Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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    Putin, stiamo cercando di porre fine al conflitto
    La Russia è impegnata a porre fine al conflitto in Ucraina. Lo ha ribadito il leader del Cremlino, Vladimir Putin, parlando con la stampa la termine del vertice informale della Comunità degli Stati indipendenti e dell'incontro del Consiglio supremo eurasiatico nella regione di Leningrado. Lo riporta Ria Novosti.

    Putin, Biden nel 2021 mi offrì di rinviare Kiev nella Nato
    Vladimir Putin ha detto che Joe Biden nel 2021, prima quindi dell'invasione russa dell'Ucraina, gli offrì di rinviare l'adesione di Kiev alla Nato. Lo riferisce la Tass.

    ​ Putin: “Vogliamo chiudere la guerra, non solo congelarla”
    La Russia cerca di far finire il conflitto, non di congelarlo. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass. Rispondendo a una domanda dei giornalisti sui piani di Donald Trump per congelare la guerra in Ucraina, Putin ha risposto: "Cerchiamo anche di porre fine al conflitto".


    Putin: “La Slovacchia è pronta ad offrire una base per i negoziati”

    Il premier slovacco Robert Fico durante la sua visita in Russia ha espresso la sua disponibilità a fornire il suo paese come base per i negoziati tra Mosca e Kiev. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in una conferenza stampa. Lo riferisce l'agenzia Tass. Fico "ha detto che sarebbero felici di fornire la base per i negoziati. Non siamo contrari", ha detto. "Se si arriva a questo, perché no? Dal nostro punto di vista la Slovacchia assume una posizione così neutrale", ha aggiunto Putin, "per noi questa è un'opzione accettabile".

    Putin: “Raggiungeremo tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale”

    "Naturalmente, partiamo dal fatto che raggiungeremo tutti gli obiettivi dell'operazione militare speciale. Questo è generalmente il compito numero uno". Lo ha ribadito il presidente russo Vladimir Putin in una conferenza stampa a San Pietroburgo.

    https://www.repubblica.it/esteri/202...LF-BG-P2-S1-T1
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    C. Campo - Moriremo Lontani


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      In Europa crolla il sostegno a Kiev: “Negoziati al posto delle armi”

      Anche Bruxelles sta abbandonando l’idea vincere militarmente contro la Russia

      Quando i 27 ambasciatori Ue si sono riuniti per preparare il Consiglio europeo della scorsa settimana, i rappresentanti di Estonia e Lettonia hanno preso la parola per esprimere il loro disappunto per il linguaggio utilizzato nelle conclusioni del vertice. I baltici avrebbero voluto scrivere nero su bianco che «l’Ucraina dovrà prevalere» - una formula che l’Alto Rappresentante Kaja Kallas continua a utilizzare nei suoi discorsi - ma gli altri governi hanno scelto di riposizionarsi su una formula diversa: «La Russia non dovrà prevalere».

      A prima vista sembra una sfumatura lessicale ininfluente, anche perché il Consiglio europeo ha ribadito il sostegno a Kiev «fino a quando sarà necessario». Eppure, dietro questa nuova formulazione si nasconde un cambio di passo significativo: l’Ue sta ormai abbandonando l’idea che l’Ucraina possa vincere militarmente sul campo e dunque, pur in assenza di una linea univoca, ci si concentra sulla necessità di una soluzione negoziata del conflitto. Anche perché questo sembra essere ormai il sentimento prevalente nell’opinione pubblica dei principali Paesi europei: secondo un sondaggio di YouGov diffuso ieri dal quotidiano britannico The Guardian, è in netto calo il numero dei cittadini che vogliono che i loro governi continuino a sostenere l’Ucraina «fino alla vittoria», anche a costo di prolungare il conflitto, mentre è in netta crescita la quota di quelli che si dicono aperti a «soluzioni alternative», anche se la Russia continua a mantenere il controllo di alcuni territori. Il sondaggio è stato effettuato in Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Danimarca e gli italiani risultano essere quelli più desiderosi di porre fine al conflitto, anche se questo comporterà la firma di un accordo che lasci alla Russia una parte delle zone occupate dopo l’invasione del febbraio 2022.​

