Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
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    • In piedi tra le rovine
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    Adesso vedremo se e quanto i russi avranno appreso della lezione precedente, ovvero dalla prima fase dell'invasione dove tutto quello che potevano sbagliare lo hanno sbagliato.

    In Donbass tutti dicono che ci sarà questo scontro finale. Il Donbass non è una piccola regione, parliamo sempre di territori estesissimi con anche popolose città. I russi abbiamo visto che hanno mollato la presa su Kiev, e quella presa serviva però a distrarre o impegnare una parte delle forze ucraine verso la capitale, lontano cioè dal teatro del Donbass...ma i russi hanno deciso di smobilitare da lì e quindi ci saranno delle ragioni tattiche che evidentemente a me adesso sfuggono, anche perchè un attacco a sorpresa nel Donbass, nel mentre tieni gli ucraini impegnati a Kiev, avrebbe avuto un certo effetto spiazzante mentre ora quello nel Donbass appare come un attacco telefonato, ma qui l'accademia ufficiali non l'abbiamo fatta nessuno dei tanti e quindi staremo a vedere.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • The_machine
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      Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
      Io sta cosa del fornire le armi all'Ucraina però non la capisco.
      Se il Ghana attacca le isole Fiji, cosa diamo tutti le armi alle Fiji?

      O si interviene militarmente (se lo si ritiene dovuto) o se ne sta al di fuori.
      Perché, in Vietnam Cina e URSS non hanno fornito armi ai Vietcong per combattere gli USA?
      Last edited by The_machine; 11-04-2022, 17:10:28.

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      • Sergio
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        Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
        Perché, in Vietnam Cine e Russia non hanno fornito armi ai Vietcong per combattere gli USA?
        Sicuramente, non ne faccio un discorso di giustizia o preferenze, ma credo in ogni caso sia una mezza misura quasi inutile e quanto meno pericolosa.
        Capisco che non puoi neppure lasciare un paese invadere un altro senza fare nulla, ma occorrerebbe un organo simile alla NATO che decidesse cosa fare, intervenire o meno.
        Per altro, fornire la capacità di difendersi è un altra di quelle cose opinabili, un aereo può anche "attaccare" e fare morti, quelli sulla coscienza di chi sono?

        Boh, non saprei, sono posizioni piuttosto delicate.



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        • The_machine
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          • Nov 2004
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          Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
          Sicuramente, non ne faccio un discorso di giustizia o preferenze, ma credo in ogni caso sia una mezza misura quasi inutile e quanto meno pericolosa.
          Capisco che non puoi neppure lasciare un paese invadere un altro senza fare nulla, ma occorrerebbe un organo simile alla NATO che decidesse cosa fare, intervenire o meno.
          Per altro, fornire la capacità di difendersi è un altra di quelle cose opinabili, un aereo può anche "attaccare" e fare morti, quelli sulla coscienza di chi sono?

          Boh, non saprei, sono posizioni piuttosto delicate.
          Non ho capito cosa proporresti concretamente. Non supportavi l'Ucraina e a quest'ora se l'era già mangiata la Russia. Intervieni direttamente e comincia la terza guerra mondiale.

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            L’ultimo italiano a Dnipro conferma: “L’aeroporto è distrutto”
            C'è «agitazione e tensione» a Dnipro, nel centro dell'Ucraina, a duecento chilometri dal Donbass. Perché «le sirene suonano, la scorsa notte ho contato 13 bombe». Per il momento, però, «non stanno colpendo deliberatamente le abitazioni civili, come hanno fatto in altre città, Kiev, Kharkiv e Mariupol», mentre «con le ultime quattro bombe ieri hanno distrutto completamente quel che rimaneva dell'aeroporto. Un obiettivo raggiunto in quattro volte». Ed è per questo che Nicola B., l'ultimo italiano rimasto a Dnipro, racconta all'Adnkronos che ha deciso di continuare a restare, «perché sono più utile qui, devo coordinare gli aiuti che arrivano dall'Italia e dall'estero». In città, che secondo l'imprenditore bergamasco si è trasformata in un «hub uminitario», le informazioni che circolano sugli obiettivi colpiti non sono molte, «c'è la tendenza a non parlare». «Hanno distrutto l'aeroporto, depositi di carburante, alcune fabbriche. Vogliono togliere agli ucraini la possibilità di usare mezzi, caccia militari e di rifornirsi in vista dell'offensiva nel Donbass», afferma, aggiungendo che «la strategia dei russi è chiara, vogliono indebolire gli ucraini».

