Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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    Socialista col Rolex
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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

    Magari fosse così...ma occorre assumere il punto di vista della bilancia commerciale, cioè delle esportazioni...per cui se a quel punto, proprio perchè il costo dei dazi ricade, per ogni prodotto in entrata negli USA, sul consumatore americano, il danno è nel calo della domanda e dunque, lato Europa, si traduce in un calo della esportazione, quindi della produzione e dunque del mancato incasso a bilancio, dei tagli dei posti di lavoro, e di aumento dei costi dei prodotti interni per compensare, da parte dei produttori, il mancato guadagno estero, e dunque della crescita della inflazione a causa dei prezzi che subiranno i consumatori, cioè noi.

    Si pensi solo all'agroalimentare italiano: https://www.ilsole24ore.com/art/dazi...trump-AHkvgDhB o altri settori: https://www.ilsole24ore.com/art/dazi...schio-AHpweimB

    perchè il consumatore americano, quello medio, si rivolgerebbe a quel punto al prodotto americano (che poi è il fine della politica protezionistica trumpiana, cioè riequilibrare la bilancia commerciale, far spostare la produzione negli USA, far acquistare prodotti interni per aumentare la produzione industriale domestica), e a te calerebbero le esportazioni con le conseguenze elencate sopra.

    Per questo vengono considerati "accettabili" dazi al 10% e gravi o gravissimi dazi a cifre superiori...perchè un aumento delle merci al 10% lo assorbi, sopra no e l'esportazione ti va a mignotte.
    L'agroalimentare italiano non viene comprato perché economico al momento in america e soprattutto non è sostituibile. Non hanno produzione americana al momento e non metteranno certo su. Semplicemente il calo di domanda verrà dal fatto che con gli stessi soldi gli americani avranno inflazione argentina.
    Originariamente Scritto da claudio96

    sigpic
    più o meno il triplo

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    • germanomosconi
      Bodyweb Senior
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      • pordenone
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      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

      Non è la prima volta che succede, ovvero che piloti con problemi psichici o depressivi usino come modo di suicidarsi l'aereo che pilotano, portandosi tutti i passeggeri con sè...un caso famosissimo quello del Germanwings: https://it.wikipedia.org/wiki/Volo_Germanwings_9525 ma ce ne sono molti altri.

      A catastrofe avvenuta poi puntualmente si scopre che quel tizio era "depresso", quell'altro "era stato ultimamente in malattia e prendeva psicofarmaci" e simili...e quindi sarebbe forse da rivedere un attimo i test e gli esami attitudinali e psicologici che fanno i piloti e i controlli periodici, se cioè sono troppo laschi.
      Questo è ancora più grave perché aveva chiesto di poter smettere a differenza di quello tedesco
      Originariamente Scritto da Marco pl
      i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
      Originariamente Scritto da master wallace
      IO? Mai masturbato.
      Originariamente Scritto da master wallace
      Io sono drogato..

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      • miketyson
        Bodyweb Senior
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        • impero romano
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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

        Non è la prima volta che succede, ovvero che piloti con problemi psichici o depressivi usino come modo di suicidarsi l'aereo che pilotano, portandosi tutti i passeggeri con sè...un caso famosissimo quello del Germanwings: https://it.wikipedia.org/wiki/Volo_Germanwings_9525 ma ce ne sono molti altri.

        A catastrofe avvenuta poi puntualmente si scopre che quel tizio era "depresso", quell'altro "era stato ultimamente in malattia e prendeva psicofarmaci" e simili...e quindi sarebbe forse da rivedere un attimo i test e gli esami attitudinali e psicologici che fanno i piloti e i controlli periodici, se cioè sono troppo laschi.
        il fatto è che più succedono e più si allarga la cerchia di altri che potrebbero....poi entrare nella testa di un suicida,mica facile penso. Agghiacciante
        Alboreto is nothing

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        • Sean
          Csar
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          Ucraina: il crepuscolo di una guerra infinita secondo John J. Mearsheimer

