Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • SimoneBW
    Bodyweb Advanced
    • Oct 2018
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    • Roma
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    Originariamente Scritto da Ponno Visualizza Messaggio

    No Boeing vola di piú, considera che la stragrande maggioranza delle low cost vola Boeing, ma comunque non volano cinque volte tanto e si, la situazione Boeing é grave, la debacle the 737 Max é stata abbastanza nascosta in fretta e non dimentichiamo che un whistleblower di Boeing é si é suicidando a sorpresa durante il processo: https://en.wikipedia.org/wiki/John_B...(whistleblower)
    La figura di merd4 spaziale quest'anno manco la contiamo, con quei due che dovevano rimanere una settimana da Aprile 2024 mi pare nella Stazione Spaziale e invece sono rimasti bloccati e torneranno ora pare a Febbraio 2025
    Con tutti questi suicidi toccherà rendere transitivo il verbo suicidare.

    Io ti suicido...
    ​​

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    • The_machine
      Bodyweb Senior
      • Nov 2004
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      In Russia hanno limitato l'informazione (tra l'altro sapevate che FB e IG sono bloccate?) e un po' li capisco, ma certi ragionamenti si sentono pure in Italia, e questo la dice lunga.

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      • Sean
        Csar
        • Sep 2007
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        • In piedi tra le rovine
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        Sala in carcere, l’Iran vuole trattare per lo «scambio» con l’ingegnere arrestato in Italia

        Il viceministro degli Esteri parla di cattura «preventiva», Teheran punta a evitare l’estradizione dell’uomo dei droni

        A undici giorni dall’arresto, anche il governo di Teheran ammette che Cecilia Sala è tenuta in carcere senza accuse, e lascia intendere di considerarla una moneta di scambio per ottenere la liberazione di Mohammad Abedini-Najafabad, l’ingegnere iraniano esperto di droni e detenuto in Italia dal 16 dicembre per essere estradato negli Stati Uniti. Lo ha detto e fatto capire all’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, il vice-ministro degli Esteri (con delega agli Affari politici) Vahid Jalalzadeh.

        La parte che riguarda la giornalista italiana fermata il 19 dicembre, alla viglia del programmato rientro a Roma, è quella affrontata ufficialmente nell’incontro avvenuto ieri; Jalalzadeh ha affermato di seguire personalmente il caso, assicurando che farà il possibile per garantire alla donna le migliori condizioni di detenzione. Ma le buone notizie si fermano qui. Perché lo stesso rappresentante della Repubblica islamica ha aggiunto che contro la reporter non c’è alcuna contestazione formale, né lui sa dire quando arriverà. Le indagini a suo carico sono ancora nella fase iniziale, e solo quando l’autorità giudiziaria formulerà un’ipotesi di reato lui potrà essere più preciso.

        Cattura preventiva

        Il vice-ministro ha provato a spiegare che l’arresto sarebbe stato quasi casuale, ma nella sostanza si tratterebbe di una cattura preventiva, senza prove né indizi di quei «comportamenti illegali» accennati al momento del fermo. Solo dopo è cominciata la ricerca degli elementi per trattenerla nella prigione di Evin, tuttora in corso; un’azione di polizia, quindi, che adesso deve trovare uno sbocco giudiziario che la giustifichi.

        Tutto ciò conferma il collegamento tra questa vicenda e quella dell’iraniano Abedini bloccato dalla polizia italiana all’aeroporto di Malpensa e rinchiuso nel penitenziario di Opera. Il governo di Teheran ha già protestato formalmente con l’Italia per il suo arresto, ma i giudici della corte d’Appello di Milano l’hanno convalidato in attesa che venga incardinata la procedura di estradizione negli Stati Uniti, dove il tribunale federale del Massachusetts lo vuole processare per associazione a delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione e supporto a un’organizzazione terroristica (i pasdaran dei Guardiani della rivoluzione).

