Gas, le rotte alternative dopo lo stop russo.
Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
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Lo stop non è russo, è di Kiev: è Zelensky che ha deciso di non rinnovare i contratti per i gasdotti che passano in Ucraina
Il leader ucraino si è rifiutato – finora – di rinnovare un accordo quinquennale per il transito di gas russo, perché non intende facilitare ulteriormente nuove entrate del bilancio di Mosca, che poi servono a finanziare la distruzione dell’Ucraina.
https://www.ilpost.it/2020/05/26/non-riesco-a-respirare/?fbclid=IwAR1_Rj24tfMgePGrxlUjVlHu3WN1jPmjLuPMr-nwEm9RAIiu41QzXaAb2cY “Non riesco a respirare”A Minneapolis un uomo nero è morto dopo che, per diversi minuti, un poliziotto gli aveva premuto con forza il ginocchio sul collo: la polizia ha parlato di un «incidente medico».
I terminali di Piombino e Ravenna sono fondamentali per il fabbisogno nazionale, ma i prezzi saliranno
AGI è l'agenzia "giornalistica" Italia, cioè è del governo (proprietà dell'ENI), è la distributrice delle veline di stato, un organo di propaganda, dove non possono certo dire di inviare i ringraziamenti a Zelensky per i soldi che verranno succhiati ai già miseri stipendi dalle bollette....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioLo stop non è russo, è di Kiev: è Zelensky che ha deciso di non rinnovare i contratti per i gasdotti che passano in Ucraina
Tutto questo per un paese non UE, non NATO, ma che siamo "obbligati" a sostenere.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
Questa è una precisazione importante; a Zelensky non bastano i finanziamenti avuti finora, le armi, l'intelligence, i sussidi, ecc...no, come leva di ricatto ora usa il gasdotto, chiudendolo.
Tutto questo per un paese non UE, non NATO, ma che siamo "obbligati" a sostenere.
Il costo della guerra e delle fisime di Zelensky dovrebbe pagarlo chi è pro Ucraina no? Dovrebbero essere scelte personali, tipo quelle di non acquistare prodotti israeliani perchè uno è in disaccordo con la strage a Gaza...allora il singolo cittadino boicotta Israele...o in questo caso sceglie di mandare dei soldi all'Ucraina...ma qua si tratta di stati europei che fanno pagare ai cittadini (tutti, anche quelli contrari ad appoggiare senza condizioni l'Ucraina) la scelta di politiche suicide che provocano danni immani ad ogni livello..
Forse ha ragione Quirico, arrivati a questo punto, quando su La Stampa scrive che in verità tutte le conigliesche e ridicole cancellerie europee, nel segreto del confessionale, pregano che Trump faccia finire quella guerra...perchè l'UE di suo non ha una strategia di uscita, è completamente preda degli eventi....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioForse ha ragione Quirico, arrivati a questo punto, quando su La Stampa scrive che in verità tutte le conigliesche e ridicole cancellerie europee, nel segreto del confessionale, pregano che Trump faccia finire quella guerra...perchè l'UE di suo non ha una strategia di uscita, è completamente preda degli eventi.Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
"Un acceso silenzio brucerà la campagna
come i falò la sera."
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Vabbe da parte di zelensky non è un ragionamento assurdo anzi, quei soldi la Russia li usa per bombardarli
sono i governi europei ad essere pieni di clownOriginariamente Scritto da Lorenzo993non nominare cristo che se ti avesse incontrato avrebbe mandato a mignotte la bibbia e ti avrebbe preso a calci in culo
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Originariamente Scritto da MarcoT Visualizza MessaggioVabbe da parte di zelensky non è un ragionamento assurdo anzi, quei soldi la Russia li usa per bombardarli
sono i governi europei ad essere pieni di clown
La sua decisione è un atto antieuropeo, in odio agli europei che ritiene non facciano "abbastanza" per l'Ucraina. Lo scrive apertamente anche il Corriere, che è su posizioni radicalmente pro Ucraina e anti russe:
Il messaggio di Kiev all’Europa
Ma nella fermezza del leader di Kiev c’è anche un messaggio politico all’Europa. Zelensky ha accettato finora di non attaccare il porto di Novorossijsk, sul Mar Nero, da cui parte circa un quarto dell’export russo di petrolio: è bastata un po’ di pressione su Kiev da parte dell’amministrazione americana, preoccupata di qualunque azione che faccia salire il prezzo internazionale del greggio. Ma gli ucraini non sono altrettanto sensibili alle richieste degli europei, specie se si tratta di Fico o di Orbán: segno di frustrazione per un sostegno militare e finanziario dell’Europa non del tutto convinto. Secondo dati riservati della Commissione di Bruxelles, in quasi tre anni di guerra i fondi inviati dagli Stati Uniti a Kiev superano quelli degli europei di quasi il 50%. Ora, con la seconda guerra del gas, l’Europa raccoglie i frutti delle sue contraddizioni.