      Soltanto il 15% degli italiani è convinto che sia necessario sostenere l’Ucraina fino a quando i russi non saranno stati spinti al di fuori del suo territorio. Una percentuale che sale al 23% in Francia, al 25% in Spagna, al 28% in Germania, al 36% nel Regno Unito, al 40% in Danimarca e al 50% in Svezia. Ma il dato significativo è che in tutti i Paesi la percentuale è nettamente inferiore rispetto alla rilevazione effettuata nel febbraio del 2023 (una decina di punti in meno). Al contrario, cresce il numero dei cittadini che vorrebbero soluzioni alternative: anche in questo caso, gli italiani sono in testa (lo chiede il 55%), seguiti dagli spagnoli (46%), dai tedeschi (45%), dai francesi (43%), dai danesi (34%), dai britannici (32%) e dagli svedesi. In Italia, secondo YouGov il 39% degli intervistati vorrebbe ridurre il sostegno all’Ucraina (è il dato più alto) e soltanto l’11% vorrebbe aumentarlo (è il dato più basso). Meno di un italiano su tre (è il dato più basso, insieme con i tedeschi) giudica negativamente un eventuale accordo di pace che preveda una cessione dei territori ucraini alla Russia.​

      Manca meno di un mese all’insediamento di Trump alla Casa Bianca e l’Europa si sta preparando a un diverso posizionamento degli Stati Uniti nei confronti del conflitto in Ucraina. Di fronte a un possibile disimpegno americano, i governi europei sono a un bivio: assumere la leadership del sostegno a Kiev e compensare il vuoto lasciato da Washington incrementando i propri aiuti, come vorrebbero i Paesi che confinano con la Russia, oppure allinearsi a Trump e concentrarsi sulla soluzione diplomatica. Lo stesso Volodymyr Zelensky, durante la due giorni a Bruxelles della scorsa settimana, ha ammesso che «assicurare il sostegno all’Ucraina senza l’aiuto degli Stati Uniti sarà difficile». Parole che sono state incassate da alcuni leader come uno schiaffo, mentre altri ci hanno visto uno spiraglio e anzi una legittimazione per poter continuare a lavorare a un piano B. Tra questi c’è indubbiamente l’ungherese Viktor Orban, che ha tentato senza successo di favorire una “tregua natalizia”, ma anche lo slovacco Robert Fico, che durante la sua recente missione a Mosca ha proposto a Putin di ospitare sul proprio territorio i negoziati di pace.

      Le posizioni di Fico e Orban non vengono prese troppo in considerazione al tavolo Ue, dove però c’è un altro leader che ultimamente è particolarmente attivo nel cercare di allineare l’Europa su una posizione trumpiana: Olaf Scholz. Non a caso, durante il vertice della scorsa settimana, il cancelliere ha chiamato il prossimo presidente americano per parlare «di pace». Già a novembre aveva interrotto il lungo silenzio diplomatico con Mosca per una telefonata con Putin e ora - come rivelato dallo Spiegel - fonti della Cdu sostengono possa addirittura recarsi in missione nella capitale russa. L’ipotesi è stata smentita, ma Scholz vuole utilizzare i due mesi di tempo che restano da qui alle elezioni politiche per lavorare a un accordo utile a porre fine al conflitto.​



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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        In Europa crolla il sostegno a Kiev: “Negoziati al posto delle armi”

        Anche Bruxelles sta abbandonando l’idea vincere militarmente contro la Russia

        Quando i 27 ambasciatori Ue si sono riuniti per preparare il Consiglio europeo della scorsa settimana, i rappresentanti di Estonia e Lettonia hanno preso la parola per esprimere il loro disappunto per il linguaggio utilizzato nelle conclusioni del vertice. I baltici avrebbero voluto scrivere nero su bianco che «l’Ucraina dovrà prevalere» - una formula che l’Alto Rappresentante Kaja Kallas continua a utilizzare nei suoi discorsi - ma gli altri governi hanno scelto di riposizionarsi su una formula diversa: «La Russia non dovrà prevalere».

