Paura ehh???
Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
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Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.Originariamente Scritto da Bob TerwilligerDi solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
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Originariamente Scritto da AK_47 Visualizza MessaggioComunque Biden è anche pedofilo,ci sono video su YouTube dove in pubblico accarezza palpeggia e bacia le ragazzine e quest'ultime cercano di scansarsi disgustate. Mamma mia che schifo di uomo.Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza Messaggioprobabilmente è un mucchio di cretinate. D'altronde era naturale che la macchina del fango prima o poi si sarebbe rivolta anche contro i democratici.Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioOriginariamente Scritto da SeanBob è pure un fervente cattolico.
E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.
Alice - How long is forever?
White Rabbit - Sometimes, just one second.
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Originariamente Scritto da M K K Visualizza MessaggioOriginariamente Scritto da huntermastertu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.Originariamente Scritto da luna80Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?
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Dopo l'attentato di Vienna il governo ordina la chiusura delle moschee "radicali"
L'annuncio dell'esecutivo austriaco dopo l'attacco islamista nella capitale.
Il governo austriaco ha annunciato che le moschee considerate ‘radicali’ saranno chiuse. E’ quanto annunciato dal ministro dell’Istruzione, Susanne Raab, e dal ministro dell’Interno, Karl Nehammer (entrambi OeVP). Una decisione che arriva a seguito dell’attentato terroristico di stampo islamista di lunedì sera a Vienna.
https://www.huffingtonpost.it/entry/dopo-lattentato-di-vienna-il-governo-ordina-la-chiusura-delle-moschee-radicali_it_5fa541cac5b66009569903ecOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Meglio Trump Macigno che i suoi tanti nemici
di Marcello Veneziani per Panorama
Non è un voto ma un’apocalisse quella che si annuncia con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il pronunciamento pro o contro Trump (Biden è solo un riflesso condizionato) ha assunto toni biblici.
Trump gioca la sua partita contro il resto del mondo. Ha quattro nemici principali: l’Establishment interno e internazionale, cioè l’apparato di poteri, media e classi dirigenti schierato compatto contro di lui (papa incluso); il Covid, ossia la paura diffusa tra la gente e il tam tam che lui abbia sottovalutato e malgestito la pandemia, con una spavalderia dannosa; la Cina, con cui Trump ha ingaggiato una guerra fredda e sotterranea, reagendo all’egemonia planetaria che il comunismo cinese sta imponendo anche col contagio, che dalla Cina è partito. Il quarto cavaliere dell’apocalisse è invece domestico, in tutti i sensi: è il voto postale su cui Trump ha espresso preventivi timori di brogli, precostituendosi il disconoscimento dell’eventuale vittoria di Biden.
I quattro cavalieri dell’Apocalisse sono troppi e troppo forti anche per un macigno come Trump. Il suo stile è irritante come il suo aspetto, il suo linguaggio e il suo tono di voce infastidiscono, certe cantonate in politica estera o nell’affrontare il Covid sono evidenti. Ma si deve pur riconoscere che Trump aveva risollevato l’America prima del Covid, l’aveva rilanciata e protetta economicamente, alleggerita sul piano fiscale e rimessa in piedi nel lavoro (poi si è abbattuto il ciclone della pandemia). Ha dato risposte in tema di sicurezza applicando la massima conservatrice Law and Order. Col suo modo brusco e spaccone ha evitato guerre, non ha sganciato le fatidiche 26mila bombe del suo predecessore, il Nobel per la pace Barack Obama; ha frenato Kim, il dittatore coreano, con le buone e con le cattive, ha firmato per la prima volta un importante trattato di pace in Medio Oriente; ha tutelato Israele, pur attribuendo all’Iran colpe che non aveva. E ha capito che il competitore globale, l’antagonista dell’Occidente, della libertà e della democrazia è oggi la dittatura cinese, il suo rampante capital-comunismo, il suo espansionismo economico, tecnologico e perfino sanitario. La Cina si sta allargando in Asia, in Africa, s’insinua in Europa, sta cinesizzando mezzo mondo. Ed esporta un modello dittatoriale e funzionale in antitesi con la nostra civiltà e la nostra libertà.
Ma prima di ogni altra cosa Trump è l’antagonista del Politically correct, questo serpentone strisciante che soffoca e avvelena l’occidente.
