Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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    Macumbico divinatore
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    Presidente, lei è uomo saggio e misurato, condivido appieno le sue dichiarazioni!

    Facciamo tornare a casa quei poveri ragazzi ora nel Kursk. Non lasciamo che le scelte scellerate del pagliaccio Ucraino pesino su questa coraggiosa gioventù ucraina mandata al macero.

    Facciamo la pace!









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    • Sean
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      Tregua in Ucraina, il «forse, ma» di Putin. Trump: lo incontrerò

      Lo zar: «Nel Kursk hanno due possibilità, arrendersi o morire»

      Negli ultimi quattro anni, Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko si sono visti di persona venticinque volte. Per dire dei rapporti di forza, 23 di questi incontri si sono svolti in Russia, e solo due in Bielorussia. Mai come ieri però c’è stata una attesa così spasmodica per la fine dei loro colloqui, non certo dovuta ai nuovi accordi commerciali tra i due Paesi, ma al fatto che il Cremlino ha annunciato che al termine dei colloqui in corso con Lukashenko, Vladimir Putin avrebbe parlato.

      E avrebbe detto la sua sulla proposta di tregua mensile giunta da Usa e Ucraina, dopo che il suo primo assistente per la politica internazionale, il solitamente taciturno Yuri Ushakov, dopo aver confermato il viaggio nella capitale russa dell’inviato Usa Steve Witkoff, aveva raffreddato gli entusiasmi affermando che «una tregua provvisoria non serve alla pace, è utile solo a far riarmare l’Ucraina».

      La premessa

      Ma siccome a Mosca l’unica parola che conta davvero è quella del presidente, è cominciato un lungo conto alla rovescia. «Prima di tutto vorrei cominciare con parole di ringraziamento al presidente degli Usa, il signor Trump perché riserva alla questione ucraina tanta attenzione». Esaurita la premessa, un Putin prudente nell’eloquio è andato al punto. Sì alla tregua, ma con molte condizioni, con i tempi necessari alla Russia, e con un unico interlocutore, il presidente americano. «Noi accettiamo la proposta di cessare le azioni belliche, ma questo stop deve essere tale da portare ad una pace a lungo termine, eliminando le cause prime di questa crisi».

      Vale la pena di riportare quasi per intero i sette minuti dell’intervento di Putin. «Il risultato dell’incontro americano-ucraino in Arabia Saudita viene presentato come una decisione presa da Kiev, sotto la pressione degli Usa. Io credo che la parte ucraina avrebbe dovuto chiedere di partire dalla situazione che si sta venendo a creare sul terreno. Sono appena stato nella regione di Kursk, ormai quasi completamente sotto il nostro controllo. Le truppe ucraine hanno solo due possibilità: arrendersi o morire. Capisco che per loro sia conveniente ottenere un armistizio. E noi siamo a favore. Ma ci sono delle cose da chiarire. Cosa facciamo con la parte ancora occupata della regione di Kursk? Se smettiamo le ostilità per 30 giorni, cosa significa? Che tutti coloro che vi si trovano, escono senza combattere. Li dobbiamo lasciar andare dopo che hanno commesso crimini di massa oppure il comando ucraino darà loro l’ordine di deporre le armi? Non è chiaro. E come si risolveranno le altre questioni lungo i duemila chilometri della linea di contatto? Le truppe russe stanno avanzando praticamente in ogni tratto. Come saranno utilizzati questi trenta giorni? L’Ucraina continuerà la sua mobilitazione forzata? Riceverà altre armi? Addestrerà altre unità da combattimento? Chi farà i controlli? Chi deciderà se la tregua è stata violata, e da chi? Sono quesiti che richiedono uno studio minuzioso da ambo le parti. C’è molto da discutere, anche con i nostri partner americani. Forse è necessario che io mi senta con il presidente Trump».

