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Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.
se vuoi offendere un cieco o un sordo chiamalo non vedente e non udente. I ciechi e i sordi hanno disgusto per queste espressioni. Così dovrebbe valere per tutte le espressioni sostitutive. Ma sono daccordo che non puoi metterti a fare lezioni di etimologia all'africano per strada
Stai mettendo di nuovo sullo stesso piano due cose diverese, con implicazioni diverse aspettandoti che entrambe i gruppi abbiano le stesse reazioni, sebbene "ne*ro" abbia specificatamente una connotazione negativa ed usata specificatamente per denigrare qualcuno.
PS: ancora una volta, essere neri non e' una disabilita'.
PPS: mai sentito un sordo che si incazza se viene chiamato "non udente". Letteralmente mai.
Stai mettendo di nuovo sullo stesso piano due cose diverese, con implicazioni diverse aspettandoti che entrambe i gruppi abbiano le stesse reazioni, sebbene "ne*ro" abbia specificatamente una connotazione negativa ed usata specificatamente per denigrare qualcuno.
PS: ancora una volta, essere neri non e' una disabilita'.
PPS: mai sentito un sordo che si incazza se viene chiamato "non udente". Letteralmente mai.
Per forza, non ti sente
Originariamente Scritto da Alberto84
Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debe
Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
Originariamente Scritto da Zbigniew
Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
A mio parere è molto più offensivo "di colore". Suona quasi come "non udente" o "diversamente abile", e aumenta terribilmente l'effetto denigratorio perchè aumenta la consapevolezza lessicale del termine, cercando di renderlo neutro.
Cito Ginzburg:
le parole non vedente e non udente sono state coniate con l’idea che in questo modo i ciechi e i sordi siano più rispettati. La nostra società non offre ai ciechi e ai sordi nessuna specie di solidarietà o di sostegno, ma ha coniato per loro il falso rispetto di queste nuove parole. Le troviamo artificiali e ci offendono le orecchie e francamente le detestiamo. Ci troviamo circondati di parole che non sono nate dal nostro vivo pensiero, ma sono state fabbricate artificialmente con motivazioni ipocrite, per opera di una società che ne fa sfoggio e crede con esse di aver mutato e risanato il mondo.
Sempre per le stesse motivazioni la società impone di non dire neri o ***** ma dire invece "persone di colore". E perché? di quale colore? Nella parola nero o ne.gro c'è forse qualcosa di oltraggioso?
Abbiamo tanta paura della realtà? Abbiamo tanta paura della malattia e della morte, da astenerci dal pronunciare la parola cancro e credere di dover dire sempre "un male incurabile"?
Così accade che la gente abbia un linguaggio suo, un linguaggio dove gli spazzini sono spazzini e i ciechi son ciechi, e però trovi quotidianamente intorno a sé un linguaggio artificioso, e se apre un giornale non incontra il proprio linguaggio ma l'altro. Un linguaggio artificioso, cadaverico, fatto di quelle che Wittgenstein chiamava "le parole cadaveri". Per docilità, per ubbidienza - la gente è spesso ubbidiente e docile - ci si studia di adoperare quei cadaveri di parole quando si parla in pubblico o comunque a voce alta, e il nostro vero linguaggio lo conserviamo dentro di noi clandestino. Sembra un problema insignificante ma non lo è. Si tratta invece d'un problema essenziale. Il linguaggio delle parole-cadaveri ha contribuito a creare una distanza incolmabile tra il vivo pensiero della gente e la società pubblica. Toccherebbe agli intellettuali sgomberare il suolo di tutte queste parole-cadaveri, seppellirle e fare in modo che sui giornali e nella vita pubblica riappaiano le parole della realtà.
molto bello questo pezzo...