            Ucraina, Cina: "Nato non destabilizzi anche l'Asia e il mondo"

            La Cina ha esortato la Nato "ad astenersi dal tentativo di destabilizzare l'Asia o il mondo in generale": è la risposta del portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian alle affermazioni del segretario generale dell'Alleanza Jens Stoltenberg, secondo cui Pechino pone "una sfida sistemica" alla sicurezza nazionale delle "democrazie". La Nato dovrebbe smettere "di diffondere osservazioni false e provocatorie" contro la Cina e abbandonare "il suo approccio conflittuale di tracciare linee basate sull'ideologia". Pechino è "fortemente insoddisfatta e risolutamente contraria alle recenti accuse infondate e agli attacchi diffamatori".


            Separatisti filo-russi, preso il porto di Mariupol

            "Il porto di Mariupol è stato liberato". Lo afferma il capo della repubblica separatista filo-russa di Donetsk, nel Donbass, citato dalla Tass. Le forze dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk hanno preso il controllo del porto di Mariupol. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa russa Tass: "Riguardo al porto di Mariupol, è ora sotto il nostro controllo", ha dichiarato Denis Pushilin, leader delle forze dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk.

            La Stampa-Repubblica
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            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
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              • In piedi tra le rovine
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              Gli Usa confermano, centinaia veicoli russi nell'est Ucraina. Il Pentagono: “In vista di una nuova fase della guerra” Il Pentagono ha confermato oggi che la Russia sta inviando centinaia di veicoli militari, compresi elicotteri da combattimento e artiglieria, nell'Ucraina dell'est in vista di una nuova e importante fase della guerra. Lo riporta il New York Times. La conferma del dipartimento della Difesa americana è arrivata dopo la diffusione venerdì di immagini satellitari che mostravano una lunga colonna di veicoli militari russi che si muovevano dalla città orientale di Velykyi Burluk verso la città di Izium.

              La Stampa
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              • marcu9
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                Buonasera.


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                Originariamente Scritto da Sean
                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                • Virulogo.88
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                  Maledetto pagliaccio

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                  Originariamente Scritto da Pesca
                  lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                  • Mario12
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                    Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
                    Maledetto pagliaccio

                    Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
                    il prossimo scatto sarà col fungo atomico.

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                      Beati voi che, nonostante i prezzi, di benzina da buttare sul fuoco ne avete sempre tanta.

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                      • marcu9
                        Bodyweb Advanced
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                        L'effetto imprevisto delle sanzioni: la Russia registra il più grande surplus commerciale dal 1994


                        Triplicato rispetto a un anno fa. Mosca accumula un tesoretto da 3,4 miliardi.



                        Originariamente Scritto da Sean
                        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                        • Sean
                          Csar
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                          Una parte, più focalizzata sul conflitto in atto, di una più lunga intervista a Francesco Semprini, inviato di guerra in Ucraina per La Stampa:

                          ______________

                          Quando eri al fronte a Kiev, hai mai avuto la sensazione che i russi volessero effettivamente entrare in città oppure eri convinto che si trattasse solo di una strategia per mettere pressione su Kiev, come poi hanno rivelato i russi stessi, finalizzata a tenere impegnati gli ucraini lì, per raggiungere gli obiettivi militari nel Sud del paese, ben più decisivi per ragioni strategiche, geografiche ed etniche?

