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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioUsa, l'annuncio della Casa Bianca: «Dal 1 febbraio dazi del 25% su Canada e Messico e del 10% sulla Cina»
La portavoce della Casa Bianca: «Canada e Messico hanno consentito un'invasione illegale di migranti e di fentanyl». Quest'ultimo è anche la causa delle tariffe contro la Cina
«Dazi del 25% sui prodotti importati da Canada e Messico e del 10% su quelli che vengono dalla Cina». Sono queste le misure che scatteranno domani, 1 febbraio, confermate dalla Casa Bianca. A dirlo il portavoce Karoline Leavitt che ha definito «false» le indiscrezioni riportate dalla Reuters, che parlava di dazi a partire dal 1 marzo.
«Canada e Messico hanno consentito un'invasione illegale di migranti e di fentanyl», ha detto Leavitt spiegando perché saranno imposti i dazi nei confronti dei due Paesi. Il fentanyl è anche la causa delle tariffe contro la Cina.
E a chi le chiedeva un commento sulle parole del premier canadese Justin Trudeau, che ha promesso una risposta forte ai dazi americani, Leavitt ha risposto: «Farebbe meglio a parlare direttamente con Trump prima di rilasciare queste dichiarazioni ai media».
https://www.corriere.it/esteri/25_ge...tml?refresh_ce
cioè annunciano oggi dazi che entrano in vigore domani??????'Originariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Citando Kissinger: It may be dangerous to be America's enemy, but to be America's friend is fatal.
Vediamo se cogliamo l'occasione per sfilarci un po' da sti redneck. (Spoiler: non lo faremo)Originariamente Scritto da claudio96
sigpic
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Trump affonda il colpo sul «razzismo al contrario»: guerre culturali e quote etniche
Dalla raffica di ordini esecutivi alle accuse sul disastro aereo
Quando, insediandosi alla Casa Bianca il 20 gennaio, festa del Martin Luther King Day, Donald Trump ha cominciato a firmare i primi ordini esecutivi, tra i quali quelli che hanno cancellato le politiche DEI (misure per l’inserimento nella società e nel lavoro di gruppi svantaggiati per identità etnica o sessuale o dei disabili) nelle amministrazioni federali civili e militari, il presidente disse di considerare questi interventi in linea con gli ideali del leader nero del movimento dei diritti civili. «King aveva un sogno mentre questo è un incubo: stanno distruggendo 75 anni di lavoro per rendere reale la fruizione di questi diritti» gli rispose a bruciapelo Maya Wiley, capo della Leadership Conference on Civil and Human Rights.
In realtà con quelle misure Trump è intervenuto in modo pesante ed esteso nelle culture wars che dividono da anni destra e sinistra, visto che le sue decisioni toccano campi vastissimi: dal reclutamento del personale federale (e relativi fornitori) alla definizione della sessualità (esistono solo due sessi), al divieto dell’uso di fondi pubblici per interventi medici o chirurgici per i transgender. Quelli di Trump non sono fulmini a ciel sereno, visto che queste politiche sociali, dopo un decennio di grande sviluppo, erano da tempo oggetto di critiche e parziali ripensamenti delle aziende che le avevano abbracciate. Mentre l’offensiva ideologica della destra aveva già spinto roccaforti repubblicane come Texas e Florida a cancellare localmente le politiche DEI.
Ma il vero segnale di svolta è arrivato a metà del 2023 quando la Corte Suprema, chiamata a decidere su una controversia relativa alle ammissioni all’università di Harvard, ha praticamente cancellato l’affirmative action che riservava una parte del reclutamento a studenti di colore, decretando che quella norma, discriminatoria nei confronti di studenti meritevoli, viola la Costituzione. Ora Trump continua a tirare fuori la DEI, soprattutto sui disastri — gli incendi in California, l’accusa alla Fema, la Protezione civile Usa, dopo l’uragano che ha colpito il North Carolina, ora anche la catastrofe aeronautica di Washington — per far accettare l’eliminazione di interventi che erano ormai entrati nella vita comune Usa: il primo a introdurre l’affirmative action (non nelle università, ma nella parità di trattamento del personale del governo) fu John Kennedy nel 1961.