lo condivido nel profondo anche se per il politically correct continuerò a dire nero e di colore, perchè utilizzare queste parole nn m da alcun fastidio
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
ma il discorso si può estendere anche con gli spazzini che diventano operatori ecologici, ai bidelli, alle donne delle pulizie. Il fatto è che le parole non hanno niente di offensivo fino al momento in cui, ritenendo inferiori le persone che esse descrivono, gli attribuisci un nome diverso, come se mutando la descrizione dell'oggetto, insieme mutasse anche l'oggetto descritto. C'è qualcosa di male nell'essere spazzini o bidelli? Gli attribuisci un'inferiorità esattamente nel momento in cui inizi a chiamarli in altro modo. Così come non c'è alcun significato dispregiativo nel termine *****: glielo dai nel momento in cui decidi di chiamarlo altrimenti. Ma paradossalmente, così facendo, estendi questa presunta inferiorità anche all'espressione "di colore", dato che l'oggetto descritto resta lo stesso.
No, perché nessuno usa operatore ecologico o bidello per offendere. Anche se li chiami operatori ecologici o che ne so io non cambia niente, soprattutto perché il termine definisce il loro lavoro, non una caratteristica fisica. Sono paragoni che, permettimi, non hanno proprio senso.
Hai mai sentito uno offendere un altro dicendogli "Sei proprio un bidello"? Se lo ha fatto allora é un povero stronz0
In piú nessuno dei termini sopra ha un background (infelice) come il termine negr0.
Copio e incollo dal sito dell'Accademia della Crusca
"Quale che sia l’opinione rispetto al movimento del «politicamente corretto» e alle sue rivendicazioni, è stata probabilmente questa maggiore attenzione all’uso delle parole (e alle loro ripercussioni sociali, con l’innescarsi di atteggiamenti di stigma, o di fenomeni di interdizione), seppur indotta, ma suscitata non a caso nei decenni in cui il fenomeno dell’immigrazione ci ha messo di fronte alla presenza dell’«altro», a far sì che *****, oggi, appartenga ormai alla sfera del vituperio. Perché è nella prassi che ***** è generalmente avvertito dai parlanti come offensivo, discriminante: sia da chi lo utilizza, consapevolmente, per insultare (ad esempio, in binomi lessicali pressoché fissi come «sporco negro», «negro di merda»), sia da chi lo riceve, come epiteto (cfr. J. Butler, Parole che provocano, Milano, 2010; Federico Faloppa, Razzisti a parole (per tacer dei fatti), Laterza, 2011, pp. 17 sgg.). E sia da chi, pur obiettando che esso è etimologicamente giustificato, e sottoposto a censura solo per motivi di fastidiosa pruderie linguistica, avverte la necessità di sostituirlo con nero, consapevole tanto delle connotazioni legate storicamente a ***** quanto delle norme sociali che ormai ne regolano l’uso. Certo, sarebbe bene – come sempre, in fatto di lingua - non prescindere dai contesti, dalle intenzioni del parlante, o dai tratti sovrasegmentali (come l’intonazione). Ed evitare, in ogni caso, tentazioni censorie o posizioni isteriche (come quella di quel tale che un giorno – il racconto è autentico - in piscina sentì un ragazzino che urlava «negro, negro», gli si avvicinò indignato per rimproverarlo, e si sentì rispondere: «ma sto chiamando il mio amico: si chiama ***** di cognome»). Tuttavia, ***** resta indubbiamente un termine problematico: occorre tenerne conto [...]
Il punto vero, infatti, è che – al di là di opzioni più o meno accettate – sarebbe meglio specificare il colore della pelle solo se effettivamente necessario ai fini della comprensione del messaggio o dell’informazione che si vuole trasmettere. Non certo per nascondere una caratteristica fisica; semmai – al contrario – per non rimarcarla quando non serve. Come si fa, d’altronde, comunemente con tutte le altre pigmentazioni: quante volte ci è realmente capitato, o ci capita – e la domanda è retorica – di dover specificare che qualcuno è "bianco", o appartiene al gruppo dei "bianchi?"
Per finire, prova ad usare "nigger" in una conversazione in inglese e vedi che bella figura di merda fai, a meno che non stai al tavolo con dei gibboni.
