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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
Bè Sergio non è proprio così, soprattutto se faccio di mestiere il giornalista (lascia perdere i pennivendoli un tot al Kg) e non hai accuse specifiche verso la mia persona.
In teoria tu prima mi accusi di un reato, presunto o meno, e poi mi tieni in custodia cautelare, e nel caso di uno straniero, avvisi l'ambasciata di riferimento.
Fede, mi sa che non è chiaro a te, questo succede in Italia, in Francia, in Germania, non in Iran. Li fanno quello che vogliono, punto e basta.
Fosse poi un giornalista americano, ma uno italiano, che ritorsioni attua il governo Italiano? Un articolo al TG1 e due su la Repubblica.
Si come no, glielo auguri mentre riesumi post scritti su qualche social 12 anni fa quando probabilmente non era nemmeno maggiorenne.
Che poi, fino a prova contraria, Cecilia Sala non ha ammazzato nessuno, mi sembra una situazione piuttosto diversa rispetto a quella dei marò.
Veramente non li ho riesumati io...io, se hai notato, ci ho fatto un commento a quei post riesumati da un giornale.
La situazione non è affatto diversa: i marò erano militari italiani inviati dal proprio paese per compiere azioni contro la pirateria nei mari indiani, se non ricordo male: non ci sono andati di loro spontanea volontà, per cui era più che logico che, inviati in missione, fossero anche riportati a casa da quello stato per conto del quale erano là: tu li avresti lasciati a marcire in India?
E' la Sala che in Iran ci è andata per conto proprio...ma tocca all'Italia riportarla indietro...ma è giusto, è una cittadina italiana carcerata in un paese che non offre le dovute garanzie di diritto processuale e di detenzione...è giusto nonostante, fosse per lei, e al suo posto in Iran ci fosse uno in divisa o un Salvini o uno di quelli che "non mi piacciono" lo avrebbe lasciato a marcire lì: questa è la Bontà dei Buoni. Per sua fortuna però andrà, le si augura, diversamente.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Azioni contro i pirati, non ad ammazzare i pescatori.
Nel caso di Cecilia Sala sembra non esserci nulla di concreto, vediamo se ci saranno aggiornamenti che mostrano qualcosa di diverso.
Per adesso noto solo che ad una certa destra questa giornalista non va proprio a genio, e quindi giù a cercare scheletri nell'armadio....vediamo e saltano fuori i diari di quando aveva 12 anni.
La Sala fino a stamattina non sapevo nemmeno chi fosse e ancora adesso so solo che una giornalista che ha a cuore certi temi sociali circa l'Iran e in particolar modo la condizione delle donne in Iran...lo so perchè oggi pomeriggio, per informarmi, sono andato sul suo profilo instagram e ho visto alcuni suoi post e "reportage" - il che mi ha fatto pensare che questo suo interessarsi alla condizione femminile in Iran possa essere uno dei motivi dietro al suo fermo...assieme all'altro (di cui scrivono alcuni giornali) di essere invece stata fermata per essere usata come pedina di scambio con quell'iraniano arrestato in Italia perchè pende su di lui una accusa degli americani (che ne hanno chiesto l'estradizione).
A naso mi pare comunque che la Sala sia stata fermata non per qualcosa che ha fatto, cioè non per aver violato qualche legge, ma per motivi terzi e di interesse del regime iraniano.
Poi sempre oggi pomeriggio ho letto il post (abbastanza pesante) di Rubio sulla Sala, dove la definisce una "spia sionista (sotto mentite vesti da turista)"...però pure qui non saprei bene, perchè sempre sul suo profilo instagram ho notato dei suoi post pro Gaza...per cui quanto scrive Rubio non mi porta, cioè che sia una filosionista.
Ad esempio la Sala scrive:
Il blocco degli aiuti umanitari e il nuovo ordine di evacuazione forzata dal nord di Gaza (in foto) assomigliano a due delle prescrizioni di un piano illegale, soprannominato “il piano dei generali”, che è stato redatto dal generale in pensione Giora Eiland. Le fonti di Associated Press sono state le prime a riportare che Benjamin Netanyahu lo stava “studiando”.
Il 14 ottobre avevo fatto una puntata sul piano e su Eiland, che da un anno ripete: “Stiamo sbagliando tutto se l’obiettivo è eradicare Hamas” – intende che i metodi di conduzione della guerra fino a qui sono stati troppo morbidi.