        A prima vista sembra una sfumatura lessicale ininfluente, anche perché il Consiglio europeo ha ribadito il sostegno a Kiev «fino a quando sarà necessario». Eppure, dietro questa nuova formulazione si nasconde un cambio di passo significativo: l’Ue sta ormai abbandonando l’idea che l’Ucraina possa vincere militarmente sul campo e dunque, pur in assenza di una linea univoca, ci si concentra sulla necessità di una soluzione negoziata del conflitto. Anche perché questo sembra essere ormai il sentimento prevalente nell’opinione pubblica dei principali Paesi europei: secondo un sondaggio di YouGov diffuso ieri dal quotidiano britannico The Guardian, è in netto calo il numero dei cittadini che vogliono che i loro governi continuino a sostenere l’Ucraina «fino alla vittoria», anche a costo di prolungare il conflitto, mentre è in netta crescita la quota di quelli che si dicono aperti a «soluzioni alternative», anche se la Russia continua a mantenere il controllo di alcuni territori. Il sondaggio è stato effettuato in Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Danimarca e gli italiani risultano essere quelli più desiderosi di porre fine al conflitto, anche se questo comporterà la firma di un accordo che lasci alla Russia una parte delle zone occupate dopo l’invasione del febbraio 2022.

        Soltanto il 15% degli italiani è convinto che sia necessario sostenere l’Ucraina fino a quando i russi non saranno stati spinti al di fuori del suo territorio. Una percentuale che sale al 23% in Francia, al 25% in Spagna, al 28% in Germania, al 36% nel Regno Unito, al 40% in Danimarca e al 50% in Svezia. Ma il dato significativo è che in tutti i Paesi la percentuale è nettamente inferiore rispetto alla rilevazione effettuata nel febbraio del 2023 (una decina di punti in meno). Al contrario, cresce il numero dei cittadini che vorrebbero soluzioni alternative: anche in questo caso, gli italiani sono in testa (lo chiede il 55%), seguiti dagli spagnoli (46%), dai tedeschi (45%), dai francesi (43%), dai danesi (34%), dai britannici (32%) e dagli svedesi. In Italia, secondo YouGov il 39% degli intervistati vorrebbe ridurre il sostegno all’Ucraina (è il dato più alto) e soltanto l’11% vorrebbe aumentarlo (è il dato più basso). Meno di un italiano su tre (è il dato più basso, insieme con i tedeschi) giudica negativamente un eventuale accordo di pace che preveda una cessione dei territori ucraini alla Russia.​

        Manca meno di un mese all’insediamento di Trump alla Casa Bianca e l’Europa si sta preparando a un diverso posizionamento degli Stati Uniti nei confronti del conflitto in Ucraina. Di fronte a un possibile disimpegno americano, i governi europei sono a un bivio: assumere la leadership del sostegno a Kiev e compensare il vuoto lasciato da Washington incrementando i propri aiuti, come vorrebbero i Paesi che confinano con la Russia, oppure allinearsi a Trump e concentrarsi sulla soluzione diplomatica. Lo stesso Volodymyr Zelensky, durante la due giorni a Bruxelles della scorsa settimana, ha ammesso che «assicurare il sostegno all’Ucraina senza l’aiuto degli Stati Uniti sarà difficile». Parole che sono state incassate da alcuni leader come uno schiaffo, mentre altri ci hanno visto uno spiraglio e anzi una legittimazione per poter continuare a lavorare a un piano B. Tra questi c’è indubbiamente l’ungherese Viktor Orban, che ha tentato senza successo di favorire una “tregua natalizia”, ma anche lo slovacco Robert Fico, che durante la sua recente missione a Mosca ha proposto a Putin di ospitare sul proprio territorio i negoziati di pace.

