Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Sean
    Csar
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    • In piedi tra le rovine
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    L'offensiva russa per avanzare in Ucraina prima dell'avvio dei negoziati: l'Armata guadagna 100 metri al giorno

    I 100 mila nuovi soldati di Putin: sono 5 contro 1. Il giorno dell'insediamento di Trump sarà una data traguardo per i due eserciti


    Meno missili e invece molti più droni: così i russi cercano di guadagnare il massimo del territorio ucraino possibile in vista dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. La logica della guerra la raccontano gli ufficiali ucraini che dalle linee calde del fronte vengono per brevi licenze nella capitale.

    «I russi stanno premendo, attaccano con tutto ciò che possono, sanno che entro una settantina di giorni Trump potrebbe aprire i negoziati con Putin e allora probabilmente anche i combattimenti saranno meno accesi, il fronte rischia poi di congelarsi», dice, tra i tanti, Igor, tenente maggiore trentenne della 44esima Brigata Meccanizzata che ha combattuto a lungo nel Donbass e da poco è stata spostata nella zona di Kupiansk.

    Sono in tanti a sostenerlo, il 20 gennaio, quando Biden lascerà il posto a Trump, potrebbe rappresentare una sorta di data traguardo e ripartenza per i due eserciti. A quel punto, ciò che Putin sarà riuscito a prendersi rimarrà sotto il suo controllo. Per gli ucraini varrà il principio specularmente simile: ciò che saranno riusciti a tenersi del loro territorio diventerà il confine dell’eventuale cessate il fuoco del futuro.

    «Siamo in una fase difficilissima della guerra. I nostri veterani della prima ora, generosi e coraggioso, sono morti, feriti o hanno lasciato. Da maggio-giugno sono arrivate le nuove leve, molto meno motivate, impreparate a restare sotto il fuoco continuo per intere settimane. Ci difendiamo con le armi super-tecnologiche donate dagli Stati Uniti e dagli alleati europei. Però ci mancano soldati, ecco il motivo delle nostre lente, ma continue ritirate», spiega Vitaly, sergente maggiore 54enne di un’unità dell’intelligence militare che opera tra Donetsk e Lyman, nel Donbass centrale.

    Una situazione estremamente complessa a quasi 1.000 giorni dall’inizio dell’invasione russa, che per i comandi ucraini è adesso aggravata dall’incubo del possibile blocco delle armi americane per ordine di Trump. Va comunque aggiunto che i russi continuano a incassare perdite gravissime, sino al triplo di quelle nemiche.

    Alcuni osservatori occidentali segnalano che da metà estate i russi subirebbero circa 1.000 tra morti o feriti quotidiani. Nonostante questo, avanzano, poco, ma progressivamente: in alcuni settori contesi come a Chasiv Yar verso Kramatorsk meno di 100 metri al giorno, in altri più dinamici come la direzione di Pokrovsk e Mirnograd anche un chilometro.

    I comandi di Kiev segnalano che, sui 1.300 chilometri di fronte caldo, la proporzione numerica tra soldati ucraini e russi è adesso uno a cinque. Negli ultimi tempi Putin sarebbe riuscito a reclutare circa 100.000 nuovi effettivi per 5 brigate. E nel Donbass le sue unità avrebbero occupato nel solo mese di ottobre circa 490 chilometri quadrati di territorio: relativamente poco, però tanto se si tiene conto che è stata l’avanzata più importante da quelle veloci dei primi due mesi. Dinamiche simili si replicano nella piccola enclave che dal 6 agosto gli ucraini occupano nella regione russa di Kursk. Originariamente era ampia oltre 1.000 chilometri quadrati, ma da inizio ottobre Putin ne ha ordinato la «liberazione veloce» e adesso sembra vi abbia concentrato circa 10.000 soldati nordcoreani.

    Le notizie restano frammentarie, pare che ormai gli ucraini controllino meno di 500 chilometri quadrati. Mentre i russi mostrano di voler prendere l’intera regione di Zaporizhzhia. Ufficiali della Legione dei volontari stranieri dispiegati con gli ucraini nella zona testimoniano di ingenti concentrazioni di truppe russe. «Le reclute ucraine mancano d’addestramento e disciplina, hanno difficoltà a reggere gli intensi bombardamenti», ci dicono.

