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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
Sergio ma anche per le bibite gassate il discorso è uguale? Ovvero che ne bevono in quantità fotoniche e con tanti zuccheri?
Che finiscono con lo schifare l'acqua perchè col palato abituato allo zucchero gli fa letteralmente schifo?
Originariamente Scritto da Marco pl
i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
Sergio ma anche per le bibite gassate il discorso è uguale? Ovvero che ne bevono in quantità fotoniche e con tanti zuccheri?
Che finiscono con lo schifare l'acqua perchè col palato abituato allo zucchero gli fa letteralmente schifo?
Ma nooo, ma chi l'ha detto?
C'è chi beve bibite zuccherato, chi roba zero, chi beve acqua, chi birra. Dipende dall'abitudine.
Il problema vero è nel popolo non educato ed i media non aiutano certo. Gli americani (maschi) in generale prediligono bere le loro birre di infima qualità, ma l'acqua in bottiglia è vendutissima al supermercato. Probabilmente il business più grande è sull'acqua.
Forse rispetto all'Italiano medio, l'americano è più abituato a comperare qualche cosa da consumare, mentre (immagino) l'Italiano piiù facilmente apre il rubinetto e beve anche da li.
Io bevo di tutto, bibite zero, acqua del frigo, fresca e purificata, birre e vino di rado, solo se buoni.
cmq il fatto di consumare poca acqua durante i pasti e molte bevande zuccherine (anche acqua aromatizzata) non è una tendenza solo USA eh, io l'ho visto fare anche in Germania in UK ecc. ecc.
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
Quello che in generale raccomando è di leggere e capire le informazioni provenienti da tutti i punti di vista, sia politicamente parlando che dal punto di vista geografico, culturale.
Spesso capita che i media del paese X tendano a rappresentare tutto quello che avviene nel loro paese come ottimale e tutto quello che avviene al di fuori viene etichettato come sbagliato. Ovvio che si cerca di creare consenso verso quello che si ha, il messaggio è "stai tranquillo, qui va tutto bene, la fuori sono sbagliati, continua così, non hai nulla di che lamentarti".
In realtà, in ogni paese ci sono pro e contro e vanno tutti pesati, catalogati, capiti, studiati ed inquadrati nel luogo e momento dell'analisi, ovvero nel loro contesto. Questo è valido per l'Italia, gli States, la Germania, l'Inghilterra, la Francia, etc.
leggendo i commenti al video si lamentano tutti del fatto che negli USA trovi soprattutto prodotti ultra processati pieni di zuccheri, per il cibo più sano devi spendere 3-4 volte tanto il normale, è una cosa insostenibile, non è proprio nella loro cultura.
non per niente in italia l'aspettativa di vita alla nascita è di ben 7/8 anni superiore (83,8 contro 76,4) è letteralmente un'enormità
l'acqua costa letterarmente più delle bevande gassate. Per gli americani bere acqua è strano devono sempre puppare queste bibite tra cui la coca cola è la cosa più sobria
Però qui non entrano, in Italia si, anche che le porte blindate, io lascio la porta ed il garage aperto e non entrano, chiediti perchè?
me ne sono accorto, due turiste americane sono uscite la mattina lasciando la finestra aperta (cioè non chiudendo le persiane) nella casa vacanze, sono entrati i ladri e meno male che hanno perso tempo cercando di smurare la cassaforte vuota, bastava che guardassero nei bagagli e ci avrebbero trovato denaro e gioielli.
Una delle due turiste pure poliziotta, dice ero tranquilla, mi sono affacciata la mattina e ho visto passare una macchina della polizia.
Sergio ma anche per le bibite gassate il discorso è uguale? Ovvero che ne bevono in quantità fotoniche e con tanti zuccheri?
Che finiscono con lo schifare l'acqua perchè col palato abituato allo zucchero gli fa letteralmente schifo?
I pompieri privati di Los Angeles, gli edifici sopravvissuti agli incendi e le polemiche: «Costano anche 10mila dollari per un giorno»
Anche nelle zone di Los Angeles devastate dagli incendi ci sono edifici sopravvissuti: alcuni, come il Palisades Village, grazie all'intervento di vigili del fuoco privati, che compensano le dimensioni ridotte del corpo dei vigili del fuoco locale. Il costo di queste squadre? «Fino a 10mila dollari al giorno»
Tra i pochi edifici ancora rimasti a Pacific Palisades, il quartiere più colpito dagli incendi che da giorni stanno assediando Los Angeles, c’è il Palisades Village, un centro commerciale con negozi di abbigliamento e ristoranti di lusso.