Seppure in modo rozzo, volgare, si pone a difesa della religione, della famiglia, dell’amor patrio. Coi suoi mille difetti, e tutta l’antipatia che suscita, anche a pelle, Trump è preferibile all’apparato che lo avversa, ieri con la Clinton oggi con Biden. E in questi anni ha scampato una marea di attacchi, trappole e tentativi di impeachment, ha vinto la battaglia nella corte di giustizia, ha superato le accuse giudiziarie, finanziarie, fiscali, spionistiche, sessuali che gli hanno scagliato contro. Anzi, ha dovuto distrarre non poche energie per difendersi dagli attacchi.
A queste conclusioni è giunto anche il capofila storico dell’antiamericanismo europeo che scrisse quarant’anni fa, con Giorgio Locchi, una dura requisitoria contro il “Male Americano”; l’intellettuale della nouvelle Droite che indicò gli States come il nemico principale dell’Europa e lo fece avendo davanti leadership repubblicane e conservatrici come quelle di Reagan e dei Bush. Parlo di Alain de Benoist che in una sorprendente intervista a Nicolas Gauthier pubblicata sul sito Boulevard Voltaire (tradotta in Italia da Arianna) auspica la rielezione di Trump, sia pure “per mancanza di meglio”. E gli riconosce di essere la gigantografia dell’americano medio, soprattutto quello che non vive a New York (ormai quasi ovunque le megalopoli sono liberal e progressiste mentre la provincia è conservatrice o nazional-populista). Per dirla con Curzio Malaparte, Trump è l’Arciamericano. Alain De Benoist non lo riconosce come uno statista al livello di Putin, Erdogan o Xi Jinping – tre leader non proprio democratici – e condanna la sua politica estera. Ma per ragioni molto vicine a quelle che prima indicavo, de Benoist lo considera “meno peggio” del suo rivale e dell’establishment che è dietro. E fa un bilancio della sua amministrazione decisamente migliore di quello catastrofico compilato da quasi tutta la fabbrica mondiale dei media.
Anzi, l’interesse di de Benoist, come il nostro, non è tanto verso Trump ma verso il consenso popolare tributato a Trump, ovvero verso quella domanda di identità, rilancio e sicurezza e quel rigetto di political correctness incanalati nel trumpismo. Interessante è la ribellione popolare contro le élite, raccolta intorno a Trump. Nella guerra tra il popolo e le oligarchie dominanti coi loro interessi economico-finanziari, Trump, il magnate, il tycoon, bene o male, si è schierato col popolo. Magari in modo demagogico ma l’americano comune è più rappresentato e tutelato da Trump che dai suoi nemici.
A tutto questo si aggiunge anche un altro fattore non trascurabile per chi, come de Benoist, ha avversato l’americanizzazione del pianeta e l’egemonia statunitense sull’Europa. Trump ha preferito il protezionismo degli Usa alla colonizzazione planetaria. Si è occupato più degli americani e meno di noi. È stato più re d’America che imperatore del mondo.
Meglio lui che Biden, portavoce scarso dell’establishment, figura scialba e vecchigna, che fa apparire giovane e baldanzoso perfino l’ultrasettantenne Trump, reduce dalla guerra col Covid. Trump macigno, come il grande Blek…
MV, Panorama, n.45 (2020)Last edited by Sean; 06-11-2020, 22:07:13....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Anche se ormai i giochi sono fatti e all'America e al mondo toccherà scoprire questo Biden....ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Ma in sintesi quanti sono sti voti arrivati per.posta?
E in che percentuale pro Biden?
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Elezioni Usa 2020, il rebus: una crisi lunga due mesi
Il percorso legale che aspetta i contendenti è lungo. Soprattutto è complicato da testi vecchi di secoliQualche Stato potrebbe anche non ratificare il risultato del voto popolare
E se Trump, che non riconosce la sconfitta, pretendesse di restare presidente? «Verrà scortato fuori dalla Casa Bianca» risponde Biden. Non è così facile e non solo perchè i militari si sono già smarcati. Il sistema elettorale Usa è basato sulla concessione da parte del perdente. In sua assenza si entra in quella che i costituzionalisti definiscono una terra incognita.
Per motivi difficili da sintetizzare in un articolo né la Costituzione americana (che risale ai 1787) né l’Electoral Count Act del 1887, l’unica legge che regola le procedure elettorali, criticata fin dal suo varo dai giuristi perché «confusa e con passaggi incomprensibili», indicano con chiarezza cosa accadrebbe in caso di contestazioni che riuscissero, in alcuni Stati, a bloccare la proclamazione ufficiale dei risultati del voto.