    CorSera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • M K K
      finte ferie user
      • Dec 2005
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      • Macao [MO]
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      aveva scritto Mussolini sarà il nuovo l avava predetto Nostradamus
      Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
      Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
      Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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      • Irrlicht
        Bodyweb Senior
        • Aug 2021
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        1000 giorni di una guerra palmo a palmo con una soluzione che appariva chiara dopo 2 mesi

        E quando finirà lo farà esattamente in quella maniera

        Ma con molte anime in meno ed un paese che non verrà mai ricostruito del tutto, specie nell'essenza
        Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

        "Un acceso silenzio
        brucerà la campagna
        come i falò la sera."

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        • zuse
          Macumbico divinatore
          • Oct 2010
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          "Le nUove rEclUte mancAno di diSciPlina "

          Eh certo, a momenti le vanno a prendere in 3 elementare, con i fratelli già morti al fronte, due anni e mezzo di batoste e la certezza di essere solo carne da cannone.

          Pezzi di m


          Originariamente Scritto da Sean
          mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola




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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            E' sempre molto interessante ed istruttivo leggere la penna di Mussolini, anche perchè (a cagione degli avvenimenti successivi) ci si dimentica troppo spesso che il di lì a poco futuro Duce (siamo nel '19, anno di fondazione dei Fasci di combattimento: da lì a 3 anni ci sarà la Marcia su Roma) nasce socialista (era del partito dei Nenni e di Pertini) e soprattutto grande giornalista - fu il direttore de L'Avanti, organo del partito socialista appunto.

            Quel pezzo proviene invece da Il Popolo d'Italia, il quotidiano che Mussolini fondò una volta che ruppe coi socialisti. Siamo nel 1919, occorre ripeterlo perchè è il punto decisivo per comprendere quell'articolo mussoliniano: l'appoggio dato all'Ucraina si spiega all'interno di quel pezzo: gli ucraini combattono contro "la peste bolvescica" come scrive Mussolini, ed è a motivo di questo che "non solo difendono se stessi, ma l'Europa" - il "pericolo rosso", la paura che il comunismo appena nato contagiasse le nazioni d'Europa fu uno dei motivi del successo dell'affermarsi del Fascismo in Italia (e più in là del Nazionalsocialsmo in Germania, la repubblica di Weimar avendo precipitato la Germania nel più completo caos, con fortissime infilitrazioni rosse).

            Trasportare nell'oggi quelle parole, come fa quel sito di inclinazione meloniana e contiguo a FdI, è dunque una operazione puramente ideologica e idiota, semplicemente perchè in mezzo sono passati 80 anni, il comunismo è caduto, l'Unione Sovietica si è dissolta e la Russia è tornata ad essere Russia...mentre è l'Europa che ha smesso di essere Europa: nel '19 l'occidente era ancora mondo dal tallone e dalle ideologie e dalla presenza americanista, le nazioni erano sovrane, l'Europa era ancora motore della storia e della propria autorealizzazione.

            Quel sito, e tutti i destrorsi nostalgici del Duce (già questo è un errore ideologico, se è vero che "non le ceneri ma la fiamma", secondo una delle massime di quell'area, occorre avere in sè e preservare) possono essere così idioti da pensare anche solo per un secondo che oggi Mussolini scriverebbe le stesse cose a difesa dell'occidente degenerato in succorsale ideologica della dissoluzione e del materialismo americano; delle sue ideologie anti valoriali; del culto del capitalismo, del merrcantilismo e della merce, di contro ad ogni valore spirituale e mistico, come unico credo (non era Mussolini che ce l'aveva contro le "plutocrazie"?) ecc..ecc...? mentre la Russia, pur con tutte le infilitrazioni moderniste da cui nessuno al mondo è ormai immune, caduto il comunismo, guarita dalla "peste bolscevica" si pone proprio in reazione alle ideologie della dissoluzione e al cancro occidentalista, a salvaguardia dei residuali valori tradizionali.