Si è salvato perché il suo proprietario, l’immobiliarista italo-americano Rick Caruso, ha ingaggiato pompieri privati per proteggerlo.
Nella ricca enclave della ricca Los Angeles il ricorso ai pompieri a pagamento si è diffuso dopo che è diventato evidente che Cal Fire, l’agenzia statale californiana dei vigili del fuoco, non sarebbe riuscita a domare gli incendi. Ma in uno Stato dove le diseguaglianze economiche e sociali sono sempre più insostenibili l’impiego di vigili del fuoco a pagamento ha causato forti polemiche. Secondo i critici, infatti, è l’ennesima forma di privatizzazione di servizi essenziali e salvavita che finisce per togliere risorse alla comunità.
Dietro al dibattito sui pompieri privati, però, c’è la debolezza del sistema americano con il suo governo ridotto al minimo e la carenza di quelli che per noi europei sono servizi essenziali.
Per capirlo basta un raffronto sui numeri. Negli Stati Uniti il servizio dei vigili del fuoco è molto diverso rispetto all’Italia ed è nato come una forma di volontariato. In tutto il Paese, secondo la National Fire Protection Association (Nfpa), ci sono 29.452 dipartimenti dei vigili del fuoco, ma solo il 18% di questi è costituito interamente o prevalentemente da vigili del fuoco professionisti. La maggioranza dei pompieri americani (676.900, il 65%) sono volontari, mentre i vigili del fuoco professionisti costituiscono una minoranza (sono solo 364.300, il 35%) anche se proteggono il 70% della popolazione statunitense.
La California è uno degli Stati americani con il maggior numero di vigili del fuoco professionisti impiegati dall’amministrazione statale. Cal Fire ha infatti 6.100 dipendenti, 2.600 pompieri stagionali e 600 volontari impegnati nella prevenzione, a cui si aggiungono 3.500 tra detenuti (sì, vengono impiegati nel servizio antincendio) e personale di sorveglianza.
Nei giorni scorsi il governatore della California Gavin Newsom, per dimostrare lo sforzo dell’amministrazione statale ha dichiarato che ci sono «oltre 7.500 pompieri impegnati sul campo, in collaborazione con partner locali e federali, per rispondere agli incendi di portata storica attualmente in corso».
La California però è uno stato che si estende per circa 424 mila chilometri quadrati, quasi una volta e mezzo l’Italia (che ha una superficie di 302 mila chilometri quadrati). E in Italia, per fare un raffronto, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è composto da circa 36 mila persone, di cui 31 mila sono pompieri con ruoli operativi. Circa quattro volte quelli della California.
Il vento di questi giorni avrebbe reso difficile per chiunque spegnere gli incendi della California, ma la sproporzione di forze è evidente. È una conseguenza del sistema americano, dove le tasse sono basse, il governo «leggero» e i servizi pubblici ridotti al minimo (basti pensare alla sanità).
In questo sistema sono i privati a fornire la maggior parte dei servizi che in Europa sono pubblici. E quindi nella patria del capitalismo dove (quasi) tutto si può comprare, se si hanno i soldi necessari si può comprare (quasi) tutto. Anche i vigili del fuoco.
Non sorprende che con l’aumentare della pericolosità degli incendi a causa del surriscaldamento globale si siano diffuse anche le agenzie di vigili del fuoco private. Spiega il New York Times:
«Una squadra di pompieri privati di due persone con un piccolo veicolo può costare 3.000 dollari al giorno, mentre una squadra più numerosa di 20 pompieri con quattro autopompe può arrivare a 10.000 dollari al giorno, secondo Bryan Wheelock, vicepresidente di Grayback Forestry, un’azienda di pompieri privati dell’Oregon. Assumerli non è così semplice come pubblicare un post sui social media: la maggior parte non lavora direttamente con i proprietari di casa. Secondo Deborah Miley, direttrice esecutiva della National Wildfire Suppression Association, che rappresenta più di 300 gruppi di vigili del fuoco privati, circa il 45% di tutti i vigili del fuoco che lavorano oggi negli Stati Uniti sono impiegati privatamente. La maggior parte di loro lavora come appaltatori governativi nella lotta contro gli incendi selvaggi, ha dichiarato, integrando le squadre antincendio locali quando necessario».
In molti casi sono le compagnie di assicurazioni che assumono i pompieri privati e li offrono come servizio aggiuntivo di protezione nel pacchetto assicurativo per gli immobili di maggior valore. Tra coloro che li hanno usati per primi a Los Angeles ci furono, nel 2018, Kim Kardashian e Kanye West che secondo Tmz poterono salvare dalle fiamme la loro villa da 60 milioni di dollari di Calabasas, sulle montagne di Santa Monica, grazie a pompieri privati. In questi giorni è toccato all’immobiliarista Caruso.
