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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
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Originariamente Scritto da The_Shadow Visualizza MessaggioLa storia, alla fine, è un eterno ritorno, un alternarsi di quiete weimariana, placido pragmatismo borghese, e di un ripresentarsi degli archetipi, rigettati dalla coscienza borghese in quanto destabilizzanti per la sua permanenza.
Ecco allora che, saturi di gattini e chihuahua su instagram e facebook, riemergono terrificanti i simboli imperituri, sanguigni e archetipali. Ecco il ritorno delle lezioni di jung, evola, eliade, gli archetipi collettivi, i miti della reintegrazione e del sangue, l'asse del mondo,...
Più cerchi di ricacciare nell'inconscio queste forze, più bussano dal basso...e dall'alto...
Il mito non è, come pensano i più, storiella pre-razionale. Il mito è forza sostanziale ed eterna.
Quando ero piccolo, andavo a portare i fiori al milite ignoto. Solo da grande, leggendo gli autori che ho citato, ne ho capito il perchè. Il milite ignoto è "emblema mitico della purezza, della giovinezza, dell'abnegazione, del coraggio e dell’innocenza, il Milite Ignoto rappresenta la figura salvifica in grado di trionfare sul potere dell’Ombra:come mostra la simbologia che lo circonda, nonché i monumenti in cui il corpo viene inumato" (cit. bonvecchio).
Magari è solo per questa presa (sempre parziale) di consapevolezza che sono a scrivere dietro questa tastiera e non sono con l'azov o un ongaro.
E' un piacere interloquire con te.
Incidentalmente vorrei anche aggiungere, come riflessione strettamente personale, che non è importante essere d'accordo o no su quanto un tale sostiene: tu hai mosso spesso e volentieri delle critiche ai miei post, tanti altri hanno fatto lo stesso ma il dialogo è possibile, presentando dunque le varie posizioni, confrontandosi, arricchendosi, sui terreni comuni che possono essere i più svariati: l'educazione o la cultura o la curiosità e simili comuni corridoi di collegamento.
Senza però lo sforzo di comprensione almeno delle basi non si va da nessuna parte.
E' scorante e avvilente, dopo decine di post, trovarsi ancora accusati di "sostenere un dittatore come Putin": vuol dire non averci capito niente. Ora le cose sono due: o io per decine di post mi sono spiegato male, una incapacità esplicativa, o chi ha letto non ci ha capito niente, una incapacità cognitiva.
Io non sostengo nessun Putin, a me della Russia e di cosa accade in Russia non me ne può fregare di meno. Decine di nazioni hanno modelli opposti rispetto alla democrazia occidentale, con tante di quelle il mondo intrattiene rapporti di ogni genere (pensiamo alla Cina, una dittatura comunista, o all'Arabia Saudiata, una stretta teocrazia coranica con la quale gli USA sono alleati) quindi se anche si fosse dei fan del personaggio Putin non ci troverei niente di lunare...però io non lo sono.
Quello che sono è un cultore (come tu hai intuito benissimo da tempo) un culture di una Idea di occidente opposta a questa, che anzi questa precede. Non condivido praticamente niente dell'occidente per come si è andato formando da dopo la II GM. Il mio occidente è quello della culla greco-romana, poi di Carlo Magno, quello pre-illuminista, pre-moderno...pallidamente ancora quello dei grandi imperi europei, dove insisteva un riflesso della originaria, archetipa unità del potere sacro - nelle civiltà prische il re è anche sacerdote, segno che l'Idea che sta all'origine della civiltà è una, organica, in-formata dal principio di ordine superiore e sacrale, civiltà solare, apollinea, ordinatrice, il rovescio dell'imperio del demos. La Roma delle origini lega ancora il potere regale a quello sacrale, e i Cesari torneranno poi ad assumere per sè anche il titolo di pontefice.
E' questo il terreno entro il quale mi muovo, quindi, di necessità, non ho partito, non ho ideologie di appartenenza, meno che mai quelle del trionfo della massa del Novecento.
