Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Sly83
    CAVETTERIA INCLUSIVA
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    Originariamente Scritto da valium Visualizza Messaggio
    Sly dovresti usare termini per far comprendere i concetti anche ai più zoticoni

    nel dubbio non leggerei le cazz@te che scrivo, prendo la mia permanenza sul forum piu’ come un diario per fissare pensieri del momento, che andrebbero altrimenti persi.

    C’ho dentro i miei ultimi 20 anni di robe che mi son passate per la testa



    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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    • Barone Bizzio
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      Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
      entro in stra punta di piedi perché ne ho proprio un'infarinatura, ma visto che in sti giorni abbiamo parlato tanto, indirettamente, di butterfly effect geopolitico... Anche qui lo scacchiere era talmente complesso che si, probabile Stalin fosse stato colto di sopresa e si fidasse, ma il patto con Hitler fu azione dovuta anche da un altro fattore: il GIAPPONE. La Russia era già in guerra. Impegnarsi sui due fronti opposti sarebbe stato impossiible e in Europa poco si sapeva di quella guerra che si combatteva così lontano.

      Tra l'altro da questi episodi viene fuori quanto una singola persona possa in qualche modo contribuire alle sorti di milioni. Un ruolo primario lo ebbe Sorge (chad onnipotente, me lo immagino personaggio carismatico come Neeson in Shinderl's list ), agente segreto tedesco, spia per conto dei sovietici che inviato in giappone riuscì a capirne le intenzioni comunicando a Mosca che il Giappone in quel momento non aveva intenzione di proseguire una guerra contro l'Unione Sovietica.
      Ne risultò che Stalin decise di inviare al fronte europeo le divisioni in Mongolia senza il patema di occuparsi del fronte orientale. Tra quelle divisioni c'era un certo generale Zukov, che poi andò a Stalingrado...Il resto è storia
      C'è un bellissimo convegno di Barbero su Richard Sorge, l'hai visto?

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      • Sly83
        CAVETTERIA INCLUSIVA
        • May 2003
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        Questo?

        Li ho visti/sentiti oramai quasi tutti



        Originariamente Scritto da Giampo93
        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
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          • In piedi tra le rovine
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          Intanto direi molto importante oggi Bennett, il premier israeliano, che è andato a Mosca e ha parlato di persona (e non al telefono) con Putin e per ben 3 ore.

          Mi pare la notizia di giornata. 3 ore non sono poche e si saranno detti parecchie cose. Si sta muovendo Israele, che, lo sappiamo, ha grandi interessi e legami in Russia ma anche tanti rapporti e legami con gli USA e quindi meglio di loro in questo crocevia non c'è nessuno.

          Vedremo cosa uscirà fuori.
          Last edited by Sean; 06-03-2022, 00:51:46.
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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          • Sly83
            CAVETTERIA INCLUSIVA
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            Casca proprio a fagiuolo



            Originariamente Scritto da Giampo93
            Finché c'è emivita c'è Speran*a

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            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
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              Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
              entro in stra punta di piedi perché ne ho proprio un'infarinatura, ma visto che in sti giorni abbiamo parlato tanto, indirettamente, di butterfly effect geopolitico... Anche qui lo scacchiere era talmente complesso che si, probabile Stalin fosse stato colto di sopresa e si fidasse, ma il patto con Hitler fu azione dovuta anche da un altro fattore: il GIAPPONE. La Russia era già in guerra. Impegnarsi sui due fronti opposti sarebbe stato impossiible e in Europa poco si sapeva di quella guerra che si combatteva così lontano.