      Le sanzioni

      La risposta americana non si è fatta attendere. Trump ha definito «molto promettenti anche se incomplete» le dichiarazioni di Putin, dicendo che gli «piacerebbe molto» incontrarlo. Ha evitato di ripetere le minacce di sanzioni, ripetendo che bisogna porre fine «rapidamente» alla guerra. «Spero che facciano la cosa giusta», ha aggiunto, «altrimenti sarà un momento molto deludente per il mondo». Il presidente americano era affiancato dal segretario generale della Nato Mark Rutte, che non ha detto quasi nulla davanti alle telecamere, a parte chiedere di lavorare insieme per una Nato «rinvigorita». Trump ha spiegato che, per evitare che la tregua sia una «perdita di tempo», sono già stati discussi molti dettagli dell’accordo finale con gli ucraini («Quali pezzi di terra verrebbero tenuti e perduti», a chi andrà il «grosso impianto energetico», ovvero la centrale nucleare di Zaporizhzhya occupata dai russi) e ha chiesto al suo inviato a Mosca Steve Witkoff di fare altrettanto. Trump ha aggiunto che a Gedda gli ucraini hanno discusso con la delegazione americana anche del loro ingresso nella Nato. Ma «conoscono la risposta, la conoscono da 40 anni» è stata la sua conclusione. Che Putin avrà senz’altro apprezzato.

      ​CorSera
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        Putin, l'equilibrista del Cremlino che crede di aver trovato un partner in Trump

        Nuovo ordine mondiale con il presidente Usa (senza dimenticare Cina e India)

        Nel giugno 2007, durante un’intervista alla vigilia della riunione del gruppo G8, a Putin venne chiesto se si considerava vero democratico. Certo, rispose lui. «Ma sapete qual è il guaio? Che dico guaio, è una vera tragedia: sono l’unico, altri non ce ne sono al mondo. Guardate cosa sta succedendo negli Usa, in Europa, un disastro ovunque, per non parlare dello spazio post-sovietico. Io speravo nei ragazzi dell’Ucraina ma anche loro si sono screditati, lì si va verso la totale tirannia, nella più completa violazione della Costituzione. Dopo la morte del Mahatma Gandhi, non c’è nessuno con cui parlare».

        Lo scherzo

        Putin confessò in seguito che la frase su Gandhi era uno scherzo, ma come si dice in Russia, il sapore è rimasto. Dopo aver trascorso anni lamentando l’assenza di un vero interlocutore, adesso il presidente russo sente di averne trovato uno.

        Tradotto dal linguaggio diplomatico, ieri ha detto: siamo io e lui. Quelli che contano davvero siamo io, Vladimir Putin, e lui, Donald Trump. Non c’è Europa, non c’è Zelensky che tenga, non c’è vertice a Gedda o a Riad. Ci parleremo, e decideremo cosa fare di questa tregua.

        Mai più in secondo piano

        La Russia aveva detto di non essere molto interessata a un cessate il fuoco, e ieri lo ha ribadito. L’apertura incondizionata giunta da Trump autorizza Putin a sperare di ottenere molto di più della fine di un conflitto che il suo esercito sta vincendo. Negli ultimi due anni, la strategia e le rivendicazioni del Cremlino sono state legate all’idea di cambiare l’attuale assetto mondiale, facendo in modo che la Russia non si perda, non venga più relegata in secondo piano, come accadde nei selvaggi anni Novanta. Accanto all’ambizione personale di entrare nella Storia con la maiuscola, c’è anche il timore costante di vedere il «mondo russo» in frantumi, come si temeva ai tempi di Eltsin, e come in parte avvenne. In questo senso, la guerra in Ucraina è considerata dal Cremlino come un passo reso obbligato dalle insidie degli ex presunti partner che ostacolano la realizzazione del pensiero putiniano. Deve finire, certo. Ma nei termini voluti dalla Russia, che vanno ben oltre una semplice questione di confine. Altrimenti, avrà vinto ancora l’Occidente, e quindi addio libri di Storia.