Da parte mia mi balocco col pensiero che tutta quella massa informe di pagliacci ha già perso: l'Ucraina non rivedrà mai più la sua integrità territoriale, non entrerà mai nella Nato e forse mai nemmeno nella UE; l'UE è in crisi di sistema, crisi politica, crisi economica, crisi di visione, schiacciata tra USA di qua e Russia-Cina di là, con le masse che o non vanno più a votare o votano gli estremismi radicali: l'Europa ne esce con le ossa rotte da questa guerra per interposta nazione e su comando di un padrone selvaggio, sadico e lontano (gli USA); gli USA hanno visto ridursi drasticamente la loro sfera di influenza e stanno difatti pensando a badare al solo scacchiere dell'Indo-Pacifico, volendosi disimpegnare dalla pastoia ucraina; e il mondo si va scomponendo in un multipolarismo che certo non costringerà l'occidente a "ripensarsi" ma che ridà dignità all'alterità, all'altro da sè.
Per quanto riguarda Zelensky, magari Trump il gas lo chiuderà davvero a lui...così non ne sentiremo più parlare, come era per l'intera Ucraina prima di questa guerra....ma di noi
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Il gas torna a correre, allarme riserve nell’Ue. “Rincari da 300 euro per le famiglie”
Dopo l’addio al metano russo via Ucraina le quotazioni sfiorano i 50 euro al megawattora sul mercato di Amsterdam: più 1,7%. Bruxelles rassicura
https://www.repubblica.it/economia/2...per_le_famigli e-423917782/?ref=RHLM-BG-P3-S1-T1
Gas, anche il prezzo dell’elettricità schizza: “Aumenta il gap con le imprese europee
Regina (Confindustria): “L’Ue ha pensato alla disponibilità di metano, non al costo”. Per gli esperti sarà l’inverno più caro di sempre in bolletta: “Le famiglie evitino scelte affrettate”
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Cecilia Sala, il piano segreto per la liberazione: domiciliari in ambasciata e niente estradizione per Abedini
Il piano per il compromesso: l’ingegnere il più a lungo possibile nel nostro Paese per limitare le frizioni con gli Usa e non rompere il dialogo con il governo di Teheran
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Come liberare Cecilia Sala? L'appiglio sui pasdaran che può guidare le mosse del ministro Nordio su Abedini
Braccio di ferro con l'Iran per la liberazione di Cecilia Sala: c'è l'ipotesi della revoca dell'arresto per l'ingegnere iraniano Abedini, fermato a Milano, per il quale gli Usa chiedono l'estradizione. E c'è un precedente
Per il governo italiano la prima urgenza è diventata ottenere condizioni decenti e accettabili per Cecilia Sala, prigioniera da due settimane a Teheran senza accuse dalle quali possa difendersi. Perché per risolvere l’altro corno del problema — la reclusione dell’iraniano Mohammad Abedini-Najafabadi, del quale gli Stati Uniti continuano a reclamare l’estradizione — serve tempo: quello che spetta ai giudici e quello necessario alla politica e alla diplomazia per prendere le decisioni conseguenti.
I destini dei due detenuti appaiono ormai inesorabilmente intrecciati, ma in attesa che vengano sciolti i nodi per liberare la giornalista divenuta ostaggio di un intrigo internazionale servono garanzie sulla reciprocità delle condizioni di detenzione. Quelle offerte finora dalle autorità della Repubblica islamica si sono rivelate insufficienti e soprattutto non veritiere.
Reciprocità negata
Il viceministro degli Esteri Vahid Jalalzadeh aveva assicurato il «benessere» della detenuta, ma nelle telefonate che ha potuto fare a casa la reporter ha raccontato tutt’altro. Sul versante opposto, Abedini sta ricevendo un trattamento totalmente diverso. L’ingegnere esperto di droni, accusato dagli Usa di complicità con i terroristi che un anno fa hanno ucciso tre soldati americani in Giordania, ha già cambiato tre penitenziari e soprattutto è stato tolto dalla prigione di Rossano Calabro (dove vengono abitualmente destinati gli islamici inquisiti per reati di questo tipo) e riportato in Lombardia, nel carcere di Opera, come richiesto del consolato iraniano. Ha incontrato più volte il suo avvocato che ha presentato istanza per gli arresti domiciliari, ha parlato con la famiglia in Iran, è dotato di un Ipad (sia pure non connesso a Internet) e ha accesso ai notiziari televisivi. Condizioni imparagonabili con quelle in cui è costretta Cecilia Sala.