              Tra l'altro da questi episodi viene fuori quanto una singola persona possa in qualche modo contribuire alle sorti di milioni. Un ruolo primario lo ebbe Sorge (chad onnipotente, me lo immagino personaggio carismatico come Neeson in Shinderl's list ), agente segreto tedesco, spia per conto dei sovietici che inviato in giappone riuscì a capirne le intenzioni comunicando a Mosca che il Giappone in quel momento non aveva intenzione di proseguire una guerra contro l'Unione Sovietica.
              Ne risultò che Stalin decise di inviare al fronte europeo le divisioni in Mongolia senza il patema di occuparsi del fronte orientale. Tra quelle divisioni c'era un certo generale Zukov, che poi andò a Stalingrado...Il resto è storia
              Stalin deve ringraziare l'eroismo, la tenacia, la disponibilità al sacrificio del suo popolo, perchè senza quelli altro che "i milioni di uomini ed i carri armati"...senza quelli Mosca, come immaginato in Fatherland, sarebbe diventata un lago e la Russia fino agli Urali un luogo di fattorie per amene vacanze ariane.

              Hitler sbagliò nel non valutare bene le reazioni dell'Inghilterra, che era sì ariana ma che prima di tutto era una potenza marittima e commerciale, per cui avrebbe preferito sparire piuttosto che veder crescere la Germania, in specie la Germania mossa dal nazionalsocialismo, dunque una via altra rispetto al capitalismo e al comunismo...e quindi non dette la pace ad ovest ad Hitler, che così dovette aprire il secondo fronte (quello vero, il vero fine di Hitler, cioè prendersi tutto lo spazio fino agli Urali) con la Russia nel mentre era ancora attivo quello ad ovest con l'Inghilterra e con gli Stati Uniti sullo sfondo.

              Se la Germania avesse potuto dedicarsi solo all'Est oggi il problema in Ucraina e di cosa farà Mosca non lo avremmo avuto, perchè non sarebbero più esistenti nè operanti nè l'una e nè l'altra.
              Last edited by Sean; 06-03-2022, 00:36:07.
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • marcu9
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                Originariamente Scritto da Sean
                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
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                  • In piedi tra le rovine
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                  Il progetto strategico per come lo ipotizza chi crede che Putin voglia prendersi mezza Ucraina. La tenaglia che a mano a mano si andrà chiudendo ad est del Dnieper, a sud coinvolgendo anche Odessa.

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                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
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                  • Mario12
                    Bodyweb Advanced
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                    buongiorno miei cari futuri rifugiati

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                    • Sean
                      Csar
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                      Mike Mullen: «Con una no-fly zone si rischia una guerra tra la Nato e la Russia»

                      Gli scenari spiegati dall’Ammiraglio Mike Mullen, ex capo di stato maggiore delle Forze armate Usa, appena tornato da Taiwan: «Con una no-fly zone si rischia la guerra tra Mosca e l’Alleanza. Putin è determinato a prendere le città, ma non sarà la fine del conflitto»

                      L’ammiraglio Mike Mullen, dal 2007 al 2011, sotto George W. Bush e poi Barack Obama, è stato il capo di stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, la carica militare di più alto rango e il principale consigliere militare del presidente. Ha parlato con il Corriere della sera in questa intervista esclusiva. (Qui la versione in inglese)