            Non si possono servire due padroni e non si può da una parte avere un nostalgismo o delle idee che trovano radici od espressione nel Fascismo o nella figura di Mussolini, e dall'altra stare dalla parte della Nato, dell'America, dell'Europa delle politiche UE, del dissolvimento di ogni tradizione particolare e dei valori e delle specificità che ogni nazione esprime e che il globalismo americanista disintegra e contro cui Mussolini stringerà alleanza con Germania e Giappone, non con Inghilterra e Stati Uniti, proprio per cercare di opporsi al portato caotico di quelle forze infere, gli effetti venenici delle quali oggi possiamo saggiare in pienezza.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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            • The_machine
              Bodyweb Senior
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              Comprendo bene che oggi l’URSS sia solo un ricordo storico e che la Russia non rappresenti più la minaccia comunista. Tuttavia, trovo che il passaggio in cui Mussolini afferma: 'I russi sono stranieri in Ucraina e l'occupazione di Kyjiv in nome della Grande Russia è un abominevole attentato alla libertà dei popoli' sia estremamente attuale. Questo dimostra come già cento anni fa l’Ucraina fosse percepita come distinta dalla Russia. Molti oggi mettono in discussione la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, come se non fosse uno stato a se, mentre questo estratto dimostra che persino allora si riconosceva la sua identità separata e il suo diritto alla libertà.

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              • Sean
                Csar
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                Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                Comprendo bene che oggi l’URSS sia solo un ricordo storico e che la Russia non rappresenti più la minaccia comunista. Tuttavia, trovo che il passaggio in cui Mussolini afferma: 'I russi sono stranieri in Ucraina e l'occupazione di Kyjiv in nome della Grande Russia è un abominevole attentato alla libertà dei popoli' sia estremamente attuale. Questo dimostra come già cento anni fa l’Ucraina fosse percepita come distinta dalla Russia. Molti oggi mettono in discussione la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, come se non fosse uno stato a se, mentre questo estratto dimostra che persino allora si riconosceva la sua identità separata e il suo diritto alla libertà.
                Non sono d'accordo. Sono passaggi dettati dalla ideologia anticomunista e della viscerale avversione che Mussolini aveva per quella, conoscendone gli spaventosi pericoli, per cui l'Ucraina ai suoi occhi si poneva come baluardo resistenziale al pericolo di contagio della "peste bolscevica", che d'altro canto aveva già fatto breccia in Europa, Italia compresa.

                L'Ucraina non è mai stata indipendente e sovrana, è impossibile determinare un nucleo-nazione dell'Ucraina in epoca moderna, ovverosia da almeno il 1600, perchè è sempre stata spartita tra vari potentati limitrofi - la Russia zarista, l'impero ottomano, la Polonia, l'Ungheria, e nel 1700 l'impero russo che la "russificò" (oggi le sue zone russofone e russofile esistono per quel motivo).

                Qual'è dunque la reale cartina geografica e politica dell'Ucraina? Gli ucraini sono un popolo certamente, ma non una nazione territorialmente e storicamente definita, come accaduto ad ogni "zona cuscinetto". E' sempre stata montata e smontata, disegnata e cancellata su carta, estesa o rimpicciolita, ampliata o tagliata, e ancora oggi lo è, in questo non è cambiato niente. Persino la Polonia potrebbe vantare diritti sulle zone ad essa limitrofe dell'Ucraina. Forse i territori attorno a Kiev possono definirsi "Ucraina".
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                • The_machine
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                  Non sono d'accordo. Sono passaggi dettati dalla ideologia anticomunista e della viscerale avversione che Mussolini aveva per quella, conoscendone gli spaventosi pericoli, per cui l'Ucraina ai suoi occhi si poneva come baluardo resistenziale al pericolo di contagio della "peste bolscevica", che d'altro canto aveva già fatto breccia in Europa, Italia compresa.
                  Questa è una tua interpretazione in cui affermi che lui abbia distorto i fatti per adattarli ai propri interessi. È un'ipotesi plausibile, ma ormai non ha più la possibilità di difendersi o di chiarire le sue intenzioni, quindi restiamo nel campo delle supposizioni.

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                  • Sean
                    Csar
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                    Questa è una tua interpretazione in cui affermi che lui abbia distorto i fatti per adattarli ai propri interessi. È un'ipotesi plausibile, ma ormai non ha più la possibilità di difendersi o di chiarire le sue intenzioni, quindi restiamo nel campo delle supposizioni.
                    Beh, se potessi domandargli cosa intendesse per "Ucraina" glielo chiederei.