                          Come ho detto, scritto, ripetuto ovunque sono andato, credo che l’armata di Vladimir Putin a Kiev abbia usato solamente un parte della reale potenza che aveva a disposizione, credo un 35%, massimo un 40%. Ad esempio non ha mai utilizzato l’aviazione, che invece è stata utilizzata a Makariv, una cittadina a 70 km ad ovest di Kiev dove l’aviazione ha fatto veramente danni pesantissimi. Io sono andato lì e ci siamo resi conto di quanto l’aviazione faccia la differenza in termini di potenza di fuoco. Credo che a Kiev non sia mai stata usata, come non è stata usata tutta la capacità della macchina militare, per un motivo fondamentale: radere al suo Kiev, per quanto poi non era un’impresa facile perché è una grande città con tanti abitanti, avrebbe evocato immagini spettrali molto lontane, stile Seconda Guerra Mondiale, e sarebbe stato devastante non solo in termini di ritorno di immagine, ma anche di reazione dell’Occidente nei confronti della Russia. Credo che l’obiettivo di Putin sia stato quello di far credere ad un assedio facendo terra bruciata nella regione di Kiev, cioè intorno, a ?ernihiv piuttosto che a Makariv, creare una leva con la quale poi negoziare qualcosa per concentrarsi sul suo obiettivo reale, che è appunto tutta quella fascia che va da Kharkiv ad Odessa, che non è detto che prenderà, ma magari ne prenderà una parte.

                          Quindi non credi che gli ucraini siano stati più bravi nell’arte della guerra, almeno su quel fronte militare, e che si è trattato di una vera e propria ritirata?

                          Gli ucraini sono stati bravi, io continuo a dirlo. Secondo me la sottovalutazione di Putin è stata il fattore Zelens’kyj. Lui pensava di trovarsi davanti un altro Ashraf Ghani, un nuovo Afghanistan, invece Zelens’kyj è lì, si fa vedere, parla ogni giorno con i leader occidentali, è il vero collante della resistenza ucraina, e militarmente parlando gli ucraini se la stanno cavando bene. È un esercito nettamente migliore di quello del 2014, può godere delle armi occidentali… adesso la prova importante sarà questa, con il piano B e quindi la seconda spallata, soprattutto sui fronti orientali e meridionali. Vedremo un po’ come saranno in grado di rispondere a questa nuova invasione russa. Credo che l’interrogativo da porsi è quale sia lo stato di salute dell’armata di Putin, perché ci sono tante teorie e sarebbe interessante approfondire. Io ancora non ho gli strumenti per farlo, però ci sto lavorando.

                          Zelens’kyj, prima dell’invasione, aveva un gradimento bassissimo. La guerra lo ha rafforzato, complice il fatto di essere rimasto nel paese a guidare il suo esercito?

                          Si è vero, peraltro ti posso dire che sono andato a visitare il battaglione O, che sarebbe una costola di Azov, quindi parliamo dei nazionalisti, da sempre molto critici nei confronti di Zelens’kyj, addirittura qualcuno lo accusava di essere una quinta colonna russa, adesso invece lo sostengono perché è il presidente della guerra. Come dicevo prima, il fattore Zelens’kyj ha fatto la vera differenza in questo conflitto. Peraltro, ne abbiamo parlato anche con Porošenko, c’è anche una convergenza da parte di Porošenko, del suo battaglione di veterani, anche con Zelens’kyj. È commander in chief nel vero senso della parola perché è il presidente della guerra oltre che per come sta gestendo la campagna. Diciamo che sta facendo al meglio quello che era nelle sue corde, ovvero fare l’attore. È entrato nella parte del presidente e sta recitando questa parte in maniera molto calzante immedesimandosi nel ruolo del presidente. È una bella coincidenza che funziona.

                          Ma esistono filo-russi a Kiev? O ancora a Kharkiv, dove ti trovavi fino a qualche giorno fa? Dove sono finiti tutti quegli elettori che fino al 2014 avevano votato per Janukovy??