        La connessione tra la carcerazione di Abedini e quella di Sala è stata affrontata nella parte ufficiosa del colloquio tra l’ambasciatrice Amadei e il vice-ministro Jalalzadeh.

        Contropartite

        È stato quest’ultimo a stabilire il nesso, quasi dettando le condizioni per una possibile soluzione che riguardi entrambi i detenuti: uscire di prigione dietro una contropartita di qualche genere, senza ulteriori conseguenze giudiziarie. Il che dovrebbe significare, nelle intenzioni iraniane, liberazione della giornalista e nessuna estradizione dell’ingegnere negli Usa, dove è già reclusoil suo presunto complice Mahdi Mohammad Sadeghi, che difficilmente potrà evitare il processo. Il destino giudiziario di Abedini, invece, è nelle mani dell’Italia, che dovrà decidere se consegnarlo o meno agli americani. E un eventuale «no» comporterebbe l’immediata scarcerazione dell’ingegnere, detenuto solo a fini estradizionali; libero a quel punto di tornare in Iran o in Svizzera dove ha cittadinanza e residenza.

        La scelta spetta in primo luogo ai giudici di Milano, e in ultima istanza al ministro della Giustizia. Non è facile intuire che cosa immagini il viceministro di Teheran come contropartita da offrire in cambio del rilascio di Abedini, a parte la liberazione di Cecilia sala. Così come non è facile convincere gli iraniani che la magistratura italiana è indipendente ed emette provvedimenti basati su considerazioni giuridiche e non politiche. Ma la diplomazia serve a questo, come pure i contatti a livello di intelligence che dal momento dell’arresto della giornalista de Il Foglio e Chora media non si sono mai interrotti.

        Un’ipotesi è la concessione degli arresti domiciliari, che l’avvocato italiano del detenuto, Alfredo De Francesco, potrebbe chiedere oggi dopo aver trovato un alloggio per il suo assistito. Ma pesa il precedente del presunto trafficante d’armi russo Arthem Uss, scappato nel marzo 2023 dalla casa in cui si trovava bloccato da un braccialetto elettronico mentre pendeva su lui una richiesta di estradizione degli Usa. Gli americani si adirarono molto per quell’evasione, e la conseguenza fu che il governo italiano, per mano del Guardasigilli Carlo Nordio, mise sotto procedimento disciplinare i giudici della corte d’Appello di Milano che gli avevano concesso i domiciliari, poi assolti dal Csm perché non avevano commesso alcun illecito. Non a caso, dagli Usa è già arrivato un documento in cui si evidenzia il pericolo di fuga per Abedini, ritenuto in contatto con soggetti pericolosi e servizi segreti in grado di aiutarlo.

        La carta del ministro

        Con questo antefatto, la via dei domiciliari sembra difficilmente percorribile. I tecnici del ministero della Giustizia stanno studiando la possibilità di ricorrere all’articolo 718 del codice di procedura penale, che tratta la revoca e sostituzione delle misure cautelari. Il secondo comma prevede che «la revoca è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta», proprio perché a lui spetta la decisione definitiva sul merito delle estradizioni.

        Sarebbe un appiglio tecnico per legittimare sul piano giudiziario una scelta politica. Alla quale fece ricorso, ad esempio, la Guardasigilli Marta Cartabia nel 2022, quando liberò il registra ucraino Yeven Eugene Lavrenchuk, arrestato su richiesta della Russia che ne reclamava l’estradizione. L’uomo era stato bloccato a Napoli, durante un transito per Tel Aviv a fine gennaio, e mandato agli arresti domiciliari in attesa che si concludesse l’iter per la consegna alle autorità di Mosca, ma a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, il 2 marzo, Cartabia ne chiese la liberazione, subito ordinata dalla corte d’Appello di Napoli.

