If this is your first visit, be sure to
check out the FAQ by clicking the
link above. You may have to register
before you can post: click the register link above to proceed. To start viewing messages,
select the forum that you want to visit from the selection below.
Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
Usa, l'annuncio della Casa Bianca: «Dal 1 febbraio dazi del 25% su Canada e Messico e del 10% sulla Cina»
La portavoce della Casa Bianca: «Canada e Messico hanno consentito un'invasione illegale di migranti e di fentanyl». Quest'ultimo è anche la causa delle tariffe contro la Cina
«Dazi del 25% sui prodotti importati da Canada e Messico e del 10% su quelli che vengono dalla Cina». Sono queste le misure che scatteranno domani, 1 febbraio, confermate dalla Casa Bianca. A dirlo il portavoce Karoline Leavitt che ha definito «false» le indiscrezioni riportate dalla Reuters, che parlava di dazi a partire dal 1 marzo.
«Canada e Messico hanno consentito un'invasione illegale di migranti e di fentanyl», ha detto Leavitt spiegando perché saranno imposti i dazi nei confronti dei due Paesi. Il fentanyl è anche la causa delle tariffe contro la Cina.
E a chi le chiedeva un commento sulle parole del premier canadese Justin Trudeau, che ha promesso una risposta forte ai dazi americani, Leavitt ha risposto: «Farebbe meglio a parlare direttamente con Trump prima di rilasciare queste dichiarazioni ai media».
Trump affonda il colpo sul «razzismo al contrario»: guerre culturali e quote etniche
Dalla raffica di ordini esecutivi alle accuse sul disastro aereo
Quando, insediandosi alla Casa Bianca il 20 gennaio, festa del Martin Luther King Day, Donald Trump ha cominciato a firmare i primi ordini esecutivi, tra i quali quelli che hanno cancellato le politiche DEI (misure per l’inserimento nella società e nel lavoro di gruppi svantaggiati per identità etnica o sessuale o dei disabili) nelle amministrazioni federali civili e militari, il presidente disse di considerare questi interventi in linea con gli ideali del leader nero del movimento dei diritti civili. «King aveva un sogno mentre questo è un incubo: stanno distruggendo 75 anni di lavoro per rendere reale la fruizione di questi diritti» gli rispose a bruciapelo Maya Wiley, capo della Leadership Conference on Civil and Human Rights.
In realtà con quelle misure Trump è intervenuto in modo pesante ed esteso nelle culture wars che dividono da anni destra e sinistra, visto che le sue decisioni toccano campi vastissimi: dal reclutamento del personale federale (e relativi fornitori) alla definizione della sessualità (esistono solo due sessi), al divieto dell’uso di fondi pubblici per interventi medici o chirurgici per i transgender. Quelli di Trump non sono fulmini a ciel sereno, visto che queste politiche sociali, dopo un decennio di grande sviluppo, erano da tempo oggetto di critiche e parziali ripensamenti delle aziende che le avevano abbracciate. Mentre l’offensiva ideologica della destra aveva già spinto roccaforti repubblicane come Texas e Florida a cancellare localmente le politiche DEI.
Ma il vero segnale di svolta è arrivato a metà del 2023 quando la Corte Suprema, chiamata a decidere su una controversia relativa alle ammissioni all’università di Harvard, ha praticamente cancellato l’affirmative action che riservava una parte del reclutamento a studenti di colore, decretando che quella norma, discriminatoria nei confronti di studenti meritevoli, viola la Costituzione. Ora Trump continua a tirare fuori la DEI, soprattutto sui disastri — gli incendi in California, l’accusa alla Fema, la Protezione civile Usa, dopo l’uragano che ha colpito il North Carolina, ora anche la catastrofe aeronautica di Washington — per far accettare l’eliminazione di interventi che erano ormai entrati nella vita comune Usa: il primo a introdurre l’affirmative action (non nelle università, ma nella parità di trattamento del personale del governo) fu John Kennedy nel 1961.