        Multipolare

        Putin non parla a caso di un nuovo ordine mondiale. Come un equilibrista, vuole normalizzare i rapporti con gli Usa, amici mai, e al tempo stesso non gettare il lavoro fatto in questi tre anni di completo isolamento con la Cina e l’India, il famoso nuovo sistema multipolare, senza perdere di vista l’idea di una Grande Europa. Con i Macron e i Merz, giammai. Ma può permettersi di aspettare, è l’unico governante certo di rimanere in carica almeno fino al 2036, a Dio piacendo.

        Il baratto

        Siccome è convinto di avere molto da perdere da una tregua, vuole avere in cambio non proprio la luna, ma quasi: la messa in discussione di quella che lui chiama «architettura globale». Il presidente russo sogna la completa ridefinizione dei criteri della sicurezza internazionale, proposta per la prima volta durante il famoso discorso del dicembre del 2021, che faceva intravedere una fine cruenta della questione ucraina e la sua delusione per il mancato ascolto della Russia sui temi di geopolitica.

        La Nato nel mirino

        Cosa è cambiato da allora? Adesso, Trump è il suo Gandhi, parafrasando la battuta di diciotto anni fa. Putin ha aspettato tanto, ma oggi pensa di avere un alleato perfetto. In Russia quasi non ci credono, di poter dialogare alla pari con il presidente degli Stati Uniti, che se non è un nemico dichiarato della Nato, poco ci manca.

        Eterne ossessioni

        Anche alla Casa Bianca ragionano su un nuovo ordine globale, che possa disimpegnare gli Usa, anche loro danno a intendere di non poter più soffrire gli oneri imposti dall’Alleanza atlantica. Perché alla fine, dopo tanti paroloni sui massimi sistemi, è sempre di questo che si tratta. Della storica ossessione russa per i propri confini, minacciati dalla Nato.

        Un bersaglio comune, da ridimensionare, spartendo i suoi compiti con altri attori, magari non occidentali. Con il nuovo amico americano, Putin sente di poter pensare in grande. Potere e soldi, siamo fatti per intenderci. Non è un caso che ieri, durante la conferenza stampa in compagnia di Lukashenko, il presidente russo abbia approfittato di un gioco di parole per lanciare un amo economico a Washington. Il suo omologo bielorusso aveva appena finito di dire che «se la Russia si accorda con gli Usa, per Ucraina e Europa sarà il tubo». Un’espressione popolana per dire che saranno cavoli amari. Ma Putin ne ha subito approfittato per parlare del vero «tubo», quello del gas. «È vero — ha detto —. Se ci mettiamo d’accordo con gli Usa, potremmo tornare a rifornire l’Europa a buon mercato e averne tutti dei benefici». Altro che una semplice tregua con l’Ucraina.

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          Perchè la tregua ha in sè tutto quello che si sono detti russi e americani in queste settimane, cioè a dire che ai russi interessa arrivare ad una definizione complessiva delle problematiche di "sicurezza" in senso ampio e "storico", per usare l'espressione di Putin...per cui sotto questo riguardo la tregua diventa un passo necessario per arrivare lì, a definire tutto l'insieme.

          Se si parlasse solo di Ucraina, è chiaro che la tregua adesso ai russi non servirebbe.
          Eppure dalle parole di Putin, io vedo, a ragione, il contrario: alla Russia della tregua di 30 giorni non interessa.
          Putin vuole vedere solo Trump e trovare una soluzione definitiva, non i 30 giorni barzelletta proposti da Zelensky, ieri l’ha spiegato chiaramente.
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            Eppure dalle parole di Putin, io vedo, a ragione, il contrario: alla Russia della tregua di 30 giorni non interessa.
            Putin vuole vedere solo Trump e trovare una soluzione definitiva, non i 30 giorni barzelletta proposti da Zelensky, ieri l’ha spiegato chiaramente.
            Ma è quello che sto dicendo...della tregua in sè a Putin non interessa nulla. La tregua ha un senso (per Putin) solo se all'interno di una discussione complessiva che trascenda (di molto) la guerra ucraina e metta al centro la definizione e la risoluzione delle "problematiche storiche" che sono quelle note e che sostanzialmente principiano da dopo il crollo del Muro, data "spartiacque".