        Le posizioni di Fico e Orban non vengono prese troppo in considerazione al tavolo Ue, dove però c’è un altro leader che ultimamente è particolarmente attivo nel cercare di allineare l’Europa su una posizione trumpiana: Olaf Scholz. Non a caso, durante il vertice della scorsa settimana, il cancelliere ha chiamato il prossimo presidente americano per parlare «di pace». Già a novembre aveva interrotto il lungo silenzio diplomatico con Mosca per una telefonata con Putin e ora - come rivelato dallo Spiegel - fonti della Cdu sostengono possa addirittura recarsi in missione nella capitale russa. L’ipotesi è stata smentita, ma Scholz vuole utilizzare i due mesi di tempo che restano da qui alle elezioni politiche per lavorare a un accordo utile a porre fine al conflitto.​



        https://www.msn.com/it-it/notizie/mo...mi/ar-AA1wxwS4
        Ci sono voluti più di due anni: meglio tardi che mai.

        I paesi UE, quell'accozzaglia immonda, ora che gli USA stanno per ritirarsi (in tipico stile americano, lancia il sasso e poi nascondi la manina), impazziscono, non sanno cosa fare, chi vuole continuare (con quali soldi?), chi di lasciare spazio alla diplomazia, chi un pò si e chi un pò no: la fiera dell'inettitudine.

        Due paroline invece le spenderei per lo statista Scholz, uno che ha sfondato un paese con politiche economico-sociali miopi, con la personalità di Mr. Bean, forte con i deboli e viceversa, ora che gli hanno assestato un bel calcio tra le terga, vorrebbe rimediare a tutto, tessendo, parlando, promettendo, per far terminare la guerra e rafforzare la sua ignobile leadership: patetico.
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        • Sean
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          Gli europei si allineeranno all'America: dove possono andare da soli? Servono armi e miliardi (e uomini, che l'Ucraina non ha più) e nessuno può fare supplenza agli Stati Uniti, se non a costo di sacrifici sui bilanci statali tali da pelare le popolazioni, il che creerebbe una insostenibile tensione sociale, dato che le masse europee sono ormai contrarie a continuare con gli aiuti e vorrebbero i "colloqui di pace".

          Intanto però bisogna vedere nel concreto come si muoverà Trump, perchè ne dice tante...allora è meglio saggiare se oltre al fumo ci sarà l'arrosto, perchè le lobby delle armi hanno investito pesantemente in Ucraina e comunque una guerra è un affare; dall'altro lato Putin vorrebbe un accordo tombale e non un congelamento del fronte...insomma situazione che resta complicata (in specie da risolvere) quanto mai.

          I primi mesi del '25 potrebbero dirci qualcosa di più sulle direzioni concrete.

          Circa Scholz, ha già il foglio di via, a primavera si voterà...che vorrebbe fare ormai? I tedeschi avranno tali e tanti problemi interni da affrontare, anche di natura economica, che la loro voce si è ridotta a quella di un castrato settecentesco: senza p@lle, senza spina dorsale, completamente arresi agli eventi, succubi anche dell'Ucraina, materiale esecutrice della disintegrazioe del Nord Stream 2 su mandato USA, il che ha esacerbato la crisi energetica e dunque industriale di quel paese di galline strozzate.
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          • Ponno
            Socialista col Rolex
            • Feb 2013
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            Scholz non rivincerebbe nemmeno se si candidasse da solo. Mio suocero che vota SPD dal suo diciottesimo anno di etá, ha detto che se ricandidano Scholz (sarebbe folle ma probabilmente sará così) lui se ne sta a casetta a Febbraio
            Originariamente Scritto da claudio96

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            più o meno il triplo

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              Il fermo risale al 19 dicembre. Il caso è seguito dalla presidenza del Consiglio e dalla Farnesina. Oggi la reporter ha ricevuto la visita dell’ambasciatrice i…
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              • Sergio
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                Casa loro, regole loro. Io negli anni 90 sarei dovuto andare a lavorare per una ditta in Iran, gli ho risposto che ci andassero loro.