E ora Trump cancella anche norme che sono nell’Equal Pay Act del 1963 e nel Civil Right Act del ‘64. Ma se, oltre a formulare insinuazioni infondate (i controllori di volo vengono reclutati sulla base di criteri molto severi), il presidente può usare una retorica da campagna elettorale (la DEI «immenso spreco di risorse pubbliche e una vergognosa discriminazione») è anche perché norme nate da esigenze reali, sono state poi applicate in modo inadeguato o, addirittura, estremo sotto la pressione della sinistra radicale o dell’emozione per episodi di violenza razziale: secondo uno studio dell’Economist le assunzioni negli Usa con criteri DEI sono quadruplicate rispetto al 2010, dopo le grandi proteste di Black Lives Matter seguite all’uccisione di George Floyd, soffocato da un poliziotto a Minneapolis.
A un certo punto anche grandi gruppi come Walmart, Amazon, Meta e Ford hanno cominciato a frenare su queste politiche mentre alcuni eccessi hanno provocato reazioni pure a sinistra: gente del cinema irritata perché chi vuole competere per gli Oscar ora deve rispettare certe quote etniche e di orientamento sessuale nella composizione del cast o famiglie progressiste arrabbiate perché i loro figli, benché preparatissimi, non riescono a entrare nelle accademie migliori a causa del sistema delle quote. Trump, abile comunicatore, ha visto lo spazio per giocare la carta paradossale del razzismo al contrario: contro i bianchi. Furioso forse anche perché la DEI ha avuto il suo massimo sviluppo proprio nei suoi anni alla Casa Bianca (andò via nel gennaio 2021). Allora lui fu incapace di contrastare il fenomeno. Ma Trump accusa il personale amministrativo contrario al cambiamento. E adesso cerca di cambiarlo.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Quello che uno stato deve garantire è la possibilità per tutti di accedere all'ambito della propria realizzazione scolastica e/o lavorativa/professionale o artistica. L'unico discrimine deve essere quello naturale, delle doti, dei talenti e delle capacità, ovvero le qualità che un dato individuo possiede o meno circa i più svariati campi del mondo del lavoro e delle applicazioni umane.
Ne discende che imporre per legge di assumere un tale tizio solo perchè appartiene ad una specifica individuazione sessuale od etnica è contrario alla discriminante del criterio selettivo basato sulla qualità, l'unico capace di distillare l'eccellenza. Non posso pretendere di suonare il pianoforte in una orchestra solo perchè: "ehi salve, sono Paul e sono gay", ma semmai non devo essere escluso dalla corsa solo perchè gay: questo è il punto e qui risiede l'unica e reale "parità di condizioni" - il resto è distorsione ideologica che porta solo scompensi, abbassa gli standard qualitativi, crea cortocircuiti e impone al pubblico e al privato un diktat dittatoriale dove la selezione in ambito lavorativo, intellettuale, artistico viene predeterminata per dogma ideologico, sulla base di semplici accidenti quali l'inclinazione sessuale o il colore della pelle, dei quali non si dovrebbe nemmeno parlare, semplicemente perchè essi non "fanno" la persona se non nel suo piano più basso ed elementare.
Oltre quei piani c'è molto di più, salendo i gradini della (propria) autorealizzazione: talenti, qualità, vocazioni per questa o quella professione, applicazione, carattere, disponibilità all'apprendimento e al sacrificio, particolari carismi, particolare intelligenza per certe materie o settori di studio, di arte, di lavoro: se intervengo in questa "libertà", che si pone ad un livello superiore del mero determinismo biologico-razziale, creo un artifizio ed una distorsione, rovescio il piano del discrimine qualitativo, unico criterio di selezione ("a ciascuno il suo", secondo le proprie possibilità, potenzialità e qualificazioni, è la regola aurea) e spalanco le porte al caos anche negli ambiti sociali, lavorativi, artistici, intellettuali, culturali, che altro non sono che le colonne dove si fondano gli sviluppi civili di una nazione.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Citando Kissinger: It may be dangerous to be America's enemy, but to be America's friend is fatal.
Vediamo se cogliamo l'occasione per sfilarci un po' da sti redneck. (Spoiler: non lo faremo)
Ovvio che no. Tajani ci tiene a togliere margine ad ogni possibile dubbio al riguardo:
Secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, se l'Europa vuole evitare una guerra commerciale con Trump, deve acquistare di più dagli Stati Uniti, aumentare i bilanci della difesa e deregolamentare per rafforzare l'economia europea.