                      Il convoglio di mezzi russi a nord di Kiev si è fermato e si parla da tempo di uno sbarco a Odessa che non è ancora avvenuto. I russi stanno incontrando difficoltà o l’attesa fa parte della loro strategia?
                      «Sin dall’inizio è stato molto difficile entrare nella testa di Putin, e continuerà ad esserlo. Inoltre sin dall’inizio ci sono stati tre assi dell’invasione, e penso che alla fine al minimo alla fine Putin controllerà in pratica Donetsk e Lugansk, nella misura in cui non li aveva già per via della popolazione russa e delle milizie che aveva già sul posto. Il secondo asse è il porto di Odessa e il Mar Nero ed è vitale per via dei commerci: è una seconda area da cui può spingersi verso nord-ovest, se vuole. E il terzo asse, che più di tutti è la chiave nella sostanza e nella percezione è la capitale; 190,000 truppe sono tante, ma non bastano a controllare il Paese. Se Putin raggiunge i tre obiettivi, non sono abbastanza per controllarli. Una delle questioni aperte, prima dell’inizio del conflitto, era il livello della resistenza, che si è rivelato straordinario e ha un leader straordinario. Sono stato al fianco di leader per tutta la mia vita, Zelensky è straordinario. La resistenza ha cambiato il gioco. Ora Putin deve capire: 1) Come prendere il Paese, cosa che ritengo sia determinato a fare; 2) Come mantenere il controllo. Se in un Paese di 44 milioni di persone hai una resistenza del 10%, fa 4 milioni, sono tanti, e dobbiamo aiutarli. È una lotta molto più difficile di quanto Putin si aspettasse. Ero capo di stato maggiore nel 2008, quando Putin andò in Georgia, un Paese assai più piccolo, ma anche lì fecero esercitazioni in numeri superiori a quelli visti prima e poi entrarono. Non sarà così facile stavolta. In Georgia la battaglia fu abbastanza dura: i russi non combatterono bene, ebbero problemi, ma poi usarono la superiorità numerica sopraffacendo i georgiani. Sospetto che con un aumento del livello d’attacco sulle città ucraine — incoerente e casuale in termini di edifici colpiti e distrutti — ora Putin userà forza massiccia: tutte e 190.000 le truppe sono entrate nel Paese, cercherà di schiacciare le città principali. Se potesse, non distruggerebbe Odessa, non livellerebbe Kiev riducendola in una Stalingrado. Ma io credo che farà quello che farà quello che serve. Ma poi come farà a controllare il Paese? Ci vorranno secondo le stime tre, quattro o cinque volte il numero di truppe che ha adesso. Dove le prende? E se lo fa, c’è questa possibilità spaventosa di truppe russe al confine polacco e romeno, che aumenta notevolmente il potenziale di uno scontro Est-Ovest».

                      Ci sono scenari diversi su come potrebbe andare a finire questa guerra. Lei ne ha descritti alcuni. Uno di essi è il «pantano»: Putin prende il Paese ma la battaglia continua per un lungo periodo.
                      «In realtà non è la fine. Purtroppo siamo stati per anni in Afghanistan, come i russi prima di noi. Ci vuole molto tempo perché queste cose finiscano: anni, decenni, francamente».

                      C’è dunque questa possibilità che prenda Kiev e Odessa e che la guerriglia continui.
                      «Sì, corretto».

                      Quali sono gli altri scenari? una guerra Nato-Russia? Una nuova Cortina di ferro?
                      «La guerra Nato-Russia è... non penso e spero certamente che non succeda. La gente ne parla come qualcosa che potrebbe accadere, ma vorrei che non diventasse reale semplicemente parlando della possibilità, anche se certamente in caso di fuoriuscite... E ripeto chissà cosa sta pensando Putin... ma chiaramente da parte della Nato e dell’Occidente, è qualcosa che non vogliamo che accada. Una guerra sul terreno in Europa sarebbe tremenda, non solo oggi ma lo è stato storicamente. Ci saranno sforzi davvero significativi per assicurarsi che non accada. Qual che è davvero difficile capire è l’effetto delle sanzioni. In passato sono stato scettico sulle sanzioni, perché di solito sono selettive e facili da aggirare, individui come Putin sono stati in grado di farlo evitando di essere personalmente colpiti. Ma stavolta con l’entrara in vigore rapida di sanzioni, che riguardano anche SWIFT e con quello che sta succedendo all’economia russa e la rapidità in cui il mondo li sta isolando e schiacciando, avremo una nuova Russia dopo tutto questo. Non so che cosa significhi: una nuova struttura di sicurezza nel mondo e in Europa, una ristrutturazione della sicurezza energetica, in cui la dipendenza da Putin e la loro inaffidabilità sarà un tema centrale e ci saranno decisioni difficili da prendere. Ciò che ha fatto il leader tedesco è incredibile. Se pensate che 1) È nuovo; 2) La sua politica storicamente è stata di cercare di lavorare con la Russia; 3) Hanno abbandonato rapidamente, anche se forse troppo rapidamente, il nucleare. Penso che sia incredibile e un grande messaggio al mondo su ciò che i leader devono fare. E ci sarà la necessità, come durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i Paesi dovevano fare dei sacrifici per garantire un futuro migliore. Facciamo l’esempio del grano: la Russia e l’Ucraina controllano circa il 25% del mercato del grano. I prezzi di grano, mais, soia è aumentato e dovremo fare dei sacrifici per adeguarci, tutti dovranno farli, perché siamo così interconnessi globalmente.
                      E l’ultima questione è il ruolo enorme della Cina- Sappiamo tutti che il 4 febbraio Putin e Xi Jinping hanno firmato un accordo, sono i due leader peggiori del mondo per quanto mi riguarda. Da una parte la Cina è bloccata con Putin: Xi Jinping non prenderà le distanze da lui. E d’altra parte però se non prende le distanze, che cosa farà? Io ho paura che rafforzerà il suo sostegno a Putin. Questo conflitto tende a cristallizzare l’opposizione tra democrazie e autocrazie, bisognerà prendere decisioni difficili. Ma sono stato incoraggiato da ciò che ho visto in Ungheria e in Polonia, Paesi che avevano preso la deriva verso la destra autoritaria. Anche Erdogan in Turchia, che certamente si è mosso nella colonna dell’autoritarismo, sta cercando di capire come risolvere la crisi anziché sedersi a osservare».