«La nostra proprietà è in piedi. Tutto ciò che ci circonda è scomparso. È come una zona di guerra» aveva detto mercoledì scorso Caruso, dopo che la zona è stata investita dall’incendio.
I pompieri privati offrono anche servizi di prevenzione, per esempio ripulendo dalla vegetazione il terreno intorno agli edifici e ricoprendoli con delle coperture ignifughe temporanee. Ieri, riporta il Los Angeles Times, c’erano pompieri privati di 5 diverse compagnie con camion e autopompe anche di fronte alla casa di Caruso a Brentwood, un quartiere lussuoso a est di Pacific Palisades, investito in parte dallo stesso incendio (le case di due dei figli dell’immobiliarista sono invece state distrutte dai roghi iniziati la scorsa settimana). Caruso, a lungo repubblicano poi diventato indipendente, è stato candidato sindaco di Los Angeles alle elezioni vinte dall’attuale prima cittadina democratica Karen Bass. In questi giorni l’ha criticata più volte per la mancata prevenzione degli incendi. Ma non è l’unico tra i ricchi che residenti di Pacific Palisades e Los Angeles che si è avvalso di pompieri privati. Anche perché molti, come spiega Variety, devono proteggere proprietà di immenso valore: non solo le case, ma anche quello che contengono.
«Molte delle persone ricche e potenti che occupano questi spazi hanno oggetti di valore fuori dal comune. “Sai che tipo di opere d’arte possiede la maggior parte di queste persone? Le case sono come musei”, ha detto un agente di spettacolo, parlando a condizione di anonimato. In effetti, persone come l’ex dirigente di Nbc Universal Ron Meyer e il premio Oscar Leonardo DiCaprio hanno collezioni ampie e insostituibili. Pezzi di Murakami, Salvador Dalì e Basquiat sono in possesso di Leo» ricorda Variety.
Si tratta di persone che di solito possiedono molte altre proprietà oltre a quelle distrutte dagli incendi di questi giorni e che anche nel peggiore dei casi non rimarranno senza casa. Per gli americani della classe media e operaia non è così: perdere la casa per loro significa non avere più un posto in cui vivere. E spesso — come è successo a molti residenti di Altadena, storico quartiere nero losangelino che è stato il secondo più colpito dagli incendi di questi giorni — significa non potersi permettere più di vivere a Los Angeles, una città dove i prezzi delle case sono già altissimi e diventeranno ancora più cari a causa della penuria di case causata dai roghi. Figuriamoci se possono permettersi dei pompieri privati.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
I pompieri privati di Los Angeles, gli edifici sopravvissuti agli incendi e le polemiche: «Costano anche 10mila dollari per un giorno»
Anche nelle zone di Los Angeles devastate dagli incendi ci sono edifici sopravvissuti: alcuni, come il Palisades Village, grazie all'intervento di vigili del fuoco privati, che compensano le dimensioni ridotte del corpo dei vigili del fuoco locale. Il costo di queste squadre? «Fino a 10mila dollari al giorno»
Tra i pochi edifici ancora rimasti a Pacific Palisades, il quartiere più colpito dagli incendi che da giorni stanno assediando Los Angeles, c’è il Palisades Village, un centro commerciale con negozi di abbigliamento e ristoranti di lusso.
Si è salvato perché il suo proprietario, l’immobiliarista italo-americano Rick Caruso, ha ingaggiato pompieri privati per proteggerlo.
Nella ricca enclave della ricca Los Angeles il ricorso ai pompieri a pagamento si è diffuso dopo che è diventato evidente che Cal Fire, l’agenzia statale californiana dei vigili del fuoco, non sarebbe riuscita a domare gli incendi. Ma in uno Stato dove le diseguaglianze economiche e sociali sono sempre più insostenibili l’impiego di vigili del fuoco a pagamento ha causato forti polemiche. Secondo i critici, infatti, è l’ennesima forma di privatizzazione di servizi essenziali e salvavita che finisce per togliere risorse alla comunità.
Dietro al dibattito sui pompieri privati, però, c’è la debolezza del sistema americano con il suo governo ridotto al minimo e la carenza di quelli che per noi europei sono servizi essenziali.