In un'intervista a Politico.eu, il vicepremier ha spiegato che un modo per affrontare ed evitare la minaccia dei dazi è creare «un clima virtuoso» acquistando più beni dagli Stati Uniti.
Il Messico si dice pronto a qualsiasi scenario. Tariffe del 10% anche contro Pechino
Quindi la ricetta per Tajani è alzare subitissimo bandiera bianca. La Danimarca, solo perchè Trump vuole la Groenlandia, dovrebbe seduta stante regalargliela, se ci fosse un Tajani in Danimarca...o il Canada calarsi le braghe.
Acquistare di più dagli USA, alzare i bilanci della difesa (a spese dello stato sociale, di che sennò visto che non c'è una lira?) e "deregolamentare", il che è il grande vello d'oro dietro cui sbavano i potentissimi titani del Tech.
Ma non si fa prima ad entrare tutti negli USA, basta aggiungere le stelle della bandiera europea a quella americana e l'allineamento, anzi l'assorbimento degli astri sarebbe completo e Tajani invece che un posto nel governo italiano potrebbe averne uno in quello americano: dalle cucine al solaio, un buco si trova.
Per quanti riguarda la famosa frase di Kissinger, proprio la Danimarca ne convalida per l'ennesima volta la verità: la Danimarca, strettissima alleata degli USA (https://www.ilsole24ore.com/art/bufe...uropei-AEOYyBN) in barba ai servigi offerti si vede ora oggetto degli sconfinati appetiti americani (la Groenlandia, la sua posizione strategica, i suoi metalli rari): il concetto di "mondo libero" nel quale ama insufflarsi il miasmatico e regredente occidente, si estrinseca nella misura delle catene che porti al collo e che ti legano alla viscida ed insaziabile piovra americana: agli occhi di quei gangster, più le porti strette e più sei "libero" (di servirli ed obbedirgli).
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Quello che uno stato deve garantire è la possibilità per tutti di accedere all'ambito della propria realizzazione scolastica e/o lavorativa/professionale o artistica. L'unico discrimine deve essere quello naturale, delle doti, dei talenti e delle capacità, ovvero le qualità che un dato individuo possiede o meno circa i più svariati campi del mondo del lavoro e delle applicazioni umane.
Ne discende che imporre per legge di assumere un tale tizio solo perchè appartiene ad una specifica individuazione sessuale od etnica è contrario alla discriminante del criterio selettivo basato sulla qualità, l'unico capace di distillare l'eccellenza. Non posso pretendere di suonare il pianoforte in una orchestra solo perchè: "ehi salve, sono Paul e sono gay", ma semmai non devo essere escluso dalla corsa solo perchè gay: questo è il punto e qui risiede l'unica e reale "parità di condizioni" - il resto è distorsione ideologica che porta solo scompensi, abbassa gli standard qualitativi, crea cortocircuiti e impone al pubblico e al privato un diktat dittatoriale dove la selezione in ambito lavorativo, intellettuale, artistico viene predeterminata per dogma ideologico, sulla base di semplici accidenti quali l'inclinazione sessuale o il colore della pelle, dei quali non si dovrebbe nemmeno parlare, semplicemente perchè essi non "fanno" la persona se non nel suo piano più basso ed elementare.
Oltre quei piani c'è molto di più, salendo i gradini della (propria) autorealizzazione: talenti, qualità, vocazioni per questa o quella professione, applicazione, carattere, disponibilità all'apprendimento e al sacrificio, particolari carismi, particolare intelligenza per certe materie o settori di studio, di arte, di lavoro: se intervengo in questa "libertà", che si pone ad un livello superiore del mero determinismo biologico-razziale, creo un artifizio ed una distorsione, rovescio il piano del discrimine qualitativo, unico criterio di selezione ("a ciascuno il suo", secondo le proprie possibilità, potenzialità e qualificazioni, è la regola aurea) e spalanco le porte al caos anche negli ambiti sociali, lavorativi, artistici, intellettuali, culturali, che altro non sono che le colonne dove si fondano gli sviluppi civili di una nazione.
