Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
    • 122174
    • 3,704
    • 3,675
    • Italy [IT]
    • In piedi tra le rovine
    • Send PM

    Se, come Cacciari (ma non c'è credo pensatore o storico o filosofo o anche persona comune che però sensatamente non avverta il divenire delle cose e del mondo) si ha presente la morfologia della storia, l'uomo nella storia, le civiltà e le epoche nella storia, si sarebbe credo interiormente più sereni, in un certo senso "tranquilli", nella consapevolezza che tutto trascorre.

    Come riflessione vorrei proporre questo breve brano di Elemire Zolla:

    "Da un'epoca si travalica in un'altra quando le idee, i sentimenti, le immagini ossessive o consolatrici più diffuse incominciano ad appassire. Lo avvertono subito i più fragili o sensitivi, e coloro che vivono di ricatti sentimentali. Gridare un certo nome, prendere una certa posa, esibirsi in un certo vestito, non serve più a molto, il richiamo agisce stancamente, il pubblico è distratto. Si racconta che Giuliano l'Apostata evocò gli dei dell'Olimpo e se li vide comparire stanchi, umbratili" [E. Zolla: Verità segrete esposte in evidenza, 1990]

    Lo abbiamo detto anche qui: quando ad un punto di un determinato percorso storico, le Idee-Mito che hanno informato e conformato quel percorso si esauriscono, non hanno più presa su quell'evo: è in quell'esatto momento che si rende manifesta una crisi: essa non prorompe come un fulmine a ciel sereno, ma cova e cresce da anni (lo stesso processo delle malattie), inavvertita dai più se non, come scrive Zolla, da animi particolarmente sensibili (di "crisi dell'occidente" si scrive e si riflette da oltre un secolo, come sappiamo, e anche nell'ultimo paio di decadi sono usciti saggi in serie, in America ed in Europa).

    Nella dinamica della storia, non è niente di diverso da quanto accaduto nel corso dei millenni, potremmo dire fin dal primo costituirsi delle società umane.

    Nei suoi oltre mille anni di storia, Roma (nella sua parte occidentale; sottoforma di Bisanzio continuerà per qualche altro secolo) ha conosciuto tutti i tipi di regime: la monarchia, la repubblica, l'impero...è esemplare del discorso in oggetto, e paradigma di tutte le civiltà occidentali.

    La monarchia "costituzionale" delle origini (un re con un senato ed un popolo) verso la fine diventa tirannide (coi re etruschi) e si trapassa nella Repubblica; la Repubblica nell'ultimo suo secolo degenera, esaurisce la sua funzione e la sua forma, e dunque la sua "presa" sul tempo e sugli uomini, e spunta Cesare (ma prima di lui Silla, il proto-Cesare), e si trapassa nell'Impero...il quale anch'esso, dopo altri 5 secoli, si disfà in un'altra storia, e così via di anello in anello, alba e tramonto di civiltà, modelli, sistemi e fino a noi, ma il tratto a tutti comune è la dinamica di alba, mezzodì, tramonto, notturno ed oblio.

    Zolla cita il grande imperatore Giuliano, che in piena epoca cristiana cerca di ripristinare i vecchi culti pagani, anche scrivendo pensieri pieni di razionalità, giustificazioni, pathos...ma fu come se oggi qualcuno si mettesse a sacrificare un animale di fronte al Pantheon: ciò che in una epoca pienamente pagana era una funzione sacrale comprensibile e sentita da tutti, e che attivava delle forze interiori ed esteriori, apparirebbe oggi come una macelleria a cielo aperto, evocando nessuno, perchè quel "cosmo" si è desertificato.

    Junger spiega che, per quella stessa legge dei cicli, i regimi fascisti non potevano non soccombere di fronte alle democrazie alleatesi assieme, in quanto la mitologia, le "Idee" da cui quei regimi cercavano nutrimento appartenevano ad un altro mondo ed altre epoche: la "Germania eterna" norreno-aria per il nazionalsocialismo; Roma antica per il Fascismo; i samurai per il Giappone: forze "disattivate" rispetto alla età in cui furono rievocate, come per Giuliano e la sua preghiera agli dei.

    E' tutto questo che bisogna tenere presente per l'oggi: la scomposizione del mondo, che si riformerà in senso multipolare; la crisi del regime liberale; la passività ed impermeabilità, indifferenza, e progressivo distacco (quando non una vera e propria reazione di senso contrario) del "popolo" rispetto a quella crisi; l'elezione di Trump e il modello "isolazionista" americano, introflesso entro il suo proprio universo per l'esaurirsi della propulsione "imperialista" globalmente intesa, per cui deve accettare, nella decadenze dell'occidente, la sua propria decadenza e ritagliarsi orizzonti più centrati e definiti...sono le stesse dinamiche di sempre.