        Il nodo degli Usa

        Sebbene la situazione sia diversa, volendo Nordio potrebbe seguire la stessa procedura con Abedini. Ma dovrebbe superare le resistenze e gestire le reazioni all’eventuale scarcerazione dell’iraniano da parte degli Stati Uniti; cioè del principale alleato dell’Italia sullo scacchiere internazionale. Ecco perché in queste ore e nei prossimi giorni i contatti politici e diplomatici proseguiranno non solo sull’asse Roma-Teheran, ma anche tra Roma e Washington.

        La sorte di Cecilia Sala è legata ai rapporti fra Italia e Stati Uniti, oltre che fra Italia e Iran. E chissà se potrà avere un peso l’auspicio, espresso dal viceministro Jalalzadeh all’ambasciatrice Amadei, che proseguano le interlocuzioni politiche tra i due Paesi nel mezzo della crisi in corso sul teatro medio-orientale.

        ​CorSera
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • germanomosconi
          Bodyweb Senior
          • Jan 2007
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          • pordenone
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          Te pareva....
          Originariamente Scritto da Marco pl
          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
          Originariamente Scritto da master wallace
          IO? Mai masturbato.
          Originariamente Scritto da master wallace
          Io sono drogato..

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            In Italia abbiamo anche noi un problema di abusi nei confronti di chi è detenuto dallo stato...Cucchi il caso più famoso ma ce ne sono molti altri, anche se non con esiti poi omicidiari, ma comunque botte, sevizie ecc...da parte di quella autorità che dovrebbe essere invece garante del trattamento di chi viene privato della libertà e dunque di chi è completamente in mano ad una autorità (lo stato) più forte, immensamente più forte del singolo individuo ma che appunto per questo, in quanto fonte di diritto, deve garantire anche la salvaguardia di un prigioniero o di un condannato, perchè la tortura o l'omicidio a forza di bastonate non rientrano, a quanto ne so, nei codici dei paesi cosiddetti "civili".

            Rispetto all'Italia, che ha appunto un problema carceri e saltuariamente un problema di abuso di forza di polizia, in USA tutto questo si incardina su di una irrisolta questione razziale: qualche volta è usata strumentalmente dalle minoranze, ma gli Stati Uniti sono un paese razzista, profondamente, atavicamente razzista.

            Di quel video, oltre alla violenza irrefrenata contro un uomo ammanettato e in tua completa mercè, è stupefacente come ben 3 guardie, tutte e 3 partecipino al pesteggio mortale fregandosene poi delle telecamere che sanno benissimo che portano addosso e che registrano tutto. Ancor più surreale il fatto che nella stanza ci siano testimoni quali medici ed infermieri (mi pare che complessivamente fossero in 10 lì dentro) e che nessuno dei tanti muova un dito, in specie i medici che dovrebbero stare lì per salvarle le persone, anche i detenuti...che la condanna l'hanno già ricevuta da un tribunale e in quel caso non era una condanna a morte.

            Il problema razziale negli USA non riguarda la polizia od una specifica categoria, ma tutta la società: d'altra parte fino all'altro ieri c'era ancora lo schiavismo, e fino a ieri l'apartheid di fatto e non è che tutto sparisce dall'oggi al domani, in specie quando è la natura stessa di quella società ad essere violentissima e ancora incardinata sulla logica del far west e della giustizia "personale".
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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            • Ponno
              Socialista col Rolex
              • Feb 2013
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              • Holy See (Vatican City State) [VA]
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              "la magistratura italiana è indipendente ed emette provvedimenti basati su considerazioni giuridiche e non politiche."

              Ahaha si certo
              Originariamente Scritto da claudio96

              sigpic
              più o meno il triplo

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              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
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                • In piedi tra le rovine
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                Originariamente Scritto da Ponno Visualizza Messaggio
                "la magistratura italiana è indipendente ed emette provvedimenti basati su considerazioni giuridiche e non politiche."