Quando vedro donne , omosessuali e alcune etnie nei cantieri o a fare lavori fisici magari cambio idea
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Quindi la ricetta per Tajani è alzare subitissimo bandiera bianca. La Danimarca, solo perchè Trump vuole la Groenlandia, dovrebbe seduta stante regalargliela, se ci fosse un Tajani in Danimarca...o il Canada calarsi le braghe.
Acquistare di più dagli USA, alzare i bilanci della difesa (a spese dello stato sociale, di che sennò visto che non c'è una lira?) e "deregolamentare", il che è il grande vello d'oro dietro cui sbavano i potentissimi titani del Tech.
Ma non si fa prima ad entrare tutti negli USA, basta aggiungere le stelle della bandiera europea a quella americana e l'allineamento, anzi l'assorbimento degli astri sarebbe completo e Tajani invece che un posto nel governo italiano potrebbe averne uno in quello americano: dalle cucine al solaio, un buco si trova.
Ohhh ma che bravo, ora salta nel cerchio infuocato, poi batti batti le manine e gran finale: in piedi su due zampe, ehm gambe
sigpic Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
se non altro con questa nuova amministrazione USA tempo 2 anni si potrà di nuovo palpare la segretaria senza ripercussioni e la serie lotr di amazon diventerà decente senza palesi forzature
Quello che uno stato deve garantire è la possibilità per tutti di accedere all'ambito della propria realizzazione scolastica e/o lavorativa/professionale o artistica. L'unico discrimine deve essere quello naturale, delle doti, dei talenti e delle capacità, ovvero le qualità che un dato individuo possiede o meno circa i più svariati campi del mondo del lavoro e delle applicazioni umane.
Ne discende che imporre per legge di assumere un tale tizio solo perchè appartiene ad una specifica individuazione sessuale od etnica è contrario alla discriminante del criterio selettivo basato sulla qualità, l'unico capace di distillare l'eccellenza. Non posso pretendere di suonare il pianoforte in una orchestra solo perchè: "ehi salve, sono Paul e sono gay", ma semmai non devo essere escluso dalla corsasolo perchè gay: questo è il punto e qui risiede l'unica e reale "parità di condizioni" - il resto è distorsione ideologica che porta solo scompensi, abbassa gli standard qualitativi, crea cortocircuiti e impone al pubblico e al privato un diktat dittatoriale dove la selezione in ambito lavorativo, intellettuale, artistico viene predeterminata per dogma ideologico, sulla base di semplici accidenti quali l'inclinazione sessuale o il colore della pelle, dei quali non si dovrebbe nemmeno parlare, semplicemente perchè essi non "fanno" la persona se non nel suo piano più basso ed elementare.
Oltre quei piani c'è molto di più, salendo i gradini della (propria) autorealizzazione: talenti, qualità, vocazioni per questa o quella professione, applicazione, carattere, disponibilità all'apprendimento e al sacrificio, particolari carismi, particolare intelligenza per certe materie o settori di studio, di arte, di lavoro: se intervengo in questa "libertà", che si pone ad un livello superiore del mero determinismo biologico-razziale, creo un artifizio ed una distorsione, rovescio il piano del discrimine qualitativo, unico criterio di selezione ("a ciascuno il suo", secondo le proprie possibilità, potenzialità e qualificazioni, è la regola aurea) e spalanco le porte al caos anche negli ambiti sociali, lavorativi, artistici, intellettuali, culturali, che altro non sono che le colonne dove si fondano gli sviluppi civili di una nazione.
Io credo che in fin dei conti sarebbero tutti d'accordo col tuo ragionamento. Il problema che non consideri però è come ottenere la condizione che ho evidenziato in grassetto. Le quote sono nate con l'idea che per far si che si parta da pari condizioni possa essere utile cominciare ad inserire persone appartenenti a categorie che per motivi culturali vengono escluse di modo da mostrare che anch'esse possono fare bene come le altre. E' come dire Sean, a ti piace la cioccolata fondente e mangi semrpe quella, mentre hai un pregidizio negativo sulla cioccolata al latte che però non hai mai davvero provato. Se qualcuno una volta te la fa assaggiare magari scopri che ti piace allo stesso modo e cominci ad alternarla alla cioccolata fondente.