Vai qua https://www.wordreference.com/ scrivi ***** e poi dimmi che definizioni escono fuori
1) Storico
2) Dispreggiativo
3) Arcaico
No, perché nessuno usa operatore ecologico o bidello per offendere. Anche se li chiami operatori ecologici o che ne so io non cambia niente, soprattutto perché il termine definisce il loro lavoro, non una caratteristica fisica. Sono paragoni che, permettimi, non hanno proprio senso.
Hai mai sentito uno offendere un altro dicendogli "Sei proprio un bidello"? Se lo ha fatto allora é un povero stronz0
In piú nessuno dei termini sopra ha un background (infelice) come il termine negr0.
Copio e incollo dal sito dell'Accademia della Crusca
"Quale che sia l’opinione rispetto al movimento del «politicamente corretto» e alle sue rivendicazioni, è stata probabilmente questa maggiore attenzione all’uso delle parole (e alle loro ripercussioni sociali, con l’innescarsi di atteggiamenti di stigma, o di fenomeni di interdizione), seppur indotta, ma suscitata non a caso nei decenni in cui il fenomeno dell’immigrazione ci ha messo di fronte alla presenza dell’«altro», a far sì che *****, oggi, appartenga ormai alla sfera del vituperio. Perché è nella prassi che ***** è generalmente avvertito dai parlanti come offensivo, discriminante: sia da chi lo utilizza, consapevolmente, per insultare (ad esempio, in binomi lessicali pressoché fissi come «sporco negro», «negro di merda»), sia da chi lo riceve, come epiteto (cfr. J. Butler, Parole che provocano, Milano, 2010; Federico Faloppa, Razzisti a parole (per tacer dei fatti), Laterza, 2011, pp. 17 sgg.). E sia da chi, pur obiettando che esso è etimologicamente giustificato, e sottoposto a censura solo per motivi di fastidiosa pruderie linguistica, avverte la necessità di sostituirlo con nero, consapevole tanto delle connotazioni legate storicamente a ***** quanto delle norme sociali che ormai ne regolano l’uso. Certo, sarebbe bene – come sempre, in fatto di lingua - non prescindere dai contesti, dalle intenzioni del parlante, o dai tratti sovrasegmentali (come l’intonazione). Ed evitare, in ogni caso, tentazioni censorie o posizioni isteriche (come quella di quel tale che un giorno – il racconto è autentico - in piscina sentì un ragazzino che urlava «negro, negro», gli si avvicinò indignato per rimproverarlo, e si sentì rispondere: «ma sto chiamando il mio amico: si chiama ***** di cognome»). Tuttavia, ***** resta indubbiamente un termine problematico: occorre tenerne conto [...]
Il punto vero, infatti, è che – al di là di opzioni più o meno accettate – sarebbe meglio specificare il colore della pelle solo se effettivamente necessario ai fini della comprensione del messaggio o dell’informazione che si vuole trasmettere. Non certo per nascondere una caratteristica fisica; semmai – al contrario – per non rimarcarla quando non serve. Come si fa, d’altronde, comunemente con tutte le altre pigmentazioni: quante volte ci è realmente capitato, o ci capita – e la domanda è retorica – di dover specificare che qualcuno è "bianco", o appartiene al gruppo dei "bianchi?"
Per finire, prova ad usare "nigger" in una conversazione in inglese e vedi che bella figura di merda fai, a meno che non stai al tavolo con dei gibboni.
Vai qua https://www.wordreference.com/ scrivi ***** e poi dimmi che definizioni escono fuori
1) Storico
2) Dispreggiativo
3) Arcaico
No, perché nessuno usa operatore ecologico o bidello per offendere. Anche se li chiami operatori ecologici o che ne so io non cambia niente, soprattutto perché il termine definisce il loro lavoro, non una caratteristica fisica. Sono paragoni che, permettimi, non hanno proprio senso.
Hai mai sentito uno offendere un altro dicendogli "Sei proprio un bidello"? Se lo ha fatto allora é un povero stronz0
In piú nessuno dei termini sopra ha un background (infelice) come il termine negr0.