          Un vicolo cieco chiamato pace

          Immaginate una scacchiera dove ogni mossa è un ultimatum, ogni pedone un sacrificio, e la partita non prevede pareggi. Questa è la guerra in Ucraina, un conflitto che, a tre anni dall’invasione russa del febbraio 2022, sembra intrappolato in un eterno presente di morte e distruzione. John Mearsheimer, uno dei più lucidi analisti geopolitici, lo aveva previsto: nessuna pace significativa è possibile quando entrambe le parti – Russia da un lato, Ucraina e Occidente dall’altro – si percepiscono come minacciate nella loro stessa esistenza. E oggi, nell’aprile 2025, questa profezia si staglia come un monito: il conflitto non solo persiste, ma si è incancrenito, con prospettive sempre più cupe.

          Perché non si arriva a un accordo? La risposta è semplice, ma brutale: gli obiettivi sono inconciliabili. La Russia vuole un’Ucraina neutrale, smilitarizzata, ridotta a un’ombra di Stato, incapace di rappresentare una minaccia al confine. L’Ucraina, sostenuta dall’Occidente, sogna invece la piena sovranità, l’ingresso nella NATO e la riconquista di ogni metro di territorio perduto, dalla Crimea al Donbass. Sono visioni opposte, che non lasciano spazio a compromessi. Mearsheimer lo aveva detto chiaramente: quando si combatte per la sopravvivenza, non si negozia, si distrugge. E i fatti gli danno ragione. I negoziati di Istanbul del 2022, che avrebbero potuto fermare la guerra, sono naufragati sotto le pressioni occidentali e l’intransigenza russa. Da allora, ogni tentativo di dialogo è stato un esercizio di facciata.

          La Russia e la sua ossessione securitaria

          Per capire dove va questa guerra, bisogna partire da Mosca. I leader russi, da Putin in giù, vedono nell’espansione della NATO verso est una minaccia esistenziale. Non è paranoia, ma storia: dal 2008, quando la NATO promise a Ucraina e Georgia un futuro nell’Alleanza, la Russia ha vissuto con il terrore di vedere basi militari occidentali a pochi chilometri da Mosca. Nel 2022, l’Occidente ha alzato la posta, armando l’Ucraina con miliardi di dollari in aiuti militari e parlando apertamente di “indebolire” la Russia. Per Putin, la guerra non è solo una questione di territorio, ma di sopravvivenza del suo regime e della Russia come potenza.

          Gli obiettivi di Mosca, come li descriveva Mearsheimer, erano chiari: annettere Crimea e parti del Donbass, ridurre l’Ucraina a uno Stato disfunzionale e sostituire il governo di Kiev con uno filorusso. Nel 2025, questi obiettivi sono stati raggiunti solo in parte. La Crimea e quattro oblast’ (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia) sono sotto controllo russo, ma l’Ucraina non è crollata. Il governo Zelensky, nonostante le difficoltà, resiste, sostenuto da un flusso continuo di armi e denaro occidentali. La “denazificazione” e “smilitarizzazione” di cui parlava Putin sono rimaste slogan: l’Ucraina combatte ancora, e la NATO è più presente che mai nella regione. Mearsheimer aveva ragione nel prevedere che una vittoria totale russa sarebbe stata improbabile: l’esercito di Mosca, pur avanzando lentamente, non ha le risorse per occupare l’intero Paese senza un costo insostenibile.

          L’Ucraina: un Paese in bilico tra eroismo e rovina

          Dall’altra parte, l’Ucraina vive un paradosso. È un Paese che resiste con un coraggio che ha stupito il mondo, ma che paga un prezzo devastante. Mearsheimer sottolineava che Kiev vede la Russia come una minaccia esistenziale, e questo non è cambiato. Ogni città distrutta, ogni civile ucciso, rafforza la determinazione ucraina a non cedere. Ma il costo è spaventoso: l’economia è in ginocchio, milioni di persone sono fuggite, e le città orientali sono cumuli di macerie. Nel 2025, l’Ucraina dipende quasi interamente dagli aiuti occidentali, che però iniziano a scricchiolare sotto il peso delle crisi economiche in Europa e delle elezioni negli Stati Uniti, dove il sostegno a Kiev non è più unanime.