            In quel senso i russi prima vogliono parlare con gli americani e vedere se sono d'accordo e come sui temi della "sicurezza russa" (definiamole le "grandi questioni") e solo poi a quel punto entrare nel merito delle "piccole questioni" afferenti il presente della guerra e della tregua.

            Senza un accordo sulle grandi questioni, non ci sarà nemmeno quello sulle piccole.
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              La "neutralità" dell'Ucraina, per dire, è esemplificante per capire questo grande gioco esistenziale delle potenze: la Russia attraverso la neutralità dell'Ucraina vuole riconosciuto il principio della sua sicurezza e del suo diritto alla influenza nei propri spazi di prossimità, esattamente come l'America non ha mai permesso, e mai permetterà, che nel continente americano potenze "altre" possano minacciare la sua storica "sicurezza" su quel continente.

              Questo è un tema cardine che o verrà risolto con dei trattati, quindi con una simil "stabilità" futura, oppure sarà risolto con la guerra come sta avvenendo.

              Come afferma Mearsheimer, l'importante politologo americano (https://it.wikipedia.org/wiki/John_Mearsheimer) i rapporti tra stati e potenze, nella storia moderna si danno e si intersecano all'interno di un mondo "anarchico", dove gli stati e le potenze non hanno un ente al di sopra che ordini o che detti legge sopra di essi e che sia a "garanzia" per tutti gli attori...per cui tutta la politica delle potenze è mossa, in questo mondo anarchico, da una sola preoccupazione: la propria sicurezza - che si può ottenere in un solo modo: l'aumento di potere (in quella teoria politica si afferma che una potenza che sola domini il mondo sarebbe la più "sicura", perchè non avrebbe nessun altro stato come potenziale pericolo esistenziale).

              E' esattamente per quei motivi profondi che la Russia ha mosso guerra, preso atto della volontà occidentale di far entrare l'Ucraina nella propria sfera e dunque arrivare a toccare gli stessi confini della Russia.

              Ora, siccome il mondo passa (o torna) ad una conformazione multipolare (questo è un dato di fatto, non modificabile da alcuno, ovverosia gli Stati Uniti non possono nulla), si tratta di vedere se si vuole questo mondo in una certa maniera "regolato" da rapporti di potenza (e quindi di riconoscimento vicendevole dei propri diritti) o se lo si vuol lasciare allo stato brado come grande campo di conquista, e per ciò con altissimo grado di instabilità globale.
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                Ma è quello che sto dicendo...della tregua in sè a Putin non interessa nulla. La tregua ha un senso (per Putin) solo se all'interno di una discussione complessiva che trascenda (di molto) la guerra ucraina e metta al centro la definizione e la risoluzione delle "problematiche storiche" che sono quelle note e che sostanzialmente principiano da dopo il crollo del Muro, data "spartiacque".

                In quel senso i russi prima vogliono parlare con gli americani e vedere se sono d'accordo e come sui temi della "sicurezza russa" (definiamole le "grandi questioni") e solo poi a quel punto entrare nel merito delle "piccole questioni" afferenti il presente della guerra e della tregua.

                Senza un accordo sulle grandi questioni, non ci sarà nemmeno quello sulle piccole.
                Mi riferisco ai 30 giorni, sono una assurdità agli occhi di Putin.
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                  Mi riferisco ai 30 giorni, sono una assurdità agli occhi di Putin.
                  Se la tregua non si incardina in una trattativa sulla "pace", cioè sul mettere il punto alla guerra, è ovviamente una assurdità e che non serve a nulla...perchè scaduti i 30 giorni che si fa, si ricomincia da capo? Messa così sarebbe solo una pausa che permetterebbe ai belligeranti (in special modo all'Ucraina) di riorganizzarsi, non sarebbe finalizzata a definire un trattato di "pace duratura".

