine, ma per i paesi ex URSS il rischio senza Nato è concreto.
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Originariamente Scritto da The_machine Visualizza MessaggioZelensky in una intervista con Lex Friedman ha detto chiaramente che per lui l'unica condizione per una pace sarebbe la garanzia di un intervento USA in caso di attacco russo. La verità è che attualmente l'esercito Ucraino è per distacco l'esercito più importante in Europa dopo quello Russo. Senza la Nato saremmo vulnerabili. Non che l'Italia possa rappresentare una mira espansionistica della Russia nel breve-medio termine, ma per i paesi ex URSS il rischio senza Nato è concreto.
Ora la Russia invade il Donbass (principalmente russofilo) dopo l'ennesima beffa nei suoi confronti (richiesta dell'Ucraina di adesione alla UE/NATO), e si parla di truppe russe alle porte di Gibilterra.sigpic
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Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
Dal 1989 mi sembra tutto il contrario, è la NATO che si è spinta verso la Russia, non viceversa: qualcuno ha proferito parola?
Ora la Russia invade il Donbass (principalmente russofilo) dopo l'ennesima beffa nei suoi confronti (richiesta dell'Ucraina di adesione alla UE/NATO), e si parla di truppe russe alle porte di Gibilterra.
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Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
Il problema di questo ragionamento è che equipari due situazioni che, a mio avviso, sono profondamente diverse: da un lato, l'ingresso volontario di paesi sovrani nella NATO; dall'altro, l'invasione armata di uno stato sovrano per annetterlo. Queste due dinamiche non possono essere messe sullo stesso piano. Se non si trova un punto di accordo su questa distinzione fondamentale, diventa difficile proseguire il confronto in modo costruttivo.
sigpic
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioMetà Bodyweb è neocon ma lo ha scoperto solo il 24 Febbraio 2022sigpic
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