Per capirlo basta un raffronto sui numeri. Negli Stati Uniti il servizio dei vigili del fuoco è molto diverso rispetto all’Italia ed è nato come una forma di volontariato. In tutto il Paese, secondo la National Fire Protection Association (Nfpa), ci sono 29.452 dipartimenti dei vigili del fuoco, ma solo il 18% di questi è costituito interamente o prevalentemente da vigili del fuoco professionisti. La maggioranza dei pompieri americani (676.900, il 65%) sono volontari, mentre i vigili del fuoco professionisti costituiscono una minoranza (sono solo 364.300, il 35%) anche se proteggono il 70% della popolazione statunitense.
La California è uno degli Stati americani con il maggior numero di vigili del fuoco professionisti impiegati dall’amministrazione statale. Cal Fire ha infatti 6.100 dipendenti, 2.600 pompieri stagionali e 600 volontari impegnati nella prevenzione, a cui si aggiungono 3.500 tra detenuti (sì, vengono impiegati nel servizio antincendio) e personale di sorveglianza.
Nei giorni scorsi il governatore della California Gavin Newsom, per dimostrare lo sforzo dell’amministrazione statale ha dichiarato che ci sono «oltre 7.500 pompieri impegnati sul campo, in collaborazione con partner locali e federali, per rispondere agli incendi di portata storica attualmente in corso».
La California però è uno stato che si estende per circa 424 mila chilometri quadrati, quasi una volta e mezzo l’Italia (che ha una superficie di 302 mila chilometri quadrati). E in Italia, per fare un raffronto, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è composto da circa 36 mila persone, di cui 31 mila sono pompieri con ruoli operativi. Circa quattro volte quelli della California.
Il vento di questi giorni avrebbe reso difficile per chiunque spegnere gli incendi della California, ma la sproporzione di forze è evidente. È una conseguenza del sistema americano, dove le tasse sono basse, il governo «leggero» e i servizi pubblici ridotti al minimo (basti pensare alla sanità).
In questo sistema sono i privati a fornire la maggior parte dei servizi che in Europa sono pubblici. E quindi nella patria del capitalismo dove (quasi) tutto si può comprare, se si hanno i soldi necessari si può comprare (quasi) tutto. Anche i vigili del fuoco.
Non sorprende che con l’aumentare della pericolosità degli incendi a causa del surriscaldamento globale si siano diffuse anche le agenzie di vigili del fuoco private. Spiega il New York Times:
«Una squadra di pompieri privati di due persone con un piccolo veicolo può costare 3.000 dollari al giorno, mentre una squadra più numerosa di 20 pompieri con quattro autopompe può arrivare a 10.000 dollari al giorno, secondo Bryan Wheelock, vicepresidente di Grayback Forestry, un’azienda di pompieri privati dell’Oregon. Assumerli non è così semplice come pubblicare un post sui social media: la maggior parte non lavora direttamente con i proprietari di casa. Secondo Deborah Miley, direttrice esecutiva della National Wildfire Suppression Association, che rappresenta più di 300 gruppi di vigili del fuoco privati, circa il 45% di tutti i vigili del fuoco che lavorano oggi negli Stati Uniti sono impiegati privatamente. La maggior parte di loro lavora come appaltatori governativi nella lotta contro gli incendi selvaggi, ha dichiarato, integrando le squadre antincendio locali quando necessario».
In molti casi sono le compagnie di assicurazioni che assumono i pompieri privati e li offrono come servizio aggiuntivo di protezione nel pacchetto assicurativo per gli immobili di maggior valore. Tra coloro che li hanno usati per primi a Los Angeles ci furono, nel 2018, Kim Kardashian e Kanye West che secondo Tmz poterono salvare dalle fiamme la loro villa da 60 milioni di dollari di Calabasas, sulle montagne di Santa Monica, grazie a pompieri privati. In questi giorni è toccato all’immobiliarista Caruso.
«La nostra proprietà è in piedi. Tutto ciò che ci circonda è scomparso. È come una zona di guerra» aveva detto mercoledì scorso Caruso, dopo che la zona è stata investita dall’incendio.
I pompieri privati offrono anche servizi di prevenzione, per esempio ripulendo dalla vegetazione il terreno intorno agli edifici e ricoprendoli con delle coperture ignifughe temporanee. Ieri, riporta il Los Angeles Times, c’erano pompieri privati di 5 diverse compagnie con camion e autopompe anche di fronte alla casa di Caruso a Brentwood, un quartiere lussuoso a est di Pacific Palisades, investito in parte dallo stesso incendio (le case di due dei figli dell’immobiliarista sono invece state distrutte dai roghi iniziati la scorsa settimana). Caruso, a lungo repubblicano poi diventato indipendente, è stato candidato sindaco di Los Angeles alle elezioni vinte dall’attuale prima cittadina democratica Karen Bass. In questi giorni l’ha criticata più volte per la mancata prevenzione degli incendi. Ma non è l’unico tra i ricchi che residenti di Pacific Palisades e Los Angeles che si è avvalso di pompieri privati. Anche perché molti, come spiega Variety, devono proteggere proprietà di immenso valore: non solo le case, ma anche quello che contengono.