Eiland ha proposto una strategia diversa, che è una sequenza di quasi tutti i crimini che un esercito può commettere in guerra: dice che Gaza deve diventare un luogo “che non consente la presenza di vita umana”, un obiettivo da raggiungere tramite la creazione “di un disastro umanitario e di un’epidemia”. E che tutti i suoi abitanti vanno spinti con la forza verso l’Egitto, in un sogno di pulizia etnica esplicito.
Dopo aver espresso opinioni di questo tipo per mesi, Eiland e un gruppo di ex colleghi hanno presentato una proposta scritta alla Knesset, il parlamento israeliano.
La proposta prevede di sigillare il nord di Gaza, fermare l’ingresso degli aiuti umanitari in quella (grande) porzione della Striscia, evacuare più persone possibile con la forza, affamare quelle che rimangono e considerarle tutte alla stregua di combattenti di Hamas, per poi proporre loro soltanto due alternative: la resa o la morte per fame.
Lunedì scorso, sul sito web dell’agenzia israeliana che supervisiona l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, c’era scritto che nella porzione nord della Striscia non entrava cibo, acqua o carburante dal 30 settembre. Lì vivono circa quattrocentomila palestinesi.
Oggi alcuni funzionari dei governi di paesi che sono alleati di Israele hanno detto al quotidiano Haaretz: “Siamo davvero preoccupati che lo stato ebraico possa commettere qualcosa di molto pericoloso, qualcosa che è categoricamente proibito dal diritto internazionale”. Si riferiscono al nord di Gaza adesso.
7,552 likes, 0 comments - ceciliasala il giorno October 22, 2024: "Il blocco degli aiuti umanitari e il nuovo ordine di evacuazione forzata dal nord di Gaza (in foto) assomigliano a due delle prescrizioni di un piano illegale, soprannominato “il piano dei generali”, che è stato redatto dal generale in pensione Giora Eiland. Le fonti di Associated Press sono state le prime a riportare che Benjamin Netanyahu lo stava “studiando”.
Il 14 ottobre avevo fatto una puntata sul piano e su Eiland, che da un anno ripete: “Stiamo sbagliando tutto se l’obiettivo è eradicare Hamas” – intende che i metodi di conduzione della guerra fino a qui sono stati troppo morbidi.
Eiland ha proposto una strategia diversa, che è una sequenza di quasi tutti i crimini che un esercito può commettere in guerra: dice che Gaza deve diventare un luogo “che non consente la presenza di vita umana”, un obiettivo da raggiungere tramite la creazione “di un disastro umanitario e di un’epidemia”. E che tutti i suoi abitanti vanno spinti con la forza verso l’Egitto, in un sogno di pulizia etnica esplicito.
Dopo aver espresso opinioni di questo tipo per mesi, Eiland e un gruppo di ex colleghi hanno presentato una proposta scritta alla Knesset, il parlamento israeliano.
La proposta prevede di sigillare il nord di Gaza, fermare l’ingresso degli aiuti umanitari in quella (grande) porzione della Striscia, evacuare più persone possibile con la forza, affamare quelle che rimangono e considerarle tutte alla stregua di combattenti di Hamas, per poi proporre loro soltanto due alternative: la resa o la morte per fame.
Lunedì scorso, sul sito web dell’agenzia israeliana che supervisiona l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, c’era scritto che nella porzione nord della Striscia non entrava cibo, acqua o carburante dal 30 settembre. Lì vivono circa quattrocentomila palestinesi.
Oggi alcuni funzionari dei governi di paesi che sono alleati di Israele hanno detto al quotidiano Haaretz: “Siamo davvero preoccupati che lo stato ebraico possa commettere qualcosa di molto pericoloso, qualcosa che è categoricamente proibito dal diritto internazionale”. Si riferiscono al nord di Gaza adesso.
Si ascolta su Stories, puntata 636".
Od anche:
Ho intervistato Imad Abu Awad, che dopo il 7 ottobre ha passato nove mesi in una prigione israeliana, senza accuse.
