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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
Ancora ci chiediamo perché stiamo finendo come civiltà in Europa? Aprite LinkedIn e godetevi centinaia di video cringe di gente che balla e spiega come sostengono la Marin....che roba
date tanta attenzione a questa vicenda assolutamente marginale solo perché vi sta sui maroni che la tipella abbia voluto far aderire la Finlandia alla Nato
Ancora ci chiediamo perché stiamo finendo come civiltà in Europa? Aprite LinkedIn e godetevi centinaia di video cringe di gente che balla e spiega come sostengono la Marin....che roba
Inviato dal mio Mi 9T Pro utilizzando Tapatalk
Non era un social per trovare lavoro? Ahaha
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Originariamente Scritto da Pesca
lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
Ancora ci chiediamo perché stiamo finendo come civiltà in Europa? Aprite LinkedIn e godetevi centinaia di video cringe di gente che balla e spiega come sostengono la Marin....che roba
Non ho mai letto una simile concentrazione di "misoginy", "sexism" e "patriarcate".
date tanta attenzione a questa vicenda assolutamente marginale solo perché vi sta sui maroni che la tipella abbia voluto far aderire la Finlandia alla Nato
Penso che a pochissimi interessi che la Finlandia voglia entrare nella NATO.
A me secca il doppio standard: donna giovane del partito progressista = fa benissimo a divertirsi nella vita privata! Papi maschio che fa le feste in villa = vergogna, puttaniere!
Io sono un vecchio maiale bianco allupato e trovo ingiusto che la mia categoria sia discriminata e fatta oggetto di pregiudizio. La ciccia baffetta piace a tutti e meritiamo di essere rispettati.
Originariamente Scritto da Sean
Bob è pure un fervente cattolico.
E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.
Alice - How long is forever? White Rabbit - Sometimes, just one second.
Gli mancano solo i gattini per trasformarsi definitivamente in facebook
Originariamente Scritto da Alberto84
Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debe
Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
Originariamente Scritto da Zbigniew
Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
Non ho mai letto una simile concentrazione di "misoginy", "sexism" e "patriarcate".
Penso che a pochissimi interessi che la Finlandia voglia entrare nella NATO.
A me secca il doppio standard: donna giovane del partito progressista = fa benissimo a divertirsi nella vita privata! Papi maschio che fa le feste in villa = vergogna, puttaniere!
Io sono un vecchio maiale bianco allupato e trovo ingiusto che la mia categoria sia discriminata e fatta oggetto di pregiudizio. La ciccia baffetta piace a tutti e meritiamo di essere rispettati.
Ma non è un doppio standard dai
C'è differenza tra bunga bunga e fare una festa privata
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
La mappa rimane uguale o la fanno saltare con la nuke ?
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
All’alba del 24 febbraio le truppe di Putin entravano in Ucraina via terra, mare, aria Pensavano che la capitale sarebbe caduta in tre giorni, ma la resistenza ha tenuto. L’Armata ha preso Mariupol, Kherson e il Donbass, ma oggi, dopo 180 giorni, neppure la Crimea è più saldamente in mano russa
Sei mesi di guerra tra Ucraina e Russia: la marcia su Kiev, il gelo delle trattative
di Lorenzo Cremonesi, Andrea Marinelli e Guido OlimpioAll’alba del 24 febbraio le truppe di Putin entravano in Ucraina via terra, mare, aria Pensavano che la capitale sarebbe caduta in tre giorni, ma la resistenza ha tenuto. L’Armata ha preso Mariupol, Kherson e il Donbass, ma oggi, dopo 180 giorni, neppure la Crimea è più saldamente in mano russa
Sono trascorsi soltanto sei mesi, ma sembra molto di più, tanto che la guerra è diventata un’abitudine e nomi come Kramatorsk, Zaporizhzhia, Kharkiv o Bucha sono stati assimilati e poi quasi dimenticati sulle spiagge dell’estate. Eppure, accadeva in quell’alba fredda del 24 febbraio scorso: l’impensabile, le corse dei tank che sparavano sulle case, i missili, l’attacco diretto contro Kiev, i bombardamenti su una grande città europea. In nome della «denazificazione», con slogan tanto irreali quanto pretestuosi, una dittatura brutale imponeva manu militari la legge del più forte, come fossimo ripiombati all’improvviso negli anni più bui del «secolo breve». Era stata aggredita una democrazia che da anni cercava sempre più di legarsi a Bruxelles.