          Mearsheimer aveva previsto che l’Ucraina sarebbe diventata un “moncone di Stato disfunzionale”. Questa previsione si è avverata in parte: le regioni orientali sono perdute, e la ricostruzione richiederà decenni. Tuttavia, l’Ucraina non è collassata come Mosca sperava. La controffensiva del 2022 a Kharkiv e Kherson aveva dato speranze, ma quella del 2023, come Mearsheimer aveva anticipato, si è arenata contro le fortificazioni russe. Oggi, la guerra di logoramento continua a dissanguare entrambi gli eserciti, con l’artiglieria russa che mantiene un vantaggio decisivo. L’Ucraina combatte, ma ogni giorno che passa la avvicina a un punto di rottura.

          L’Occidente: il grande burattinaio inceppato

          E poi c’è l’Occidente, il terzo attore di questa tragedia. Per Stati Uniti ed Europa, la guerra in Ucraina è stata un’opportunità per riaffermare la leadership globale e contenere la Russia. Ma, come notava Mearsheimer, l’Occidente ha sottovalutato la determinazione di Mosca e sopravvalutato la propria capacità di sostenere Kiev indefinitamente. Nel 2025, le crepe sono evidenti. L’Europa, alle prese con recessione e crisi energetica, fatica a mantenere il ritmo degli aiuti. Negli Stati Uniti, le elezioni del 2024 hanno portato un Congresso più scettico sul continuare a finanziare una guerra lontana. La promessa di integrare l’Ucraina nella NATO rimane, ma è un miraggio: nessuno vuole rischiare un conflitto diretto con la Russia.

          Mearsheimer aveva avvertito che l’Occidente avrebbe fatto di tutto per impedire una vittoria russa totale, e così è stato. Le sanzioni, gli aiuti militari, l’intelligence: tutto è stato messo in campo. Ma non è bastato a ribaltare le sorti del conflitto. La Russia, pur colpita economicamente, ha trovato nella Cina e in altri partner globali un’ancora di salvezza. L’Occidente, invece, si trova a un bivio: continuare a sostenere un’Ucraina sempre più fragile o accettare un negoziato che sancirebbe una parziale vittoria russa. Entrambe le opzioni sono amare.

          Sul campo: una guerra che divora tutto

          Sul terreno, la guerra è diventata ciò che Mearsheimer chiamava una “guerra di logoramento”. Dopo i successi ucraini del 2022, la Russia ha imparato dai suoi errori: ha mobilitato più uomini, rafforzato le linee difensive e puntato tutto sull’artiglieria, l’arma che decide le battaglie. La caduta di Bakhmut nel 2023 è stata un turning point: i russi hanno inflitto perdite enormi agli ucraini, dimostrando che il tempo gioca a loro favore. Nel 2025, il fronte è statico, con piccole avanzate russe nel Donbass e un’Ucraina che si difende disperatamente. La controffensiva ucraina del 2023, tanto attesa, è fallita, come Mearsheimer aveva previsto, contro le fortificazioni russe.

          Oggi, entrambe le parti sono esauste, ma la Russia ha un vantaggio: una popolazione più grande, un’economia più resiliente e un’industria militare che produce senza sosta. L’Ucraina, invece, dipende da forniture occidentali che arrivano a singhiozzo. Ogni giorno di guerra erode ulteriormente le sue risorse umane e materiali. Mearsheimer aveva ragione: in una guerra di logoramento, il più forte alla lunga prevale.