                  Dire "accettare la tregua di 30 giorni" significa parlare del nulla se non vengono chiarite e stabilite una marea di condizioni per la tregua e per il dopo.

                  Per la tregua, durante quell'arco temporale, fare cioè in modo che nessuno ne tragga vantaggio in ottica bellica (e qui c'è la grossa problematica di chi dovrebbe garantire che nessuno si riposizioni e si riarmi ecc...), e per il dopo, significa stabilire già ora cosa accadrà scaduti i 30 giorni, ovverosia negli accordi sulla tregua statuire che ci si accomoderà ad un tavolo ad iniziare a mettere su carta gli accordi di pace, e non a tornare a spararsi, perchè sennò la tregua sarebbe solo una pausa per riprendere fiato.

                  In questo senso, in quei 30 giorni dovresti iniziare ad abbozzare le condizioni di pace...e quindi torniamo da capo, cioè al dover prima definire tutte quelle problematiche che travalicano la guerra ucraina e afferiscono ai temi ed ai problemi che si sono accumulati da almeno 30 anni - e questo lo possono solo Trump e Putin.
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                    Cremlino, “Putin ha visto Witkoff, nuovi messaggi a Trump”
                    Il presidente russo Vladimir Putin ha ricevuto ieri sera l'inviato americano Steve Witkoff, e attraverso di lui "ha trasmesso informazioni e segnali ulteriori al presidente Trump". Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dalla Tass.

                    Peskov, colloquio Trump-Putin dopo relazione Witkoff
                    Il prossimo colloquio telefonico tra Donald Trump e Vladimir Putin si svolgerà dopo che l'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, avrà relazionato il presidente degli Stati Uniti sul suo incontro con il presidente russo, avvenuto ieri notte al Cremlino. Lo ha dichiarato il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, in conferenza stampa.

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                      Qualche giorno fa si parlava degli italiani, il loro rapporto storico con la guerra e con l'arte militare ecc...e ho trovato questo sondaggio Gallup del dicembre '24 che, insomma, almeno relativamente all'Italia è spietato nei suoi numeri



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                        Credo che queste percentuali siano influenzate dalla minaccia percepita. Noi veniamo da un lungo periodo di pace e non vediamo nemici alle porte, quindi nessuno ha in testa l'idea di poter andare in guerra, viceversa mi sembra che i paesi confinanti/vicini alla la Russia, e che percepiscono chiaramente questo rischio, siano mediamente molto più propensi.

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                        • zuse
                          Macumbico divinatore
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                          Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                          Credo che queste percentuali siano influenzate dalla minaccia percepita. Noi veniamo da un lungo periodo di pace e non vediamo nemici alle porte, quindi nessuno ha in testa l'idea di poter andare in guerra, viceversa mi sembra che i paesi confinanti/vicini alla la Russia, e che percepiscono chiaramente questo rischio, siano mediamente molto più propensi.
                          Il Portogallo evidentemente è rimasto alla Russia che se non fermata sarebbe arrivata fino a Lisbona...




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                          • The_machine
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                            Noi dobbiamo affidarci a Mario12 e MarcoT

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                            • KURTANGLE
                              Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                              Qualche giorno fa si parlava degli italiani, il loro rapporto storico con la guerra e con l'arte militare ecc...e ho trovato questo sondaggio Gallup del dicembre '24 che, insomma, almeno relativamente all'Italia è spietato nei suoi numeri



                              Click image for larger version

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                              Russia 32% fa ridere
                              i russi sono profondamente nazionalisti
                              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                              Originariamente Scritto da GoodBoy!
                              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                              grazie.




                              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                              • zuse
                                Macumbico divinatore
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                                Originariamente Scritto da KURTANGLE Visualizza Messaggio

                                Russia 32% fa ridere
                                i russi sono profondamente nazionalisti
                                l'Italia 14% invece è sovrastimato




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