Arrivando a Kiev in quei giorni di fine febbraio, con le colonne di tank russi ormai attestate alle periferie nel villaggio di Irpin, veniva da non credere agli ucraini che sostenevano di avere fermato l’avanzata. In tre o quattro incroci, uno dei quali a soltanto un chilometro dai palazzi presidenziali e da Maidan, c’erano segni di battaglia urbana: mezzi bruciati, tracce di proiettili di mitragliatrici e colpi anticarro sui muri delle case. I militari davano la caccia ai «collaborazionisti». Gli americani proposero di mandare un commando per salvare Zelensky e portarlo all’estero. Allora capitò qualche cosa che in Europa occidentale si faticò a comprendere. «Resto qui, sono pronto a morire, piuttosto mandateci armi», disse il presidente barricato nel suo bunker in centro città: la scelta cambiò il corso della guerra.
Il movimento di volontari ucraini rafforzato dall’avvio del flusso di armi occidentali, diventarono decisivi. La sconfitta russa iniziò proprio in quel momento. Da allora i comandi di Mosca sono stati costretti ripetutamente e rivedere i loro piani, sono cadute una dopo l’altra le teste dei generali, un esercito illuso dalla vittoria lampo fatica a riprendere l’iniziativa. Gli ucraini resistono, già a metà marzo ricacciano indietro i nemici: la minaccia su Kiev si esaurisce a fine mese, nello stesso periodo riescono a liberare anche Kharkiv e parte del nordest. Le uniche vittorie russe sono nel sud, dove prendono Mariupol e dalla Crimea conquistano la provincia di Kherson per arrivare sino al reattore nucleare di Zaporizhzhia.
Prima fase: il quadro militare
I russi hanno schierato i commandos Spetsnaz, i parà ma anche molti reparti della Guardia. Un lungo drago in direzione di Kiev e delle altre località. Scarso l’appoggio dell’aviazione, insufficiente la ricognizione, i mezzi non adeguati e talvolta malmessi. Una macchina poderosa sulla carta, ma lenta. Speravano di inquadrare i nemici con le artiglierie, ma la resistenza si è dispersa. Bene informata dagli Usa sui piani d’attacco — compreso l’assalto alla base di Hostomel — ha sparpagliato le unità per sottrarle al colpo di maglio ed ha reagito con agilità. Di quei giorni di febbraio e marzo restano due «immagini»: i trattori dei contadini che trainavano i tank invasori danneggiati e i Javelin, i missili americani che li avevano messi fuori uso.
In aprile per gli ucraini tutto si fa più complicato. I successi delle prime settimane si arrestano nel lungo assedio di Mariupol. Le unità migliori dell’esercito attestate nel Donbass rischiano l’accerchiamento con l’esercito russo posizionato a chiudere la tenaglia da Izium verso Mariupol. Il 20 maggio si arrendono gli ultimi 2.500 combattenti che resistevano nelle acciaierie Azovstal: hanno rovinato la festa del 9 maggio a Putin, ma adesso per loro si apre l’incognita della prigionia. Mosca punta a vincere la guerra sul medio periodo. L’economia ucraina è in ginocchio, il grano resta bloccato nei silos, l’export crolla ai minimi termini, occorre sostenere un Paese che ha quasi 7 milioni di profughi scappati all’estero e tanti sfollati interni. I russi bombardano le infrastrutture, i nodi ferroviari, ponti e strade, il traffico navale nel Mar Nero è fermo.