          Il futuro: un’Ucraina spezzata e un mondo diviso

          Guardando al futuro, il quadro è desolante. Mearsheimer prevedeva che la Russia avrebbe ottenuto una “brutta vittoria”, annettendo territori e riducendo l’Ucraina a uno Stato fragile. Nel 2025, questo scenario si sta materializzando. Mosca controlla circa il 20% del territorio ucraino, e le regioni occupate sono ormai integrate de facto nella Federazione Russa. L’Ucraina sopravvive, ma è un Paese mutilato, con un’economia al collasso e una popolazione decimata. La promessa occidentale di ricostruzione è lontana, e la NATO, pur vicina, resta un sogno.

          Le riflessioni di Mearsheimer si sono rivelate in gran parte corrette. Aveva previsto l’impossibilità di un accordo di pace, la trasformazione della guerra in un conflitto di logoramento e la difficoltà della Russia di ottenere una vittoria totale. Aveva anche anticipato che l’Occidente non sarebbe riuscito a piegare Mosca senza pagarne un costo enorme. Tuttavia, ha sottovalutato la resilienza ucraina e la capacità di Kiev di mantenere il fronte, pur con enormi sacrifici. Inoltre, non aveva previsto il ruolo crescente della Cina come alleato economico della Russia, che ha attenuato l’impatto delle sanzioni.

          Una lezione per l’Occidente

          Questa guerra, come scriveva Mearsheimer, è anche uno specchio per l’Occidente. La NATO ha voluto spingere i suoi confini fino al cuore della Russia, ignorando le linee rosse di Mosca. Ha armato l’Ucraina, ma non abbastanza per vincere; ha promesso protezione, ma non abbastanza per garantire la sicurezza. Il risultato è un’Ucraina devastata e un mondo più diviso che mai. Nel 2025, la guerra in Ucraina non è solo un conflitto regionale: è il simbolo di un ordine globale che si sgretola, dove le potenze si sfidano senza curarsi delle macerie che lasciano dietro.

          “Abbiamo voluto giocare a scacchi con la storia, ma la storia non gioca. Vince sempre lei”. E la storia, oggi, ci sta mostrando un’Ucraina in ginocchio, una Russia ferita ma non doma, e un Occidente che deve fare i conti con i propri limiti. La pace? Forse un giorno, ma non oggi. Non in questo crepuscolo.


          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
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          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Trump: accordo con il Giappone, dazi al 15%. Balzo dei titoli Toyota, Nissan e Honda

            Le trattative tra Unione europea e Stati Uniti d'America entrano negli ultimi 10 giorni di negoziato. Per l’Italia dazi al 30% potrebbe compromettere l'esportazione per 37 miliardi di mancato prodotto venduto

            Trump: accordo con il Giappone, dazi al 15%

            Donald Trump annuncia un accordo commerciale con il Giappone, che investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti a pagherà dazi al 15%. È «l'accordo forse più importante mai fatto. Creerà migliaia di posti di lavoro», afferma Trump sul suo social Truth. Il Giappone, dice ancora Trump, investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, che «riceveranno il 90 per cento dei profitti. Il Giappone aprirà anche il suo mercato al commercio di automobili, furgoni, riso e altri prodotti agricoli».

            Usa incontrano Ue

            Dopo aver annunciato l'accordo con il Giappone sui dazi, il presidente Donald Trump, durante un evento con i Repubblicani in corso a Washington, ha dichiarato che rappresentanti del governo americano si incontreranno nelle prossime ore con quelli dell'Unione Europea. Lo riporta il New York Times.

            ​CorSera
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              Ieri ho sentito da un amico qui negli States, ha dovuto chiudere la ditta, aveva dato un anticipo ai cinesi per il pagamento della merce, poi sono entrate in vigore le tariffe, lui ha finito i soldi, non ne ha più, i Cinesi si sono tenuti merce ed anticipo perchè lui non può pagare le tariffe a Trump, welcome to the new economy.



