Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • The_machine
    Bodyweb Senior
    • Nov 2004
    • 18215
    • 468
    • 31
    • Send PM

    Siamo alle solite



    Gli insulti sui social per il «mercenario» e le bollette salate
    Quando si è diffusa in Italia la notizia della morte di D’Alba, sui social non sono mancati gli insulti contro l’ex paracadutista. A lui e alla sua scelta di vita sono rivolti i commenti più duri, mettendo soprattutto in discussione il fatto che D’Alba sia andato a combattere volontariamente e non proprio in cerca di ricchezze. A chi scrive sui social che D’Alba è morto per difendere l’Ucraina e l’Europa, c’è chi scrive: «Era un mercenario!». E c’è anche chi gli attribuisce l’aumento delle bollette: «Mi spiace – scrive una donna su Facebook – ma in realtà ha combattuto per far pagare di più le bollette agli italiani».

    Commenta

    • Death Magnetic
      Bodyweb Senior
      • Jan 2009
      • 19272
      • 787
      • 171
      • Send PM

      Insulti sui social, sono esterrefatto.

      Commenta

      • centos
        Bad Lieutenant
        • Jan 2009
        • 23120
        • 1,202
        • 999
        • Italy [IT]
        • Ducato di Parma
        • Send PM

        Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
        Siamo alle solite



        Gli insulti sui social per il «mercenario» e le bollette salate
        Quando si è diffusa in Italia la notizia della morte di D’Alba, sui social non sono mancati gli insulti contro l’ex paracadutista. A lui e alla sua scelta di vita sono rivolti i commenti più duri, mettendo soprattutto in discussione il fatto che D’Alba sia andato a combattere volontariamente e non proprio in cerca di ricchezze. A chi scrive sui social che D’Alba è morto per difendere l’Ucraina e l’Europa, c’è chi scrive: «Era un mercenario!». E c’è anche chi gli attribuisce l’aumento delle bollette: «Mi spiace – scrive una donna su Facebook – ma in realtà ha combattuto per far pagare di più le bollette agli italiani».
        la massa/il branco è sempre stupido, si fa forte del numero e saltano fuori i messaggi della casalinga di voghera
        resto dell'idea che una persona mentalmente sana e anche con i suoi ideali non parta zaino in spalla per andare a combattere gratuitamente
        per quello forse c'era ernesto guevara

        o era un mercenario (cosa che spero) o era un disadattato mentale al pari dei talebani



        Commenta

        • Sergio
          Administrator
          • May 1999
          • 88533
          • 2,332
          • 3,213
          • United States [US]
          • Florida
          • Send PM

          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          Elon Musk lancia America Party. L'annuncio arriva su X: restituirò la libertà agli Usa

          Il 4 luglio il proprietario di Tesla aveva indetto un sondaggio per chiedere agli americani se volevano un nuovo partito: il 65% ha risposto sì, il 35% no

          Elon Reeve Musk è nato a Pretoria, Sudafrica, il 28 giugno 1971. È diventato cittadino statunitense nel 2002. Possiede inoltre la cittadinanza sudafricana e canadese. Tecnicamente, allo stato attuale della Costituzione americana, non può candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, e questo era uno degli elementi che fin dall’inizio della sua discesa in politica al fianco di Donald Trump, l’anno scorso, facevano pensare agli osservatori che avrebbe potuto solo fungere da alleato, finanziatore (più di un quarto di miliardo di dollari speso per Trump), agitatore, capo della spending review effettuata dalla sua squadra, il Doge, rapidamente smantellata.

          Invece dopo essere tornato almeno formalmente al suo ruolo di imprenditore, salutata Washington, ieri ha confermato la minaccia lanciata qualche settimana fa: fondare un partito. L’ha annunciato su X, ex Twitter, la sua casa social, dopo che il giorno dell’Indipendenza aveva lanciato un sondaggio online per chiedere agli americani se volessero «l’indipendenza» da un sistema a due partiti. Il 65% ha risposto sì, il 35% no.
          «Con un voto chiaro di 2 a 1: se volete un nuovo partito politico, lo avrete! Quando si tratta di mandare in bancarotta il nostro Paese con sprechi e corruzione, viviamo in un sistema monopartitico, non in una democrazia. Oggi, l’America Party è nato per restituirvi la libertà».

          Né a destra né a sinistra, sulla carta. Con il problema che a sinistra lo odiano (ricordiamo le concessionarie Tesla incendiate) per l’appoggio decisivo a Trump e a destra l’amore per il presidente è assoluto, ed è impensabile scalfire la solidità del movimento MAGA con il quale Trump ha scalato il partito repubblicano. Cosa resta? I soldi. È l’uomo più ricco del mondo e a differenza degli altri miliardari (a parte Zuckerberg) ha in mano sia un social fondamentale come X e una ai sempre più utilizzata, Grok.
          La dichiarazione di fondare un partito arriva subito dopo il trionfo legislativo di Trump che con il suo Big beautiful bill trasformato in legge l’altro ieri ha varato tagli draconiani — alle tasse e alla spesa pubblica — e nel giorno del lutto per l’esondazione che in Texas ha spazzato via un campeggio estivo di bambine.