Imad è un giornalista e un analista per Al Jazeera, vive a Ramallah, dove alla fine di settembre le autorità israeliane hanno chiuso la redazione del canale qatariota, il più seguito di tutto il mondo arabo. In prigione Imad ha perso diciotto chili, il pasto era un tazzina da caffè piena di riso condito. Erano in quattordici in una cella per sei persone. In quasi un anno ha potuto vedere il suo avvocato una sola volta e la sua famiglia mai.
Quell’unica volta in cui Imad ha incontrato l’avvocato, gli ha dato mandato di fare ricorso alla Corte suprema, così la Corte suprema ha chiesto un parere allo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano. Lo Shin Bet, guidato da Ronen Bar, ha risposto: queste persone non sono pericolose, liberatele subito. Imad è uscito. Il ministro dell’estrema destra che simpatizza per il terrorismo ebraico Ben Gvir ha protestato. Ha minacciato pubblicamente Ronen Bar. Ha detto che se il capo dei servizi di sicurezza interni ci teneva tanto a svuotare le carceri piene di palestinesi, allora la cosa migliore da fare era istituire la pena di morte in Israele.
7,167 likes, 6 comments - ceciliasala il giorno October 3, 2024: "Ho intervistato Imad Abu Awad, che dopo il 7 ottobre ha passato nove mesi in una prigione israeliana, senza accuse.
Imad è un giornalista e un analista per Al Jazeera, vive a Ramallah, dove alla fine di settembre le autorità israeliane hanno chiuso la redazione del canale qatariota, il più seguito di tutto il mondo arabo. In prigione Imad ha perso diciotto chili, il pasto era un tazzina da caffè piena di riso condito. Erano in quattordici in una cella per sei persone. In quasi un anno ha potuto vedere il suo avvocato una sola volta e la sua famiglia mai.
Quell’unica volta in cui Imad ha incontrato l’avvocato, gli ha dato mandato di fare ricorso alla Corte suprema, così la Corte suprema ha chiesto un parere allo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano. Lo Shin Bet, guidato da Ronen Bar, ha risposto: queste persone non sono pericolose, liberatele subito. Imad è uscito. Il ministro dell’estrema destra che simpatizza per il terrorismo ebraico Ben Gvir ha protestato. Ha minacciato pubblicamente Ronen Bar. Ha detto che se il capo dei servizi di sicurezza interni ci teneva tanto a svuotare le carceri piene di palestinesi, allora la cosa migliore da fare era istituire la pena di morte in Israele.
Ronen Bar ha risposto con una lettera indirizzata a Netanyahu e a Ben Gvir in cui scrive che se la situazione nelle carceri non fosse cambiata, il primo ministro e il ministro della Sicurezza si sarebbero ritrovati con nuove accuse da parte della Corte penale internazionale dell’Aia.
Chi ascolta Stories si ricorda quello scontro, puntata 583: “La confessione di una spia e di un ministro sui prigionieri palestinesi”. L’intervista a Imad Abu Awad è nella puntata di oggi.
——
Nella prima foto c’è il murales per la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh a Jenin, accanto all’albero dove è stata uccisa dai soldati israeliani. La seconda foto è un ritratto di Imad Abu Awad oggi. Le ultime due foto sono, a confronto, Imad appena uscito del carcere e Imad subito prima di essere arrestato.
@choramedia".
e ce ne sono molti altri di post simili, per non farla lunga...quindi non vedo come Rubio possa definirla "spia sionista", perchè a leggere quanto la Sala scrive non mi pare avere molto in simpatia i sionisti.
Questo è quanto so, perchè me lo sono andato a cercare...ma d'altra parte non mi interessa approfondire oltre, ci sono per l'appunto cose più importanti della Sala o non Sala...che in questo caso è capitata nel classico momento sbagliato nel posto sbagliato e adesso qualcuno dovrà tirarla fuori da lì.
Su quei post sui marò derubrichiamoli pure a focosità giovanili, magari crescendo avrà cambiato idea: a parte che per i marò ci fu il non luogo a procedere statuito anche dalla magistratura italiana, ma quelli spararono all'imbarcazione dei pescatori perchè li scambiarono per dei pirati, questo è acclarato, con quella barca che continuava ad avvicinarsi alla nave dei marò nonostante i segnali di avvertimento, questa è la storia, per cui se non dobbiamo condannare la Sala ventenne, non stiamo nemmeno lì a difenderla però: i marò lasciamoli stare, stavano in missione, cioè eseguendo degli ordini, e a servire questa indegna repubblichetta che anzi li ha spediti avanti e indietro in India per anni, facendogli vivere a quei poveracci un vero calvario, a cui essi si sono sottoposti con uno spirito di servizio che se fossi stato io col cavolo che una volta tornato in Italia ritornavo in India.