                Ahaha si certo
                Il bello è che è lo stesso giornalista nel suo intero pezzo a far capire che tutta la vicenda è una questione politica offrendo pure la via risolutiva (il non concedere l'estradizione) spiegando che essa è in capo al ministro della giustizia (che è un politico).

                L'Italia non ha da muovere nessuna accusa all'iraniano arrestato solo perchè pende su di lui un mandato americano. La soluzione è chiara pure ad un cieco, ma più che con l'Iran bisogna trattare con gli USA.
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • The_machine
                  Bodyweb Senior
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                  Attenzione però a non pensare che sia uno "scambio" alla pari.

                  Da una parte abbiamo una persona su cui pendono accuse importanti (violazione di sanzioni e supporto al terrorismo), dall'altra una persona imprigionata senza motivo, se non appunto per avere una moneta di scambio.

                  Commenta

                  • fede79
                    Stratocaster Addicted
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                    Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                    Attenzione però a non pensare che sia uno "scambio" alla pari.

                    Da una parte abbiamo una persona su cui pendono accuse importanti (violazione di sanzioni e supporto al terrorismo), dall'altra una persona imprigionata senza motivo, se non appunto per avere una moneta di scambio.
                    Assolutamente vero, ma l’onere della prova sta agli USA, ossia quelli delle provette in Iraq e del napalm.
                    sigpic
                    Free at last, they took your life
                    They could not take your PRIDE

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                    • The_machine
                      Bodyweb Senior
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                      Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio

                      Assolutamente vero, ma l’onere della prova sta agli USA, ossia quelli delle provette in Iraq e del napalm.
                      Intanto leggo quanto segue:

                      "Nel frattempo, gli investigatori milanesi stanno analizzando quanto è stato trovato nei bagagli di Abedini nello scalo milanese: componentistica elettronica compatibile con i reati contestati dalla Corte di giustizia statunitense, materiale cartaceo, bancario e commerciale, tre device telefonici e informatici. Se si tratta di materiale illegale, sarà l'Autorità giudiziaria milanese a occuparsene"

                      Leggi su Sky TG24 l'articolo Chi è Mohammad Abedini Najafabadi, l’iraniano arrestato a Malpensa su mandato Usa



                      Voglio dire, materiale su cui indagare ce n'è, non stiamo parlando di una persona iraniana presa e accusata a caso.

                      Altirmenti sdoganiamo la prassi che per qualunque accusa penda su di un proprio cittadino all'estero lo si riporta a casa rapendo persone random.

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                      • Sean
                        Csar
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                        • In piedi tra le rovine
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                        Le accuse sono statunitensi, cioè a dire che l'Italia non muove a quel soggetto alcuna accusa. L'iraniano in buona sostanza farebbe arrivare (sarebbe accusato di far arrivare) della componentistica elettronica (atta alla costruzione di droni) all'Iran dagli Stati Uniti, se ho capito bene il tutto...e gli americani poi sostengono che quei droni arriverebbero anche nelle mani dei pasdaran che per gli USA sono una organizzazione terroristica.

                        La patata bollente è in mano a Nordio: se non concedi l'estrazione devi motivare il diniego, magari appellandoti a vizi di forma o di accusa, per cui per te le accuse non sono sufficienti a trattenere quel tizio e lo liberi.

                        Gli Stati Uniti, appena conclusa la seconda guerra mondiale, portarono in patria una marea di scienziati ed ingegneri tedeschi, tutte figure che avevano grandemente contribuito alla costruzione delle più avanzate armi tecnologiche germaniche, e, nel caso dei razzi V1 e V2 questi furono utilizzati per i bombardamenti su Londra, provocando migliaia di morti...ma gli ingegneri e scienziati tedeschi, almeno quelli utili ai fini americani, non furono accusati di nulla, anzi furono arruolati nei laboratori americani con la famosa "operazione paperclip": https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Paperclip

                        Fossi Nordio allegherei quelle due noterelle storiche al decreto di rifiuto della estradizione dell'ingegnere iraniano: inviare componentistica o aiutare a costruire droni che poi diventano armi, e che in quanto tali servono per uccidere, sono reati sui quali l'ordinamento americano passò sopra, letteralmente scavalcò per "ragioni di stato", ovvero per vincere la corsa agli armamenti contro l'URSS, per costruire i razzi ad uso militare (e atomico), per altre diavolerie tecniche sempre in funzione militare.