E ora Trump cancella anche norme che sono nell’Equal Pay Act del 1963 e nel Civil Right Act del ‘64. Ma se, oltre a formulare insinuazioni infondate (i controllori di volo vengono reclutati sulla base di criteri molto severi), il presidente può usare una retorica da campagna elettorale (la DEI «immenso spreco di risorse pubbliche e una vergognosa discriminazione») è anche perché norme nate da esigenze reali, sono state poi applicate in modo inadeguato o, addirittura, estremo sotto la pressione della sinistra radicale o dell’emozione per episodi di violenza razziale: secondo uno studio dell’Economist le assunzioni negli Usa con criteri DEI sono quadruplicate rispetto al 2010, dopo le grandi proteste di Black Lives Matter seguite all’uccisione di George Floyd, soffocato da un poliziotto a Minneapolis.
A un certo punto anche grandi gruppi come Walmart, Amazon, Meta e Ford hanno cominciato a frenare su queste politiche mentre alcuni eccessi hanno provocato reazioni pure a sinistra: gente del cinema irritata perché chi vuole competere per gli Oscar ora deve rispettare certe quote etniche e di orientamento sessuale nella composizione del cast o famiglie progressiste arrabbiate perché i loro figli, benché preparatissimi, non riescono a entrare nelle accademie migliori a causa del sistema delle quote. Trump, abile comunicatore, ha visto lo spazio per giocare la carta paradossale del razzismo al contrario: contro i bianchi. Furioso forse anche perché la DEI ha avuto il suo massimo sviluppo proprio nei suoi anni alla Casa Bianca (andò via nel gennaio 2021). Allora lui fu incapace di contrastare il fenomeno. Ma Trump accusa il personale amministrativo contrario al cambiamento. E adesso cerca di cambiarlo.
CorSera
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Quello che uno stato deve garantire è la possibilità per tutti di accedere all'ambito della propria realizzazione scolastica e/o lavorativa/professionale o artistica. L'unico discrimine deve essere quello naturale, delle doti, dei talenti e delle capacità, ovvero le qualità che un dato individuo possiede o meno circa i più svariati campi del mondo del lavoro e delle applicazioni umane.
Ne discende che imporre per legge di assumere un tale tizio solo perchè appartiene ad una specifica individuazione sessuale od etnica è contrario alla discriminante del criterio selettivo basato sulla qualità, l'unico capace di distillare l'eccellenza. Non posso pretendere di suonare il pianoforte in una orchestra solo perchè: "ehi salve, sono Paul e sono gay", ma semmai non devo essere escluso dalla corsa solo perchè gay: questo è il punto e qui risiede l'unica e reale "parità di condizioni" - il resto è distorsione ideologica che porta solo scompensi, abbassa gli standard qualitativi, crea cortocircuiti e impone al pubblico e al privato un diktat dittatoriale dove la selezione in ambito lavorativo, intellettuale, artistico viene predeterminata per dogma ideologico, sulla base di semplici accidenti quali l'inclinazione sessuale o il colore della pelle, dei quali non si dovrebbe nemmeno parlare, semplicemente perchè essi non "fanno" la persona se non nel suo piano più basso ed elementare.
Oltre quei piani c'è molto di più, salendo i gradini della (propria) autorealizzazione: talenti, qualità, vocazioni per questa o quella professione, applicazione, carattere, disponibilità all'apprendimento e al sacrificio, particolari carismi, particolare intelligenza per certe materie o settori di studio, di arte, di lavoro: se intervengo in questa "libertà", che si pone ad un livello superiore del mero determinismo biologico-razziale, creo un artifizio ed una distorsione, rovescio il piano del discrimine qualitativo, unico criterio di selezione ("a ciascuno il suo", secondo le proprie possibilità, potenzialità e qualificazioni, è la regola aurea) e spalanco le porte al caos anche negli ambiti sociali, lavorativi, artistici, intellettuali, culturali, che altro non sono che le colonne dove si fondano gli sviluppi civili di una nazione.