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                • Sean
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                  • Sep 2007
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                  Cecilia Sala, l'assenza di accuse, l'iraniano fermato a Milano: tutti gli intrecci e la trattativa per il rilascio della giornalista

                  Il caso dell’iraniano fermato a Malpensa appena un giorno prima

                  Giovedì 19 dicembre doveva essere il suo ultimo giorno di lavoro in Iran, l’indomani Cecilia Sala sarebbe rientrata in Italia con un volo già prenotato. Ma intorno all’ora di pranzo, quando da un po’ di tempo non rispondeva più al telefono, è stata prelevata nell’albergo dove alloggiava a Teheran e accompagnata in carcere; quello di Evin, alla periferia della capitale, dove vengono rinchiusi i dissidenti e gli stranieri sospettati di avere rapporti con l’opposizione al regime, e in cui due anni fu segregata la blogger romana Alessia Piperno, liberata dopo 45 giorni.

                  Un arresto che dopo dieci giorni non ha ancora una motivazione formale, solo generici riferimenti a «comportamenti illegali» non meglio specificati. E la coincidenza con il fermo in Italia di un cittadino svizzero-iraniano di cui gli Stati Uniti reclamano l’estradizione, lascia aperta l’ipotesi che la giornalista sia rimasta impigliata in un intrigo internazionale che non avrebbe nulla a che vedere con il lavoro che stava svolgendo a Teheran.
                  Nella capitale iraniana dov’era arrivata il 12 dicembre, con regolare visto d’ingresso rilasciato dall’ambasciata in Italia, Sala ha incontrato e intervistato persone di cui ha riferito nelle tre puntate del podcast Stories realizzate in una settimana, tra i quali anche Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie, le milizie filo-iraniane attive in Medio Oriente. Nulla di segreto né di particolarmente aggressivo nei confronti del regime, dunque.

                  Le telefonate

                  Dopo ventiquattr’ore di isolamento e silenzio, durante le quali in Italia erano già stati allertati il ministero degli Esteri e i servizi di sicurezza, a Sala è stato consentito di fare due telefonate, alla madre e al suo fidanzato, Daniele Raineri, giornalista de Il Post. Nei brevi colloqui ha spiegato di stare bene fisicamente, invitando però le autorità italiane a muoversi in fretta per tentare di risolvere il caso. L’ambasciatrice a Teheran, Paola Amadei, si trovava in Italia per le ferie natalizie e venerdì 20, mentre l’aereo già prenotato da Sala viaggiava per l’Italia con il suo posto vuoto, un altro volo ha riportato la diplomatica in Iran, dove ha avviato i primi contatti con il governo locale. Ieri le è stato consentito di incontrare la detenuta in una saletta del carcere, sedute una di fronte all’altra e divise da un tavolo, con il permesso di parlare in inglese e ascoltate dai sorveglianti. La giornalista è apparsa in buone condizioni fisiche sebbene mentalmente stressata, consapevole della difficile situazione in cui trova, nelle mani di un regime che conosce bene. Alcuni accessori per l’igiene e altri generi di conforto le saranno consegnati oggi, al termine delle procedure burocratiche e di sicurezza che regolano la vita del carcere.

                  Lavoro sottotraccia

                  Il colloquio con l’ambasciatrice, al termine del quale le due donne hanno potuto scambiarsi un rapido abbraccio, ha confermato l’assenza — al momento — di accuse formali nei confronti di Sala, che potrebbero arrivare nelle prossime ore. Nel frattempo prosegue il lavoro sottotraccia dei funzionari dell’Aise, il servizio segreto italiano per l’estero, che nel 2022 diede i suoi frutti quando portò alla liberazione di Alessia Piperno. La notizia del fermo è stata tenuta segreta fino a ieri, per nove lunghi giorni, nella speranza che quei contatti potessero portare a una rapida conclusione. Ma così non è stato.