    ...Quindi noi perchè, rispetto ai millenni, dovremmo fare eccezione? Non saranno gli appelli o le preghiere, le suppliche o il declamare le "virtù" dell'occidente "per come è stato" (dimenticandosi di aggiungere "nella sua ultima versione", che, come ricorda Cacciari, ha solo 80 anni, non 8mila) a salvarlo dal trapasso, se l'epoca vecchia tramonta e la nuova sorge: quegli appelli cadrebbero solo nel deserto, in quanto il vecchio "cosmo" si è dissolto, e semmai ora si sta nella fase di transizione (in quanto tale oscura, caotica, "critica") verso il Nuovo di cui da qui non indoviniamo ancora nemmeno i contorni.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


    Commenta

    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
      • 122174
      • 3,704
      • 3,675
      • Italy [IT]
      • In piedi tra le rovine
      • Send PM

      Il segretario al Commercio Usa Howard Lutnick: «Sui dazi Trump non farà marcia indietro. Meloni? Chiami pure»

      È stato definito dal sito «Politico» il probabile capro espiatorio se il piano dei dazi non dovesse funzionare. Sulle tariffe spiega: «Il presidente non vuole chiacchiere, solo azioni concrete»

      Il segretario al Commercio Howard Lutnick insiste che Trump non cederà se l’Unione europea risponde con ulteriori dazi a quelli americani. Le ha definite più volte minacce «arroganti» e «irrispettose». Lo avviciniamo nel Giardino delle Rose della Casa Bianca mentre sta dicendo a un giornalista americano: «Non importa se ci colpiscono, noi siamo il più grande cliente del mondo, perderanno». Lutnick è stato definito dal sito Politico il probabile capro espiatorio se il piano dei dazi non funziona, ma lui è tranquillo: è amico da oltre trent’anni del presidente e da quando lo conosce condividono questa visione. Ci concede solo un breve scambio prima di dirigersi con il segretario al Tesoro Scott Bessent a «Pebble Beach», soprannome dell’area coperta di ghiaia davanti alla Casa Bianca adibita alle televisioni, perché il loro primo obiettivo non è parlare agli stranieri ma convincere gli americani.

      State negoziando con l’Ue, non con i singoli Paesi membri, giusto?
      «Per ora sì, ma se la vostra premier vuole telefonare al presidente Trump non ci sono ragioni per non farlo».

      Ma c’è margine per trattare o no?
      «Stiamo discutendo, ma il presidente vuole azioni concrete. L’avete sentito: non vuole più parole, chiacchiere, vuole azioni, vuole vedere che cosa fanno. Non farà marcia indietro rispetto a quello che ha annunciato ma ciò che può fare l’Europa è togliere i dazi e le altre barriere non tariffarie al commercio che sono molto peggio dei dazi. Solo allora il presidente Trump farà un accordo con ciascuno, quando e solo se i Paesi che ci hanno sfruttato cambiano davvero il loro approccio».

      A marzo le abbiamo chiesto se ci sarebbero state eccezioni per i vini e i prodotti gastronomici italiani, e lei ci ha risposto che il vostro è un «approccio olistico» che mira a «equilibrare le cose»: ha citato la creazione di industrie in America, il Digital Services Act (cambiare le regole sul Big Tech dell’Ue, ndr) e la rimozione dell’Iva. Che altro c’è sul tavolo?
      «L’ingresso nel vostro mercato per le nostre auto e per i nostri prodotti agricoli. I nostri agricoltori sono bloccati e non possono vendere quasi da nessuna parte. L’Europa per esempio non ci permette di vendere la carne. Quando apriremo quei mercati, i nostri agricoltori potranno vendere e i prezzi al supermercato scenderanno, Donald Trump riordinerà l’economia mondiale».


      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


      Commenta

      • fede79
        Bass Player
        • Oct 2002
        • 4300
        • 380
        • 15
        • Roma
        • Send PM

        Arrivano le solite "truppe cammellate"

        "Le città di Bologna e Firenze, come tante altre realtà europee, sono chiamate a un ruolo fondamentale nel rafforzamento dell'Unione Europea. (ANSA)
        sigpic
        Free at last, they took your life
        They could not take your PRIDE

        Commenta

        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
          • 122174
          • 3,704
          • 3,675
          • Italy [IT]
          • In piedi tra le rovine
          • Send PM

          E' bel tempo, una passeggiata in centro si fa...Ma sono sempre quelli: il PD, Prodi, Serra, le bandiere arcobaleno...tutto la chincaglieria (e le maschere) carnevalizia.
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


          Commenta

          • The_machine
            Bodyweb Senior
            • Nov 2004
            • 18024
            • 428
            • 30
            • Send PM

            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

            Ma quali danni? Danni al modello precedente, ma è proprio quello che personalmente mi auspicavo: da una parte la guerra in Ucraina che ha dissolto le mire unipolariste dell'occidente (già in cancrena, è questo che non si vuol capire); dall'altra Trump che è il prodotto di questa crisi e che arriva come fosse un curatore fallimentare.
            Parli di "danni al modello", ma dietro ci sono persone: imprenditori, lavoratori, famiglie che si sono ritrovati più poveri da un giorno all’altro. Le conseguenze economiche sono tangibili (basta guardare l’andamento dell’MSCI World). E poi c’è la guerra, che ha distrutto vite e stabilità. Anche qui, immagino, si ricade sempre nella solita narrazione: è tutta colpa dell'Occidente che ha provocato la Russia.
            Alla fine, la tua si sa, è una posizione ideologica: un sostanziale rifiuto del presente che sfocia nel desiderio che bruci tutto.

            Commenta

            Working...
            X