La Sala nel caso di quei post si è fatta prendere dalle eruzioni giovanili: trovarsi in fatti più grandi di noi, in specie quando si fanno certi mestieri, non è impossibile e non tutto è bianco o nero: si vorrebbe però che il proprio paese ci soccorresse, cosa che ai marò è stata fatta penare con un autentico calvario, perchè la repubblichetta avrebbe dovuto, una volta in Italia, non rimandarli più in India e questo per anni di tira e molla sulla pelle e la salute di quei due poveri disgraziati. La Sala, se le andrà bene, almeno si farà solo il viaggio di ritorno.
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Cecilia Sala, l’operazione Italia-Usa sul fermo dell’iraniano e la trattativa per il rilascio
Il legame tra i due casi e i contatti avviati dall’intelligence
Con il passare delle ore e dei giorni, il sospetto che l’arresto di Cecilia Sala sia legato a quello dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedininajafabani (noto anche come Abedini) avvenuto tre giorni prima a Milano, sta diventando sempre più concreto. Quasi una certezza: la liberazione dell’una possibile solo se arriva quella dell’altro.
Un intreccio tanto realistico quanto complicato da sciogliere, perché la giornalista italiana è stata presa dalle forze di sicurezza della Repubblica islamica che ora ne dispongono direttamente, mentre l’iraniano (che ha pure un passaporto svizzero) è stato catturato dalla polizia italiana per conto degli Stati Uniti d’America, che ne reclamano l’estradizione. Cioè un Paese alleato di cui è difficile disattendere le richieste nell’attuale scenario di crisi internazionale, che vede gli Usa frontalmente contrapposti all’Iran.
Operazione congiunta
È in questo strettissimo e scivoloso sentiero che da dieci giorni si sta tentando di intavolare una trattativa dove le strategie dell’intelligence si sovrappongono a quelle delle diplomazie. Entrambe piene di ostacoli, sebbene in casi come questi si faccia solitamente maggiore affidamento sui contatti tra servizi segreti rispetto a quelli fra consolati e ambasciate. Ma dal giorno in cui Cecilia Sala è stata prelevata nell’albergo dove alloggiava a Teheran l’Italia sta valutando ogni possibilità e ogni ipotesi. Per la prima settimana tutto s’è svolto sottotraccia, cercando una soluzione prima che trapelasse la notizia dell’arresto della reporter; ora è tutto più difficoltoso.
A confermare la complessità della situazione è la circostanza che il fermo di Abedini, scattato lunedì 16 dicembre, non è stato casuale né determinato dalla segnalazione del sistema di allerta alle frontiere al momento del suo ingresso in Italia. Si è trattato invece di un’operazione congiunta, condotta dall’Fbi insieme alla Polizia di prevenzione e alla Digos di Milano, che stavano aspettando l’iraniano al varco. Tre giorni prima, venerdì 13, il tribunale federale del Massachusetts aveva emesso un ordine d’arresto internazionale nei confronti dell’ingegnere accusato di associazione per delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione e supporto a un’organizzazione terroristica (i pasdaran dei Guardiani della rivoluzione); reati che gli Usa collegano all’attentato realizzato con droni commercializzati dai due inquisiti che nel gennaio scorso ha ucciso tre soldati americani in Giordania. Subito dopo l’Fbi ha avvisato la polizia italiana che il ricercato aveva prenotato, per il lunedì successivo, un volo diretto da Istanbul a Milano Malpensa. Gli investigatori dell’Antiterrorismo hanno verificato l’informazione e l’hanno atteso al varco, identificandolo all’arrivo per notificargli il provvedimento e accompagnarlo in carcere.
La via giudiziaria
L’indomani i giudici della Corte d’appello milanese hanno convalidato il fermo, ma per diffondere la notizia si sono attese altre 24 ore, perché nel frattempo negli Usa veniva arrestato un presunto complice di Abedini, Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino iraniano-statunitense residente nel Massachusetts. Un’azione coordinata da cui è arduo, adesso, tornare indietro con un rigetto dell’estradizione di Abedini che potrebbe facilitare il rilascio di Sala.