                  Il fermo a Malpensa

                  Il giorno prima che Sala venisse arrestata era stata annunciato — e quasi rivendicato con enfasi dagli Stati Uniti — il fermo, avvenuto lunedì 16 dicembre allo scalo milanese di Malpensa, di un cittadino dalla doppia cittadinanza svizzera e iraniana, Mohammad Abedini-Najafabadi, tecnico trentottenne accusato dal tribunale di Boston di «associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act, e per la fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica straniera». L’uomo era segnalato con una red notice sui terminali della polizia di frontiera, mentre negli Usa è stato arrestato un suo presunto complice, Mohammad Sadeghi.

                  Secondo l’accusa, nella Federazione elvetica Abedini avrebbe creato una società di comodo attraverso cui sarebbero transitati, fra l’altro, i droni utilizzati dai pasdaran della Guardia rivoluzionaria nell’attentato del 28 gennaio scorso contro una postazione militare in Giordania, che provocò la morte di tre soldati statunitensi e il ferimento di altri quaranta. Per i due arresti il governo di Teheran ha protestato formalmente, convocando sia l’ambasciatore svizzero in Iran (che cura anche gli interessi degli Usa) che un diplomatico italiano.

                  Al momento del fermo Abedini aveva con sé materiale elettronico e documentazione considerata compatibile con le accuse mossegli, e la corte d’appello di Milano ha confermato la custodia cautelare in carcere sulla base del pericolo di fuga. Un provvedimento che l’ha condotto nel penitenziario di Busto Arsizio e ha dato il via al seguito della procedura di estradizione; ora il Dipartimento di Giustizia americano dovrà formalizzare la richiesta, completa della necessaria documentazione, che sarà nuovamente inoltrata dal ministero ai giudici competenti, i quali daranno il loro parere sulla consegna del ricercato al Paese che lo reclama. Ma l’ultima parola spetterà al ministro della Giustizia italiano.
                  Se e quanto questa vicenda sia collegata con l’arresto di Cecilia Sala lo diranno il seguito dei contatti, ufficiali e segreti, per ottenere la sua liberazione.

                  ​CorSera
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                  • Irrlicht
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                    In pratica è in carcere senza nessuna imputazione

                    Ottimo
                    Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

                    "Un acceso silenzio
                    brucerà la campagna
                    come i falò la sera."

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                    • Sean
                      Csar
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                      • In piedi tra le rovine
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                      Il mio disprezzo e la disistima per la categoria dei giornalisti italiani è totale e radicale, moltissime volte già ribadito, e se i brogliacci per cui lavorano chiudessero tutti nessuno ne sentirebbe la mancanza. Nella sua quasi totalità il giornalismo è solo un cembalo arrugginito di una propaganda ideologica sempre più stanca, e che non raggiunge nemmeno i suoi obiettivi (non fa più presa sulle gran parte delle masse occidentali, che anzi la pensano in maniera "ostinata e contraria") e quando lo strumento fallisce il suo scopo c'è semmai da chiedersi a cosa serva e se ne conclude che se ne potrebbe fare volentieri a meno.

                      Questo premesso, siccome non deve essere piacevole soggiornare nella galere iraniane, e visto che non esiste nemmeno una accusa specifica nei confronti della Sala, l'auspicio è che possa fare ritorno in Italia muovendo appropriatamente le leve della politica e della diplomazia.

                      Il regime iraniano non sta passando uno dei suoi momenti migliori, forse è per questo che reagisce con simili azioni. Quando era un regime forte, e quando a Teheran sbarcavano giornaliste di razza (la Fallaci ad intervistare la guida suprema Khomeini) che a fine colloquio si toglievano il velo di fronte alla massima carica del regime teocratico, quelle giornaliste potevano lasciare l'Iran senza disturbo alcuno, pur avendo evidentemente commesso un "reato" per le radicali leggi islamiche in vigore in Iran ieri come oggi:


                      La giornalista e scrittrice intervistò il leader della rivoluzione iraniana nel 1979. Indossava il chador, ma alla fine dell’incontro, dopo un acceso scambio con Khomeini, se lo tolse. L’Ayatollah scavalcò il velo e sparì

                      [...] Sembrava irritato, e davvero deciso a congedarmi. Tentai di trattenerlo. La prego, Imam. Ho ancora molte cose da domandarle. Su questo chador, per esempio, che lei impone alle donne e che mi hanno messo addosso per venire a Qom. Perché le costringe a nascondersi sotto un indumento così scomodo e assurdo, sotto un lenzuolo con cui non si può muoversi, neanche soffiarsi il naso? Ho saputo che anche per fare il bagno quelle poverette devono portare il chador. Ma come si fa a nuotare con il chador?