Intanto i negoziati diplomatici languono. Grazie alla mediazione turca, Kiev e Mosca si erano parlate sin da fine febbraio. Il 10 marzo s’incontrano ad Antalya i due ministri degli Esteri Dmytro Kuleba e Sergey Lavrov, ma senza risultati. Il 16 marzo Zelensky presenta un piano di 15 punti per raggiungere il cessate il fuoco che contempla tra l’altro l’offerta di «congelare» lo status di Donbass e Crimea in cambio del ritorno ai confini del 23 febbraio. Putin rifiuta. Da allora è il gelo, alimentato dalla scelta russa di continuare ad avanzare dove possibile e adesso dalla nuova condizione ucraina di tornare alle frontiere del 1991. Il 25 maggio Zelensky sostiene pubblicamente che Donbass e Crimea non sono più negoziabili. Mosca intanto progetta un referendum l’11 settembre per l’annessione delle zone conquistate, specie nella regione di Kherson (sul modello di quello tenuto in Crimea dopo l’occupazione del 2014). Kiev replica che, se ciò dovesse avvenire, ogni via diplomatica sarebbe cancellata.
Seconda fase: dalla guerriglia ai duelli d’artiglieria
Gli esperti lo avevano predetto, nel Donbass le condizioni del terreno si adattano meglio alla tattica dell’Armata. E così è stato. Mosca ha messo in linea carri T-72, T-80, T-90, ha usato per la prima volta il blindato Terminator, ma soprattutto ha impiegato la «regina», l’artiglieria pesante. Cannoni da 152 mm, i semoventi da 203 mm Malka, i «mortai» Pion, i lanciarazzi tipo Katyuscia, gli ordigni termobarici e pezzi tirati fuori dai depositi lontani, centinaia di esemplari vetusti, sufficienti però per bersagliare le trincee: un dispositivo che ha dato una superiorità di 3 a 1, bocche da fuoco gestite in modo centralizzato in grado di sparare oltre 20 mila colpi al giorno contro i 6 mila degli ucraini. Pochi giorni fa hanno portato il dato a 60 mila colpi quotidiani. Numeri approssimativi, che spiegano un dettaglio: i difensori non potevano replicare con efficacia. Non avevano abbastanza munizioni ed erano pochi i loro cannoni.
Il fronte ristretto ha dato modo ai russi di concentrare le incursioni dell’aviazione, sempre sotto le attese, con armi «intelligenti» contate, però attive. In parallelo, lanci di cruise, dai moderni Kalibr imbarcati sulle unità in Mar Nero a vettori Kh22. Per aumentare la cadenza Mosca ha utilizzato missili antinave e antiaerei per prendere di mira bersagli terrestri. In primavera l’Armata di Putin ha conquistato territori a est, ha demolito città e villaggi. Una progressione fatti di piccoli passi, costosa, ma comunque sempre una progressione. Importante l’impatto dei mercenari della Wagner. Disastroso invece per loro il bilancio sul mare. La Russia ha perso l’ammiraglia Moskva, la sua task force da sbarco è rimasta lontana da Odessa ed è stata costretta ad abbandonare l’Isola dei Serpenti. Gli ucraini ci sono riusciti, con risorse minime, a creare deterrenza. A loro disposizione qualche missile antinave Harpoon, Neptune locali e i droni turchi TB2. Da non dimenticare le azioni di forze speciali su battelli veloci.
Kherson e Crimea
A metà giugno sono proprio le nuove armi americane e degli alleati occidentali che aiutano l’esercito ucraino a riprendere l’iniziativa. I russi avanzano nel Donbass, catturano l’intero Lugansk dopo le battaglie di Severodonetsk e Lysychansk per completare la presa di tutto il Donetsk. Ma a questo punto le artiglierie ucraine rispondo a tono. Un mese dopo la sfida del Donbass si è trasformata per lo più in guerra di posizione. Aiuta la decisione di Zelensky di lanciare una controffensiva per liberare Kherson e bloccare il piano del referendum russo: Mosca è costretta a spostare uomini e mezzi, diminuendo la pressione nel Donbass.