                      Pensa che Putin miri a Moldavia e Transnistria?
                      «Nessuno lo sa. Certo, le possibilità sono più reali a seconda di come vanno le cose. Quando ero in servizio ed ero coinvolto nella Nato, passavo molto tempo con i fratelli dei Paesi Baltici quando visitavo Estonia, Lettonia e Lituania. Era 15 anni fa, ma anche nelle giornate migliori, loro si preoccupavano proprio di quello che mi chiedete. Non oso immaginare quanto siano preoccupati adesso. È una questione della forza fisica della Russia che può semplicemente srotolarsi su di loro, e non vogliono tornare indietro. Temo che chi di noi non ha vissuto sotto quel regime e nel Patto di Varsavia e ha avuto la fortuna di essere in Occidente durante tutta la Guerra Fredda, non capisca fino in fondo la loro prospettiva e che dunque non facciamo abbastanza per evitare che le loro paure si realizzino. Lo stesso vale per la Moldavia e per quello che chiamo il “ponte missilistico” di Kaliningrad, tra due nazioni. Non c’è dubbio che strategicamente Putin voglia riprendere quanto più possibile. Perciò in generale io mi preoccuperei: meglio presumere che sia quello che vuole e fare di tutto perché non accada».

                      Se Erdogan limita il passaggio alle navi russe dal Bosforo può ostacolare le loro operazioni nel Mar Nero?
                      «Nella mia vita precedente, sapevo molto sulla situazione nel Bosforo e conosco bene la Convenzione di Montreux e come i turchi vogliono controllare quelle acque. Non so quali siano le regole adesso, ma la Marina Usa — noi dovevamo chiedere il permesso per entrare. E c’erano delle limitazioni sul numero di giorni e di navi che potevano stare là: 72 o 96 ore e poi si tornava indietro, a meno che non ci fosse un’eccezione. Quello che dico per implicazione — perché non ho seguito da vicino ma i turchi stanno riprendendo il controllo, rifiutando di far passare i russi — è che questo sarà fonte di tensione per la Turchia, per Erdogan e per la Nato. Non dovremmo dimenticare che, per quanto la Turchia possa essere complicata, è membro della Nato ed è fondamentale che agisca in congiunzione con l’Alleanza, perché quelle acque sono critiche e c’è la possibilità che diventino un altro punto di grande tensione. I russi ne hanno bisogno, hanno bisogno di Odessa e di un semi-controllo sul Mar Nero, ad un certo punto avranno bisogno di quel porto commercialmente ed economicamente».

                      Quali sono le difficoltà di una sbarco anfibio a Odessa?
                      «La difficoltà è lo sbarco stesso. Se lo fai domani o in tre settimane non sarò meno difficile, è una operazione davvero dura da eseguire. Non so quanta fretta abbiano. Se prendi il Paese, la capitale, magari arrivi al punto in cui gli ucraini e i loro leader alzano le braccia e dicono “basta”; allora puoi entrare tranquillamente a Odessa anziché combattere brutalmente la resistenza».