          Al di là del talento comunicativo rivedibile — perfino Trump in volo per il suo golf club ha usato toni mesti parlando del Texas — Musk verrà messo sotto accusa proprio per i tagli voluti dal suo Doge che nella spending review hanno coinvolto anche il servizio meteorologico governativo che — avevano avvertito gli scienziati — avrebbe perso la capacità di avvertire rapidamente il pubblico in caso di eventi meteo catastrofico in arrivo.
          Non potendosi candidare alla Casa Bianca a Musk resta il Senato, portando altri colleghi in Campidoglio alle elezioni del novembre 2026.
          Avventura interessante — al netto dei conflitti d’interesse: con Space X e Starlink è fornitore della Pubblica amministrazione — sotto il profilo politico e mediatico ma non senza controindicazioni.

          Fondare un terzo partito è possibile, è stato fatto, ma con risultati sempre deludenti. Aggiungerne un altro basato sostanzialmente sul carisma del capo? Ricordiamo la corsa alla Casa Bianca di Ross Perot nel 1992 e 1996: non fu eletto ma drenò consensi ai repubblicani contribuendo ad eleggere per due volte Bill Clinton.

          Neppure Perot — ricco, ma nulla di paragonabile a Musk — aveva fondato un partito perché la «conventional wisdom», il Pensiero comune washingtoniano, è che il sistema sia disegnato in partenza come bipartitico e non ci sia tecnicamente spazio per un terzo. Però certo nessuno pensava che un’azienda privata potesse sostituirsi di fatto alla Nasa. O che un’auto elettrica col nome di uno scienziato croato nato nel 1856 potesse diventare un best seller mondiale aprendo un mercato che alle big del settore era parso sterile.

          CorSera
          Sempre un ridicolo TV show rimane, però, se proprio dovessi scegliere tra un Trump, un Biden o un Musk, non avrei certo dubbi.



          Commenta

          • M K K
            finte ferie user
            • Dec 2005
            • 68453
            • 3,301
            • 2,744
            • Macao [MO]
            • Miami
            • Send PM

            ..Sul tornare in Italia ?
            Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
            Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
            Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

            Commenta

            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
              • 123289
              • 3,920
              • 3,779
              • Italy [IT]
              • In piedi tra le rovine
              • Send PM

              Piantedosi in missione in Libia respinto da Bengasi: "Persona non grata". Con lui anche Brunner

              Il ministro dell'Interno e i colleghi greco e maltese, assieme al rappresentante dell'Ue, sono stati fermati nella città governata da Haftar e del governo non riconosciuto da Europa e Onu. La scelta di andare prima a Tripoli e l'alleanza con Putin i motivi dietro lo strappo

              Fermi, all’aeroporto internazionale Benina di Bengasi. Impossibilitati a proseguire la missione. «Persone non grate». Così sono stati identificati il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e i colleghi greco e maltese Theodoros Livanios e Byrion Camilleri, assieme al commissario europeo per gli Affari Interni e la Migrazione Magnus Brunner, prima di essere respinti. Il “Team Europe” era atterrato in Libia per la ridefinizione di una piattaforma di accordi sui migranti messi in discussioni dopo le recenti tensioni nel Paese. A Tripoli tutto era filato liscio. Nella capitale c’è un governo riconosciuto dall’Onu, dall’Unione europea, Italia compresa, guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro sempre più in bilico, sotto perenne ricatto dei clan.

              I problemi sono nati quando poi la delegazione, accompagnata anche da altre figure diplomatiche tra le quali l’ambasciatore dell’Ue in Libia, si è spostata a Bengasi, nella Cirenaica governata dal generale Khalifa Haftar. E forse è stata proprio questa successione, una scelta di protocollo diplomatico, ad aver fatto infuriare l’autoproclamato governo della Libia orientale. Ma i motivi potrebbero essere anche altri, riferibili al contesto storico e militare del momento, e a blocchi internazionali di potere sempre più netti: in questi ultimi anni di incertezza e guerriglia tribale permanente, Haftar è diventato ancora più dipendente dagli aiuti della Russia, interessata ad aprirsi uno sbocco sul Mediterraneo, dopo il crollo del regime di Assad, alleato di ferro che ha affogato nel sangue e nel terrore la Siria per decenni.​

              In questa ottica, i rappresentanti dell’Europa sarebbero a loro volta considerati nemici del generale. In un comunicato pubblicato in arabo e in inglese, si accusa il gruppo di «palese violazione delle norme diplomatiche e delle convenzioni internazionali, con azioni che rappresentano una mancanza di rispetto per la sovranità nazionale libica» e di una «violazione delle leggi libiche e omissione nel rispetto delle procedure che regolano l'ingresso, la circolazione e la residenza dei diplomatici stranieri, stabilite nella circolare emessa dal governo libico».​

              Di conseguenza, si legge in una nota firmata da Osama Saad Hammad, Primo ministro dello Stato della Libia (ripetiamo: non riconosciuto da Europa e Onu), «la visita programmata dei ministri dell'Interno delle Repubbliche d'Italia, Grecia e Malta, del Commissario dell'Unione europea per le migrazioni e del resto della squadra di accompagnamento è stata annullata durante il loro soggiorno al loro arrivo all'aeroporto internazionale Benina nella città di Bengasi, e sono stati informati della necessità di lasciare immediatamente il territorio libico e di essere considerati indesiderabili».​