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                Usa e Ue verso accordo su tariffe al 15%

                L'Unione Europea e gli Stati Uniti si stanno avvicinando ad un accordo commerciale che imporrebbe dazi del 15% sulle importazioni europee, sul modello dell'accordo che Donald Trump ha raggiunto con il Giappone. Lo rivela il Financial Times, citando tre fonti informate e affermando che Bruxelles potrebbe dunque accettare i «cosiddetti dazi reciproci» per scongiurare la minaccia del presidente americano di portarli al 30% entro il primo agosto». Entrambe le parti rinuncerebbero ai dazi su alcuni prodotti, tra cui aeromobili, alcolici e dispositivi medici, hanno aggiunto le fonti.
                Poiché da aprile gli esportatori europei pagano un dazio aggiuntivo del 10% sulle merci destinate agli Usa, questi si confermerebbero, sommandosi ai dazi preesistenti che mediamente ammontavano al 4,8%.

                Intesa Usa-Ue: «L’ok finale spetta a Trump»

                Lo scherma dell'intesa sul quale Ue e Usa hanno lavorato prevede una tariffa di base del 15%, che include la clausola della «Nazione Più Favorita» (Mfn) secondo la quale la tariffa è al 4,8% di media per il commercio Ue-Usa. Lo spiega una fonte diplomatica europea secondo cui lo schema prevede alcune esenzioni ancora da definire. L'Ue potrebbe a sua volta ridurre le proprie tariffe ai prodotti Usa al livello della clausola Mfn o allo 0% per alcuni prodotti. La decisione finale, si sottolinea, spetta al presidente Donald Trump.

                Trump: «Ridurrò tariffe solo a chi accetterà di aprire i propri mercati»

                «Ridurrò le tariffe solo ai Paesi che accetteranno di aprire il proprio mercato. In caso contrario, le tariffe saranno molto più alte. I mercati giapponesi sono ora aperti (per la prima volta in assoluto). Le aziende statunitensi avranno un boom». Lo scrive su Truth il presidente Usa, Donald Trump.


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                  Ucraina, stretta sulle agenzie anticorruzione: le piazze contro Zelensky

                  Prime proteste dal 2022. «Preoccupazione» Ue. Il leader: vi ascolto. E promette una nuova legge

                  «#12414. Così si smonta la democrazia». «Questa legge è la strada verso il totalitarismo». È quasi mezzanotte quando Volodymyr Zelenskyy firma il disegno di legge che smantella l’indipendenza delle principali agenzie anticorruzione del Paese con la scusa di rendere più efficiente il processo giudiziario e di contrastare influenze anti russe. Fuori dalla finestra del suo ufficio vicino alla Casa delle chimere, migliaia di manifestanti gridano «vergogna».

                  Scendono in piazza per il secondo giorno di seguito i giovani ucraini ma anche i veterani con le protesi, nella capitale e in altre città: Leopoli, Dnipro, Odessa. Si protesta sfidando un’altra legge, la legge marziale che vieta assembramenti e che impone il coprifuoco dopo mezzanotte. È la prima protesta pubblica nel Paese dall’inizio dell’invasione russa nel 2022. La 12414 trasferisce maggiori poteri alla Procura generale, organismo soggetto a nomina diretta del presidente, che ora potrà intervenire sull’operato dell’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e della Procura speciale anticorruzione (Sapo), due istituzioni finora considerate indipendenti. Zelensky si difende spiegando che «l’infrastruttura anticorruzione continuerà a funzionare» e annuncia un nuovo disegno di legge in due settimane. Una piccola concessione — «abbiamo sentito quello che la gente dice in strada» — ma che dato lo stop estivo dei lavori parlamentari non placa gli animi.

                  La 12414 permette al procuratore capo ucraino Ruslan Kravchenko, fedelissimo del presidente, di riassegnare le indagini sulla corruzione a investigatori potenzialmente più arrendevoli e persino chiuderle. E arriva dopo le perquisizioni a tappeto presso le sedi di Nabu e Sapo e mentre è in corso un procedimento penale contro Vitaly Shabunin, uno dei principali attivisti anticorruzione in Ucraina e mentre il governo tenta di approvare un disegno di legge per concedere l’amnistia per la corruzione nell’industria della difesa. E non solo.