                          Per quanto riguarda i filo-russi si, ci sono, ma alcuni se ne sono andati, perché magari avevano paura anche di ritorsioni, alcuni si sono riconvertiti, in alcune parti ad esempio del Donbass, anche in Kharkiv molti filo-russi hanno abbandonato il sostegno alla Russia, ma questo anche prima della guerra, e sono diventati più pro-Ucraina, e altri ancora credo abbiano preso le distanze dopo l’invasione. Poi c’è tutto il capitolo di quei filo-russi che sono ancora qui e lavorano in qualche modo per Putin. I vari sabotatori piuttosto che i fiancheggiatori, le quinte colonne, ma quello è un capitolo a parte e riguarda un numero più esiguo. Però è un fenomeno interessante di questo conflitto e abbiamo avuto modo anche di conoscerli e di parlare. Dove sono gli elettori di Janukovy?… ritorniamo alla fattispecie dei filo-russi: non lo so e credo che si guardino bene dal farsi vedere, notare, girare, in questo momento. Il sentimento ucraino è molto anti-russo e anti-Janukovy?.

                          Quando parliamo di resistenza ucraina di chi parliamo? I civili armati partecipano alle operazioni, oppure è gestita esclusivamente dai militari? Si vedono tante armi in circolazione? Sono effettivamente tutti armati?

                          Se parliamo di resistenza, da quello che ho visto a Kiev, a Kharkiv, adesso sono a Dnipro, andrò in Donbass… ho visto sempre una resistenza fatta di militari nel senso di esercito, o militari della guardia nazionale ma sempre militari. Di civili al fronte ne ho visti molto pochi, mi sembra qualcosa di molto più professionale, di militare, o di persone che sono tornate a fare il militare, eccetera. Poi c’è tutto il capitolo dei paramilitari, che però è un qualcosa a sé e se vogliamo sanno combattere tanto quanto, se non più, dei militari stessi. Per quanto riguarda i civili invece ho visto una grandissima mobilitazione di volontari che costituiscono un po’ la spina dorsale di tutto l’apparato a sostegno dei militari, quindi coloro che si occupano della parte della sanità, medici, paramedici, eccetera, e della logistica, trasporto delle armi, dei feriti, dei rifornimenti, che è una gigantesca macchina che è stata messa in piedi proprio dal volontariato e dell’aiuto proveniente dai paesi occidentali. Però devo dire che perlopiù la macchina della difesa sul campo è gestita dai militari. In alcuni casi mi sembra anche abbastanza bene, in altri un po’ meno… però ripeto, c’è stato un grande, incredibile miglioramento, rispetto al 2014 del dispositivo militare ucraino. Si vedono tante armi in circolazione perché siamo in guerra, quindi è logico che girino armi. In realtà io non ho visto questa distribuzione di armi indiscriminata dove i civili prendono le armi in mano. Probabilmente nei posti in cui sono stato c’è stato un controllo maggiore, o comunque è stato fatto in maniera più defilata, però mi hanno riferito di persone che hanno imbracciato il fucile e sono andate in giro armate. È logico che in una situazione di questo genere se si recluta un po’ tutti e gli si mette un’arma in mano c’è un rischio.

                          Hai la sensazione, dalla tua posizione privilegiata, che possa esserci il rischio di una ”sirianizzazione” (proxy war, bassa-mesia intensità ma di lunga durata, continue violazioni del cessate il fuoco in caso di un accordo) del conflitto?

                          C’è il rischio che la guerra diventi a bassa intensità man mano che si restringe l’area di interesse del conflitto, però adesso siamo ancora in una situazione dove il conflitto è ampio perché va da Kharkiv a Odessa, quindi non credo che ci sia questo pericolo. Poi c’è anche l’elemento info, non di info war ma come info di attenzione dell’informazione, che è ancora molto elevato, il che mantiene il conflitto un conflitto vivo. Su ciò che accadrà dopo non lo so, ma io credo che per vedere il dopo dobbiamo aspettare ancora molto, non credo sia un conflitto che si chiuderà in tempi, non dico nemmeno rapidi, ma in tempi visibili. Credo che questa cosa andrà avanti perché non c’è uno spiraglio di dialogo, nessuno vuole concedere qualcosa; Putin vuole portare a casa un risultato e gli ucraini non vogliono concedere un metro quadro di terra, quindi non credo ci siano i presupposti per una soluzione diplomatica né tantomeno militare. La soluzione militare è quella del confronto. Quindi a mio avviso dovremmo aspettare un po’ per vedere quello che succederà dopo, a meno che non ci siano colpi di scena.