Appare chiaro che ho nulla da spartire anche con la Russia, che afferisce poi all'universo slavo. Però la Russia con questa sua mossa ha creato una frattura, messo in atto un sommovimento che, qualunque spinta motivazionale abbia alla sua base, ha prodotto di fatto una frattura con la spinta globalista di cui si fa veicolo l'occidente americano sotto al quale l'Europa soggiace. Per questo "dispetto" sostengo la Russia, per l'idea, o forse l'illusione, che possa farsi aggregatrice, o comunque segno, di un ordine multipolare in contrapposizione a quello unipolare.
Quello che la Russia ha invece in sè non mi interessa niente. E' affare dei russi. Mi interessa di più quello che ha l'occidente in sè o forse pure questo ormai mi riguarda poco, è una direzione data irreversibile fino almeno al suo esaurirsi (e il principiare finalmente di un nuovo ciclo).
Mi fa un piacere enorme però vedere questo occidente con la bava alla bocca, perchè la Russia ha deciso di erigere un muro dietro al quale costruire un polo alternativo. Il mondo è ampio, noi non ne siamo il centro, e qualcuno in questo mondo a quella alternativa si aggregherà.Last edited by Sean; 02-04-2022, 10:43:05....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
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«nessun vincolo univa questi morti
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Originariamente Scritto da AlexBrambi Visualizza MessaggioAvete letto Limes di questo mese?...ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioNo. Che dice?
Compralo se riesci, ne vale la pena. C’è anche per Kindle.
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Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza MessaggioIo coltivo molte piante sulla mia terrazza. Durante tutta la primavera e l'estate è pieno di api, bombi e uccelli. Nessuno mi vieta di coltivare la mia terrazza. Ma nelle città contemporanee gli spazi verdi, personali e collettivi, sono estremamente ridotti e molte persone non hanno l'incentivo - e spesso nemmeno la possibilità - di dedicarsi al giardinaggio e godersi un aperitivo sotto il proprio glicine. Quindi, a prescindere dalla mia personale fortuna, penso che la mancanza di verde sia un problema sociale.
La spiritualità, il giardino dell'esistenza, viene disincentivata. La sovrastimolazione impedisce il raccoglimento necessario. Che gli stimoli siano la notifica sul cellulare, la TV, i rumori del traffico o la nuova moda poco cambia. Siamo bombardati.
Il materialismo è onnipresente. Le persone di mezza età si trasformano in mascheroni grotteschi a suon di chirurgia estetica perché l'idea di invecchiare e poi morire viene vissuta come inaccettabile invece che come naturale. Perfino dei giovanissimi si rifanno e assumono fattezze non umane, da bambolotti, perché la natura è vista come qualcosa di primitivo e pauroso da superare - superando così l'inevitabilità della morte. Le tette a forma di palla vengono preferita a quelle a forma di tetta, le facce vengono limate, le labbra gonfiate, conformandosi a uno standard che vuole sfidare la natura.
La società è profondamente malata di senso di sconfitta. Siamo portati a credere che l'unico modo giusto di vivere sia far parte dell'uno per cento della popolazione in termini di ricchezza, bellezza, status, successo. Se sei nel restante novantanove per cento sei un fallito e hai sprecato la tua vita. Conta ciò che si ha - denaro, bellezza, successo - e non ciò che si è.
Persino il mondo della cultura è deformato. I fatti storici vengono riletti in chiave consumistica e capitalista. Questo fatto di duecento anni fa in realtà fu dovuto a problemi su quella rotta comerciale, quel fatto di duemila anni fa fu una risposta a una crisi finanziaria... letture che sarebbero interessantissime, se non tentassero di monopolizzare la scienza e diventare l'unica spiegazione corretta e completa. Idee che sono esse stesse malate di protagonismo come gli uomini della società che le partorisce.
Ed è tutto così. Non ci si può fermare, stare con se stessi, ascoltare la propria interiorità, distrarsi dal carrozzone della dopamina e del consumismo; altrimenti la paura del decadimento e della morte tornano ad affacciarsi, e non siamo più capaci di accettarla questa morte e abbracciarla come parte naturale della nostra esperienza.
Inviato dal mio SM-G986B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Quando leggo certi commenti, ma anche alcuni articoli non sono da meno, mi torna sempre in mente il rimprovero di Virgilio a Caronte nella Divina Commedia:
"Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare"sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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Kiev, non ci sarà nessuna “afghanizzazione”
«Non ci sarà nessuna “afghanizzazione” e nessun lungo conflitto russo come qualcuno si aspetta. La Russia lascerà tutti i territori tranne il sud e l’est, cercherà di scavare lì, impostare la difesa aerea, ridurre drasticamente le perdite e dettare i termini. Senza armi pesanti non saremo in grado di cacciare la Russia». Così il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podoliak su twitter.