                  Il Nabu ha puntato gli occhi sull’ex vice premier Oleksiy Chernyshov e su altre figure vicino al presidente. Fermare l’anticorruzione è un tradimento ai principi di Euromaidan che ricorda le malefatte dell’odiato presidente filorusso Yanukovich, dicono i più critici. L’ultima di tante mosse di Zelensky e del consigliere Andry Yermak per accentrare il potere con la scusa della guerra, affermano i più moderati.

                  Perfino Dmytro Kuleba, dimessosi dall’incarico di ministro degli Esteri lo scorso anno, parla di un «brutto giorno per l’Ucraina» e la direttrice del Kyiv Independent Olga Rudenko firma un editoriale durissimo dal titolo «Zelensky ha appena tradito la democrazia ucraina e tutti coloro che lottano per essa».

                  Secondo Politico, la riforma potrebbe compromettere il sostegno internazionale all’Ucraina e fornire nuovi argomenti a chi, come il premier ungherese Viktor Orbán, già da tempo cerca di porre un freno all’avvio dei negoziati di adesione. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso «forti preoccupazioni» per la decisione del governo di Kiev. «Lo smantellamento delle principali garanzie a tutela dell’indipendenza di Nabu rappresenta un grave passo indietro», scrive la commissaria europea per l’allargamento, Marta Kos. A rischio anche le relazioni con Washington. Secondo Axios, firmando la legge il presidente ucraino sta «giocando col fuoco» nei rapporti con Washington, dove la trasparenza in merito all’impiego delle centinaia di miliardi di dollari spesi per gli aiuti a Kiev è già un tema sensibile. D’altro canto, sottolineano ancora fonti del Kyiv Independent, è proprio con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump che il governo di Kiev, visto il disinteresse Usa per le vicende ucraine, si è sentito forte abbastanza da provare a rinsaldare il suo potere.

                  ​​CorSera
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                    Non vedremo mai l'Ucraina nella Nato...questo è pacifico. Altresì è altamente probabile che non vedremo mai l'Ucraina nemmeno nella UE...ma non tanto o non solo perchè trattasi di un paese fuori da ogni minimo parametro di decenza ("democrazia" sospesa sine die, stampa imbavagliata, nessun partito di opposizione, corruzione endemica ad ogni livello, formazioni militari di stampo paranazista associate all'esercito, nessuna garanzia per le minoranze ecc...) ma perchè finchè ci sarà uno stato di guerra non è possibile fare nessuna procedura di ingresso (quale Ucraina dovrebbe entrare se non esiste più una cartina fisica e politica dell'Ucraina?) e l'Ucraina, se mai terminerà ufficialmente questa guerra, ne uscirà stravolta, amputata, economicamente azzerata...per cui, sotto ad ogni riguardo, non avrà le condizioni anche solo appena sufficienti per l'ingresso.

                    Zelensky continua a fare il bello e cattivo tempo, ora imbavaglia le agenzie anticorruzione, in pratica gli ultimi organismi in teoria fuori dal totalitaristico controllo governativo...e se si riflette sul fiume di miliardi di euro e dollari arrivati in Ucraina, si capisce anche il perchè quella caricatura di dittatore abbia deciso di stringere il bavaglio su quelle agenzie.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • fede79
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                      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                      Non vedremo mai l'Ucraina nella Nato...questo è pacifico. Altresì è altamente probabile che non vedremo mai l'Ucraina nemmeno nella UE...ma non tanto o non solo perchè trattasi di un paese fuori da ogni minimo parametro di decenza ("democrazia" sospesa sine die, stampa imbavagliata, nessun partito di opposizione, corruzione endemica ad ogni livello, formazioni militari di stampo paranazista associate all'esercito, nessuna garanzia per le minoranze ecc...) ma perchè finchè ci sarà uno stato di guerra non è possibile fare nessuna procedura di ingresso (quale Ucraina dovrebbe entrare se non esiste più una cartina fisica e politica dell'Ucraina?) e l'Ucraina, se mai terminerà ufficialmente questa guerra, ne uscirà stravolta, amputata, economicamente azzerata...per cui, sotto ad ogni riguardo, non avrà le condizioni anche solo appena sufficienti per l'ingresso.