Non sto dicendo che questo sia l'approccio da seguire, non sono un sostenitore delle quote, ma volevo far notare è che alla base vi è il tentativo di risolvere la questione evidenziata.
Quindi i casi sono due: o si esclude che vi sia un problema legato a qualche forma di pregiudizio (possibile), oppure se questo pregiudizio verso alcune categorie esiste bisogna pensare a come eliminarlo in modo efficace, perché la sua persistenza mostra che le "regole" attuali non funzionano.
Ucraina, la rivelazione di Trump sulla pace: “Già in corso i negoziati con la Russia”
Il presidente parla di “discussioni serie” ma non rivela se ha già sentito il leader russo
Gli Usa vogliono le elezioni in Ucraina dopo l’accordo per il cessate il fuoco
Gli Stati Uniti vogliono che l'Ucraina tenga le elezioni, potenzialmente entro la fine dell'anno, se Kiev riuscirà a concordare una tregua con la Russia nei prossimi mesi. Lo ha detto il massimo funzionario del presidente Donald Trump, Keith Kellogg, inviato speciale per l'Ucraina e la Russia. Kellogg ha affermato in un'intervista che le elezioni presidenziali e parlamentari ucraine, sospese durante la guerra con la Russia, "devono essere fatte".
Repubblica
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Starlink, lo staff di Musk bussa al Colle. Meloni frena Stroppa: troppo clamore
Ridimensionato il ruolo del referente del miliardario americano per chiudere l'affare sulla rete satellitare. La premier: «Non esageri». Olidata aveva trattato con lui per assicurare al governo la sovranità dei dati
Ridimensionato il ruolo del referente del miliardario americano per chiudere l'affare sulla rete satellitare. La premier: «Non esageri». Olidata aveva trattato…
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
La tregua, poi le elezioni in Ucraina: una trattativa «segreta» per incalzare Zelensky
Keith Kellog, incaricato del dossier guerra da Donald Trump, non ha dubbi. Russi e americani sembrano già d’accordo sul voto nel 2025
Votare, perché no? «La maggior parte delle nazioni democratiche lo fa anche in tempo di guerra. Penso sia importante si voti». Ma pure in un’Ucraina mutilata e devastata, con sei milioni di profughi in Europa, tre milioni di sfollati interni, due milioni che vivono nei territori invasi dai russi, un milione che combatte al fronte? «Penso che sia sempre un bene per la democrazia. Questa è la bellezza d’una democrazia solida: hai più d’una persona potenzialmente candidata».
Il generale Keith Kellogg è solido d’esperienze e di certezze. Ha gestito i dopoguerra del Vietnam e dell’Iraq, ha vissuto al Pentagono i vuoti di potere dopo l’11 Settembre e l’assalto al Campidoglio del 2021: s’intende bene di violenza & democrazia. Incaricato del dossier guerra da Donald Trump, Kellogg non ha dubbi: se nei prossimi mesi s’arriva a una tregua coi russi, gli ucraini dovranno organizzare le elezioni presidenziali entro il 2025. E dire se vogliono che a negoziare una pace vera sia l’eroe della resistenza, il presidente Volodymyr Zelensky.
Trattare e votare. Ci sono tutte le condizioni per un cessate il fuoco, fa capire Trump. Pochi dettagli, ma alcune parolette — con Putin «ci stiamo già parlando» — che han fatto immaginare il decollo d’un negoziato. Di più: una trattativa diretta Mosca-Washington, che taglierebbe fuori Kiev. Tanto che Zelensky, fiutando l’aria, fin d’ora avverte: «Possono avere le loro relazioni, ma parlare dell’Ucraina senza l’Ucraina sarebbe molto pericoloso per tutti». E al tavolo, «a essere onesti, dovrebbe esserci anche una voce dell’Europa. Penso sarebbe giusto ed efficace. Come poi andrebbe a finire, non lo so». Il leader ucraino sogna venga schierato un contingente di peacemaker Ue, come proposto dalla Francia, pur rendendosi conto delle difficoltà: «Immaginatevi: chi lo comanderebbe? Chi lo comporrebbe? Che cosa farebbe, in caso d’attacco russo? Missili, sbarchi, attacchi dal mare, confini sfondati, offensive: come si comporterebbero gli europei? Quali sarebbero le regole d’ingaggio?». Temi ancora remoti.