                      E allora i terribili occhi che fino a quel momento mi avevano ignorato come un oggetto che non merita alcuna curiosità, si levarono su di me. E mi buttarono addosso uno sguardo molto più cattivo di quello che m’aveva trafitto all’inizio. E la voce che per tutto quel tempo era rimasta fioca, quasi l’eco di un sussurro, divenne sonora. Squillante.

                      «Tutto questo non la riguarda. I nostri costumi non riguardano voi occidentali. Se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Il chador è per le donne giovani e perbene.»

                      Prego? Credevo d’aver capito male. Invece avevo capito benissimo.

                      «Ho detto: se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Il chador è per le donne giovani e perbene».

                      Grazie, signor Khomeini. Lei è molto educato, un vero gentiluomo. La accontento sui due piedi. Me lo tolgo immediatamente questo stupido cencio da medioevo.

                      E con una spallata lasciai andare il chador che si afflosciò sul pavimento in una macchia oscena di nero.

                      Quel che accadde dopo resta nella mia memoria come l’ombra di un gatto che prima se ne stava appisolato a ronfare e d’un tratto balza in avanti per divorare un topo. Si alzò con uno scatto così svelto, così improvviso, che per un istante credetti d’esser stata investita da un colpo di vento. Poi, con un salto altrettanto felino, scavalcò il chador e sparì.​

                      La giornalista e scrittrice intervistò il leader della rivoluzione iraniana nel 1979. Indossava il chador, ma alla fine dell’incontro, dopo un acceso scambio con Khomeini, se lo tolse. L’Ayatollah scavalcò il velo e sparì

                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • M K K
                        finte ferie user
                        • Dec 2005
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                        • Macao [MO]
                        • Miami
                        • Send PM

                        Condivido il disprezzo per la categoria
                        Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                        Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                        Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                        • germanomosconi
                          Bodyweb Senior
                          • Jan 2007
                          • 15564
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                          • pordenone
                          • Send PM

                          Originariamente Scritto da Irrlicht Visualizza Messaggio
                          In pratica è in carcere senza nessuna imputazione

                          Ottimo
                          sono posti veramente osceni dove i diritti non esistono
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

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                          • Ponno
                            Socialista col Rolex
                            • Feb 2013
                            • 12982
                            • 619
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                            • Holy See (Vatican City State) [VA]
                            • Send PM

                            Phazyo riassume bene la situazione
                            Originariamente Scritto da claudio96

                            sigpic
                            più o meno il triplo

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                            • The_machine
                              Bodyweb Senior
                              • Nov 2004
                              • 17798
                              • 385
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                              • Send PM

                              Non mi è del tutto chiaro il nesso tra la carcerazione di Cecilia Sala e la critica al giornalismo italiano.

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                              • fede79
                                Stratocaster Addicted
                                • Oct 2002
                                • 4069
                                • 271
                                • 14
                                • Roma
                                • Send PM

                                Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio

                                Casa loro, regole loro. Io negli anni 90 sarei dovuto andare a lavorare per una ditta in Iran, gli ho risposto che ci andassero loro.
                                Bè Sergio non è proprio così, soprattutto se faccio di mestiere il giornalista (lascia perdere i pennivendoli un tot al Kg) e non hai accuse specifiche verso la mia persona.

                                In teoria tu prima mi accusi di un reato, presunto o meno, e poi mi tieni in custodia cautelare, e nel caso di uno straniero, avvisi l'ambasciata di riferimento.
                                sigpic
                                Free at last, they took your life
                                They could not take your PRIDE

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