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                      Tremonti: «Il voto Usa segna la crisi della globalizzazione. È il cambio di un’epoca»

                      Il presidente della commissione Esteri della Camera: «Trump metterà i dazi ma anche l’Europa li ha, c’è l’Iva»

                      «Non è il cambio di un’amministrazione. È il cambio di un’epoca». Giulio Tremonti oggi è il presidente della commissione Esteri della Camera. Vicepremier e ministro dell’Economia nei governi Berlusconi, ha sempre avuto un punto di vista assai personale. Nel 2008 lo scrisse, in un documento riservato filtrato poi su Wikileaks, anche l’ambasciata Usa di Roma: Tremonti «ha sempre espresso profondi sospetti riguardo ai vantaggi della globalizzazione e una filosofia economica piuttosto eclettica».

                      Presidente, ma ora che cosa possiamo aspettarci, come europei?
                      «Per capire cosa sta succedendo negli Stati Uniti, bisognerebbe rileggere Tocqueville e la sua Democrazia in America. Già allora, aveva individuato il nucleo della democrazia negli Stati centrali, prima ancora del Far West. La sua analisi delle elezioni, concentrata su quegli Stati, resta sorprendentemente attuale».


                      In che senso parliamo di un cambio d’epoca?
                      «Queste elezioni indicano non la fine della globalizzazione, che continua nella sua dimensione mercantile e tecnologica —il “digito ergo sum” — ma evidentemente segnano la crisi della globalizzazione come utopia. Il momento simbolico è stato il discorso di insediamento di Obama: “Non abbiamo il passato, abbiamo solo il futuro. L’uomo nuovo in un mondo nuovo”. Oggi abbiamo l’impressione che non sia andata così: è il ritorno della storia contro l’ingegneria politica. Certamente chi ne fa le spese sono i Democratici, negli Stati Uniti come in Europa. Ma, appunto, queste non sono state elezioni ordinarie. Non è un cambio di partiti ma un cambio di epoche».


                      Lei è sempre stato critico nei confronti della globalizzazione...
                      «Nel 1994 scrissi Il fantasma della povertà prevedendo che i capitali sarebbero andati in Asia e la povertà sarebbe venuta in Occidente. Poi è arrivata la crisi dei subprime. La globalizzazione, come ho sempre pensato, è la cosa giusta nel tempo sbagliato. La scansione è: caduta del Muro nel 1989, il Wto nel 1994, la Cina che entra nel 2001, la crisi nel 2008».


                      Nel concreto, vedremo le nostre produzioni mitragliate dai dazi?
                      «Un grande democratico come il principe di Bismarck diceva: “Non si esagera mai tanto quanto dopo le battute di caccia e durante le campagne elettorali”. Ci può esser qualche variante politica. Detto questo, è chiaro che la sostanza del messaggio elettorale sarà poi applicato nell’attività presidenziale. Tra l’altro, ha in mano, il Senato, il Congresso, tutto quanto. Anche se poi si dovrà capire come si sviluppa nel concreto il rapporto, è vero che gli Usa metteranno i dazi. Ma anche l’Europa li ha. C’è l’Iva sulle importazioni, che è di fatto un dazio permanente su tutte le importazioni, da ovunque provengano. E ha un peso enorme. Questo non vuol dire che i dazi siano giusti — io sarei contrario — ma gli statisti europei dovrebbero tenerne conto nelle trattative. Personalmente, non conosco la differenza tra dazio e Iva».


                      E sul fronte del conflitto in Ucraina?
                      «Probabilmente si arriverà a una formula tipo Corea: un armistizio, un congelamento del conflitto. È un errore pensare che Putin si fermi. Il suo “Mein Kampf” è che il futuro della Russia è nel passato: religione, anima, tradizione, confini. E noi siamo sui confini. L’Europa vuole l’allargamento a Est, lui l’allargamento a Ovest. Questo pone un’enorme sfida».


                      Quale dovrebbe essere la risposta europea?
                      «La formula politica credo sia: “All in”. Tutti dentro, i compiti a casa si fanno dopo. Prima vengono l’unità e la difesa. Pensi ai Balcani, un luogo dove si produce più storia di quella che si consuma in loco e quindi la si esporta, come a Sarajevo...».


                      E dunque l’Europa che cosa dovrebbe fare?
                      «Come diceva Einstein, la soluzione dei problemi non la trovi con le teste che li hanno causati. Per esempio, sulla competitività non è che servano le lezioncine delle grandi società di consulting. La parola chiave è: libertà. La legislazione europea è lunga 392 km lineari e continua ad allungarsi. Guglielmo Marconi oggi finirebbe in galera per violazione del codice delle comunicazioni, del codice della navigazione, anche del codice fiscale. Significa che le élite hanno perso il contatto con il popolo, formulando ipotesi sempre più distanti dalla realtà».