Copio e incollo dal sito dell'Accademia della Crusca
"Quale che sia l’opinione rispetto al movimento del «politicamente corretto» e alle sue rivendicazioni, è stata probabilmente questa maggiore attenzione all’uso delle parole (e alle loro ripercussioni sociali, con l’innescarsi di atteggiamenti di stigma, o di fenomeni di interdizione), seppur indotta, ma suscitata non a caso nei decenni in cui il fenomeno dell’immigrazione ci ha messo di fronte alla presenza dell’«altro», a far sì che *****, oggi, appartenga ormai alla sfera del vituperio. Perché è nella prassi che ***** è generalmente avvertito dai parlanti come offensivo, discriminante: sia da chi lo utilizza, consapevolmente, per insultare (ad esempio, in binomi lessicali pressoché fissi come «sporco negro», «negro di merda»), sia da chi lo riceve, come epiteto (cfr. J. Butler, Parole che provocano, Milano, 2010; Federico Faloppa, Razzisti a parole (per tacer dei fatti), Laterza, 2011, pp. 17 sgg.). E sia da chi, pur obiettando che esso è etimologicamente giustificato, e sottoposto a censura solo per motivi di fastidiosa pruderie linguistica, avverte la necessità di sostituirlo con nero, consapevole tanto delle connotazioni legate storicamente a ***** quanto delle norme sociali che ormai ne regolano l’uso. Certo, sarebbe bene – come sempre, in fatto di lingua - non prescindere dai contesti, dalle intenzioni del parlante, o dai tratti sovrasegmentali (come l’intonazione). Ed evitare, in ogni caso, tentazioni censorie o posizioni isteriche (come quella di quel tale che un giorno – il racconto è autentico - in piscina sentì un ragazzino che urlava «negro, negro», gli si avvicinò indignato per rimproverarlo, e si sentì rispondere: «ma sto chiamando il mio amico: si chiama ***** di cognome»). Tuttavia, ***** resta indubbiamente un termine problematico: occorre tenerne conto [...]
Il punto vero, infatti, è che – al di là di opzioni più o meno accettate – sarebbe meglio specificare il colore della pelle solo se effettivamente necessario ai fini della comprensione del messaggio o dell’informazione che si vuole trasmettere. Non certo per nascondere una caratteristica fisica; semmai – al contrario – per non rimarcarla quando non serve. Come si fa, d’altronde, comunemente con tutte le altre pigmentazioni: quante volte ci è realmente capitato, o ci capita – e la domanda è retorica – di dover specificare che qualcuno è "bianco", o appartiene al gruppo dei "bianchi?"
Per finire, prova ad usare "nigger" in una conversazione in inglese e vedi che bella figura di merda fai, a meno che non stai al tavolo con dei gibboni.
Vai qua https://www.wordreference.com/ scrivi ***** e poi dimmi che definizioni escono fuori
1) Storico
2) Dispreggiativo
3) Arcaico
quando dici che non ha senso etichettare qualcuno in base al colore della pelle, così come appare superfluo specificare che qualcuno è bianco... allora si dovrebbe bandire anche l'espressione "di colore".
Quelli della crusca forse hanno aggiornato le loro opinioni al sentire comune, mutuato dall'inglese in cui come dicevo prima la distinzione ha senso perchè nigga è dispregiativo e per indicare gli afro si usa la parola blacks.
Ma questo in italiano non ha senso perchè ***** vuol dire nient'altro che "nero", quando ci si riferisce a una persona e non a un oggetto.
Io pertanto continuo a dire ***** anche se la gente mi corregge di continuo "un nero".
Posto una tavola di una vecchia storia di tex (ma neanche poi troppo, si parla di 40 anni fa, e del resto anche nelle storie che escono ora, continua a dire tranquillamente "*****"), eppure è notoriamente un personaggio antirazzista
Arturo puoi anche usare il termine "macaco" ma ti invito ad aggiornarti: le lingue in quanto tali (e te lo dico da linguista)
sono VIVE e quindi vanno incontro a cambiamenti, influenze dettate da convenzioni e mutazioni della societá, utilizzo di termini presi da altre lingue.