                      Zelensky continua a fare il bello e cattivo tempo, ora imbavaglia le agenzie anticorruzione, in pratica gli ultimi organismi in teoria fuori dal totalitaristico controllo governativo...e se si riflette sul fiume di miliardi di euro e dollari arrivati in Ucraina, si capisce anche il perchè quella caricatura di dittatore abbia deciso di stringere il bavaglio su quelle agenzie.
                      Semyon Hersh, solo una settimana fa, diceva che Zelensky era al capolinea. Sembra anche che Zelensky abbia chiesto un urgente incontro con Putin o i vertici russi, pare voglia arrendersi o roba simile, ma la fonte è Orsini.
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                      Free at last, they took your life
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                        A bhe se lo dice orsini
                        Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                        Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                        Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                        • KURTANGLE
                          Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                          Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio

                          Semyon Hersh, solo una settimana fa, diceva che Zelensky era al capolinea. Sembra anche che Zelensky abbia chiesto un urgente incontro con Putin o i vertici russi, pare voglia arrendersi o roba simile, ma la fonte è Orsini.
                          se ha combattuto finora non vedo perchè debba arrendersi adesso.
                          il fronte sta tenendo benissimo, ovviamente le armate ucraine indietreggiano ma ad un ritmo lentissimo.
                          se per lui non aveva senso ritirarsi un mese fa non avrà senso ritirarsi neanche adesso.
                          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                          Originariamente Scritto da GoodBoy!
                          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                          grazie.




                          PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                          • Sean
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                            «Zelensky ha sbagliato i conti sulla corruzione. La gente è furibonda: Yermak ha troppo potere»

                            La direttrice del Kyiv Independent Olga Rudenko: Visto dall’estero il presidente può sembrare un eroe, ma le persone non sono mai tutte bianche o tutte nere

                            «La seconda sera di proteste, guardando verso la finestra del suo ufficio, mi sono chiesta cosa stesse pensando Zelensky mentre tutti gridavano furibondi». Olga Rudenko è direttrice del Kyiv Independent media che in questi tre anni e mezzo di guerra è sempre stato molto pacato nei giudizi sul governo. Poi, due settimane fa, la svolta. Rudenko in persona firma un primo editoriale che critica le accuse contro l’attivista anti corruzione Vitaly Shabunin. E, prima che Zelensky firmi la legge 12414 che esautora gli uffici anti corruzione pubblica un secondo commento dai toni ancora più duri

                            Lei ha accusato il presidente di aver tradito il Paese. Ha senso criticare un governo in guerra?

                            «Mi sono interrogata a lungo ed è stata una decisione sofferta. Sappiamo bene quali siano i rischi che comporta una posizione del genere tanto più che la maggior parte della nostra squadra vive e lavora in Ucraina. Ma a maggior ragione sarebbe stato immorale da parte nostra nascondere la questione sotto il tappeto e non denunciare il presidente per quello che sta facendo, ovvero minare la democrazia ucraina».

                            Chi sono gli ucraini che sono scesi in piazza e quali sono le loro istanze?

                            «È un pubblico eterogeneo ma la maggior parte dei manifestanti ha vent’anni. Gli slogan sono quasi tutti di richiesta del veto alla legge che esautora le agenzie anticorruzione, una richiesta obsoleta visto che ormai Zelensky ha firmato il decreto. Ma più che contro Zelensky la gente grida: “Liberatevi di Yermak”».

                            Andriy Yermak, l’eminenza grigia del governo. C’è chi dice che sia più potente di Zelensky stesso...