«Molte delle persone ricche e potenti che occupano questi spazi hanno oggetti di valore fuori dal comune. “Sai che tipo di opere d’arte possiede la maggior parte di queste persone? Le case sono come musei”, ha detto un agente di spettacolo, parlando a condizione di anonimato. In effetti, persone come l’ex dirigente di Nbc Universal Ron Meyer e il premio Oscar Leonardo DiCaprio hanno collezioni ampie e insostituibili. Pezzi di Murakami, Salvador Dalì e Basquiat sono in possesso di Leo» ricorda Variety.
Si tratta di persone che di solito possiedono molte altre proprietà oltre a quelle distrutte dagli incendi di questi giorni e che anche nel peggiore dei casi non rimarranno senza casa. Per gli americani della classe media e operaia non è così: perdere la casa per loro significa non avere più un posto in cui vivere. E spesso — come è successo a molti residenti di Altadena, storico quartiere nero losangelino che è stato il secondo più colpito dagli incendi di questi giorni — significa non potersi permettere più di vivere a Los Angeles, una città dove i prezzi delle case sono già altissimi e diventeranno ancora più cari a causa della penuria di case causata dai roghi. Figuriamoci se possono permettersi dei pompieri privati.
CorSera
tra questa storia e la sanità direi che proprio non li invidio per niente gli americani... e questo sarebbe il modello da esportare in giro per il mondo?
per carità....
Originariamente Scritto da Marco pl
i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Hamas ha accettato la bozza di accordo con Israele
Cosa c’è nell’accordo tra Israele e Hamas: la prima fase
L’accordo in tre fasi – basato su un quadro delineato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – inizierebbe con il rilascio graduale di 33 ostaggi nell’arco di sei settimane, tra cui donne, bambini, anziani e civili feriti in cambio di potenzialmente centinaia di donne e bambini palestinesi imprigionati da Israele.
Tra i 33 ci sarebbero cinque soldate israeliane, ciascuna delle quali verrebbe rilasciata in cambio di 50 prigionieri palestinesi, tra cui 30 militanti condannati che stanno scontando l'ergastolo. Entro la fine della prima fase tutti i prigionieri civili, vivi o morti, saranno stati rilasciati.
Durante questa prima fase, di 42 giorni, le forze israeliane si ritirerebbero dai centri abitati, i palestinesi potrebbero iniziare a tornare nelle loro case nel nord di Gaza e ci sarebbe un’ondata di aiuti umanitari, con l’ingresso di circa 600 camion ogni giorno.
Cosa c’è nell’accordo tra Israele e Hamas: la seconda fase
I dettagli della seconda fase dovranno ancora essere negoziati durante la prima. Questi dettagli restano difficili da risolvere e l’accordo non include garanzie scritte che il cessate il fuoco continuerà fino al raggiungimento di un accordo. Ciò lascia la possibilità a Israele di riprendere la sua campagna militare una volta terminata la prima fase.
Hamas rilascerebbe i restanti prigionieri ancora in vita, principalmente soldati maschi, in cambio di più prigionieri e del “ritiro completo” delle forze israeliane da Gaza, secondo la bozza di accordo. Ma Hamas ha affermato che non libererà gli ostaggi rimasti senza la fine della guerra e il completo ritiro israeliano, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso in passato di riprendere i combattimenti a meno che le capacità militari e di governo di Hamas non vengano eliminate.
A meno che durante questi colloqui non venga elaborato un governo alternativo per Gaza, Hamas potrebbe lasciare il controllo del territorio.
Cosa c’è nell’accordo tra Israele e Hamas: la terza fase
In una terza fase, i corpi degli ostaggi rimanenti verrebbero restituiti in cambio di un piano di ricostruzione della durata di tre-cinque anni da attuare a Gaza sotto la supervisione internazionale.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
In pratica è certa solo la prima fase...però meglio di niente.
Diciamo che Biden lascia la sua inqualificabile, disastrosa presidenza con un atto, l'unico atto degno di nota di questi 4 catastrofici anni. Ovviamente sulla tregua è d'accordo anche Trump...il che non era scontato dato il suo notorio filosionismo.
...ma di noi
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
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