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Originariamente Scritto da Ponno Visualizza MessaggioCitando Kissinger: It may be dangerous to be America's enemy, but to be America's friend is fatal.
Vediamo se cogliamo l'occasione per sfilarci un po' da sti redneck. (Spoiler: non lo faremo)
Secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, se l'Europa vuole evitare una guerra commerciale con Trump, deve acquistare di più dagli Stati Uniti, aumentare i bilanci della difesa e deregolamentare per rafforzare l'economia europea.
In un'intervista a Politico.eu, il vicepremier ha spiegato che un modo per affrontare ed evitare la minaccia dei dazi è creare «un clima virtuoso» acquistando più beni dagli Stati Uniti.
Acquistare di più dagli USA, alzare i bilanci della difesa (a spese dello stato sociale, di che sennò visto che non c'è una lira?) e "deregolamentare", il che è il grande vello d'oro dietro cui sbavano i potentissimi titani del Tech.
Ma non si fa prima ad entrare tutti negli USA, basta aggiungere le stelle della bandiera europea a quella americana e l'allineamento, anzi l'assorbimento degli astri sarebbe completo e Tajani invece che un posto nel governo italiano potrebbe averne uno in quello americano: dalle cucine al solaio, un buco si trova.
Per quanti riguarda la famosa frase di Kissinger, proprio la Danimarca ne convalida per l'ennesima volta la verità: la Danimarca, strettissima alleata degli USA (https://www.ilsole24ore.com/art/bufe...uropei-AEOYyBN) in barba ai servigi offerti si vede ora oggetto degli sconfinati appetiti americani (la Groenlandia, la sua posizione strategica, i suoi metalli rari): il concetto di "mondo libero" nel quale ama insufflarsi il miasmatico e regredente occidente, si estrinseca nella misura delle catene che porti al collo e che ti legano alla viscida ed insaziabile piovra americana: agli occhi di quei gangster, più le porti strette e più sei "libero" (di servirli ed obbedirgli)....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioQuello che uno stato deve garantire è la possibilità per tutti di accedere all'ambito della propria realizzazione scolastica e/o lavorativa/professionale o artistica. L'unico discrimine deve essere quello naturale, delle doti, dei talenti e delle capacità, ovvero le qualità che un dato individuo possiede o meno circa i più svariati campi del mondo del lavoro e delle applicazioni umane.
Ne discende che imporre per legge di assumere un tale tizio solo perchè appartiene ad una specifica individuazione sessuale od etnica è contrario alla discriminante del criterio selettivo basato sulla qualità, l'unico capace di distillare l'eccellenza. Non posso pretendere di suonare il pianoforte in una orchestra solo perchè: "ehi salve, sono Paul e sono gay", ma semmai non devo essere escluso dalla corsa solo perchè gay: questo è il punto e qui risiede l'unica e reale "parità di condizioni" - il resto è distorsione ideologica che porta solo scompensi, abbassa gli standard qualitativi, crea cortocircuiti e impone al pubblico e al privato un diktat dittatoriale dove la selezione in ambito lavorativo, intellettuale, artistico viene predeterminata per dogma ideologico, sulla base di semplici accidenti quali l'inclinazione sessuale o il colore della pelle, dei quali non si dovrebbe nemmeno parlare, semplicemente perchè essi non "fanno" la persona se non nel suo piano più basso ed elementare.