                          È bizzarro che quella ucraina sia una guerra difficile da capire, nonostante la massiccia copertura mediatica, e la presenza di molti inviati sul campo. Come spieghi questa contraddizione se effettivamente la consideri come tale…

                          È una guerra strana, è una guerra molto strana, che unisce una dimensione novecentesca, sul campo, cioè una guerra di posizione, una guerra di trincea, quindi addirittura andiamo indietro alla Prima Guerra Mondiale… mi ricordo sempre quando mio papà, che è stato un ufficiale dell’esercito, mi raccontava la Prima Guerra Mondiale come la guerra di trincea, la guerra del freddo patito dai nostri soldati, poi sono andato a rivedere sulle Dolomiti i percorsi scavati delle trincee durante quella guerra… è abbastanza simile per certi versi questa guerra, ma al contempo c’è un elemento proiettato sulle armi sofisticate, i droni. Io sono stato in prima linea, ho visto che loro con i droni telecomandati facevano le ricognizioni per individuare le postazioni, ma poi ci sono i droni turchi, un drone in particolare è diventato l’oggetto e il titolo di una canzone patriottica che sta spopolando su YouTube, quindi insomma tutto proiettato nella dimensione dell’ultramodernismo bellico. Ma, soprattutto, c’è la dimensione dell’info war, ovvero la quarta dimensione bellica che, lo dico in romano, butta tutto in caciara. Nel senso che confonde più che chiarifica, disinforma più che informa, nasconde più che mette in luce, e questo è l’altro grande elemento di questa guerra, che appartiene un po’ a entrambi. Sulla disinformazione mi sembra, da quello che ho visto sul campo, che i russi disinformino un po’ di più e gli ucraini informino un po’ troppo. Però è un elemento che sicuramente non aiuta a capire questo tipo di conflitto. Credo che il compito del giornalista in questo caso sia ancora più importante, cioè mantenere la lucidità e mettere da parte l’emozionalità per guardare, approfondire, riscontrare e formulare una presentazione di news, eventualmente di analisi, che dia al lettore, allo spettatore, all’ascoltatore, gli strumenti con cui giudicare, e non essere lui stesso elemento di giudizio, perché altrimenti viene meno il ruolo dell’osservatore del giornalista e a quel punto tutto è lecito.

                          Nel tuo libro Twenty hai scritto che quelle di Obama e Trump erano, seppur diversamente, due candidature ”rivoluzionarie”, perché in qualche modo rovesciavano gli schemi e disegnavano nuove coordinate politiche e geo-strategiche. Con Biden, a fronte di quanto sta accadendo in Ucraina, la “fine del secolo americano”, è rimandata?

                          Si, l’ho scritto, lo confermo, lo sottolineo. Obama ovviamente primo mandato, perché sul secondo è stato molto soldatino democratico, quindi grande scivolone rispetto al primo mandato. Biden è un ritorno alla fine del Novecento. Biden è un Clinton… meno innovativo, anche perché comunque Clinton è arrivato alla fine del ’92, Biden ha poco da innovare, anche anagraficamente parlando, ma è un ritorno a quel tipo di politica, a quel tipo di establishment, a un certo tipo di globalismo, peraltro fuori tempo massimo. Quindi è, a suo modo, una lunga coda di un Ventesimo secolo in cui l’America ha dominato, nella seconda parte, e credo che si sia portato dietro anche una lunga coda di storia del Ventesimo secolo, perché questo conflitto è un po’ una riproposizione in chiave proxy della contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, dove al posto dell’Unione Sovietica c’è la Federazione Russa di Putin e al posto degli Stati Uniti ci sono le sue proxy, che in qualche modo sono l’Europa e l’Ucraina. Proxy, attenzione, non in senso negativo. Proxy perché, ahimè, Biden li ha usati in questa guerra, salvo poi fare un passetto indietro al momento in cui questa guerra è iniziata; io credo che abbia delle responsabilità molto importanti da questo punto di vista che la storia dovrà chiarire e giudicare. L’elemento interessante è che tutto questo ha apparentemente coeso l’Europa e ha fatto diventare l’Ucraina di diritto un Paese europeo. Ma non perché l’ha deciso Bruxelles, ma perché lo hanno deciso gli ucraini. Cioè, laddove c’erano dei dubbi questa guerra li ha risolti, e quindi in questo senso si è riproposto un concetto dell’Europa che, però, ricordiamolo, è un concetto sempre un po’ novecentesco.