Quando dagli Usa arriverà tutta la documentazione a supporto delle accuse a suo carico, la Corte d’appello milanese tornerà a riunirsi per decidere se consegnare o meno il detenuto. In caso di rifiuto Abedini tornerebbe libero, mentre se la domanda venisse accolta l’ultima parola toccherebbe comunque al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Che potrebbe dire no come fece un anno fa per un religioso ultraottantenne reclamato dell’Argentina per crimini contro l’umanità commessi nel periodo della dittatura militare; ma in questa vicenda un diniego «politico» all’estradizione sembra poco probabile. Soprattutto nei confronti dell’alleato più importante.
Il prossimo 9 gennaio è fissata una visita in Italia del presidente uscente Joe Biden, accompagnato dal segretario di Stato Antony Blinken, e se Cecilia Sala non verrà rilasciata prima è possibile che la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani affrontino con loro la connessione tra le due situazioni. Sebbene dopo dieci giorni a guidare gli Usa e la diplomazia a stelle e strisce saranno nuovi interlocutori: Donald Trump e il suo staff.
Le altre ipotesi
In questo intrigo internazionale che coinvolge i governi di tre Paesi potrebbe fare ingresso un quarto Stato, la Svizzera, di cui Abedini è pure cittadino. In queste ore c’è chi ipotizzauna consegna dell’ingegnere iraniano non agli americani bensì alla Confederazione elvetica, di cui è cittadino. Ma la Svizzera rappresenta gli interessi statunitensi in Iran, tanto che dopo gli arresti scattati in Italia e negli Usa, il governo della Repubblica islamica ha protestato con le ambasciate di Berna e Roma a Teheran.
In ogni caso sarebbe una procedura slegata dall’estradizione negli Stati Uniti per cui Abedini si trova in carcere. Il suo avvocato avrebbe trovato un’abitazione e sarebbe pronto a chiedere gli arresti domiciliari, ma dopo il precedente di Artm Uss, il russo reclamato dagli Usa e scappato dall’abitazione dove i giudici milanesi l’avevano mandato in attesa del verdetto, da oltreoceano è giunto un documento in cui si sottolinea il pericolo di fuga dell’estradando.
I testimoni iraniani
Nel frattempo, dopo dieci giorni di reclusione, le autorità iraniane non hanno ancora formalizzato le accuse a Cecilia Sala. Ad arresto avvenuto sarebbero state interrogate alcune persone che la giornalista ha incontrato nella settimana di lavoro a Teheran per i suoi reportage, forse nel tentativo di dare qualche contenuto ai «comportamenti illegali» inizialmente contestati. Tuttavia sono in pochi a credere che la sorte di Sala sia legata alle eventuali accuse che dovessero arrivare. Se davvero la reporter è finita al centro di una ritorsione per la cattura dei due iraniani in Italia e negli Usa, è lì che va cercata una via d’uscita.
CorSera
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Fede, mi sa che non è chiaro a te, questo succede in Italia, in Francia, in Germania, non in Iran. Li fanno quello che vogliono, punto e basta.
Fosse poi un giornalista americano, ma uno italiano, che ritorsioni attua il governo Italiano? Un articolo al TG1 e due su la Repubblica.
Intendevo dire che è chiara l’anomalia del caso, non la prassi, perché come ha fatto notare Sean, la Fallaci (come tanti altri giornalisti) intervistarono esponenti iraniani tranquillamente (la Fallaci addirittura togliendosi il velo) facendo ritorno nei propri paesi d’origine.
sigpic Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
Cecilia Sala, gli Stati Uniti a Repubblica: “L’arresto è un ricatto, l’Iran la liberi subito”
Il Dipartimento di Stato e il legame tra la detenzione della giornalista e il fermo in Italia del trafficante Abedini: “La reporter usata come leva politica, siamo in contatto con Roma”. Ma nessuna marcia indietro sull’uomo di Teheran: “Ne chiederemo l’estradizione negli Usa”
Il Dipartimento di Stato e il legame tra la detenzione della giornalista e il fermo in Italia del trafficante Abedini: “La reporter usata come leva politica, s…
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Intanto cade un aereo in Sud Corea, tutti morti passeggeri ed equipaggio, di nuovo un Boeing 737. E Boeing è uno degli esempi maggiori di chi sono gli americani e cosa fa il capitalismo. Azienda che negli ultimi anni ha ammazzato centinaia di persone tagliando sui controlli qualità, lanciando un aereo con software non testato, eppure continua ad essere protetta visto che è ammanicata nel governo americano e non può lasciare troppo spazio alla Europea Airbus.