              Il ministro dell'Interno e i colleghi greco e maltese, assieme al rappresentante dell'Ue, sono stati fermati nella città governata da Haftar e del governo non …
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


              Commenta

              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
                • 123289
                • 3,920
                • 3,779
                • Italy [IT]
                • In piedi tra le rovine
                • Send PM

                Perché il ministro Piantedosi è stato respinto in Libia: cosa è successo, e i timori di un «avvertimento» sui migranti

                Una delegazione Ue di cui faceva parte il ministro dell'Interno, dopo aver fatto visita al governo libico internazionalmente riconosciuto di Tripoli, è stata bloccata e respinta dal governo parallelo di Bengasi, che fa capo al generale Haftar. Ecco le ragioni dell'incidente diplomatico - e i suoi significati

                Uno «sgarbo», come viene considerato dalle autorità libiche della parte di Bengasi, dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Con lo spettro di un’altra impennata di immigrazione clandestina verso l’Italia che aleggia attorno al pasticcio di ieri pomeriggio all’aeroporto di Benata. Il Viminale rimane cauto rispetto a quanto accaduto dall’altra parte del Mediterraneo, che ha visto suo malgrado fra i protagonisti anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ma la discussione che ha coinvolto l’ambasciatore dell’Unione europea in Libia Nicola Orlando e la delegazione libica che aveva accolto la missione Ue — con i ministri di Malta e Grecia, insieme con il Commissario europeo per le Migrazioni Magnus Brunner — rischia di compromettere i risultati ottenuti fino a oggi dal governo proprio nella gestione dei flussi migratori dalle coste libiche, adesso in un momento delicato, visto che prima sono diminuiti e quindi di nuovo aumentati. Con la prospettiva che l’estate, in condizioni meteo ottimali, possa ulteriormente peggiorare le cose.

                A innescare la reazione dell’ambasciatore Orlando sarebbe stata la presenza di alcuni fotografi e cameramen di media libici che avrebbero dovuto immortalare personalità del governo vicine al generale Khalifa Haftar con i componenti della delegazione europea, compresi il ministro dell’Interno maltese Byron Camilleri e il suo collega greco dell’Immigrazione e dell’Asilo Athanasios Plevris, oltre che gli stessi Piantedosi e Brunner. Non è chiaro se la lite sia scoppiata perché quelle immagini con i padroni di casa avrebbero rappresentato poi una sorta di riconoscimento diretto delle autorità della Libia orientale — dopo che in mattinata la delegazione del Team Europe aveva fatto lo stesso a Tripoli con l’altro governo nazionale e riconosciuto a livello internazionale, guidato da Abdul Hamid Dbeibah — oppure se si sia trattato più che altro di una questione di principio legata a protocolli diplomatici non rispettati.

                Fatto sta che in poco tempo, con parte dei ministri ospiti della sala d’attesa dell’aeroporto e altri ancora a bordo dell’aereo, la situazione è degenerata. Toni sempre più accesi, un muro contro muro carico di tensione che ha quindi portato al respingimento senza precedenti dei componenti della missione Ue. Nemmeno l’intervento dell’intelligence italiana è riuscito a evitarlo. Una mediazione delicata con i servizi di sicurezza della Libia di Haftar che già in altre occasioni ha dato risultati, ma che questa volta si è trovata di fronte una controparte irremovibile, pronta senza timori ad accusare in modo chiaro e duro — anche qui in maniera del tutto imprevedibile alla vigilia — la delegazione europea di «disprezzo per la sovranità nazionale libica», come ha scritto nel provvedimento a sua firma il presidente Osama Hamad, attuale leader della Cirenaica. Qualcosa che quindi è andato ben oltre il disappunto o l’incomprensione per qualche foto negata con decisione in una vicenda che, assicurano ancora dal Viminale, non riguarda l’Italia, né i suoi rapporti con entrambi i governi libici. Ma che potrebbe acuire la tensione, visto soprattutto il ruolo strategico di Haftar che guida le milizie che controllano le coste da dove parte la maggior parte di migranti verso l’Italia, ma anche la Grecia. Un tema che peraltro era stato già al centro poche ore prima dell’incontro fra i rappresentanti dell’Europa con i vertici di Tripoli.

                Un meeting positivo, secondo fonti Ue, durante il quale sono stati decisi la ripresa concordata delle operazioni di Frontex, i pattugliamenti congiunti per contrastare l’immigrazione irregolare, un miglioramento dei rapporti in materia di sicurezza così come delle procedure di rimpatrio dei clandestini. Ma se da una parte la trasferta in Libia ha dato frutti, dall’altro potrebbe invece innescare reazioni e soprattutto, si teme, ritorsioni immediate. Una prova di forza nei confronti dell’Europa che, come sempre, rischia di coinvolgere prima di tutto l’Italia.

                ​CorSera
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


                Commenta

                Working...
                X