                        L'iraniano sta aiutando il suo paese a costruire delle armi? Vivaddio, è quello che fanno da sempre scienziati e ingegneri e tecnici di ogni paese a servizio del proprio paese e della sicurezza difensiva/offensiva, o dello sviluppo militare, della propria nazione: diventa un "reato" perchè li consideri "nemici", ma quando quei nemici ti sono serviti, sono diventati "amici".

                        Se si è passato sopra a dei tecnici e scienziati nazionalsocialisti, si può tranquillamente anche con un iraniano. L'Italia non ha comunque nulla da addebitargli in proprio.
                        ...ma di noi
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                          Sean, qui non si contesta che un ingegnere faccia l'ingegnere ma che stesse violando delle leggi USA in territorio USA.

                          Gli ingengeri tedeschi durante la seconda guerra modiale facevano il loro lavoro nel loro suolo, non è che prendevano l'aereo e andavano recuperare componentistica negli USA per portarla in Germania.

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                          • Sean
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                            Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                            Sean, qui non si contesta che un ingegnere faccia l'ingegnere ma che stesse violando delle leggi USA in territorio USA.

                            Gli ingengeri tedeschi durante la seconda guerra modiale facevano il loro lavoro nel loro suolo, non è che prendevano l'aereo e andavano recuperare componentistica negli USA per portarla in Germania.
                            Se c'è un embargo verso l'Iran è chiaro che quel tizio ha violato la legge americana, sempre che venga tutto debitamente provato, su questo non si discute.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • Sergio
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                              • May 1999
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                              La fanno poco furba, contrabbando cercando di farla in barba agli americani ed in collaborazione con l'Iran.

                              Fai contrabbando in modo intelligente! Ora che la Cina ha posto l'embargo sulle terre rare, procurati quelle e vendile agli States. Poi non metti più piede in Cina, ma tutta l'America e l'Europa te le giri senza problemi.



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                              • Sean
                                Csar
                                • Sep 2007
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                                • In piedi tra le rovine
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                                Cecilia Sala, l'avvocato dell'ingegnere iraniano chiede i domiciliari come moneta di scambio per la trattativa. La via dell'espulsione

                                Tempi rapidi in Italia sul caso dell’ingegnere aiuterebbero la trattativa


                                Il ministero degli Esteri di Teheran ha consegnato all’ambasciatrice Paola Amadei una lista di avvocati iraniani, tra i quali scegliere il difensore di Cecilia Sala. Dalle informazioni raccolte ce n’è uno che segue abitualmente i detenuti stranieri, e potrebbe essere lui il legale incaricato dalla giornalista rinchiusa da dodici giorni nel carcere di Evin. Che ieri ha finalmente potuto ricevere il pacco portatole il 27 dicembre dall’ambasciatrice, con indumenti e oggetti per l’igiene, sigarette, un panettone e la mascherina per coprire gli occhi durante il sonno, giacché nella cella d’isolamento in cui si trova le luci sono sempre accese.

                                La rappresentanza diplomatica italiana ha già confezionato un’altra fornitura che dovrebbe essere consegnata a breve: piccoli segnali di quelle minime condizioni di benessere che il viceministro iraniano Vahid Jalalzadeh s’è impegnato a garantire. Ma al di là del pur importante trattamento carcerario, è nella doppia partita giudiziaria in corso in Iran e in Italia (dove l’ingegnere Mohammad Abedini-Najafabani è detenuto in attesa della decisione sull’estradizione richiesta dagli Stati Uniti) che si gioca la possibilità di liberare Cecilia Sala.