Per far suonare la tromba della tregua, al momento, gli Usa sono pronti a pigiare vari tasti: aumentare o bloccare gli aiuti militari a Kiev, a seconda dell’atteggiamento di Putin; imporre o togliere sanzioni a Mosca su banche ed energia; riconoscere o meno le annessioni russe, congelando la linea di fuoco; concedere o no la neutralità (non il disarmo) degli ucraini, tenendoli fuori dalla Nato… Ma c’è un punto su cui Trump sembra voler accontentare il Cremlino: far passare Zelensky per le urne.
I russi lo vogliono mandar via, per giustificare la «denazificazione del regime di Kiev» (fu la scusa per iniziare la guerra), e s’attaccano al fatto che è scaduto dal 2024. Legge marziale varata nel '22 impedisce di votare, ma per Mosca «è comunque delegittimato, la sua firma in calce a un trattato non avrebbe valore legale». Zelensky ha ancora un consenso al 52%, sostiene un sondaggio, ed è impensierito solo dall’ascesa del generale Valery Zaluzhny, molto popolare e perciò spedito dallo stesso «Ze» a far l’ambasciatore a Londra. Solo un voto popolare, una cacciata stile Churchill potrebbe escluderlo dai negoziati. «In questi tre anni — spiega da Kiev una fonte diplomatica del G-7 — americani e russi non hanno mai smesso di parlarsi, nemmeno nei momenti più drammatici. Finora lo facevano le intelligence. Adesso, siamo saliti a un livello superiore. Le posizioni sono ancora troppo distanti. Tranne forse su un punto che accomuna sia Putin, sia Trump: togliere di mezzo Zelensky».
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Come ampiamente pronosticato gli americani stanno mollando Zelensky, o almeno hanno iniziato le grandi manovra in vista della sua dismissione. Non serviva avere la sfera di cristallo per prevedere come sarebbe andata a finire, basta conoscere la natura degli americani (sono stati capaci di riconsegnare un intero popolo, quello afghano, ai talebani da cui avevano proclamato di averli "liberati"), la loro doppiezza, il loro senso dell' "onore".
D'altro canto Zelensky è un uomo troppo intriso di una logica di guerra e di ultranazionalismo, inadatto a governare una fase di transizione verso una "pace", semplicemente perchè non riesce a concepirla la "pace" - cioè a dire la rinuncia a determinati territori, quelli filorussi e russofoni, ai quali il nazionalismo ucraino aveva anche tolto la possibilità del bilinguismo ufficiale e castrato ogni aspirazione ad una autonomia amministrativa.
Uno stato di guerra non è mai stato un impedimento allo svolgersi delle elezioni: ci sono i casi inglese ed americano durante la seconda guerra mondiale; c'è il caso dell'Italia col referendum istituzionale monarchia-repubblica, con addirittura il paese militarmente occupato da potenze straniere e oltre un milione di italiani impossibilitati a votare perchè prigionieri o ancora all'estero in conseguenza delle vicende belliche...eppure il referendum si tenne lo stesso.
Inoltre Zelensky è un presidente scaduto, qualunque pezzo di carta dovesse firmare potrebbe essere un domani impugnato o rinnegato da un suo successore.
D'altro canto dal 2022 in Ucraina è stata tacitata ogni dialettica politica: cancellati i partiti di opposizione, la stessa libertà di stampa è sottoposta al controllo statale: https://it.euronews.com/2023/05/03/u...ito-in-ucraina
Forse è ora scossa di capire come la pensa il popolo ucraino.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
We process personal data about users of our site, through the use of cookies and other technologies, to deliver our services, personalize advertising, and to analyze site activity. We may share certain information about our users with our advertising and analytics partners. For additional details, refer to our Privacy Policy.
By clicking "I AGREE" below, you agree to our Privacy Policy and our personal data processing and cookie practices as described therein. You also acknowledge that this forum may be hosted outside your country and you consent to the collection, storage, and processing of your data in the country where this forum is hosted.
Commenta