                      Il fiume Dnipro, che divide e collega l’Ucraina, sarà cruciale in questa guerra?
                      «Penso che sarà cruciale ed è chiaramente centrale. Dalla mia prospettiva, è una delle ragioni per cui vedi tante armi a lungo raggio. La questione sta diventando: Putin può portare alla resa gli ucraini bombardando indiscriminatamente le città con i missili, in modo che il Dnipro non entri in gioco? Se invece deve fisicamente circondarle, il fiume giocherà un ruolo maggiore, può essere un ostacolo e prolungare il conflitto. Bisogna guardare gli sviluppi in questi quadranti interdipendenti. I media Usa sono affascinati dallo stallo del convoglio di 40 chilometri ma ci sono altre cose di cui preoccuparsi. Si muoverà prima o poi, come i mezzi anfibi. Anche se non lo hanno fatto finora, questo non significa che siano bloccati. Nemmeno lontanamente».

                      Gli ucraini continuano a chiedere una no-fly zone, la Nato lo esclude.
                      «Capisco la richiesta, ma la possibilità di un conflitto tra la Russia e la Nato aumenta significativamente con una no-fly zone. In teoria hai questa zona in cui non si può volare, gestita da Paesi Nato. Se un aereo russo tenta di entrare, ti ritrovi con aerei della Nato a contatto con quelli russi e una delle regole d’ingaggio è: posso sparargli? Una volta che li abbatti, sei in una qualche versione di una guerra con la Russia. È per questo che stiamo evitando la no-fly zone. Se fossimo in guerra con la Russia potremmo metterla in piedi, ma non penso che succederà a breve».

                      Lei è appena stato in missione a Taiwan, martedì e mercoledì scorso: una delegazione di ex Alti ufficiali e funzionari Usa. Che cosa significa l’invasione ucraina per il futuro di Taiwan?
                      «Siamo andati a rassicurarli. Ci sono alcuni paragoni legittimi tra l’Ucraina e Taiwan ma anche differenze. Gli Stati Uniti hanno un rapporto profondo con Taiwan (saranno 43 anni ad aprile). Li appoggiamo nel rispetto della politica dell’unica Cina e l’obiettivo è che nessuna delle due parti si muova né verso la coercizione — che porti a una invasione per prendere Taiwan — né all’indipendenza auto-dichiarata da parte dell’isola. Vogliamo mantenere l’equilibrio. Quattro delle cinque maggiori economie mondiali sono nel Pacifico occidentale, vogliamo la stabilità in questa parte critica del pianeta. Ma con quello che la Russia sta facendo in Ucraina, molti taiwanesi chiedono: dopo toccherà a noi? Noi pensiamo di no. Sono rimasto colpito dalla presidente Tsai e dal mondo in cui affrontano la situazione, lei è stata rassicurata dalla nostra visita, che non era solo simbolica ma sostanziale. Teniamo molto a questo rapporto e non vogliamo che scoppi alcun conflitto là».


                      CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
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                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        "L’uomo è un’invenzione di cui l’archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente. E forse la fine prossima" - M. Foucault

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                        • Françis1992
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                          Secondo il New York Times, gli Stati Uniti e i Paesi alleati lavorano a un piano per garantire una «linea di successione» in Ucraina nel caso in cui il presidente Volodymyr Zelensky venga catturato o ucciso dalle forze russe.”



                          Tessera N° 7

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                            Zelensky abbandonato anche dagli USA che già pensano al successore


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                              Zelensky abbandonato anche dagli USA che già pensano al successore
                              Io non lo leggo così. Semplicemente vogliono garantire una continuità nel caso venisse ucciso visto che restando in Ucraina il rischio è concreto.

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                                Io non lo leggo così. Semplicemente vogliono garantire una continuità nel caso venisse ucciso visto che restando in Ucraina il rischio è concreto.
                                Esatto. Oltre alla continuità politica da un punto di vista pragmatico-razionale, c'è la continuità sotto l'aspetto simbolico.

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