E intanto tutti zitti e se ogni tanto si schianta un Boeing, eh vabbè
Beh, l'estradizione si può anche non concedere, d'altro canto lo fa notare anche lo stesso viceministro degli esteri:
Il viceministro agli Esteri: “L’iraniano potrebbe non essere estradato. È accusato di un reato soggettivo. Nordio e i magistrati faranno le loro valutazioni”
Il viceministro agli Esteri: “L’iraniano potrebbe non essere estradato. È accusato di un reato soggettivo. Nordio e i magistrati faranno le loro valutazioni”
anche se francamente avrei evitato di premettere quel "siamo ottimisti", anche perchè mi pare che il governo, uscita la notizia dell'arresto della Sala, aveva chiesto "discrezione" date le delicatissime trattative...e il viceministro se ne esce con una enunciazione pubblica di "ottimismo"...staremo a vedere.
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Intanto cade un aereo in Sud Corea, tutti morti passeggeri ed equipaggio, di nuovo un Boeing 737. E Boeing è uno degli esempi maggiori di chi sono gli americani e cosa fa il capitalismo. Azienda che negli ultimi anni ha ammazzato centinaia di persone tagliando sui controlli qualità, lanciando un aereo con software non testato, eppure continua ad essere protetta visto che è ammanicata nel governo americano e non può lasciare troppo spazio alla Europea Airbus.
E intanto tutti zitti e se ogni tanto si schianta un Boeing, eh vabbè
Diversi voli interni USA sono stati cancellati la scorsa settimana, e Seattle sta vivendo un vero e proprio assedio da parte dei lavoratori della Boeing, che tra richiesta di aumenti e innalzamento dei controlli qualità, si stanno licenziando per trovare posto in altre società.
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"Molte delle vittime sono state sbalzate fuori dalla fusoliera", così i soccorri. Per un'avaria al carrello di atterraggio il velivolo ha colpito un muro e si è incendiato. La tragedia all'aeroporto internazionale di Muan, a bordo 181 persone
Schianto aereo in Corea del Sud: Boeing Jeju Air si schianta all'aeroporto di Muan, quasi tutte le 181 persone a bordo decedute. L'incidente potrebbe essere stato causato da una collisione con gli uccelli. Analizziamo il disastro aereo più grave nella storia del Paese asiatico.
Intanto cade un aereo in Sud Corea, tutti morti passeggeri ed equipaggio, di nuovo un Boeing 737. E Boeing è uno degli esempi maggiori di chi sono gli americani e cosa fa il capitalismo. Azienda che negli ultimi anni ha ammazzato centinaia di persone tagliando sui controlli qualità, lanciando un aereo con software non testato, eppure continua ad essere protetta visto che è ammanicata nel governo americano e non può lasciare troppo spazio alla Europea Airbus.
E intanto tutti zitti e se ogni tanto si schianta un Boeing, eh vabbè
Manca solo una bella campagna pubblicitaria, con vips, piloti ed ingegneri che dicono che i Boeing sono sicuri ed affidabili e che il numero di morti per incidenti è infinitamente più basso dei soggetti che viaggiano ogni giorno, da anni ed anni, senza problemi
"Molte delle vittime sono state sbalzate fuori dalla fusoliera", così i soccorri. Per un'avaria al carrello di atterraggio il velivolo ha colpito un muro e si è incendiato. La tragedia all'aeroporto internazionale di Muan, a bordo 181 persone
Schianto aereo in Corea del Sud: Boeing Jeju Air si schianta all'aeroporto di Muan, quasi tutte le 181 persone a bordo decedute. L'incidente potrebbe essere stato causato da una collisione con gli uccelli. Analizziamo il disastro aereo più grave nella storia del Paese asiatico.
Machine, ma vaffanculo! Stamattina li davano tutti morti, ora due salvi il che non toglie nulla al punto di cui sopra
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