Sulla base di quelle teorie politiche, si capisce benissimo come le mani degli USA su Taiwan rappresentino (e lo sono) agli occhi della Cina un allarmante pericolo "esistenziale" - da qui il forte e continuo riarmo cinese, che però viene letto, dagli stati confinanti, come "intenzione ostile" del grosso vicino, una minaccia, ed è così che si innesca quel parossistico sospetto reciproco tra stati che a volte sfocia nella guerra.
La Cina aspira a diventare la potenza egemone nella sua regione, gli Stati Uniti non vogliono che una potenza aspirante egemone lo diventi come tale nell'Asia orientale, in quanto questo potrebbe rappresentare un pericolo per il futuro, per i paesi sotto alla influenza americana nel Pacifico, per le rotte commerciali, per il dominio su quel quadrante. Da parte sua la Cina si percepisce come minacciata dalla presenza militare americana in Corea del Sud, nelle isole del Pacifico, nel continuo inviare armamenti a Taiwan: in un futuro tutto questo potrebbe anche sfociare in una guerra tra Cina e Stati Uniti, anzi Mearsheimer, nel capitolo conclusivo del suo saggio, la dà come eventualità certa.
La Cina aspira a diventare la potenza egemone nella sua regione, gli Stati Uniti non vogliono che una potenza aspirante egemone lo diventi come tale nell'Asia orientale, in quanto questo potrebbe rappresentare un pericolo per il futuro, per i paesi sotto alla influenza americana nel Pacifico, per le rotte commerciali, per il dominio su quel quadrante. Da parte sua la Cina si percepisce come minacciata dalla presenza militare americana in Corea del Sud, nelle isole del Pacifico, nel continuo inviare armamenti a Taiwan: in un futuro tutto questo potrebbe anche sfociare in una guerra tra Cina e Stati Uniti, anzi Mearsheimer, nel capitolo conclusivo del suo saggio, la dà come eventualità certa.
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