Il ministero degli Esteri continuerà a premere sul piano diplomatico per eliminare questa disparità, ma nel frattempo è cominciata la partita giudiziaria sulla detenzione e estradizione di Abedini, che vede in campo altri due protagonisti: i giudici e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Con ruoli distinti e separati, ma entrambi decisivi.
Il ruolo dei giudici
La corte d’appello di Milano dovrà decidere prima sulla concessione dei domiciliari e poi sulla consegna del detenuto iraniano che in Italia non ha commesso alcun reato, e si trova in carcere solo su richiesta degli Stati Uniti. Da dove non è ancora arrivata la documentazione con le prove a carico dell’estradando. I magistrati sono indipendenti dal potere politico e faranno le loro scelte sulla base di considerazioni giuridiche, ma se dovessero dire no alla scarcerazione di Abedini in attesa di decidere sull’estradizione, il governo avrebbe comunque la possibilità di revocare l’ordine d’arresto e lasciare che l’iraniano possa tornare a casa. Il codice prevede che la revoca della misura cautelare a fini estradizionali «è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta».
Gli uffici del Guardasigilli, su delega di Nordio, hanno inizialmente chiesto il mantenimento degli arresti, ma in presenza di elementi nuovi il Guardasigilli potrebbe cambiare idea e decidere diversamente. Sbloccando la situazione sul fronte Abedini.
La «black list»
È già successo tre anni fa con il regista ucraino Yevhen Lavrenchuk reclamato dalla Russia; e l’ultima volta il 18 dicembre scorso con l’informatico italo-francese Hervé Falciani, accusato in Svizzera di aver sottratto documentazione bancaria, arrestato e liberato, su richiesta del Guardasigilli, dopo alcuni giorni trascorsi a San Vittore e poi agli arresti domiciliari.
L’intervento del ministro può trovare ragione nella difficoltà a consegnare la persona ricercata al Paese richiedente, e sebbene da oltreoceano non siano ancora state trasmesse le carte necessarie a deliberare non è scontato che l’estradizione negli Usa fili liscia. Anzi.
In Italia i reati contestati a Abedini hanno caratteristiche e presupporti diversi rispetto agli Usa: dai componenti minimi necessari a costituire una presunta associazione a delinquere fino all’accusa di terrorismo. Secondo il tribunale del Massachusetts l’ingegnere ha fornito sistemi di navigazione utilizzati dai pasdaran dell’Ircg, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica che soltanto negli Usa, in Canada e in Svezia è catalogato come organizzazione terroristica. Non è presente nella black list dell’Onu né in quella dell’Unione europea. Nonostante il Parlamento di Strasburgo abbia votato una risoluzione per includerlo, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell ha escluso che ciò possa avvenire senza una contestazione specifica di terrorismo mossa all’Ircg da qualche autorità nazionale dell’Unione.
Tensioni in vista
Una differente visione dell’organizzazione favorita da Abedini può essere un motivo di mancata estradizione e dunque di revoca dell’arresto preventivo; così come il tipo di trattamento che i detenuti accusati di terrorismo ricevono negli Usa, diverso da quanto avviene in Italia. Se i giudici dovessero negare gli arresti domiciliari all’iraniano, insomma, il ministro potrebbe trovare un motivo per tornare indietro e revocare la misura.
È naturale che, per evitare o quanto meno attutire le prevedibili tensioni con gli Usa, il governo preferirebbe che fossero i magistrati a risolvere il problema, e già il parere contrario della Procura generale di Milano alla concessione dei domiciliari avrebbe suscitato un certo malumore nel gabinetto del ministro. Ma c’è il precedente dell’evasione di Artem Uss, rievocato ieri dagli americani per insistere sulla conferma del carcere, che pesa anche sui rapporti tra giudici e Guardasigilli. Quando il presunto trafficante Uss fuggì dagli arresti domiciliari accordati dalla corte d’appello di Milano, Meloni e Nordio scaricarono immediatamente la responsabilità sui magistrati, che il ministro mise sotto inchiesta disciplinare (poi finita in nulla al Csm) nonostante il parere contrario della Procura generale della Cassazione alla quale si era inizialmente rimesso.