In "Un americano a Roma" Sordi ad un certo punto dice "Mamma un giorno qui ci sará la negra che si prenderá cura della casa": sentito oggi suona terribilmente anacronistico
Riguardo al fumetto sopra: non mi risulta che Tex Willer sia ambientato negli anni 2000. Allo stesso modo nei film o romanzi in costume il termine é usato secondo il significato che aveva all'epoca. Non a caso nel dialogo sopra che hai postato il termine é usato in modo dispreggiativo o per rimarcare una posizione di schiavitú / inferioritá
Se poi vuoi usare pubblicamente dei termini col rischio di offendere le persone fai come vuoi. Poi magari se ti arriva un tombino tra i denti la colpa é dell'africano sottosviluppato.
Prova a fare un ragionamento del genere con uno di colore nato e cresciuto in Italia, quindi non l'africano puzzolente arrivato col barcone, uno che parla con la tua inflessione, che conosce il tuo dialetto e che ha fatto la tua stessa scuola...e quando hai finito attento al tombino
Che poi Santo Dio, a dar torto all'Accademia della Crusca ce ne vuole eh
L'accademia della crusca è s*******ta da anni, basta ricordarsi la storia del petaloso....
Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
E' la piú grossa autoritá in Italia. Petaloso fa cagare ma si ricollega a quanto detto sopra riguardo al fatto che le convenzioni modificano le lingue.Altrimenti useremmo ancora il futuro o gli inglesi riuscirebbero ad usare in modo corretto il simple past.
Fatti qualche palloso ed inutile esame di linguistica e poi ne riparliamo.
EDIT: Vedi se hai da ridire pure sulla Treccani, presumo sia ormai ridotto ad un circolo di pensionati col dizionario sotto l'ascella
"Nell’uso attuale, ***** (corrisp. all’angloamer. nigger) è avvertito o usato con valore spreg., sicché in ogni accezione riferibile alle popolazioni di colore e alle loro culture gli si preferisce (analogam. a quanto avvenuto in Paesi in cui la questione razziale era particolarmente viva) l’agg. e sost. nero (corrispondente all’ingl. black e al fr. noir)."
ok, per il fatto che le lingue cambino hai ragione e da questo punto di vista capisco che oggi ***** possa sembrare o essere dispregiativo, anche se in origine non era così.
Ma allora la parola usata deve essere solo "nero" al suo posto.
L'espressione "di colore" fa parte di quelle circonlocuzioni di cui parla la Ginzburg, perlopiù usate per sostituire termini indicanti menomazioni fisiche (non udenti, diversamente abili etc), e in cui appare evidente il tentativo di edulcorare e burocratizzare una condizione che viene realmente percepita come lesiva per la dignità delle persone. Dicendo "di colore" quindi si rende manifesto un razzismo di fondo.
Quindi l'argomentazione qui e' che siccome un termine oggi considerato dispregiativo (poiche' le lingue sono in continuo cambiamento) era usato in un fumetto degli anni '50 allora non c'e' nulla di male ad utilizzarlo.
ok, per il fatto che le lingue cambino hai ragione e da questo punto di vista capisco che oggi ***** possa sembrare o essere dispregiativo, anche se in origine non era così.
Ma allora la parola usata deve essere solo "nero" al suo posto.
L'espressione "di colore" fa parte di quelle circonlocuzioni di cui parla la Ginzburg, perlopiù usate per sostituire termini indicanti menomazioni fisiche (non udenti, diversamente abili etc), e in cui appare evidente il tentativo di edulcorare e burocratizzare una condizione che viene realmente percepita come lesiva per la dignità delle persone. Dicendo "di colore" quindi si rende manifesto un razzismo di fondo.
Io non ho mai detto che nero é dispreggiativo. Contesto l'uso di un termine dispreggiativo ed arcaico.
Puoi usare quello che vuoi a patto che non risulti offensivo o ti faccia sentire un fattore in un campo di cotone
Arturo, quando ti riferisci ad una persona con una disabilita' cognitiva la chiami "ritardata"? Chiedo perche' 100 anni fa era considerata una cosa normalissima da fare.
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