La prospettiva di un conflitto prolungato riaccende i riflettori sulle sue terribili conseguenze. Le organizzazioni dell’Onu segnalano al 15 agosto oltre 5.500 morti e circa 7.700 feriti tra i civili ucraini, oltre ai dispersi. Crescono anche le vittime nelle zone filorusse del Donbass. Molto più gravi appaiono i bilanci dei caduti nei due eserciti. Mancano cifre ufficiali attendibili. I comandi Nato stimano sino a 80.000 soldati russi feriti o uccisi, quelli ucraini potrebbero superare i 50.000. In giugno Zelensky aveva dichiarato perdite comprese «tra i 100 e 200 uomini al giorno», ma era nel periodo in cui chiedeva con insistenza armi agli alleati: ieri i vertici militari di Kiev hanno ammesso — dopo mesi di silenzio — la morte di quasi 9 mila soldati.
Terza fase: gli Himars
Anche chi non è esperto ha imparato a conoscere una parola: Himars, lanciarazzi statunitensi con un raggio di 80 chilometri. Washington ne ha forniti appena 16, quindi altri 4, poi sono arrivati alcuni M270 (molto simili) e in crescendo artiglierie d’ogni tipo e genere: M777 americani, PzH tedeschi, pezzi polacchi, gli M109 di paesi Nato, i Zuzana slovacchi, una lista variegata, una Babele bellica che presenta difficoltà logistiche non da poco per gli ucraini (manutenzione, training). Nei pacchetti d’assistenza poi altri blindati, droni d’attacco (Switchblade, Ghost Phoenix, ordigni antiradar), proiettili e ricambi per tenere in volo l’aviazione, mai scomparsa dai cieli nonostante l’inferiorità. L’insieme ha dato la possibilità alla resistenza di colpire in profondità, ha allungato il braccio. Il munizionamento moderno ha garantito maggiore precisione.
Zelensky vorrebbe più Himars perché incidono, sono altamente mobili (così sfuggono al fuoco di reazione) e accurati. Ma nella sua lista dei desideri ci sono i proiettili Atacms che raggiungono un target fino a 300 chilometri e tank più moderni rispetto ai T-72 pescati in Est Europa. I russi hanno continuato sul loro percorso, il solito: treni hanno portato cannoni e carri che erano tenuti in naftalina, nel sud si sono rivisti persino i T-62, semoventi al limite dell’operabilità ma sempre sufficienti per la missione. Il neo-zar può contare ancora su scorte notevoli. Stime sostengono che la Russia possedeva, all’inizio della crisi, quasi 15 milioni di proiettili per artiglieria, mentre la sua capacità di produzione è di 1,5 milioni all’anno.
Intenso in entrambi i campi il ricorso a piccoli droni nati per fini commerciali e riadattati a scopi bellici. Spesso sono cinesi, costano poche migliaia di euro, portano delle granate da sganciare su una postazione o su un veicolo. Servono anche per azioni dimostrative, come è avvenuto per due volte nella base di Sebastopoli. Importanti per la ricognizione e per aggiustare la mira. Sono un niente rispetto al Kinzhal, la nuova arma ipersonica usata dai russi su Odessa, però fanno la loro parte. In mano ai combattenti sono comparse poi le mitragliatrici nate nel primo conflitto mondiale e reliquie come i fucili Mosin Nagant. La prova che in guerra non si butta niente.
Sanna Marin ha fatto un test delle urine per dimostrare di non aver preso droga al party della farina, e il test è negativo.
Un test valido fino a tre giorni dopo l'assunzione.
Che lei ha fatto due settimane dopo la festa
vabbeh comunque un coglione che grida "che pistaaaaa" non prova nulla eh
sarà capitato a tutti un milioni di volte di stare ad una festa con gente che pippa e non pippare
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
In Ucraina è ricominciato il Campionato di Calcio.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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