                      ...ma di noi
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                        Tutti quelli per la pace ad ogni costo, la pace giusta, l'armiamoci e partite...quando verrà trovata un'intesa molto più sfavorevole per gli ucraini rispetto ai primi giorni dell' attacco russo. Centinaia di migliaia di morti (giovani mandati al macero) famiglie martoriate e economia a terra...con cosa faranno l'aperitivo il venerdì sera?

                        Teste di cazzо distaccate dalla realtà


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                        • LARRY SCOTT2
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                          Popolazione stimata dall'ONU quest'anno a 28-33 milioni (già che ci sia tutta sta forbice la dice lunga)

                          Nel 1989 erano 53 mln, esattamente quanto noi.

                          Quasi dimezzati.

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                          • The_machine
                            Bodyweb Senior
                            • Nov 2004
                            • 17746
                            • 381
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                            Dipende Zuse, nei primi giorni l'esercito russo era arrivato a Kiev, senza il supporto dell'occidente (che poi c'è stato) magari l'Ucraina capitolava.
                            Io ricordo che nei primi mesi di guerra in questo forum si diceva che prendere solo il Dombas sarebbe stato un fallimento per la Russia. A distanza di 3 anni invece viene fatto passare come un trionfo.
                            Io mi auguro che se ci saranno dell cessioni a livello territoriale la guerra sia servita a stabilire nuove linee rosse.

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                            • LARRY SCOTT2
                              Bodyweb Senior
                              • Sep 2021
                              • 1414
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                              Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                              Dipende Zuse, nei primi giorni l'esercito russo era arrivato a Kiev, senza il supporto dell'occidente (che poi c'è stato) magari l'Ucraina capitolava.
                              Io ricordo che nei primi mesi di guerra in questo forum si diceva che prendere solo il Dombas sarebbe stato un fallimento per la Russia. A distanza di 3 anni invece viene fatto passare come un trionfo.
                              Io mi auguro che se ci saranno dell cessioni a livello territoriale la guerra sia servita a stabilire nuove linee rosse.
                              Non ci ho mai creduto a questo, sono stati abbastanza degli incapaci fin dall'inizio. Forse giusto loro e Putin ci credevano ma l'incapacità dei generali e la disorganizzazione delle prime fasi si è vista subito.

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                              • Sean
                                Csar
                                • Sep 2007
                                • 120440
                                • 3,381
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                                • In piedi tra le rovine
                                • Send PM

                                Nella testa dei russi il piano era risolvere tutto in pochi giorni. La mossa di dirigere subito su Kiev aveva lo scopo di far squagliare il governo, provocando una sorta di colpo di stato interno, una rotta dell'esercito e prendere l'Ucraina senza colpo ferire o quasi.

                                E' stato quello il grosso sbaglio dello stato maggiore e dell'intelligence militare russi, che avevano passato al comando politico informazioni assolutamente sbagliate, facendo credere che la popolazione era per lo più coi russi, che il governo avrebbe abbandonato Zelensky e che i militari pure...e invece è successo tutto l'opposto.

                                Il piano originario era togliere di mezzo il governo filo occidentale, riportare l'Ucraina nella sfera di dipendenza russa mettendo al posto di Zelensky un burattino dei russi e annettersi il Donbass con un atto "governativo"...ma territorialmente, non c'è mai stata l'intenzione di prendersi, ovvero occupare, tutta l'Ucraina, il che avrebbe richiesto una forza militare immensa e comunque impossibile a mantenere in loco per controllare una nazione così grande...la porzione di territorio da prendere è sempre stata il Donbass - il resto sarebbe rimasto agli ucraini però come dipendenza della Russia, tipo come era durante gli Zar o i Soviet: nominalmente Ucraina, di fatto Russia.

                                Preso atto del disastro di quel piano, basato su informazioni e aspettative completamente errate, hanno ricominciato da capo partendo dal Donbass e dovendoselo conquistare a suon di armi e uomini, cioè con una guerra vera...perchè non si sono sfarinati nè il governo e nemmeno l'esercito ucraino, quindi l'errore gigantesco è stato dello stato maggiore e dei servizi russi, errore costato migliaia di uomini e di mezzi.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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