                          Inviato de "La Stampa" in Ucraina, Francesco Semprini, già reporter di guerra, annota le sue riflessioni dal fronte. Un viaggio da Kiev fino al Donbass.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Luke91
                            Bodyweb Senior
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                            Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
                            Buonasera.


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                            Ma la propaganda durante la guerra c'è sempre stata ed è giusto farla

                            È di motivazione per il tuo esercito e può essere demotivante per i tuoi nemici sul campo

                            È un esempio idiota ma pur sempre tratto da una storia vera...il nemico alle porte...stampavano annunci a gogò delle gesta di vassili zajtzev ed i tedeschi si cagavano sotto quando tiravano fuori la testolina con elmetto all'aria aperta, con il rischio di sentire un Mosin Nagant conficcare una pallottola nel loro cranio

                            Hitler aveva un ministro della propaganda..... Goebbels...non pinco pallino

                            Ora con i social è tutto più trasparente e vedi molto di più
                            Originariamente Scritto da huntermaster
                            tu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.
                            Originariamente Scritto da luna80
                            Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?

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                            • Mario12
                              Bodyweb Advanced
                              • Nov 2014
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                              Originariamente Scritto da Luke91 Visualizza Messaggio
                              Ma la propaganda durante la guerra c'è sempre stata ed è giusto farla

                              È di motivazione per il tuo esercito e può essere demotivante per i tuoi nemici sul campo

                              È un esempio idiota ma pur sempre tratto da una storia vera...il nemico alle porte...stampavano annunci a gogò delle gesta di vassili zajtzev ed i tedeschi si cagavano sotto quando tiravano fuori la testolina con elmetto all'aria aperta, con il rischio di sentire un Mosin Nagant conficcare una pallottola nel loro cranio

                              Hitler aveva un ministro della propaganda..... Goebbels...non pinco pallino

                              Ora con i social è tutto più trasparente e vedi molto di più


                              proprio tutto diciamo ...

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                              • Sean
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                                • In piedi tra le rovine
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                                Si vede molto di più ma si continua a capirci poco, a restare cioè nelle "nebbie del conflitto".

                                Vediamo il missile sul terreno della stazione con su scritto "per i bambini" e ancora non si sa chi l'abbia lanciato. A Bucha degli ammazzati con indosso la fascia bianca: chi sono? Collaborazionisti dei russi? Civili ucraini? E perchè in un video si sente un commilitone degli Azov chiedere al suo superiore: "ci sono alcuni con la fascia bianca: gli sparo?" e sentirsi rispondere: "certo!"?

                                Noi vediamo e non capiamo. Si chiede di credere sulla parola, quella di una parte sola, ucraino-occidentale. Credere per fede. Siccome però non siamo in una di quelle teocrazie coraniche con cui gli Usa sono culo&camicia, e siccome nel credo nostro, delle nostre terre, si racconta che nel tempo di Pasqua Cristo risorto invitò Tommaso, che pur vedendoselo davanti era incredulo, a toccare, toccare, toccare con mano le ferite, la carne, il fatto, la prova provata di quella epifania, ecco che il solo vedere non basta per capire e nemmeno per credere, non da questa parte del mondo almeno.
                                Last edited by Sean; 11-04-2022, 22:34:56.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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