Originariamente Scritto da MarcoT
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In queste sere mentre ceno mi diverto a guardarmi sul Tubo le pillole delle varie trasmissioni di politica su La7...è tutta una accolita di sinistri (giornalisti, "opinionisti", vari personaggi, politici) che si mettono lì a darsi ragione l'un l'altro con toni seriosissimi, anzi oserei definirli "drammatici" ma che hanno il solo effetto di far sbellicare dal ridere, oltre ad evidenziare l'idiozia insita in chi ormai, imbevuto di ideologie utopiche, ha buttato da tempo il cervello all'ammasso.
Ho sentito per ben due volte (una da Michele Serra, l'altra da Floris) definire Trump, con la massima seriosità, "un autocrate" (?!)...presidente appena eletto a maggioranza (anche di voti popolari, pure se il sistema americano non lo richiede, in quanto contano i delegati) di quella che fino a ieri mattina era "il faro delle democrazia occidentale", la "terra dei liberi", anzi addirittura gli "esportatori di democrazia".
Lo spregio del voto e delle masse popolari in quei soggetti è enorme, ha raggiunto l'endemico...per questo motivo non riescono a fare una analisi che sia una di quanto va accadendo e sviluppandosi sul piano reale.
L'unica cosa sensata che ho ascoltato da un ospite (non mi ricordo chi) è che "il capitalismo ha capito che può fare a meno della democrazia": oh finalmente, ecco un punto attorno a cui si potrebbe e si dovrebbe discutere...ma il capitalismo non l'ha capito stamattina, è che con Trump questa saldatura tra oligarchie corporative e strumenti politici si è fatta (finalmente, così da poterla guardare in faccia) palese, per cui nella debolezza ormai intrinseca degli stati, gli spazi vuoti vengono occupati da questi agenti "politici" che sono diventati le corporazioni, che d'altra parte con le loro visioni e produzioni si stanno incaricando di disegnare e plasmare il "futuro".
In quel senso chi si "allarma" per la democrazia per come fin qui è stata intesa e vissuta, non sbaglia: che sia in pieno svolgimento un tempo di trasformazione, di vera e propria trasmutazione storica, è sotto agli occhi di tutti, da qui il diffuso senso di perdita di punti di riferimento e quel sottile senso di "spaesamento" per chi sa avvertirlo - ma tutto questo, come ogni fenomeno, non è apparso all'improvviso, ma è frutto di un processo che da tempo va manifestandosi, sotto ogni coloritura politica (l'ideologia globalista e sovranazionalista, che ha ridotto gli stati ad ancelle del turbo capitalismo, non l'ha mica inventata la destra: usare queste categorie politiche è ormai inutile, nel processo di trasmutazione in atto verranno risucchiate e dissolte anch'esse).
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