Mosca, ucraini in ritirata da Novobakhmutovka
Le unità armate della Repubbica popolare di Donetsk hanno conquistato la maggior parte di Novobakhmutovka, centro della regione, e stanno combattendo le forze della 25/ma brigata aerea ucraina in ritirata. Lo ha detto il ministero della Difesa russo.
La Stampa...ma di noi
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L’economia russa tiene (e il rublo recupera sul dollaro), le sanzioni contro Mosca funzionano davvero?
L’economia russa sta reggendo alle sanzioni. Ma reggerà agli autogol di Putin? Che le sanzioni siano un’arma a doppio taglio, che può ferire anche chi le impone, è cosa nota. Ma sono, quantomeno, efficaci per punire chi le subisce? Proprio in queste ore, ad esempio, il rublo ha recuperato sul dollaro tornando ai valori pre-aggressione russa contro l’Ucraina, attestandosi a quota 76 (-5,263%). In breve, per l’acquisto di un dollaro servono adesso 76 rubli, contro gli 84,95 del 24 febbraio e i 139,7 registrati il 7 marzo nel momento di massima debolezza.
L’efficacia delle sanzioni
Tornando all’efficacia delle sanzioni la risposta è complessa. E l’esperienza passata non è di eccessivo conforto (come ricorda Ferruccio de Bortoli). Qualche giorno fa, in un intervento su Project Syndicate, il politologo britannico, e membro della Camera dei Lord, Robert Skidelsky ha ricordato che due sarebbero le domande da farsi (e che troppo spesso non ci si fa): «Primo, a che punto le sanzioni diventano un percorso verso la guerra piuttosto che un’alternativa ad essa? Secondo, cosa dovrebbero raggiungere tali misure e quanto possono essere efficaci?». E aggiungeva che «mentre non c’è dubbio che le sanzioni occidentali alla Russia abbiano notevolmente aumentato, per i comuni russi, i costi della guerra di Putin, nessuno si aspetta che questo porrà fine al conflitto».
In verità, l’Economist scrive che l’economia russa sta rispondendo alle sanzioni meglio di quanto molti pensassero (o sperassero). Alcune misure prese da Mosca, come l’obbligo per ogni azienda esportatrice di convertire in rubli l’80% degli introiti in moneta straniera, le limitazioni agli scambi in Borsa o l’innalzamento dei tassi di interesse dal 9,5% al 20%, hanno fatto risollevare la moneta ed evitato, per il momento, un crac finanziario. Ma anche l’economia reale russa non sembra troppo male in arnese. I prezzi dei beni importati sono saliti, ma gli aumenti non sono generalizzati. Quanto all’economia nel suo complesso, «secondo una stima Ocse che utilizza i dati di ricerca su Internet, il Pil russo nella settimana fino al 26 marzo è stato di circa il 5% superiore rispetto all’anno precedente. Altri dati “in tempo reale” raccolti dall’Economist, come il consumo di elettricità e i carichi ferroviari di merci, stanno reggendo. Un tracciatore della spesa prodotto da Sberbank, la più grande banca russa, è leggermente in aumento nel confronto anno su anno».
La russia in recessione
È vero che la maggior parte degli economisti continua a prevedere che la Russia entrerà comunque in recessione nel corso di quest’anno. Se, però, il calo del Pil sarà davvero fra il 10 e il 15%, come stimato da alcuni esperti, dipenderà, secondo il settimanale britannico, da tre fattori. «Il primo è se, con la guerra che si trascina, i russi comuni inizieranno a preoccuparsi dell’economia e ridurranno le spese, come è successo nel 2014, quando la Russia ha invaso la Crimea. Il secondo è se la produzione russa alla fine si fermerà perché le sanzioni bloccano l’accesso delle aziende alle importazioni dall’Occidente. Il settore aeronautico russo sembra particolarmente vulnerabile, così come l’industria automobilistica. Eppure molte grandi imprese nate in epoca sovietica sono abituate a operare senza importazioni. Se c’è un’economia che può avvicinarsi al sopportare di esser tagliata fuori dal mondo, è quella russa. Il terzo e più importante fattore riguarda le esportazioni russe di combustibili fossili.