Oltre quei piani c'è molto di più, salendo i gradini della (propria) autorealizzazione: talenti, qualità, vocazioni per questa o quella professione, applicazione, carattere, disponibilità all'apprendimento e al sacrificio, particolari carismi, particolare intelligenza per certe materie o settori di studio, di arte, di lavoro: se intervengo in questa "libertà", che si pone ad un livello superiore del mero determinismo biologico-razziale, creo un artifizio ed una distorsione, rovescio il piano del discrimine qualitativo, unico criterio di selezione ("a ciascuno il suo", secondo le proprie possibilità, potenzialità e qualificazioni, è la regola aurea) e spalanco le porte al caos anche negli ambiti sociali, lavorativi, artistici, intellettuali, culturali, che altro non sono che le colonne dove si fondano gli sviluppi civili di una nazione.Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.Originariamente Scritto da Bob TerwilligerDi solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
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in pratica la soluzione è piegarsi ancora di più a 90Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioQuindi la ricetta per Tajani è alzare subitissimo bandiera bianca. La Danimarca, solo perchè Trump vuole la Groenlandia, dovrebbe seduta stante regalargliela, se ci fosse un Tajani in Danimarca...o il Canada calarsi le braghe.
Acquistare di più dagli USA, alzare i bilanci della difesa (a spese dello stato sociale, di che sennò visto che non c'è una lira?) e "deregolamentare", il che è il grande vello d'oro dietro cui sbavano i potentissimi titani del Tech.
Ma non si fa prima ad entrare tutti negli USA, basta aggiungere le stelle della bandiera europea a quella americana e l'allineamento, anzi l'assorbimento degli astri sarebbe completo e Tajani invece che un posto nel governo italiano potrebbe averne uno in quello americano: dalle cucine al solaio, un buco si trova.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggioin pratica la soluzione è piegarsi ancora di più a 90
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioQuello che uno stato deve garantire è la possibilità per tutti di accedere all'ambito della propria realizzazione scolastica e/o lavorativa/professionale o artistica. L'unico discrimine deve essere quello naturale, delle doti, dei talenti e delle capacità, ovvero le qualità che un dato individuo possiede o meno circa i più svariati campi del mondo del lavoro e delle applicazioni umane.
Ne discende che imporre per legge di assumere un tale tizio solo perchè appartiene ad una specifica individuazione sessuale od etnica è contrario alla discriminante del criterio selettivo basato sulla qualità, l'unico capace di distillare l'eccellenza. Non posso pretendere di suonare il pianoforte in una orchestra solo perchè: "ehi salve, sono Paul e sono gay", ma semmai non devo essere escluso dalla corsa solo perchè gay: questo è il punto e qui risiede l'unica e reale "parità di condizioni" - il resto è distorsione ideologica che porta solo scompensi, abbassa gli standard qualitativi, crea cortocircuiti e impone al pubblico e al privato un diktat dittatoriale dove la selezione in ambito lavorativo, intellettuale, artistico viene predeterminata per dogma ideologico, sulla base di semplici accidenti quali l'inclinazione sessuale o il colore della pelle, dei quali non si dovrebbe nemmeno parlare, semplicemente perchè essi non "fanno" la persona se non nel suo piano più basso ed elementare.
Oltre quei piani c'è molto di più, salendo i gradini della (propria) autorealizzazione: talenti, qualità, vocazioni per questa o quella professione, applicazione, carattere, disponibilità all'apprendimento e al sacrificio, particolari carismi, particolare intelligenza per certe materie o settori di studio, di arte, di lavoro: se intervengo in questa "libertà", che si pone ad un livello superiore del mero determinismo biologico-razziale, creo un artifizio ed una distorsione, rovescio il piano del discrimine qualitativo, unico criterio di selezione ("a ciascuno il suo", secondo le proprie possibilità, potenzialità e qualificazioni, è la regola aurea) e spalanco le porte al caos anche negli ambiti sociali, lavorativi, artistici, intellettuali, culturali, che altro non sono che le colonne dove si fondano gli sviluppi civili di una nazione.
Non sto dicendo che questo sia l'approccio da seguire, non sono un sostenitore delle quote, ma volevo far notare è che alla base vi è il tentativo di risolvere la questione evidenziata.
Quindi i casi sono due: o si esclude che vi sia un problema legato a qualche forma di pregiudizio (possibile), oppure se questo pregiudizio verso alcune categorie esiste bisogna pensare a come eliminarlo in modo efficace, perché la sua persistenza mostra che le "regole" attuali non funzionano.
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