Un’iniziativa che fece scandalo tra le toghe, sulle quali ora il governo fa affidamento per alleggerire la posizione giudiziaria di Abedini e potersi giustificare, con gli Stati Uniti, dietro il paravento dell’indipendenza della magistratura. Ma pure se fosse, potrebbe non bastare.
CorSera...ma di noi
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Fu la cosiddetta "civilità occidentale" a sdoganare il principio politico della "autoderminazione dei popoli", che fece la sua bella prima apparizione ufficiale nella conferenza di Versailles: https://it.wikipedia.org/wiki/Autode...one_dei_popoli quella disastrosa assemblea che avrebbe dovuto "sistemare" il mondo appena conclusa la I GM e che invece spalancherà le porte alla ancor peggiore II guerra mondiale.
In base a quel principio, che fu pensato in funzione "anti colonialistica" od "anti imperialistica" dagli stessi stati occidentali( per abbattere gli imperi centrali europei), ogni popolo ha diritto di determinarsi politicamente e costituzionalmente: di questo nuovo concetto liberale e "liberatorio" ne profittò anche l'Iran nel '78 con la sua rivoluzione contro il regime filoccidentale dello Scià, affidandosi agli ayatollah e instaurando una repubblica islamica, ovverosia una teocrazia islamica.
Ora verrebbe da chiedersi che cosa vogliono in sostanza tutti questi governi occidentali che si lagnano perchè i "diritti" occidentalmente intesi non vengono applicati in Iran: forzare la mano, puntare l'indice, applicare il proprio modello a paesi terzi, non è esso stesso un "colonialismo" ideologico che contraddice il famoso "principio di autoderminazione" di cui sopra?
E questi giornalisti e giornaliste occidentali che vanno in Iran a fare reportage sulla "condizione femminile" o su altro in quello stato islamico, hanno forse saltato la lezione di storia che trattava di Versailles 1919 e cioè di farsi ciascuno gli affaretti od affaracci propri, perchè al come determinare le proprie cose interne devono pensarci i popoli interessati, così come fece il popolo iraniano ormai 50 anni fa?
Non si ha bisogno di chi ci racconti di che genere potrebbe essere la "condizione della donna" in un regime di stretta osservanza coranica: basta un pò di immaginazione per figurarselo...d'altro canto è la stessa condizione che vivono le donne in Arabia Saudita, altro stato teocratico...dove però nessuno va a mettere becco, naso e dito, interessandosi solo dell'Iran...forse perchè i sauditi sono "amici nostri" (cioè degli americani) mentre l'Iran amico nostro non lo è, e allora si tenta di dare quella "spallata" al regime per "liberare" il popolo, cioè per abbattare una delle dighe antioccidentaloidi, perchè bello o brutto, l'Iran fa argine al colonialismo ideologico, dottrinario, politico, economico, materialista, liberalista, democraticista occidentale, che non è niente di meno che una sorta di "teocrazia" inamovibile, irriformabile, "immortale" e che si pensa anzi come la "migliore (soluzione) possibile" per tutti, avendo nelle mire di inglobare ed uniformare nel suo marcescente modello il mondo intero.
Per questo è bene che l'Iran ci sia, per riaffermare una alterità, una differenza, una diversità, una storia che non vuole ridursi ad ennesima fotocopia della macchina americana: d'altro canto è il popolo iraniano, come detto, ad essersi scelto l'attuale modello di impronta islamica: l'occidente, e gli inviati speciali con tesserino da giornalista, ovverosia da propagandista del "migliore dei mondi possibili", impari a rispettare le diverse terre, culture e religioni e tenga fede a quanto andò da esso stesso sproloquiando nella Versailles del 1919: l'Iran, una civiltà antichissima, trimillenaria, che di "sistemi" e di "regimi" ne ha visti passare a iosa nei suoi 30 secoli di storia, non ha bisogno che gli ultimi arrivati gli vadano a dire "come si fa": ci sapranno pensare da soli - e gli inviati speciali si risparmino i viaggi in quella terra antichissima, di tra quel popolo nobile, per poi una volta rientrati criticarne il modello che quel popolo si è scelto: gli occidentaloidi guarniti fin nell'animo della mala salsa americanoide, sincope della storia, tumorescenza di ogni sovversione e regressione, rinfoderino il ditino perennemente alzato o lo usino per titillare una delle innumerevoli, invertite e scimmiesche manifestazioni di sè che definiscono "libertà" e di cui vorrebbero "deliziare" il mondo intero....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
Non si ha bisogno di chi ci racconti di che genere potrebbe essere la "condizione della donna" in un regime di stretta osservanza coranica: basta un pò di immaginazione per figurarselo...d'altro canto è la stessa condizione che vivono le donne in Arabia Saudita, altro stato teocratico...dove però nessuno va a mettere becco, naso e dito, interessandosi solo dell'Iran...forse perchè i sauditi sono "amici nostri" (cioè degli americani) mentre l'Iran amico nostro non lo è, e allora si tenta di dare quella "spallata" al regime per "liberare" il popolo, cioè per abbattare una delle dighe antioccidentaloidi, perchè bello o brutto, l'Iran fa argine al colonialismo ideologico, dottrinario, politico, economico, materialista, liberalista, democraticista occidentale, che non è niente di meno che una sorta di "teocrazia" inamovibile, irriformabile, "immortale" e che si pensa anzi come la "migliore (soluzione) possibile" per tutti, avendo nelle mire di inglobare ed uniformare nel suo marcescente modello il mondo intero.