Nonostante l’enorme numero di sanzioni impostele, la Russia sta ancora vendendo circa 10 miliardi di dollari di petrolio al mese ad acquirenti stranieri, equivalenti a un quarto delle sue esportazioni prebelliche; continuano ad affluire anche i ricavi dalla vendita di gas naturale e altri prodotti petroliferi. Ciò fornisce una preziosa fonte di valuta estera con la quale acquistare alcuni beni di consumo e parti da Paesi neutrali o amici. A meno che ciò non cambi, l’economia russa potrebbe reggersi in piedi ancora per qualche tempo».
Gli autogol di Putin
Una quarta incognita che forse bisognerebbe aggiungere sono, però, i possibili «autogol» di Putin (e non soltanto sul fronte bellico). Uno dei quali, secondo il Financial Times, è stata la richiesta, a chi compra gas e petrolio russi, di pagare in rubli. Non soltanto, di fronte alla fermezza dimostrata dall’Europa, in particolare da Germania e Italia, Mosca ha dovuto fare retromarcia (qui l’analisi di Federico Fubini). Ma la misura avrebbe comunque fatto più danni che altro. Da un lato, l’obbligo già vigente di convertire in rubli, come ricordato sopra, l’80% del ricavato da esportazioni, avrebbe reso la misura poco rilevante dal punto di vista finanziario e di sostegno monetario al rublo. Dall’altro, quella che doveva essere una misura in larga parte propagandistica, da presentare ai russi come punizione verso l’Occidente che ha osato punire Mosca, si è rivelata un doppio smacco. Primo, per la necessità di fare frettolosamente retromarcia. Secondo, perché l’imposizione era una palese violazione dei contratti stipulati, che specificano la valuta in cui effettuare i pagamenti (come appunto Germania e Italia hanno subito fatto notare). Una macchia sull’immagine russa di affidabilità nelle forniture ai clienti. «Ogni incentivo di breve termine al rublo — conclude il Financial Times — sarà sopravanzato da un danno di più lungo termine alla credibilità russa come controparte». Tutto ciò, ovviamente, non cancella gli errori occidentali — con, anche in questo caso, Germania e Italia in prima fila — nel legarsi mani e piedi alle forniture di gas russo
CorSera...ma di noi
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Originariamente Scritto da AlexBrambi Visualizza MessaggioNon l’ho ancora finito, è un libro. Poi proverò a riassumere qualcosa.
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Dieci tesi sul presente conflitto
di Marcello Veneziani
Ma qual è in sintesi il motivo del tuo, del vostro dissenso riguardo alla guerra in corso e alla vulgata dominante in Occidente? La richiesta mi è giunta da alcuni studenti liceali. Provo a riassumerlo in dieci tesi, che non pretendono di essere verità perentorie ma interpretazioni differenti. Vorrei che fossero accolte almeno come dubbi per leggere diversamente il corso degli eventi e non appiattirsi su quel che impone o somministra la Fabbrica del Consenso. Ma con una doppia premessa: l’attacco russo all’Ucraina va comunque condannato, in modo netto; la pietà e il soccorso alle popolazioni ucraine sono sacrosanti.
1) L’America di Biden non lavora per la cessazione del conflitto ma per la sua perpetuazione, perché il suo scopo non è salvare l’Ucraina ma eliminare Putin. Gli attacchi continui a Putin – criminale di guerra, macellaio – uniti al rifornimento di armi imposto anche agli alleati, servono in realtà a prolungare, aggravare e allargare il conflitto, incattivire la Russia e far sentire Putin braccato e pronto a usare le armi della disperazione o a fare blocco con la Cina. Biden fa rimpiangere Trump alla Casa Bianca.
2) I danni procurati alla Russia con le sanzioni e le ritorsioni provocano almeno gli stessi danni all’Europa e all’Italia e in prospettiva ci portano verso un’economia di guerra dagli esiti drammatici. Perché le misure antirusse non ricadono minimamente sugli Stati Uniti ma sui suoi alleati; così come la crisi geopolitica è sofferta dall’Europa e non certo dagli Usa, per la loro lontananza.