                                La comunicazione ufficiale dell’accusa, nei suoi confronti, di «violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran», fatta ieri dal ministero della Cultura e della Guida islamica, può avere un doppio significato. Da un lato è la conferma che contro la giornalista non c’è niente di concreto; nessun riferimento a comportamenti trasgressivi di una norma, quando e in che modo. E il fatto che a quasi due settimane dall’arresto manchi ancora una contestazione specifica dimostrerebbe una volta di più che il fermo della reporter è stato una ritorsione all’arresto in Italia di Abedini, per farne «moneta di scambio». Ipotesi ribadita persino dall’orario, oltre che dal giorno, in cui le forze di sicurezza iraniane hanno prelevato Sala: le 12.30 circa di giovedì 19 dicembre, un’ora dopo la conclusione dell’udienza davanti alla Corte d’appello di Milano in cui il detenuto iraniano ha negato il consenso all’estradizione, avviando una procedura legale (con lui in prigione) destinata a durare diverse settimane, se non mesi.

                                Dall’altro lato, però, l’assenza di accuse circostanziate lascia aperta la strada per la soluzione immediata del caso: l’espulsione dal Paese, che le autorità locali potrebbero decidere prima di avviare un procedimento penale incardinato su fatti concreti. È come se a Teheran si tenessero le mani libere per rispondere in breve tempo ai segnali che dovessero giungere da Milano o da Roma a proposito di Abedini, l’oggetto dell’altra partita giudiziario-diplomatica in corso che tuttavia coinvolge non solo Italia e Iran, ma pure gli Stati Uniti, stretto alleato di un Paese e nemico giurato dell’altro. È il fattore che rende tutto più complicato.

                                Ieri l’avvocato difensore dell’ingegnere iraniano ha depositato l’annunciata istanza di arresti domiciliari in attesa del verdetto sull’estradizione chiesta dagli Usa. È chiaro che l’eventuale concessione di una misura detentiva più blanda sarebbe letta come un segnale di apertura nei confronti della Repubblica islamica, molto interessata alla sorte del proprio cittadino esperto di droni e sistemi militari. Gli Stati Uniti lo accusano di associazione per delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione di armi (i droni prodotti dalla società di Abedini, secondo gli americani, sarebbero stati utilizzati anche dai russi nella guerra all’Ucraina) e supporto ai pasdaran del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, che gli Usa considerano un’organizzazione terroristica. Anche per questo il tribunale del Massachusetts ha segnalato ai giudici italiani, tramite il ministero della Giustizia, il grave pericolo di fuga dell’estradando e la necessità di tenerlo in carcere.

                                I tempi della decisione su questa richiesta preliminare potrebbero essere accelerati se la Procura generale e il difensore di Abedini rinunciassero ai termini fissati dalla legge per le rispettive norme. E l’inedita garanzia a non evadere comunicata dall’avvocato su assicurazione fornita della rappresentanza diplomatica iraniana in Italia potrebbe aiutare i giudici a dire «sì», nonostante le pressioni statunitensi e il precedente della fuga dai domiciliari del detenuto russo Arthem Uss, anche lui reclamato dagli Usa.

                                Se invece la Corte d’appello dovesse negare la misura attenuata, potrebbe entrare in gioco il potere politico, attraverso la facoltà del ministro della Giustizia di revocare gli arresti a fini estradizionali.

                                Per giungere a questa decisione il Guardasigilli Carlo Nordio potrebbe ricorrere a valutazioni tecniche sulla configurabilità delle accuse mosse a Abedini in base alle norme statunitensi, che non troverebbero riscontro nelle leggi italiane; un’ipotesi risolutiva per l’Iran ma potenzialmente dirompente sul piano dei rapporti tra Italia e Usa. Che però aiuterebbe Cecilia Sala a lasciare la prigione di Evin.

                                ​CorSera
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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