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Il giornalista è giusto che possa fare il suo mestiere anche in Iran. In questo caso poi hanno preso lei perché era un nome un po' in vista ma poteva benissimo succedere ad un turista o ad una persona li per qualunque altro motivo.
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Non mi riferisco alla Sala, anche se la vicenda della Sala mi ha dato lo spunto, ma all'ideologia generale che sta dietro questa intromissione occidentale negli affari, nei modi, nei mondi altrui, che è sempre la stessa e che mira sempre allo stesso fine: occidentalizzare tutto e tutti, pur dietro apparenti "buone intenzioni" - di cui è lastricata la via dell'inferno però.
Se vogliamo parlare del caso personale della Sala, ella faceva anche reportage da Gaza come ho avuto modo di scrivere qui, per cui probabilmente ci "crede" davvero in quello che fa, sente questo spirito definiamolo missionario...ma se il fine sotteso non è "liberare" certi popoli perchè vivano come poi essi vorrebbero scegliersi, ma "liberarli" perchè poi vivano secondo il metro nostro, allora è una missione che rigetto, pur se nel singolo missionario può esserci la buona fede (nel caso della Sala dimostrata dal fatto che era partecipe anche della immane tragedia palestinese).
Però una volta accaduto il fattaccio della Sala, me li sono andati a vedere i suoi reportage dall'Iran, e mi domando allora come abbia pensato di poter non essere un obiettivo in Iran, visto che il regime iraniano non è che non sapesse chi fosse, tanto più che i suoi pezzi sulla condizione femminile in Iran sono online: non è stata fermata per quello, ma quello che voglio dire è che dovevi immaginare che un giorno o l'altro avresti potuto essere fermata per attività anti islamica e che quindi prudenza avrebbe richiesto il non andare ancora a sfidare la sorte....ma di noi
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La spinta a incidere sui "modi" e i "mondi" altrui mi sembra radicata nella natura umana. A livello individuale, tutti cerchiamo in qualche misura di convincere e orientare (anche tu lo fai qui, in ambito politico, geopolitico, culturale, morale), e di conseguenza ciò avviene anche sul piano collettivo. È chiaro che la portata di questa azione dipende dalle risorse a disposizione di chi la esercita. L’Occidente, storicamente, si è trovato nelle condizioni di lasciare un’impronta più forte, ma questo è soltanto un fatto contingente, che peraltro sta cambiando.
Se, nei nostri Paesi, l’evoluzione del pensiero ha portato nel corso dei secoli a motivazioni solide per ripudiare certe pratiche (come la schiavitù, per esempio), è difficile immaginare che non si tenti di promuovere le stesse convinzioni altrove, quantomeno sostenendo chi in altre culture inizia a pensarla come noi. Va detto che non siamo i soli a farlo: anche la Russia cerca di influire sul nostro modo di vedere il mondo, finanziando alcuni partiti politici allineati alla sua visione politica e culturale, sostenendo associazioni culturali o avvalendosi di giornalisti e intellettuali (in senso lato) che fanno propaganda.
Bisogna poi considerare che, anche all’interno dell’occidente, esistono idee non condivise da tutti, che anzi generano fratture (basti pensare allo scontro tra progressisti e conservatori). Prendiamo l’emancipazione femminile: per molti progressisti è un valore imprescindibile, mentre non pochi conservatori preferirebbero una donna meno emancipata. È chiaro che, da questa prospettiva, andare a evidenziare come in altre nazioni le donne poco emancipate vivano condizioni di disagio possa risultare sgradito.
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