3) Se non circoscriviamo il conflitto e non lavoriamo per la sua rapida cessazione, rischiamo di subire una crisi economica, energetica e poi sociale senza precedenti, perfino peggio di quella prodotta dal covid. È necessario attivare tutti i mediatori possibili per una soluzione negoziale, partendo dalla stessa disponibilità espressa da Zelenskij a rendere l’Ucraina zona neutrale, non incardinata nella Nato.
4) Il riarmo dell’Europa, la costituzione di un esercito europeo e l’aumento delle spese militari, potrebbero anche essere una necessità; ma farlo alle dipendenze strategiche e militari della Nato e degli Usa, su loro input e in fondo con le loro finalità, che non coincidono con gli interessi europei, è una sciagurata follia.
5) Putin non minaccia l’Europa e l’Occidente ma l’attacco all’Ucraina può avere due chiavi di lettura, anche intrecciate: nella peggiore delle ipotesi, Putin vuole ripristinare la Grande Russia e l’Unione Sovietica annettendosi l’Ucraina, come del resto è stato negli ultimi tre secoli ed è giusto ostacolare questo proposito; nella migliore delle ipotesi vuole impedire che l’Ucraina diventi spina nel fianco e base militare della Nato puntata contro la Russia. E su questo va intavolata la trattativa. Ma in entrambi i casi il proposito di “attaccare l’Europa” non esiste.
6) I precedenti di questa guerra sono il golpe in Ucraina del 2014, la persecuzione della minoranza russa, lo strisciante revanscismo nazista, l’installazione di laboratori biochimici e centri di addestramento Usa sul territorio ucraino, l’annuncio delle basi militari Nato, oltre che l’ingresso dell’Ucraina in Europa. Che questi motivi siano diventati pretesti per l’aggressione di Putin è possibile; ma non toglie che siano fondati.
7) Se Putin è criminale di guerra lo è almeno quanto i vari presidenti statunitensi e britannici che hanno fatto bombardare città, ospedali e scuole e ucciso popolazioni civili e bambini in Iraq, in Libia, nello Yemen, in Siria, in Serbia, in Kosovo, e in tante altre località. Uccidendoli a volte anche in tempo di tregua con l’embargo ai medicinali e ai generi di prima necessità.
8)-Lo spartiacque tra il bene e il male secondo il metro americano, non è la democrazia, la libertà, la tutela dei diritti civili, ma la convenienza strategica. Gli Stati Uniti non hanno alcuna remora di avere nella Nato un autocrate come Putin, il turco Edogan e di avere come tradizionale alleato, l’Arabia saudita in cui i diritti civili sono calpestati.
9) I pericoli che minacciano l’Occidente sono quattro: a) l’espansione globale dei cinesi, la conquista di interi continenti e l’esportazione del loro modello nel mondo; b) l’espansione demografica e migratoria dell’Islam in un Occidente svuotato di nascite e di valori; c) il suicidio assistito dell’Occidente stesso in preda al nichilismo, alla perdita di vitalità, alla vergogna per la propria civiltà. d) La volontà di onnipotenza degli Usa che con i Dem vogliono essere l’Impero del Bene e i gendarmi del mondo che decidono i diritti o gli stati canaglia sulla base dei loro interessi, generando reazioni in tutto il mondo.
10) A differenza di alcuni partner europei che sono recalcitranti e critici verso gli imperativi di Biden, l’Italia di Draghi e dei Dem è il paese che più si è allineato ai Falchi, auspica l’invio di nostre armi e soldati, l’eliminazione di Putin in quanto criminale di guerra. E la grancassa di tv e media, nella loro ossessione monotematica, come ai tempi della propaganda di guerra, si è conformata e non ammette dissensi. Una linea che tradisce la tradizione politica di prudenza e di trattativa che ha caratterizzato l’Italia e la nostra Repubblica, guidata da Moro, Andreotti, Craxi. Avere in tempo di guerra un alto commissario euro-atlantico a Palazzo Chigi anziché un leader politico, ci sta esponendo a questi effetti.
Questi sono i motivi del nostro ragionato dissenso. Chi conclude che siamo filoPutin o è in malafede o è un cretino. Amiamo la verità e siamo per l’Italia, per l’Europa e per un mondo equilibrato, pacifico e multipolare.
MV, La Verità (28 marzo 2022)...ma di noi
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