Le denunce e i ricorsi sulla correttezza degli scrutini che la campagna di Trump sta già distribuendo a raffica negli Stati conquistati da Biden sul filo di lana potrebbero anche essere respinti in blocco (alcuni sono già stati cestinati). Ma se in alcune realtà locali i giudici prenderanno sul serio le contestazioni, qualche Stato potrebbe anche non ratificare il risultato del voto popolare bloccando il suo trasferimento nella scelta dei Grandi elettori (come noto, negli Usa i cittadini non votano direttamente per il presidente ma per 538 delegati complessivi scelti dagli Stati che a loro volta eleggono il presidente: è il cosiddetto Electoral College)
A quel punto si aprirebbero scenari inquietanti coi parlamenti locali (ricordiamoci che in Stati al momento vinti da Biden come Pennsylvania, Georgia, Michigan, Arizona e Wisconsin, queste rappresentanze sono in mano ai repubblicani) che potrebbero mandare a Washington grandi elettori scelti da loro anziché dal popolo, essendo giunti alla conclusione che non c’è modo di avere una rappresentazione corretta dell’esito del voto entro i termini costituzionali: in base alla legge, infatti, i grandi elettori devono essere nominati dagli Stati entro l’8 dicembre. Sei giorni dopo, il 14, questi 538 delegati votano per il presidente. Il 3 gennaio del 2021 si insedierà il nuovo Congresso e il 6 Camera e Senato, riuniti in seduta comune, conteranno i voti dell’Electoral College.
Quelli che normalmente sono solo passaggi formali, stavolta potrebbero diventare qualcosa di ben più drammatico perché, come spiegano i costituzionalisti, il sistema elettorale presuppone un comportamento fair, costruttivo, da parte dei contendenti: battaglia elettorale dura, ma alla fine lo sconfitto «concede» la vittoria all’avversario. È un rito: chi perde parla per primo, poi tocca al vincitore che lo ringrazia. Ma è un rito che è anche sostanza politica. Vent’anni fa, nella disputa tra George Bush e Al Gore, tante volte evocata in questi giorni, la partita finì non quando la Corte Suprema diede ragione al candidato repubblicano, ma quando, il 13 dicembre del 2000, l’ex vice di Bill Clinton, concesse la vittoria a Bush. I suoi consiglieri lo spingevano a continuare la battaglia al Congresso (dove lui, in quanto vicepresidente, era il leader del Senato), ma Gore decise di non farlo per non gettare il Paese nell’instabilità. Trump ha già chiarito che non si pone di questi problemi: non accetterà in nessun caso di dichiararsi sconfitto. Rischi autoritari? Trump interpreta le leggi in modo molto personale, ma non è un dittatore.
Quando dice, come ha fatto più volte in passato, «sono pronto a rispettare l’esito del voto...se vinco io», bisogna capire se sta semplicemente immaginando una via d’uscita dialettica e prepara, magari, una nuova battaglia politica da leader che si definisce illegalmente defenestrato e cerca di raccogliere voti per tornare al potere, o se vuole andare davvero fino in fondo nella contestazione del voto, qualunque siano le conseguenze per la stabilità degli Stati Uniti. Dobbiamo, poi, chiederci fino a che punto verrà seguito dal suo partito. Per ora Trump appare saldamente in sella e deciso a sfruttare con spregiudicatezza le ambiguità della legislazione americana. Leggi vecchie di centinaia di anni che, in situazioni estreme, consentono qualcosa — sostituire la volontà espressa dal popolo con la decisione di un parlamento locale — che la nostra sensibilità di oggi ci fa apparire come profondamente antidemocratico. È per questo che la Fox, la rete conservatrice, bombarda il suo pubblico coi resoconti dei mille ricorsi che vengono presentati in queste ore, mentre alcuni conduttori e i politici repubblicani di rango che vengono intervistati ripetono di continuo che la vittoria di Biden è il frutto di scrutini fraudolenti.
CorSera...ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Buongiorno Sean
Avevo proprio visto un video sulla pagina della TED a riguardo. Sembra surreale ma pare che queste battaglie post-voto si concludano proprio quando uno dei due candidati concede la sconfitta. Ma anche se nessuno si è mai rifiutato di farlo (c'è un precedente nell'800, anche se era una situazione particolare) per legge non esiste nessun obbligo.
Last edited by Liam & Me; 07-11-2020, 08:08:37.B & B with a little weed
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