                            «Tutti vedono e tutti sanno che ha accumulato un potere enorme senza essere nemmeno eletto. Era nell’ombra quando Zelensky è diventato presidente. Ma da quando è stato nominato capo dell’amministrazione è uscito allo scoperto e ora è lui a comandare su tutto».

                            È vero che ha scelto lui i ministri del governo?

                            «Sì. Ma in ultima analisi è responsabilità di Zelensky. Anche la rapidità con cui è stata approvata questa legge dimostra un’intenzionalità che viene solo da un ordine diretto del presidente».

                            Le proteste continueranno?

                            «Non vedo alcun segno che Zelensky voglia sostituire Yermak o limitare il suo potere. Sembra che nutra ancora piena fiducia e non ho sentito o visto nulla che mi faccia credere che le cose siano cambiate. Sebbene Zelensky abbia annunciato una nuova legge credo che le proteste, anche qualora dovessero fermarsi, riprenderanno appena ci sarà un nuovo motivo. La gente è furibonda».

                            Anche Stati Uniti ed Europa non sembrano averla presa bene...

                            «Sì. Capisco che visto dall’estero Zelensky può sembrare l’eroe che combatte il male. Ma le persone non sono mai o tutte bianche o tutte nere. Inoltre, con l’avvento dell’amministrazione Trump, la leadership ucraina ha pensato di non essere più sotto osservazione per la corruzione e di poterla fare franca. Ma hanno fatto male i loro conti».

                            ​CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Macron riconoscerà la Palestina, annuncio storico. Netanyahu: premio al terrorismo

                              Dura presa di posizione degli Stati Uniti contro l’annuncio di Emmanuel Macron di riconoscere la Palestina come Stato. “Uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre”. Intanto Washington ha anche annunciato che ritirerà la propria partecipazione ai colloqui per il cessate il fuoco a Gaza in Qatar, affermando che l'ultima risposta di Hamas "mostra una mancanza di desiderio" di raggiungere una tregua. Il gruppo palestinese ha replicato definendosi “sorpreso” e ha ribadito il suo impegno nei negoziati per la tregua”.

                              Gli Stati Uniti: “Annuncio francese è schiaffo alle vittime del 7 ottobre”
                              Gli Stati Uniti respingono fermamente il piano del Presidente francese Emmanuel Macron di riconoscere uno stato palestinese. La posizione è stata espressa in un post del Segretario di Stato americano Marco Rubio. “Questa decisione sconsiderata serve solo la propaganda di Hamas e ostacola la pace. È uno schiaffo in faccia alle vittime del 7 ottobre”.

                              Herzog: “La decisione di Macron non promuoverà la pace”
                              Il presidente israeliano Isaac Herzog ha stigmatizzato la decisione della Francia di riconoscere lo Stato palestinese, annunciata ieri da Emmanuel Macron. "La dichiarazione del presidente francese non promuoverà la pace in Medio Oriente. Non aiuterà a sconfiggere la minaccia del terrorismo. E, cosa più importante, certamente non aiuterà a riportarli a casa prima", ha detto Herzog in un messaggio in cui ha allegato una fotografia degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

                              L’ambasciatore Usa in Israele: “Lo Stato palestinese si chiamerà Franc-en-Stine”
                              "La dichiarazione unilaterale di Macron di uno Stato palestinese non specificava DOVE sarebbe stato. Ora posso rivelare in esclusiva che la Francia offrirà la Costa Azzurra e la nuova nazione si chiamerà Franc-en-Stine". È il commento ironico dell'ambasciatore Usa in Israele, Mike Huckabee, che ha così condannato la decisione del presidente francese Emmanuel Macron di riconoscere uno Stato di Palestina.





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                                Cmq lo stato di Palestina andava riconosciuto ben prima del 7 ottobre

                                questo è evidente

                                Riconoscerlo adesso sembra piu una specie di sanzione morale ad Israele che altro
                                Last edited by KURTANGLE; Ieri, 13:02:29.
                                Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                                parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
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                                ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                                grazie.




                                PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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